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Autore: MayaNp994    04/05/2014    9 recensioni
Si dice che nell’epoca Sengoku, una giovane donna morì imprigionando il suo amato all’albero Sacro.
La donna prima di morire fece in modo che il suo spirito venisse assorbito dall’albero, in modo che quando il suo amato venisse liberato lei rinascesse dalle sue ceneri e potesse vivere con lui la vita che non hanno potuto vivere prima.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Kagome/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15. Il sogno
Mi svegliai nel letto dell’ospedale di Tokyo.
-Kagome! Finalmente!- esclamarono tutti i miei familiari in coro. Stavano tutti piangendo.
-Perché mi trovo in ospedale?- chiesi scioccata. Mi guardai la gamba.
“Oh, ho una gamba rotta” mi toccai il gesso con gli occhi spalancati. Avevo fatto un sogno così reale.
-Kagome, sei entrata in coma e ci sei rimasta per due mesi.-
-Due mesi?-
Guardai fuori dalla finestra. Il mio salvatore allora era tutto frutto della mia fantasia.
 
Passarono due settimane da quando mi dimisero dall’ospedale. Uscivo con Hojo tutti i giorni, o quasi. Ma non so perché, ogni volta che mi toccava, una voce nella mia testa mi diceva testualmente “Quello vuole morire.”
Non capivo proprio cosa mi stesse succedendo. Forse la botta in testa mi aveva letteralmente fritto il cervello.
-Allora Higurashi! Cosa facciamo oggi?-
-Non lo so.. pensavo di fare una passeggiata al parco.- mi guardò stralunato.
-Parco? Ancora?!- abbassò lo sguardo e mi prese la mano. –Io pensavo che.. visto che la tua famiglia è via, potremmo..- e mi fece l’occhiolino.
Arrossii. Brutto idiota.
Mi spaventai. Mi guardai intorno. Da dove veniva quella voce? Era così familiare.
-Io… - tolsi la mia mano dalle sue e, scusandomi, me ne andai.
Brava, mia piccola Kagome.
Era folle lo so. Presi il telefono spento dalla borsa e me lo accostai all’orecchio. Dovevo far di tutto per non sembrare pazza. Feci finta di telefonare
-Si può sapere chi sei?-
Mi puoi sentire?
-Non lo so. Spero solo di non star parlando con un tumore al cervello a questo punto.-
Kagome. Sono Sesshomaru.
­-Chi?-
­Non si ricorda nemmeno che esisto..
Dopo questa frase ci fu solo silenzio.
 
La sera stessa arrivata a tavola mia madre era strana. Si muoveva quasi a scatti.
-Mamma.. hai qualche problema?-
-N..no… Ka..Kagome.-
-Ma perché balbetti?- per tutta risposta mi mandò in camera mia.
“Ed ora che ho fatto di male?”
Mi misi sul mio letto e cominciai a leggere “Cronache dell’epoca Sengoku” che avevo trovato nella biblioteca della scuola.
Era un libro straordinario. C’erano demoni, sacerdotesse ed una sfera che faceva rigenerare i corpi.
Mio nonno non mi aveva mai parlato di queste cose.
“Il demone si avvicinò alla ragazza e si concetrò. Sul braccio di lei apparì una luna che segnava la fine della sua vita contraffatta. Era tornata Sacerdotessa.”
Alla fine di questa frase crollai nel sonno, sperando che il mio salvatore si facesse vivo.
 
Ero di fianco al pozzo. Di nuovo nell’epoca Sengoku.
Di fronte a me c’era una bellissima donna dai lunghi capelli corvini. Aveva gli occhi color cioccolato e uno sguardo preoccupato.
Mi voltai. Non c’era nessun’altro. Lei stava guardando me.
-Chi sei?-
-Kagome, io sono Kikyo. Sacerdotessa del Sole. L’unica donna che riesce a governare il popolo umano senza rivolte. L’unica che riesce a mantenere la pace nei cuori delle persone.-
-Come fai a sapere il mio nome? Cosa vuoi da me?-
-Il tuo nome è scritto nella luna. Kagome Higurashi, Sacerdotessa della Luna. Colei che riesce a regnare su un mondo ostile. Colei che riesce a farsi amare dai demoni quanto dagli esseri umani.-
Le si materializzarono due archi nelle mani. Uno con lo stemma del sole ed uno con quello della luna.
-Dimmi. Riconosci quest’arco?- L’arma con il simbolo della notte librò in aria.
-N..no.- Il braccio mi cominciava a bruciare.
-Questo arco ti fu dato da tuo nonno. Lo facesti cadere con te nel pozzo.-
-E’ impossibile. Quell’arco era mummificato.-
-..Riconosci questo viso?-
Si aprì uno squarcio nel cielo notturno e all’interno di quella crepa si vedevano delle immagini.
Ero io in braccio ad un uomo con i capelli argentei. –Il.. mio…-
Salvatore.
Di nuovo la voce nella testa. –Cosa vogliono dire quelle immagini?-
-Non sono immagini.-
Sono ricordi. I miei ricordi.
Un uomo alto e virile, con i capelli argentei e gli occhi ambrati apparì di fianco alla donna.
Era triste. Quasi disperato.
Il braccio mi fece male all’improvviso. Un dolore acuto. Le lacrime cominciarono a scendere indesiderate. Cosa voleva dire questo sogno.
-SESSHOMARU! AIUTAMI!- gridai prima che tutto scomparve nel nero della notte.
 
Mi alzai di soprassalto. Mi ricordavo il suo viso. Era la prima volta che riuscivo a vedere il suo volto chiaramente.
Sapevo il suo nome. Sesshomaru.
Raggiunsi il nonno per chiedergli informazioni su quell’arco con il segno lunare.
Ma ciò che trovai al suo posto mi sconvolse.
-Nonno?-
-Si. Ka.Go.Me.Dim.Mi..- era una voce robotica. Il suo corpo invece era di legno. Si muoveva a scatti, come la mamma il giorno prima. Non riuscivo a capire.
Il tuo limbo si sta disfacendo. Pensa le risposte, io le sentirò.
“Non capisco. Dov è mio nonno?”
Quello è tuo nonno. Kagome. Torna al pozzo e saltaci dentro.
Corsi fuori dalla stanza e mi fiondai al tempio del pozzo mangiaossa. Una lieve brezza fresca usciva da quel posto.
Non sapevo che cosa stesse succedendo o per quale motivo stessi dando ascolto alle voci nella mia testa. Fatto sta che mi fidavo della voce del mio salvatore.
Saltai dentro al pozzo chiudendo gli occhi e aspettando solo di morire.
   
 
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