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Autore: fredlove    04/05/2014    4 recensioni
Emma Jo Mitchell è la nipote di Peter ed Elizabeth.
Neal Caffrey... è Neal. Sicuro di sè, di far sempre colpo sulle donne, abituato a vederle a cadere ai suoi piedi.
Tutto inizia con delle frecciatine, battibecchi finché ci scappa anche un bacio! Ma... Emma si tira indietro.
C'è un passato che lei vuole dimenticare, e Neal non fa altro che ricordarglielo inconsciamente.
Bene, vi ho incuriosito? Leggete!!!
[... ]
Dal capitolo 3
Peter scosse il capo, mentre Emma rimaneva a guardare Neal che continuava a provocarla.
- Te crois-tu tout permis pour ta beautè et pour charme de tes yeaux bleus.* - sibilò, sorridendo con una smorfia alla sua espressione interrogativa.
Neal finì di sorseggiare il caffé, prima di alzarsi con eleganza, indossare il cappello e seguire Peter verso l'uscita.
Poi si voltò, un'ultima volta. - Ciao Eli, ci vediamo. -
- Ciao Neal. - gli rispose dalla cucina.
- En passant, merci pour le compliment.* - disse poi, rivolgendosi ad Emma che si era portata la tazza alle labbra.
La ragazza tossì, visto che le era andato di traverso il contenuto ed alzò lo sguardo su di lui.
- A più tardi, Emma. -

[...]
Non meno importante. La storia è in collaborazione con la mia amica Ambra.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Burke, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il presente a volte può essere un pessimo ambiente se arredato con i residui di un passato difficile da dimenticare.
Giorgio Faletti.














Cap 33








Il silenzio in casa Burke era interrotto, solo dal ticchettio delle lancette degli orologi.
Era notte inoltrata, ma lei - poteva scommetterci qualsiasi cosa - era l'unica ad essere ancora sveglia.
I libri erano aperti sul letto, e nella sua mente vi erano solo una miriade di informazioni confuse.
Voleva dormire. Ne aveva bisogno, e lo sapeva benissimo.
Ma.
C'era quella nota che l'accompagnava a letto, da una settimana e più.
Aveva chiuso gli occhi. Forse per qualche minuto era anche entrata nella fase di un dormiveglia. Almeno fino al giungere, nella sua mente, la voce di Lyanne.
- Ciao Emma. -
- Lyanne. -

Era un sussurro sibilato con rabbia. Odio.
Si era svegliata del tutto.
- Puoi sfogarti, se ne hai bisogno. Dico sul serio, vieni da me. Magari riesci anche a dormire.. -
La voce di Neal le si presentò come un lampo, e seguì l'impulso.



