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Autore: Makar    04/05/2014    2 recensioni
“Vedo ma soprattutto sento che c'è qualcosa di più in quel ragazzo, qualcosa di anormale, senza una spiegazione valida. Ne sono del tutto certa quando nei suoi occhi noto che le iridi non sono di un colore naturale. E' un colore acceso, molto intenso, che esprime tanta aggressività.
E' il colore degli occhi di un animale.
Quello di un lupo.
Poi penso a quelli del ragazzo della biblioteca. I suoi sono così freddi da congelarti il sangue.
Devono per forza avere qualcosa di più, qualcosa di spaventoso.
Di proibito.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Sono giorni che non rivedo quel ragazzo, ma la cosa non mi turba.
Non eccessivamente, per lo meno.
Mi sento decisamente fortunata ripensando all’incontro con lui, all’incontro con i suoi 0cchi freddi come il ghiaccio, e dello stesso colore. Probabilmente, sono stati quelli ad ipnotizzarmi e a stordirmi in tale maniera, oltre, ovviamente, ai suoi muscoli.
La Danaë interiore mi tira uno schiaffo, rimproverandomi del mio comportamento.
Questo affronto mi fa riflettere; come posso essere così superficiale? Mai e poi mai ho dimostrato di essere superficiale, e probabilmente, anche se lo fossi, non potrei mai permettermelo. Ritenendomi una ragazza non proprio carina, ho sempre avuto poca autostima in me –il che è sfociato in una noiosissima timidezza– e non ho mai osato criticare o anche solamente trovare dei difetti in qualcuno.
Forse perché io ne sono piena zeppa.
Tuttavia, ho da sempre una sorta d’ambizione, nel mio animo, che mi spinge a desiderare le cose che non potrei mai meritare: un bel ragazzo, una bella vita, l’amore verso sé stessi.
Tutte cose irraggiungibili, ma me ne ero fatta una ragione, alla fine. Non tutti possono sempre ottenere ciò che desiderano, e questa cosa la capisco.
Solo, non posso opprimere i miei sentimenti per l’eternità, e so che un giorno, prima o poi, verranno fuori e nessuno sarà in grado di fermarli e di rinchiuderli di nuovo al loro posto.
Se penso a quando ero una bimba, mi viene da piangere. Ero così piena di vita e di coraggio, così felice con me stessa; mentre ora sono solo una ragazzina timida e senza personalità che desidera cose che non potrebbe mai permettersi, ma che sotto tre dita di polvere ha nascosti i suoi pregi –o difetti, dipende dal punto di vista– come il coraggio e la decisione, nonché la prontezza di riflessi.
Forse, sotto sotto, posso anche essere una persona interessante, ma finchè mi comporto così, come un fantasma, non potrò mai cambiare positivamente.
L’unico vero momento in cui posso essere veramente me stessa è quando scrivo: in quegli istanti sono davvero molto sicura di me, e non so se a donarmi quella sicurezza sia la matita che tengo fra le mani o semplicemente il mio cervello che tifa per me.
Non lo so, e non voglio pensarci. So solo che mi piace, essere così determinata, e che non smetterò mai di esserlo, ogni volta che resterò sola con me stessa.
Solo mia madre mi conosce per davvero, forse perché ho passato la mia vita al suo fianco, ma non ha quasi mai moltissimo tempo per me, e quando ce l’ha, è troppo impegnata col lavoro, o con la cucina, la sua vera ed unica passione.
Quando sente parlare di pentole e ricette, quella donna si accende come una stella e si rilassa per un attimo, sorridendo costantemente: io, quel sorriso che parte da un orecchio e termina dall’altro, penso di non averlo mai sfoggiato in pubblico, e per questo invidio mia madre, perché a lei i sorrisi vengono spontanei anche in mezzo a tremila persone.
Mentre penso, ignoro completamente il fatto che sono in compagnia di Ellie, che, con il novanta percento delle probabilità, mi sta parlando dei vestiti che si è comprata.
