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Autore: Pan_z    03/08/2003    4 recensioni
Non regalate animali, non comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto è fatidico. Leggete e Recensite!Grazie!^_^
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Harry Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.

“Tutto è fatidico” (Something’s Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)

Tutto il resto è invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^

Ringraziamenti: a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter la cui musa ispiratrice ha fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, e poi a me, a me e a me-.-

 

And I hope you find your freedom

For eternity...

Eternity, Robbie Williams

 

 

 

 

Capitolo 2:

Quando e’ sogno, quando e’ realta’

 

* * *

A Witter, chissà perché.

* * *

 

Harry si grattò la punta del naso con la penna. Scribacchiò per un po’ sulla pergamena intatta de ‘La Trasfigurazione nei secoli ‘, spremendosi le meningi per cercare di ricordare cosa la McGranitt avesse detto a tale proposito, ma l’ unica cosa che gli veniva in mente era la voce stridula di Hermione Granger che lo sgridava per non aver rispettato il coprifuoco, per essere andato in giro per la Hogwarts notturna, per non aver partecipato con interesse alle lezioni…

-Cristo santo…-, si passò una mano sul volto, fino ai capelli ribelli. Hermione Granger…da quanto tempo era che la conosceva? Cinque? Sei? Sette anni? Che differenza avrebbe fatto un anno in più o uno in meno? Nessuna, si disse, nessuna differenza che avrebbe mai cambiato la sua vita. Eppure, c’ era stato un tempo della sua vita in cui tutto era più roseo, rischiarato dai raggi dell’ alba, e da quelli del crepuscolo; finalmente aveva avuto un motivo per esistere, per continuare a credere in qualcosa che andava oltre i beni materiali e la stessa coscienza…qualcosa di invisibile ai suoi occhi, ma che lui sentiva vivo dentro di sé: una scarica elettrica che gli attraversava il corpo quando scorgeva le sue labbra piegarsi in un silenzioso, mesto sorriso che, in un qual modo, gl’ illuminava la giornata, più di quanto l’ astro del mattino non avesse mai fatto. E quando si accorse che le sue labbra erano dolcemente poggiate sulle sue… allora era troppo tardi… troppo tardi per salvarla, troppo tardi per posare ancora una volta le sue labbra su quelle di lei, troppo tardi per amarla…

 

Poggiò la penna sulla scrivania: forse l’ indomani sarebbe riuscito a trovare una soluzione. Eppure quanti altri enigmi erano ancora senza risoluzione.. vagabondava nel fiume dell’ ignoranza..

 

*

 

-Alzati! Sveglia! E’ ora di alzarsi!!-, la voce assordante della signora Dursley, destò dai suoi sogni il giovane mago. La luce del giorno filtrava dalle veneziane della finestra, andando a solleticargli il volto.

-Avanti ragazzo!-, Vernon Dursley gli strappò via dalle mani il lenzuolo color della notte, facendolo gemere. Sentì il rumore della finestra che si spalancava e dell’ aria fresca che entrava nella stanza, carezzandogli gli occhi semi-aperti, incitandolo a destarsi dal torpore in cui era caduto. Tuttavia, solo quando percepì i passi pesanti dei suoi zii dirigersi verso la porta, si decise a splancare gli occhi ancora umidi.

 

Si passò una mano tra la folta chioma di capelli, stiracchiandosi ben bene alla luce di un sole tiepido, piuttosto stravagante per quella stagione che si era ben presto dimostrata calda ed afosa. Gettò uno squardo sull’ orologio alla parete: solamente le nove di mattina. Piuttosto insolito per Harry svegliarsi così presto! Specialmente se era in vacanza! E da quando i Dursley si preoccupavano di venirlo a svegliare? Raccolse i jeans dal pavimento per indossarli quando un gridolino acuto catturò la sua attenzione: dalla gabbietta sulla mensola, Edvige beccava allegramente il mangime. Alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise.

