Controvento
La pioggia picchiettava leggera contro il vetro della sua stanza. Lei fissava il mondo con l’aria assorta di chi aveva mille pensieri. Fissava il mondo ricoperto da strati d’acqua che ne distorcevano la realtà. E dischiuse le sue morbide labbra in un sospiro leggero. Oggi non ci sarebbero stati allenamenti. Oggi non c’era proprio scuola per loro e lei si limitava a stare a casa non avendo nessun turno a lavoro. Scende di slancio dalla sedia. Occhi attenti che fissano ogni cosa. Occhi che fissano il proprio cellullare sopra la scrivania mezza rotta. Il cuore aumenta il suo ritmo. Nessuna chiamata. Ecco cosa le comunica il display quando lei lo accende. Gli comunica che nessuno ha chiamato. Nessun squillo e si da della matta da sola sollevando gli occhi al cielo e sbruffando con forza. Era il suo modo di darsi la stupida da sola. Sorride, abbozza quel sorriso e scende le scale. Esce dalla porta della sua stanza con indosso un maglione beige e un paio di pantacalze che finisco dento un paio di stivaletti neri che aderiscono alle caviglie. I capelli li tiene raccolti sopra alla nuca, lasciando qualche boccolo libero, in caduta. Scende le scale due a due correndo di sotto ed evitando i gemelli che andavano più veloci di lei. Ride scuotendo la testa.