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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    07/05/2014    1 recensioni
Le cinque protagoniste di Pretty little liars diventano le cinque protagoniste di Divergent.
***
Dal testo: «Io e te saremo sempre un porto sicuro in cui approdare, per quanto agitato possa essere il mare.»
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanna Marin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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POV HANNA
 
«Ci vediamo dopo mà» passo davanti allo specchio nel corridoio e mi aggiusto un’ultima volta i mossi capelli biondi corti. Schiocco le labbra rosa accese e sorrido soddisfatta «A dopo, ti voglio bene Han» le grida di mia mamma risuonano dal piano di sopra «Anch’io» Urlo sovrastando il rumore della porta d’ingresso che si chiude alle mie spalle.
«Era ora!» La mia amica Mona mi guarda con un’aria da finta arrabbiata «Ci vuole tempo per tutto questo…» Indico con le mani il mio aspetto: pantalone lungo e stretto nero, a vita alta, camicia bianca aderente e un po’ scollata, giacca leggera e ballerine del colore del pantalone.
Entrambe scoppiamo a ridere. «Ma adesso muoviti a portare tutto quello…» Mona imita il mio gesto di qualche istante prima «fino a scuola, siamo in ritardo Marin» sbuffo e inizio a camminare più veloce.
«Tutto bene Mon?» Mi risponde con un’alzata di spalle «Tutto perfetto Han» soffoco una risatina «Non sei fatta per i candidi brunetta» anche lei ride quasi imbarazzata; l’imbarazzo non è per i candidi, ma lei non lo è mai stato, domani se ne andrà tra gli intrepidi, è l’unica certezza che ho, indipendentemente dal suo test. «Okay, sono un po’ nervosa, è abbastanza sincera per te questa risposta Candida?» sbuffo compiaciuta «Sì» sorrido verso di lei «Ti rivelo un segreto» mi abbasso per raggiungere il suo orecchio, è sempre stata una ragazza bassa, «lo sono anch’io» sussurro rassicurandola.
Raggiungiamo la scuola nel giro di cinque minuti e la campanella non è ancora suonata.
Mi apposto con Mona nel nostro solito punto, da dove possiamo vedere gran parte del cortile occupato dai giovani di tutte le età e di tutte le fazioni.
Mona alza il mento indicando un ragazzo a una ventina di metri da noi; un erudito seccato dal comportamento dei pacifici alle sue spalle.
«Mhh» Mi concentro su di lui in cerca di qualche dettaglio affascinante; i capelli un po’ più lunghi di come li portano gli eruditi di solito, gli occhi marroni scuro, tendenti al nero, il fisico coperto dai vestiti blu «Niente di ché, credevo avessi gusti migliori Mon» Entrambe scoppiamo a ridere «Hai ragione, farò del mio meglio per soddisfare le tue aspettative!» Non smettiamo di ridere per un po’, è così il rapporto tra noi, siamo complici, perfide e superiori.
Le nostre risatine e i nostri vocii si interrompono bruscamente sostituiti da urli lontani. Il treno rallenta leggermente sulle rotaie davanti al prato e gli intrepidi inziano a saltare dai suoi vagoni; la mia amica resta affascinata, quasi sbava, così come tutte le altre mattine che li vediamo arrivare «Dovrei iniziare a chiamarti Mona l’intrepida?» scherzo io, ma lei mi prende sul serio «Puoi dirlo forte Candida» distoglie forzata lo sguardo dal gruppo di ragazzi che ormai ci hanno raggiunte, ricoperti di piercing su tutto il viso e tatuaggi su tutto il corpo. Mi costa ammetterlo, ma gli intrepidi affascinano anche me, preferisco non dirlo a Mona… forse non sono poi così candida.
La campanella suona e noi aspettiamo qualche minuto prima di entrare «Lo sai Han, io vorrei che tu diventassi un’intrepida come me, non voglio perderti domani… e infondo, non sei mai stata una vera e propria candida» Mi guardo i piedi già stanchi «Ci penserò Mon, te lo prometto»
Una volta raggiunto l’ingresso fermo Mona prima che possa scappare verso la sua classe, le indico col mento un intrepido dai capelli piuttosto lunghi che mi fissa dall’altro lato dell’ingresso, lei segue il mio mento e sorride compiaciuta «Vedi, questo è il genere di motivi per cui mi piacciono gli intrepidi» Si volta e raggiunge la sua classe al piano di sopra, io raggiungo la mia.