Harry spalancò gli occhi: come aveva fatto Edvige ad entrare, se aveva sentito il rumore delle ante che si aprivano solo pochi attimi prima? E poi si torturò animatamente: le civette sorridono? No, certo che no!, si convinse. Tirò fuori una maglietta da un cassetto della scrivania, infilò le Reebook ai piedi e, inforcati gli occhiali, nascose la bacchetta nella tasca posteriore dei pantaloni.

Scese le scale di corsa, tanto che dovette mantenersi al corrimano per non ruzzolare giù e rompersi l’ osso del collo. Quella si che sarebbe stata una tragedia!

 

Entrò senza fiato in cucina. Zia Petunia stava servendo le uova a Dudley mentre zio Vernon leggeva svogliatamente il giornale. Nessuno dei presenti sembrò accorgersi di lui; questo allora, si disse Harry, non doveva essere un sogno. Sicuramente doveva essere stato un riflesso della luce del mattino a fargli scorgere Edvige sorridere.

Si sedette difronte a Dudley, che era intento a mangiare avidamente le sue uova senza degnarlo di uno sguardo; meglio per Harry perché, da quando il caro cuginetto era divenato campione juniores dei ‘pesi massimi’, Harry era diventato il bersaglio preferito suo e della sua banda di incapaci. Abbassò lo sgurdo sulla sua colazione: qualcosa stava.. battendo! Un cuore pulsava sangue all’ interno del piatto di porcellana, schizzando la tovaglia impeccabile di Petuna Dursley.

Si alzò di scatto, facendo cadere a terra la sedia con un tonfo, e finalmente i Dursley si accorsero della sua presenza. –CHE COS’ E’?!-, urlò. Dopo una rapida e furtiva occhiata, zio Vernon ritornò alla lettura del suo quotidiano, Petunia uscì in giardino e Dudley ricominciò a sgranocchiare il suo bacon. Che diamine stava succedendo al numero 4 di Privet Drive? Nella casa più ‘normale’ che esistesse sulla faccia della terra? Harry Potter non lo sapeva, e non seppe neanche spiegarsi perché quel cuore che batteva impetuoso sulla tavola fosse il suo. La maglietta gialla stava diventando d’ un colore vermiglio, appicciacaticcia e con un odore nauseabondo. Si tocco il petto con sempre più foga e, nuovamente in quella giornata, spalancò gli occhi quando sentì mancare la carne sotto la sua mano all’ altezza del cuore.

- Mio dio..-, si accorse solo allora che parlava a stento, e faticava a respirare. Stava morendo? Quello era un sogno? Ed allora se quello era un sogno, dov’ era la realtà?

Calde lacrime cominciarono a sgorgare a fiotti dagli occhi appannati del giovane Potter, sul suo viso macchiato anch’ esso dal suo stesso sangue, e dalla sua bocca da cui usciva a fiotti. Sogno? Realtà? Il mago non lo sapeva: riusciva solamente a piangere.

 

*

 

-Alzati! Sveglia! E’ ora di alzarsi!!-, la voce assordante della signora Dursley, destò dai suoi sogni il giovane mago. La luce del giorno filtrava dalle veneziane della finestra, andando a solleticargli il volto.

-Muoviti, ragazzo!-, gli strappò via le coperte dal corpo intorpidito e, quando sentì le ante della finestra sbattere contro il muro, e l’ aria fredda penetrargli dentro il corpo intorpidito, solo allora aprì gli occhi.

-Finalmente!-, girò il volto nella direzione da cui prevenivano quegli squitii acuti. Zia Petunia divaricò le gambe ossute, puntandogli un dito contro –La colazione è pronta!- Harry sbattè più volte le palpebre, ma non fece in tempo ad avvedersene, che già Petunia Dursley era sparita dietro la porta di legno. Si stiracchiò alla luce del sole freddo di fine Luglio ma.. poteva mai essere freddo il sole d’ estate? Corse alla finestra: la neve imbiancava le strade e i tetti delle case squadrate di Privet Drive ed, in strada, si udivano le risa gioiose dei fanciulli.