Un rumore continuo e sordo, lo raggiunse anche nel sonno. Quindi gli ci volle un po', per capire che era contro la sua porta di casa.
Poi il fragore del tuono, lo svegliò del tutto.
Si alzò, chiudendo la finestra, e poi si trascinò ad aprire la porta.
- Emma. -
La guardò attentamente, mentre lei gli sfuggiva.
- Sei... -
- Tutta bagnata. Lo so. Dimmi che non c'è nessuna donna nel tuo letto, al momento. E che non ho fatto mezzo chilometro a piedi... inutilmente. -
- Entra. - la lasciò passare e chiuse la porta. - Hai qualcosa contro gli ombrelli?-
- No. Ma quando sono sgattaiolata dalla finestra della camera non pioveva... quindi... - lo guardò. - È ancora valida la proposta?-
Lo vide allontanarsi e tornare poco dopo con un asciugamano. Neal le sorrise - Asciugati almeno. Sono lenzuola costose... - le poggiò l'asciugamano sui capelli, provvedendo lui stesso a frizionarla con la stoffa. - Spogliati. Come hai fatto a bagnarti tanto, in meno di quindici minuti? -
La ragazza fece spallucce. - Non lo so. Ero a qualche isolato da qui, quando ha iniziato a piovere forte. - lo guardò. - Mio zio, ha provato a far domande. .. - ammise. - Ma non sono riuscita a dire niente. -
Neal l'aiutò a spogliarsi dagli abiti bagnati, porgendole poi la camicia di jeans che aveva appoggiato sul divano. - Tieni, e fila a letto. -
- Grazie Neal. -
- Perché sei sgattaiolata dalla finestra?-
- Mio zio ha messo l'allarme, e non volevo perdere tempo a toglierlo ed inserirlo di nuovo. - gli rispose, mentre si infilava nel letto.
- Hai lasciato almeno un messaggio, o biglietto... -
- No. -
- Bene. -
- Ho seguito l'impulso, okay? Mi sono messa a dormire, e credevo di poter finalmente chiudere davvero gli occhi e la mente. Ma ... la sua voce. .-
Neal la guardò, prima di attirarla contro il suo corpo. - Mi dispiace. -
La ragazza, rimase un attimo in silenzio. Come se stesse valutando ogni possibile conseguenza del suo stringersigli contro. Era stanca, così si arrese. Lo lasciò fare, e si trovò stretta contro di lui.
- Neal, non ce la faccio più.- ammise dopo un po' di silenzio.
Lui la strinse più forte, baciandole i capelli umidi. Mentre lei gli si raggomitolava contro.
La lasciò piangere, senza dir nulla. Anche perché non sapeva cosa dire esattamente. Sentì le sue lacrime assorbite dalla canottiera che indossava.
Volendo alleggerire quel peso che lei si ostinava a portare, iniziò a passarle la mano sulla spalla e sul braccio, e darle baci teneri sulla fronte o la tempia.
Un tocco dal potere ipnotico, del quale Emma ne divenne succube. Addormentandosi con un'espressione semiserena sul viso.
Neal la guardò ancora per qualche minuto, senza fermare la mano, prima di cedere anche lui al sonno.

- Emma. -
- Lyanne. -
- Emma. -
- Lyanne. -
- Emma-.
- No. Lyanne. No. -
- Emma
, sono Neal!-
Un tuono più forte degli altri, seguito da una serie lampi luminosi, la svegliò. Emma aprì gli occhi, trovandosi davanti al viso, lo sguardo preoccupato di Neal.
- Ti agitavi nel sonno. -
- Dimmi che non ho.. .gridato. -
- No. Continuavi a dire solo il nome Lyanne. - le accarezzò il viso, scostandole i capelli dalla fronte. E nel mentre, risuonò forte il cellulare di Neal sul comodino, tanto che Emma sobbalzò spaventata. Il ragazzo la guardò un attimo, prima di rispondere.
- Elizabeth... Sì, è qui tranquilla... A domani. - poi chiuse la conversazione, e tornò a guardare la ragazza.
Raggomitolata su se stessa, lontana da lui, la vedeva rigida.
- Ti va di parlare?-
- No. -
- Come posso aiutarti, se non vuoi?- le domandò, sospirando e passandosi una mano tra i capelli.
- Ti prego, no. - sussurrò. - Ti prego. -
Neal la guardò ancora, scuotendo il capo contro la sua testardaggine. - D'accordo. - si arrese.
Si stese nuovamente, abbracciandola in vita, in modo da poggiare la sua schiena contro il petto. Sporgendo il mento contro il suo collo. - Per ora. -
Lei strinse gli occhi, mentre le lacrime le scivolavano via. Ma lui non si lasciò intenerire. Non in quel momento.
- Dovrai parlarne. -
Silenzio.
- Arriverà il momento. -
Ancora silenzio.
- Devi farlo, piccola. -
Le baciò il collo, teneramente, prima di poggiarsi contro il braccio che gli faceva da cuscino.
E per tutta la notte, non si azzardò a lasciarla.
Teneva troppo a lei, per vederla crollare. Lui non voleva.
Anche se non sapeva quasi nulla, ormai era troppo coinvolto. Tra sentimento puro e attrazione.











   
 
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