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Autore: Darkry    02/05/2014    2 recensioni
Karol, una ragazza ricchissima, ha appena compiuto ventuno anni.
Il padre decide di regalare a lei e ad i suoi più cari amici, Tracey e Mark, una crociera di 106 giorni.
Ancora non sa che il destino la chiamerà a pareggiare i conti. Ancora non sa che lì, sulla nave, incontrerà Jake, che le aprirà gli occhi su un mondo da lei dimenticato, su emozioni messe a tacere dopo un brusco incidente.
Lì, sulla nave, Karol riscoprirà se stessa, scoprirà cosa significa amare e soffrire per amore... in un sogno fatto di ghiaccio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 7.

 
 
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Le scarpe da tennis fanno un rumore attutito sul parquet lucido della nave.
Con una mano afferro il vassoio freddo e pulito dalla pila sul tavolino, con l’altra mi stropiccio gli occhi stanchi e assonnati. Non ho dormito per niente.
Ma che cazzo mi è saltato in mente ieri? Volevo che Karol si trovasse a suo agio, che riacquistasse quel rapporto che aveva un tempo con il ghiaccio.
Credevo che al mio fianco ce l’avrebbe fatta, ce l’avremmo fatta, ma lei non era pronta.
Mi ha detto di sparire dalla sua vita e alla fine cos’altro potrei fare? Non sono suo padre, né suo fratello, né il suo ragazzo. Sono solo un tipo con cui perdere tempo, sono l’istruttore di pattinaggio artistico e tale devo rimanere.
Il mio posto è dietro un bancone e me l’ha ricordato abbastanza bene.
Sospiro tristemente riempiendo il vassoio di cibo che vorrei solo gettare via.
Sono stanco di non poter mangiare grassi e schifezze, stanco di dover rimanere confinato in una pista quando quello che vorrei è poter stare con lei come un ragazzo normale.
Strizzo le palpebre accecato dal sole che entra dalla finestra e giro la testa.
Resto impietrito.
Lei è lì, a pochi metri da me, e ride con Tracey scuotendo i capelli neri che si colorano d’oro con la luce del sole. Inizio a camminare senza nemmeno accorgermene e in pochi istanti sono accanto al suo tavolo.
«Ehm… credo che ci sia qualcuno per te, Karol» dice Tracey e mai sono stato più contento di sentire la sua voce.
Gli attimi che Karol impiega per voltare la testa nella mia direzione mi sembrano infiniti. Le mani sono sudate, il vassoio di plastica mi scivola tra le dita e i piatti tintinnano sulla superficie liscia.
Posa gli occhi su di me e mi sento trafiggere dal suo sguardo intenso.
Non ne avevo alcun diritto.
«Ciao» la sua voce è calma, tranquilla, priva di astio o di rancore.
Sento il mio cuore rallentare e la tensione sciogliersi all’altezza dello stomaco.
Mormoro un ciao non molto convinto e gli angoli della bocca di Karol si sollevano in un sorriso dispiaciuto.
Cosa? È dispiaciuta?
«Dai, siediti» mi sorride e non posso far altro che obbedire, confuso.
Credevo che fosse arrabbiata con me ma adesso non so più cosa pensare.
Mi guardo attorno stordito e Tracey mi viene in aiuto. «Questo è Ian» trilla allegra mentre il ragazzo biondo mi porge una mano. La stringo, sentendo la sua presa debole. «Jake» mormoro sforzando un sorriso.
«Sei in vacanza?» mi chiede il ragazzo con un accento che non riesco a riconoscere.
«No, in realtà sono l’istruttore di pattinaggio artistico».
«Forte! Dev’essere bello passare gran parte dell’anno su una nave da crociera, vero?» il suo entusiasmo è contagioso e porta un clima sereno su tutti noi.
Tracey lo trascina in una fitta conversazione e io mi giro in direzione di Karol, contento di non dover più prestare attenzione alle parole di Ian.
«Scusa per ieri. Non avrei dovuto intromettermi» le dico, mentre mi guarda attentamente.
Abbassa lo sguardo e fa un sospiro profondo. Quando torna a guardarmi c’è qualcosa che non riesco a leggere nei suoi occhi. «No, Jake. Sono io a dovermi scusare» sussurra. «Sono stata troppo impulsiva ieri e mi dispiace di averti trattato così».
È triste e questo mi fa male.
Porto due dita sotto il suo mento liscio e le sollevo il viso. «Karol, io…».
«Quello è il mio posto».
Lascio cadere la mano e mi giro in direzione del ragazzo che ha parlato.  
Ha i capelli scuri e gli occhi neri mi inchiodano sulla panca. Ho un vago ricordo di lui, dev’essere uno degli amici di Karol. «Scusa?» sibilo trattenendo un fremito di rabbia.
«Quello. È. Il. Mio. Posto.» scandisce lentamente. Cos’è adesso mi prende pure per il culo? Digrigno i denti e mi alzo, guardandolo dritto negli occhi. Non mi piace come mi guarda e non mi piace come guarda Karol.
«Hai qualche problema?» ringhio.
Le dita si serrano e le unghie incidono il palmo della mano. Sto per colpirlo, ma non voglio fermarmi. Anche lui sembra pronto, vedo i muscoli dei bicipiti guizzare nervosi e il respiro farsi più pesante.
«Jake» la voce di Karol arriva da un paese lontano ed è come una doccia fredda. Sgrano gli occhi e rilasso il braccio. «Lui è Mark, un mio amico».