 

Ad Harry girò la testa: che cosa stava succedendo? Dove si trovava? Ma, soprattutto, chi era? Più cercava di ricordare cosa fosse accaduto il giorno precedente, più tutto diveniva sfocato: ricordava solamente di stare sognando la sua morte dissanguata, e poi.. poi cos’ era accaduto? Chi l’ aveva svegliato? Qualcuno l’ aveva svegliato? Una forte emicrania lo colpì. Si toccò istintivamente il capo, ungendosi la mano di gelatina. Un ciuffo biondo gli scivolò sulla fronte: aveva i capelli biondi? Eppure avrebbe giurato di averli neri.. eppure l’ immagine che si rifletteva nello specchio era quella di un giovane dai capelli color dell’ oro, le mani grassoccie e le guance paffute.

-Chi sono?! Chi sono?!-

 

Scese di corsa la rampa di scale, fiondandosi nella prima camera che incontrò: un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi scarlatti lo fissò intensamente. Portava una strana divisa color smeraldo, ed un viscido serpente spiccava sul nero della lunga tunica. Lo fissò ancora, senza dire una parola, immobile, seduto sulla sedia di plastica grigia; uno strano pezzo di legno giaceva sul tavolo imbandito di ogni leccornia, ed il suo stomaco brontolò. Il ragazzo prese la bacchetta con due dita, puntandola nella direzione del biondino che gli era difronte. Egli non potè sentire le sue parole, mormorate a fior di labbra, eppure solo in seguito si sarebbe reso conto di quanto male gli avrebbero fatto quelle parole.

Una forte emicrania lo colpì. Si accasciò al pavimento: la moquette stava diventando di un insolito colore rossastro.

 

*

 

Il caldo sole di campagna sgattaiolò dentro la camera avvolta nell’ oscurità, carezzandogli lievemente il volto. Dischiuse appena gli occhi: la finestra aperta permetteva alla brezza mattutina di profumare l’ aria d’ allegria e di una vaga sensazione nostalgica, che lo colse impreparato facendolo rabbrividire.

Un lieve tocco delicato lo riportò bruscamente nel mondo reale. –Ben svegliato, Harry-. Drizzò le orecchie: quella voce così melodiosa.. quelle mani candide che gli sfregavano amorevolmente la guancia e.. quei capelli rossi che i suoi occhi non osavano guardare..

Due occhi verde smeraldo incontrarono i suoi, inverosimilmente simili; una bocca piccola e rosea si poggiò delicatamente sulla sua fronte.

-La colazione è pronta, tesoro-

-M-mamma?!-. Una risata argentina riempì l’ ambiente lugubre della piccola stanza d’ un’ armonia silenziosa. Gli parve anche che gli uccellini fuori la finestra avessero interrotto il loro canto per rendere onore alla mervagliosa creatura che sedeva difronte a lui, stralunato.

 

Com’ era possibile che Lily Evans fosse ancora viva? Lei era.. era morta! Le toccò i capelli colore della passione, sentendo sotto i polpastrelli la loro setosità, e il loro profumo di pesco.

Le toccò il viso, gli occhi, le mani ed un sorriso gaio si dipinse sulle sue labbra quando vide le guance di lei colorarsi appena di un colore rosato.

Sorrise ancora, e ancora; l’ abbracciò tre, quattro, cinque volte! Forse era un sogno, si disse, ma avrebbe voluto continuarlo a vivere, e finalmente avrebbe potuto godere, anche se per poco, di ciò che gli era stato sottratto: una famiglia..

 

Lily ricambiò gli abbracci di Harry con sempre più foga, poi gli prese la mano conducendolo verso una scalinata di pietra, fin giù. Il marmo era freddo, ma ad Harry non importava; aveva tutto ciò che mai avrebbe potuto chiedere e, se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo, per non farlo correre via da quell’ ingannevole sogno, illusione del subconscio, desiderio del cuore.