Anche Ellie mi conosce, ma non abbastanza da cogliere tutti i miei cambi d’umore, dovuti al mio essere estremamente lunatica e decisamente instabile.
«Dan, mi stai ascoltando?» la voce della mia amica mi riporta alla realtà, con i piedi per terra e la testa salda sul collo, e balbetto un sì definitivamente privo di decisione.
«Non ne ho voglia di ripeterti il discorso. Cambiamo argomento: come va con il figo? L’hai rivisto?» domanda, gli occhi che luccicano e bramano informazioni.
«No, non l’ho rivisto. Ma che domande sono, poi? Non so nemmeno il suo nome!» esclamo, sospirando sconfortata. In effetti, mi dispiace non averlo più rivisto, ma è normale, per una come me: avevo fatto il danno, e ora ne ripagavo le conseguenze.
Nella mia mente sfrecciano ad alta velocità immagini di me, incredibilmente vecchia e mal vestita, in compagnia di una trentina di gatti, tutti sovrappeso.
Rabbrividisco e scaccio quell’incubo all’istante, mentre ascolto Ellie.
«Dovremmo riempire questo vuoto con un po’ d’alcol, eh?» propone, fissandomi dritta negli occhi. I suoi sono scuri, mentre i miei sono molto chiari, ma d’un colore vago.
Non chiari come quelli del ragazzo della biblioteca, ma belli comunque: i miei occhi, quelli mi piacciono per davvero, anche se a volte sono troppo espressivi.
«Non ho intenzione di ubriacarmi, o ancora peggio di doverti trascinare di peso mentre tu sei ubriaca. Preferisco la morte!» rispondo ridacchiando, mentre Ellie mi da un buffetto sulla spalla e mi blocca. Alzo lo sguardo e noto che siamo arrivate in centro prima del previsto; osservo l’orologio che ho attorno al polso e leggo l’ora: 16:35.
«Stasera Mike e suo fratello danno una festa, e guarda un po’..» disse con eccitazione mentre le mostrò un messaggio sullo smartphone «Siamo state invitate!».
Inarcai un sopracciglio sorpresa, mentre un sorriso compiaciuto si dipinse sul mio volto; un invito ad una festa era una cosa più o meno nuova, ma la cosa non mi dispiaceva per nessun motivo, e anzi mi interessava particolarmente. Ellie, ovviamente, non è capace di nascondere la propria felicità e comincia a saltellare allegramente.
Scoppio a ridere, e dopo poco anche le sue risate si accomunano alle mie. Mi piace stare, con Ellie, perché è abile nel tirare su di morale le persone, ma soprattutto perché condivide con me la maggior parte delle sue passioni.
Non appena finiamo di ridere, decidiamo di andare nel negozio più frequentato dai ragazzi di Seattle, solitamente della nostra età, e prima di comprare qualcosa per la festa, dentro al negozio ci passiamo un’ora, se non di più.
 
 
*****
 
Quando mi guardo allo specchio non sono nemmeno capace di riconoscermi.
Vedo una ragazza molto magra –forse troppo- con lunghi capelli castani che incorniciano un viso ovale truccato abilmente. Il rossetto rosso esalta gli occhi della figura riflessa, e il vestito –dello stesso colore del rossetto-, stretto sulla vita, ricade svolazzando.
Quella ragazza è molto bella, e in un certo senso la invidio.
Guarda che sei tu, cretina. mi ammonisce la vocina dentro la mia testa. Sorrido pensando che quella ragazza sono proprio io, e che così bella non lo sono mai stata; provo ad indovinare la reazione di Ellie quando mi vedrà camminare dentro a questo vestito, e scommetto che fischierà sorpresa e mi prenderà in giro per tutta la serata usando parole come “Pupa” o “Monella”. Scuoto la testa divertita ed indosso il giubbotto di pelle, cercando di non cadere sui miei tacchi altissimi. Nonostante il disagio che provo essendo conciata in quel modo, così mi piaccio, e voglio continuare a piacermi.