**
«Mon!» Riconosco i suoi capelli avanti a me e cerco di raggiungerla. Do gomitate a chi mi circonda per arrivare da lei e in meno di un secondo mi ritrovo a terra, dopo essermi scontrata con qualcuno vestito di nero. Mi rialzo in fretta e mi volto verso di lui «Hey! Fa’ attenzione!» potrei continuare con le mie ramanzine da candida ma noto che il ragazzo che mi ha fatta cadere è quello che mi fissava all’ingresso, adesso se ne sta in piedi davanti a me a ridere senza sosta.
«Che c’è di tanto divertente?» Chiedo infastidita «Sei davvero goffa!» Risponde lui, io fingo uno sguardo di disapprovazione mentre la folla ci supera indifferente. Serro le braccia sul petto e mi volto per andarmene, ma una mano salda sporca d’inchiostro indelebile nero mi stringe il braccio «Dai, non fare così, sono Caleb» Torno a guardarlo e mi rilasso nei suoi occhi «Hanna» sorrido allegra. «Hanna… Bel nome»
Sorrido imbarazzata e guardo in basso per un attimo «Non potrei dire lo stesso per quanto riguarda il tuo» mi copro subito la bocca con entrambe le mani «Io… Ehm… Scusami, non volevo… Stupida educazione da candida…» Lui scoppia a ridere «E’ stato un vero piacere fare la tua conoscenza candida Hanna, adesso però devo andare, ci vediamo in giro» Mi fa l’occhiolino allontanandosi verso la porta della mensa. Che stupida che sei, Hanna Marin, per una volta che becchi uno così te lo lasci scappare?
Entro nella mensa senza più tanta fretta e raggiungo subito il tavolo dei candidi «Dov’eri finita?» Mona mi guarda quasi arrabbiata «Addosso all’intrepido di sta mattina…» Lei mi guarda stupita e compiaciuta, mi rendo conto poco dopo della stronzata che ho detto «Io non intevo… Io…. Oh Mon! Gli sono caduta addosso!» Lei scoppia a ridere attirando l’attenzione di molti ragazzi dal nostro lato del tavolo «Che c’è? Da quando è vietato ridere?» Grida lei rabbiosa verso di loro, intanto io noto con piacere che Caleb mi sta fissando ancora, senza prestare attenzione alla bionda seduta difronte a lui. Gli sorrido cercando di apparire affascinante. «Hanna? Hey, ci sei? Io devo andare, mi hanno chiamata!» Torno a concentrarmi sulla mia amica «Buona fortuna intrepida!» Le grido mentre si allontana, si volta rivolgendomi uno sguardo ammonitore.
Passa più di un’ora prima che mi chiamino, così passo il tempo a fissare la ragazza che prima accompagnava Caleb, già entrato da un pezzo.
«Hanna Marin» la voce di un’erudita risuona tra i muri e tra le grida di tutti. Mi alzo e raggiungo una porticina, con passo esitante, la supero, e mi dirigo verso la stanza numero uno.
«Ciao, mi chiamo Miranda» un’erudita bassina e decisamente brutta si presenta noncurante, prendendo qualcosa da un mobiletto accanto alla strana sedia che mi ospiterà durante il test. «Siediti, e bevi questo.» Mi guarda per la prima volta e, dopo aver tirato fuori dal mobile un bicchierino pieno, me lo porge. «Cos… Perché?» Lei sbuffa «Senti, apprezzo davvero la tua curiosità, ma adesso bevi» Chiudo gli occhi facendomi coraggio e mi svuoto in bocca il bicchiere di vetro. Quando riapro gli occhi sono all’interno di un pullman con due soli passeggieri; io e un uomo tutto incappucciato seduto in un angolo con un giornale in mano. La distanza che ci separa mi sembra immensa, ma diminuisce tutta d’un colpo, e così me lo ritrovo davanti.
«Conosci quest’uomo?» Chiede con tono brusco indicando una foto sul suo foglio grigio. «A me?» Sbuffa di disperazione «Vedi qualcun altro qui dentro?» Mi guardo intorno e poi mi concentro sull’immagine da lui indicata.