Le uova stavano friggendo sospese a mezz’ aria sopra i fornelli, un mestolo girava le salsicce nell’ ampia padella di rame, e una scopa stava percorrendo in lungo e in largo le assi di legno del pavimento. In un angolo di quella che Harry pensò fosse una cucina, giacevano pile di libri che oscillavano paurosamente in avanti e indietro. Ed era sicuramente un’ altra magia quella che faceva volteggiare per la stanza la sua uniforme di Hogwarts. Era tutto così strano! Eppure ad Harry piaceva: d’ altronde quella era la sua casa!

-Siediti, Harry, mentre io vado a svagliare James-

James, ma certo! Il più grande cercatore della storia di Hogwarts ! Ed è suo padre!

Si sedette sulla sedia di legno arancione: Harry odiava l’ arancione, ma adesso nulla più importava. Nella sua testa c’ era solo la bellezza accecante di sua madre e tutti gli strambi incantesimi che volteggiavano di qua e di là in quel luogo così familiare..

 

Sentì dei passi leggeri percorrere la rampa di scale. Le travi cigolavano sotto il peso di quei passi, ma era così silenzioso, tanto tacito quanto piacevole che Harry potè solamente chiudere gli occhi, assaporare quei momenti tanto aspettati, ma così inattesi che il suo cuore correva veloce nella valle inesplorata dei ricordi, quasi stesse scoppiando dall’ immensa gioia, e dal grande sconforto che gli pervase l’ animo perché, dopotutto, quello era solo un sogno, egli ben lo sapeva, e stava svanendo avvolto nella nebbia di fine Novembre. Chè la sua felicita poteva trovare sfogo solo in un mesto sogno d’ una gioventù volata via con il vento impetuoso di un passato arcano e oscuro, che l’ ha portata su di un’ altra strada che volge a destra del torrente, fino alla fine dell’ Oceano, oltre l’ orizzonte blu del cielo di Primavera, come quei due iridi che penetravano attenti nei suoi.

 

James Potter lo osservava da dietro due spessi occhiali da sole, che però lasciavano intravedere lo splendore dei suoi occhi cobalto. La camicia rossa cadeva sopra i pantaloni neri come la pece ed un lungo bastone spuntava dietro la sua schiena.

Inarcò un sopracciglio. –Chi è Lily?-, chiese alla rossa

-E’ Harry, Jamie, mio figlio-, rispose con sufficienza

-Ah..-, lo vide negare con la testa, ed avviarsi verso quello che avrebbe dovuto essere il salotto.

Harry guardò interrogativamente la madre che si limitò ad abbozzare un sorriso sofferente e malinconico. Si voltò in direzione dei fornelli, chè Harry non potè vederla versare lacrime amare, mordendosi le labbra fino a farle sanguinare, eppure egli sentì la sua frustazione, il suo immenso dolore che recideva la sua carne, facendogli sgorgare sangue amaro dalle ferite insanabili del suo cuore.

 

Le poggiò una mano sulla spalla, per confortarla, per farle capire che le era vicino, e forse anche per comprendere quale altra verità si celasse dietro quel piccolo spicchio di paradiso ma, lei si ritrasse bruscamente a quel contatto. Il suo viso angelico fu quasi rammaricato, ed allungò un dito sulla guancia pallida di quell’ uomo, non più un ragazzino, che la guardava perplesso dall’ alto dei suoi sedici anni. Gli sorrise, perché non poteva fare altro: non sapeva nulla.