Non appena scendo in salotto, vedo mia madre che dorme sul divano e mi avvicino, sedendomi accanto a lei e sorridendo, riflettendo.
Quanto mi volesse bene quella donna, era una cosa che non si poteva nemmeno immaginare: mi aveva cresciuto, aveva assistito a tutte le mie cadute e mi aveva aiutato a rialzarmi, ed ora riusciva persino a sopportarmi. Sì, mi voleva davvero bene.
Per quanto riguardava mio padre, lui non c’era mai. Non perché non mi accettasse come figlia, ma perché era sempre impegnato col suo lavoro da commerciale estero, il che comportava dover stare lontano dalla casa e, in questo caso, dalla famiglia per tantissimo tempo. Non lo vedo da sette anni, perciò da quando ancora frequentavo la scuola primaria, ma ormai ci ho fatto l’abitudine. Più che altro, ho fatto l’abitudine alle scuse di mia madre a proposito del suo ritorno: è da anni che afferma che lui tornerà, ma della sua sagome ancora non s’è vista l’ombra. Perciò, abbiamo deciso di non parlare più di mio padre.
Spesso, io e la mamma, ci sentiamo davvero molto sole, ma basta stare avvinghiate in un abbraccio che dimentichiamo la nostra tristezza, ed è questo che ci rende unite.
Il fatto che insieme potremmo affrontare qualsiasi problema e risolverlo sempre insieme.
Dopo qualche minuto mi alzo e la copro con una coperta appoggiata sul divano, per poi uscire di casa e chiudere la porta chiave; Ellie mi aspetta già davanti al cortile, appoggiata al cofano di un SUV nero, e reagisce come mi aspettavo: fischia e poi scoppia a ridere.
Scuoto la testa sorridendo e apro la portiera posteriore della macchina, salutando la sorella di Ellie, Eve, che è al posto dell’autista. Anche lei mi saluta con un cenno della testa, e osservando le sue gambe noto che indossa un vestito nero molto aderente che le arriva al ginocchio. «Vai anche tu ad una festa?» chiedo guardandola sullo specchietto retrovisore.
«Sì, vengo con voi.» mi risponde, spingendo il piede sull’acceleratore per partire una volta che anche Ellie sale nel sedile anteriore, al fianco della sorella.
Le due sorelle, fisicamente parlando, sono praticamente identiche, se non fosse per Eve, che è più alta di una decina di centimetri rispetto alla sorella. Per quanto riguarda il carattere, sono completamente diverse: Eve è molto più fredda e distaccata, mentre Ellie è più amichevole ed ha uno spiccato senso dell’umorismo, ma meno intelligente.
Ellie si volta per guardarmi e notando la mia espressione confusa, dice «Non ci sono solo liceali, da Mike. Da quel che ho capito, il fratello di Mike ha organizzato il tutto, e lui frequenta l’università. Quindi, anche lei è stata invitata, insieme ad altri suoi compagni.»
Inarco le sopracciglia sorpresa, arrossendo, e rimaniamo in silenzio finchè non arriviamo davanti ad una casa gigantesca, troppo grande per sole quattro persone.
Eve ci fa smontare per andare a parcheggiare altrove, e io ed Ellie ci avviamo verso l’ingresso; prima di suonare il campanello ascoltiamo la musica e gli schiamazzi che escono dalle finestre, e quando premiamo il tasto del campanello, Mike ci apre la porta.
Essendo il capitano della squadra di basket, è sottinteso che sia alto ed abbia due spalle enormi, e dopo qualche secondo, giusto il tempo di capire chi siamo, ci sorride e ci apre la porta, per poi abbracciarci entrambe. Io, ovviamente, avvampo, e ancora una volta la Danaë interiore mi rimprovera per essere sempre così timida e stupida.