Sorrido alla parola amico e Mark sembra voler essere inghiottito dalla terra.
«Piacere» allungo una mano, ma il tipo la scosta senza tanti complimenti.
«Mark, non fare il guastafeste, siediti difronte a me».
Il ragazzo mi lancia un ultimo sguardo di sfida prima di sorpassarmi e di sedersi dall’altra parte del tavolo.
Non mi piace proprio.
Anzi, non mi piace per niente, gli spaccherei la faccia.
Mark sbatte il vassoio sul tavolo e mi guarda furente.
«Cristo santo, Mark, vuoi smetterla di fare casino? Mi hai strarotto i coglioni con questo sbattere a destra e a sinistra! Sto cercando di parlare con Ian e non mi fai capire un cazzo!» a dispetto di tutti, Tracey salva la situazione con la sua solita finezza. Mark lo scimmione continua a tenere il muso lungo ma sembra darsi un contegno e comincia a mangiare.
Torno a posare lo sguardo su Karol, sentendo di aver dimenticato qualcosa di importante.
Il coraggio è finito sotto i piedi e non so più cosa dirle adesso.
I suoi occhi blu mi scrutano attentamente, cercando di rapire le parole che sono state inghiottite prima di essere pronunciate, ma che sono marchiate a fondo nel mio cuore.
Cazzo.
«Fidati di me» riesco solo a dire.
Lei mi fissa in silenzio per qualche istante e vorrei poterle rubare i pensieri, vorrei poter vedere cosa prova per me, cosa pensa di me, quali sono i suoi problemi, chi è Mark per lei.
«Vorrei riuscirci» dice, e sul suo viso si apre un sorriso triste. «Ma… Jake perdonami se non ci riesco. Se non riesco a dirti tutto o se ti sembro strana a volte. È che…».
Evita il mio sguardo, si morde le labbra, si passa una mano tra i capelli.
Serro una mascella e le afferro la mano. «Karol, non mi importa» sussurro.
Mi avvicino a lei e la costringo a guardarmi negli occhi. «Qualunque cosa sia, non mi importa. Aspetterò e rispetterò i tuoi tempi. Non è importante. Io…» deglutisco, «voglio solo che tu sia felice».
Si avvicina a me di un soffio.
«Davvero?».
Le sorrido.
«Davvero».
Le labbra rosate si stendono in un sorriso, il suo profumo mi assale. Socchiude gli occhi e mi avvicino di più, passandole una mano dietro la nuca.
Socchiudo le labbra e un rumore ci fa voltare entrambi. Mark ha scagliato il suo vassoio sul tavolo e si sta allontanando furioso.
Ma che problema ha quel tizio?
Sento la mano di Karol scivolare via dalla mia, lasciandola fredda e vuota.
La guardo stordito, senza capire un accidente.
«Mark!» urla scattando in piedi.
Lui la ignora, macinando metri e metri.
Karol cerca di uscire per seguirlo.
«Karol aspetta!» grido afferrandole un braccio. Si gira verso di me, irata, mentre cerco di trasmetterle con lo sguardo qualcosa che non riesce a capire.
Possibile che in un secondo mi sia così vicino e il secondo dopo sia così irraggiungibile?
«Lasciami!» sibila infuriata liberandosi dalla mia presa.
Mi guarda per un attimo, poi si gira e corre via, dietro Mark, portandosi via anche un pezzo del mio cuore.
Mi sento distrutto e rimango per qualche istante di troppo a guardare il punto in cui è scomparsa.
«Jake».
La voce lontana di Tracey mi riporta alla realtà. Le ciocche fucsia dei suoi capelli ricci mi colpiscono per prime, poi arriva la consapevolezza di essere stato piantato lì come un cretino. L’amaro mi riempie la bocca e guardo il cibo che non ho toccato nel vassoio.
«Tutto bene?» mi chiede.
Non rispondo, raccolgo le mie cose e saluto Ian con un cenno del capo.
Svuoto il cibo in un cestino e abbandono il vassoio sul bancone, allontanandomi strascicante da qualche parte. Mi sento uno schifo.
Penso a Karol e una fitta mi attraversa il petto.
Poi penso a come è scappata via, correndo dietro Mark e all’improvviso capisco quant’è radicata la mia stupidità.
Pigio un bottone a caso sull’ascensore e mi lascio circondare da un mare di estranei, freddo ad ogni cosa.
Karol è solo una ragazza viziata. È in crociera per divertirsi in tutti i sensi e non permetterò che si prenda gioco di me più di quanto abbia già fatto.
Lei e quello scimmione del suo amico si completano a vicenda.


Ciao a tutti :)
Voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia nonostante io non sia regolare con le pubblicazioni, che sprecano il loro tempo a dirmi o a scrivermi cosa ne pensano e che mi stanno vicini incitandomi a continuare. 
Mi scuso se il capitolo, anzi i capitoli, sono così brevi, ma come vi ho già spiegato ho avuto diversi problemi con questa storia che mi hanno impedito un buon lavoro.
Spero comunque che le mie parole, sprecate nello scrivere due paginette ogni volta, vi arrivino al cuore e che i miei personaggi, amati e non, riescano a conquistarvi nonostante la  loro presenza altalenante. 
Un bacio a tutti,
spero di non avervi fatto perdere troppo tempo con la lettura di questa storia,
Krys <3

 
  
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