 

Harry la guardava ed altro non poteva fare. Viveva quei sogni, ma adesso.. anche adesso era un sogno? Anche il presente? Il passato? Tutto così reale pareva ai suoi occhi esploratori, troppo ciechi, troppo ignoranti di quale altra verità fosse nascosta dietro quella casa, dietro la bellezza folgorante di Lily Evans, e cosa celava davvero James Potter nell’ oscurità dei suoi occhiali da sole? Chissà perché non poteva neanche immaginarlo, tanto la risposta era lontana dal suo mondo, dalla sua concezione di reale.. troppo lontano anche da quel sogno, cadenza d’ inganno di un flauto che, come un eco, echeggiava fra le fronde di Godric Hollow, come un soffuso mormorio di un altro luogo che andava dissolvendosi dalle memorie nascoste dietro i rami di ciliegio, dietro l’ imponente struttura della Scuola di Magia e Stregoneria, dietro le risate argentine di ragazzi dai capelli rossi, dietro i capelli neri, gli occhi a mandorla, le labbra rosse, dietro il tempo d’ un amore perduto verso la libertà d’ una battaglia sofferente, che dolore recava anche alla nuda terra, vermiglia, e gli astri del mattino e della sera si vergognavano a posare i loro raggi mitigatrici sulle oscenità di quel mondo infame, culla e scrigno di tesori pregiati e segreti, nascosti nelle sue viscere: pergamente di piume di fenici che mai mano mortale hanno toccato, preservate dalla stoltezza di uomini nerovestiti che hanno perso il senno della loro follia, deformi, affamati di sangue che bevono avidamente dalle braccia scarne di quegl’ altri uomini, ignari, anch’ essi ciechi, senza scopo, senza ragioni e virtù perché seppur tanti su quel pianeta immenso, sono soli e questa è una delle tante verità di quel mondo, celate dietro le bugie inverosimili che tutti raccontano che bramano di pronunciare e che dalle loro bocche non riescono a prender voce, mute e solitarie.

 

Ed Harry continuava a guardarla, come se al mondo non esistesse nulla di più meraviglioso di quella donna; i suoi capelli ondeggiavano al ritmo dettato dal vento campagnolo che entrava di soqquatto della piccola stanza. Sentiva il fuoco ardere dentro di lei ma, in realtà, non poteva saperlo realmente perché quello era solo un sogno, mite e delicato, ed ormai Harry aveva imparato a riconoscerli nella loro semplicità di forme e dettagli, così ingenuamente stupendi.

 

La osservava ancora, ma più cercava di mettere a fuoco quella deliziosa apparizione sognante, più ella spariva, più diveniva sfocata fin quando la nebbia non calò fitta, ed il buio pervase nella profondità del sotterraneo..

 

*

 

Cho Chang era inpiedi dinanzi a lui, il cui volto non faceva trasparire nessuna vile emozione, e gli sorrideva. Il più bello dei sorrisi più gioiosi e amari che Harry avesse mai visto nascere sulle sue labbra scarlatte; perche gli sorrideva? Forse per il solo gusto di farlo, pensò. Ma c’era qualcos’ altro nella sua espressione, nel suo volto dannato assieme al suo: era .. paura ? O solo malinconia? O forse dolore? Ssofferenza? Odio? Nostalgia? Non seppe decifrarlo, né potè mai comprendere il significato di quello che egli un giorno avrebbe accolto dentro di sé come un ricordo della sua bellezza, per poi stiparlo in un remoto angolo della sua memoria.

Gli prese le mani, continuando a sorridergli, ed altro non faceva. Harry si sentì al sicuro fra le sue braccia, come in un altro mondo e la cosa più importante che lei era al suo fianco, e mai l’ avrebbe fatta andare via. La strinse a sé, ma cadde a terra, stranito. Chiuse gli occhi dal dolore alla gamba; quando li riaprì ella era al suo fianco in una lago di sangue…

-NOOOOOO!!!!-, urlò ancora forse per ore, forse per giorni, forse per anni, ma nessuno l’ avrebbe mai ascoltato, tranne il silenzio che mormorava piano nel suo orecchio.

 

*

 

-NOOOOO!!!!-

Si svegliò di soprassalto, rovesciando la boccetta d’ inchiostro sulla moquette viola. La fronte grondava di sudore, e la maglietta era anch’ essa impregnata d’ un odore stantio. Si guardò attorno: poteva essere sicuro di ciò che i suoi occhi vedevano? Oppure quello era solanto un’ altro sogno? Ora doveva solo fidarsi del suo istinto, e quello gli diceva era che poteva abbassare la guardia e tornare a dormire. Ma tornare a dormire equivaleva a sognare, e sognare equivaleva ad essere trasportato in ‘quell’ altra’ dimensione, lontana? Vicina? Chi poteva saperlo? Lui non di certo, e per adesso poteva solamente assopirsi sul cuscino, sperando in un sonno senza sogni.