Ellie ed io ci spostiamo, lasciando i giubbotti ad una ragazza che si presenta come la cugina di Mike, il che non mi convince, ma decido di lasciarmi andare quando Ellie me lo consiglia –o meglio, me lo ordina-.  Ci facciamo guidare in una stanza dove la musica regna indisturbata e dove gli invitati ballano come degli scatenati, mentre io e la mia amica sorridiamo e decidiamo di unirci a loro.
Dopo qualche minuto, siamo entrambe piene d’alcol, ed io non riesco più a ragionare razionalmente. Non del tutto, per lo meno. Se non altro, mi sento del tutto me stessa, solo perché è risaputo che l’alcol disinibisce le persone, le rende più spontanee, ma soprattutto, le rende meno coscienti, più confuse.
I miei pensieri non sono nitidi, ed alcuni sono piuttosto stupidi, ma mi rendo conto che, alla fine, l’alcol non è poi così male, perché mi fa felice, solare.
Decido così, finalmente, di divertirmi, finchè Mike non si avvicina e mi dice di seguirlo.
Curiosa, accetto e cammino finchè non mi accorgo di trovarmi dietro alla villa, nel cortile, insieme ad altre persone, sia maschi che femmine.
 
Quando mi offrono una sigaretta, comincio a sudare freddo: la mia coscienza è più che contraria, mentre la me ubriaca non vuole altro che provare, vivere.
Fino ad ora, non ho mai vissuto veramente –esclusa forse la volta che ho incontrato il ragazzo dagli occhi di ghiaccio- ed è normale che ora, abbia voglia di divertirmi un po’.
Speranzosa, accetto e prendo la sigaretta in mano, per poi accenderla con l’accendino che mi passano. Prima di fumare, osservo la gente che mi sta fissando divertita, ridendo della mia inesperienza, e mi sento piuttosto ridicola. Se fossi sobria, me ne andrei, ma siccome quasi mezzo litro di vodka sta prendendo a pugni il mio cervello, rido anch’io, arrossendo.
Perciò, metto la sigaretta fra le labbra e faccio ciò che non avrei mai fatto se non fossi stata così stordita come in questo momento. Wow, ora nei tuoi polmoni c’è del catrame. Sei così geniale, Danaë. dice con sarcasmo la mia coscienza, mentre io comincio inevitabilmente a tossire per poi scoppiare a ridere, insieme a tutti gli altri.
Sebbene sia ubriaca, sono consapevole che le loro risate sono di puro scherno, ed in effetti sono piuttosto offesa, ma non mi interessa: mi sento bene, libera, e non mi importa se gli altri stanno ridendo di me, finchè sono felice con me stessa.
Dopo un po’ di conversazione a proposito della festa, quasi tutti se ne vanno, tranne me; decido di sedermi sugli scalini davanti alla porta sul retro, tenendo la sigaretta fra le dita.
Effettivamente, la mia coscienza ha ragione, ma probabilmente aveva esagerato, dato che era una sola sigaretta, e non tutto il pacchetto. Già, continua così, e vedrai dove finirai.
Alzai gli occhi al cielo, godendomi il dolce suono del silenzio, che riempiva il mio udito senza far entrare nessun altro rumore, oltre a quello del sangue che scorreva nel mio corpo.
E’ così confortevole restare soli anche solo per qualche minuto che mi basta inspirare e respirare per una volta che mi sento davvero rilassata ed in pace con me stessa: posso, finalmente, prendere una pausa dalla vita frenetica che ho trascorso fino ad adesso.
Chiudo gli occhi, sentendo le guance terribilmente calde per l’alcol, quando una mano sulla spalla mi obbliga a riaprirli e a sobbalzare, girando la testa velocemente.







-don't read me-
Rieccomi con il secondo capitolo! Inizialmente, era mooolto più lungo, ma era eccessivo, perciò l'ho diviso in due parti: l'altra parte la pubblico domani lol
Che dire, aspetto le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate e se avete qualcosa da commentare in maniera positiva o negativa.
Ciao :)
  
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