«Sì, è il capofazione dei  pacifici, perché?» Il suo volto viene illuminato da un sorriso enorme «Mi hai appena salvato, ragazzina» In un istante sono di nuovo nella stanza numero uno, al fianco di Miranda.
«Tutto qui?» dico sconcertata «Già, con i candidi iniziamo con questo scenario, e non ho dovuto fartene attraversare nessun altro, congratulazioni, Candida» Mi sorride in modo forzato e poi mi manda via, senza che abbia il tempo di riflettere.
Quando mi ritrovo per strada di nuovo mi siedo per qualche attimo su di una panchina all’ombra di un grande albero sul prato attorno alla scuola, non c’è nessuno intorno a me.
Avrò tempo per pensare alla cerimonia della scelta quando sarò a casa, ma voglio farlo adesso.
Dovrei essere sollevata, dovrei essere felice di non essere costretta ad abbandonare la mia famiglia, ma non lo sono, la mia famiglia ormai è Mona, il bisogno di averla accanto ogni giorno è superiore a quello che ho di avere accanto la mia mamma.
Hanna smettila, non puoi decidere in base a questo.
Abbasso la testa e la chiudo tra le mani, disperata.
«Che succede?» Mi volto di scatto sentendo una voce maschile sovrastare i miei pensieri, Caleb si siede sullo schienale della panchina, con le gambe accanto a me.
Non lo conosco nemmeno, e dovrebbe infastidirmi averlo accanto che cerca di scoprire i fatti miei, ma per qualche ragione non è così, per qualche ragione averlo accanto mi rassicura.
Faccio un gesto di noncuranza con la mano, indicandogli di lasciar perdere «Sul serio» Si lascia scivolare e si siede accanto a me sulla panchina, incrociando le gambe.
«E’… complicato» Mi guarda per un attimo e poi distoglie lo sguardo, concentrandolo sul cancello della scuola, che sembra lontano, da qui. «Beh, potrei essere più intelligente di quanto sembri» «Non credo tu sia vestito di blu» Alludo agli eruditi e lui si fa sfuggire una risatina «Dai…»
Abbasso lo sguardo scoraggiata, ho davvero voglia di aprirmi con questo incantevole sconosciuto e non riesco a spiegarmene il motivo.
«Dovrei scegliere i candidi domani ma…» Faccio una pausa «Se non è quello che vuoi non dovresti farlo» Dice lui «E’ più difficile di così» Lo ammonisco «Mhh… Io non credo, cosa ti dice il tuo istinto?»
Mi volto per guardarlo negli occhi nocciola tendenti al verde, dopo guardo prima me, con i miei abiti bianchi e neri, comuni, ordinari; e poi guardo lui, con i vestiti di pelle nera un po’ trasandati, con i tatuaggi che spuntano da ogni angolo scoperto di pelle, con i piercing sulle orecchie e sul sopracciglio… mi chiedo a chi dei due voglio assomigliare. «Il mio istinto mi dice di mollare tutta questa falsa della sincerità e di cacciare fuori le palle, mi dice di seguire la mia migliore amica e diventare un’intrepida…» Lo vedo sussultare, forse all’idea che io passi alla sua fazione.
«Il mio test però non la pensa così…»
«Fottitene del test!» Balza in piedi sulla panchina e quasi urla, mi ritrovo a trattenere una risatina per la sua reazione «Shh…» Sussurro poco convinta «Hanna… cognome?»
«Marin» aggiungo ridendo «Hanna Marin, segui il tuo istinto, segui la tua amica e il to cuore, passa al lato oscuro!» Assume un’espressione convinta, mentre io lo sono sempre meno «Non lo so io... Non sono così coraggiosa» Mi si piazza davanti «Il nero metterebbe in risalto i tuoi occhi azzurri» Annuncia prima di correre via, verso il treno che sta per arrivare.
Lo guardo lanciarsi all’interno dei vagoni e mi chiedo se quella potrebbe essere la vita che desidero.

ANGOLO AUTRICE:
Ecco a voi la protagonista di questa FF: Hanna Marin!
Allora, non sono sicura di voler continuare quasta storia perché vedo che non la sta leggendo nessuno, quindi, e non lo dico solo per avere recensioni, se vi piace, lasciate un commento e ditemi se vi va che continui perché nonostante mi piaccia l'idea e tutto, non sono certa di voler proseguire se la scrivo e la leggo solo io.
   
 
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