 

 

 

To be continued...

 

 

 

NdA: I’M ALIVE!!! Sono v-i-v-a! Direte voi: ma quanto tempo c’ hai messo per scriverlo sto maledetto 2° capitolo? E io vi rispondo di andare a guardare un po’ gli aggiornamenti della fic di Ly.. No, dai siamo seri.

ME TORNATA DA UNA SETTIMANA DI VACANZAAA!! Eh, si. Il mio genio scrittore si è preso una settimana di completo ed assoluto relax in riva al mare, in uno splendido villaggio della Calabria, in cui anche i ragazzi erano splendidi.. em.. ma questa è un’ altra storia.. ^^.^^

In realtà questo capitolo doveva essere pubblicato tassativamente il venerdì prima della mia partenza ma, ahimè, sono riuscita a pubblicarlo sl su Fanfiction.it (Aargh!! Tradimento!! NdLettori-dell’ Erika fanfiction’s page) quindi chiedo umilmente venia..-.-”

Ed ora! Veniam a noi! Che ve ne pare? V’è piaciuto? Non v’è piaciuto? Fatemelo sapere con una mail all’ ormai famigerato indirisssso di posta elettronica (Ma và oggi sono buona e lo riscrivo Pan_z@inwind.it oppure recensendo quessttoo capitolo, okkay??

Ed ora passiamo a rispondere ai commentini bellii!!

 

Erika Fanfiction’s Page

 

Shinko aka Ryuko : odi Harry Potter ? O.o Bè deve ammettere che a volte fa delle scelte un po’ azzardate, e può apparire un bambino, ma cmq ognuno ha la propria opinione!^^

 

Io: em.. dunque.. non voglio fare la paternale a nessuno però non mi piace il fatto che tu abbia insultato Shinko anche perché quella è una sua opinione: non le piace Potter? A te piace? Avresti anche potuto dirglielo senza però aggredirla in quel modo. E darle della razzista poi! Non è una cosa da poco dare della razzista ad una persona.. -.- E cmq quello nn è un forum, ma l’ ‘angolo’ delle recensioni, delle critiche alla ‘mia’ storia, quindi ti pregherei (se vuoi continuare ancora a scrivere in quel luogo) di farmi delle critiche, dei complimenti(o:::O) ecc.. Va bene? ^__^

 

Hermione Granger: Ti ringrazio Hermione^^

 

Kiara: Kiarussa!! Tu sei troppo buona con me!! Sn o-no-ra-tis-si-ma di ricevere dei complimenti da un genio delle ff da te! <3 Gra$$$ieee!!! *Domani t’ invio i soldi..* em.. allora senti sapevo che tu e Eli state leggendo il libro di Hp.. bene, quando arrivate alla fine, mi raccomando, prepara una bacinella per le lacrime per la Eli (e anche per te-.-), e legala alla sedia, altrimenti fa una strage.. credimi.. ci sn rimasta io shokkata.. T_T Sigh.. povero ‘Sisu’ mio.. ç__ç (Chi ha orecchi per intendere intenda,,,) Spero mi dirai se i soldi ti sn arrivati.. em .. cioè^^ Spero che mi dirai se ti è piaciuto il chapterino e di a quella sfaticata di Eli di rispondere alle mail!! ^____^ (Intermediari,,.-.-)

 

 

Bene! Dopo aver appurato la mia ‘vitalità’ posso salutarvi, assicurandovi che il prossimo capitolo (Per farmi perdonare) arriverà in tempo record!! (IO ci provo!!^____^)

Ciaoo

Pan_z *Me famigerata^^*

  
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