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Autore: Fuca    09/05/2014    5 recensioni
"Eevee~" sentii poi, prendendomi uno spavento e inciampando dunque su una pietra con la faccia per terra.
"Vee?~"
Mi girai dietro di me, capendo che il pokemon mi aveva seguita fino a quel momento, forse perché mi era riconoscente di averlo soccorso.
Mi rimisi in piedi, per poi accovacciarmi e accarezzarlo: era davvero tenero, e mi dispiaceva dovermene separare, ma i miei non mi avrebbero mai permesso di tenere un pokemon in casa.
Poi, un'illuminazione: "Forse è proprio grazie a questo piccoletto che lascerò Biancavilla".
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 1
Il momento


Non appena avevo fatto cenno a voler diventare un'allenatrice pokemon, le reazioni dei miei genitori furono le più inaspettate: i miei si guardarono in faccia urlando, mio padre sembrava una femminuccia e mia madre si era strozzata con l'insalata, che aveva poi tossito addosso all'altro.
Questo si tolse la foglia di lattuga dalla faccia con aria ripugnata – lo credo bene – e solo dopo parlò.
“Alice, smettila di insistere” fece una voce un po' roca, per poi continuare: “Serve solo a farci arrabbiare”.
Per quanto potesse tentare di nasconderlo col suo tono di voce cauto, era palese che fosse innervosito, così come mia madre. Secondo loro non ero in grado di gestirmi da sola, tant'è vero che non riuscivo neppure a sistemarmi per bene la camera o a cucinare, ma dal mio punto di vista la situazione era ben diversa.
Ero stufa di sottostare a loro, ero stufa di non potere uscire da sola perché subito venivo chiamata pazza, ma specialmente ero stufa di sentirmi così in trappola e sola.
Avevo solo un'amica, Lara, ma lei presto avrebbe lasciato Biancavilla per iniziare la sua 'carriera' da allenatrice. Ci conoscevamo da sempre perché i nostri genitori erano molto amici, quindi siamo cresciute insieme. Il pensiero che presto sarebbe andata via mi rattristiva moltissimo, ed era per questo che avevo chiesto ai miei genitori di farmi mettere in cammino, approfittando del fatto che presto il prof. Oak avrebbe messo a disposizione tre starter. Però, purtroppo, la risposta era stata negativa. Non che mi aspettassi altrimenti, sia chiaro, ma ero sempre stata dell'idea che bisognasse continuare a provare.
Nonostante ciò, in quel momento mi parve che non ci fosse più alcuna speranza e che sarei rimasta chiusa in questa cittadina piccola e odiosa, senza mai fare qualche esperienza decente.
A 11 anni i bambini erano già in cammino, ed io a 14 non potevo nemmeno supplicare mamma e papà che subito mi ridevano in faccia.
Alla fine, decisi di non rispondere e troncare lì il discorso per evitare di creare delle liti, ma invano. Infatti, mentre ingoiavo pezzetti di carne, notavo come mia madre mi guardasse piena di spregio e disgusto.
“Devi dirmi qualcosa?” mi sfuggì. Sapevo che quella frase stava per scatenare l'inferno.
“Perché?” rispose quella, facendo finta di niente. Odiavo quando faceva così, odiavo i suoi sguardi carichi di rancore, ma odiavo ancor di più il fatto che la situazione sarebbe rimasta la stessa ancora per tanto tempo.
“Nulla.”
“Dovresti stare coi piedi per terra. Non sei fatta per tutto questo” fece, ma io non diedi così tanta importanza a questa frase. Le rivolsi solo uno sguardo interrogativo, come per chiederle il perché di quell'affermazione.
“Dovresti essere diversa” mi disse, mentre io schiusi la bocca e la richiusi subito, shockata da quello che aveva detto.
“Diversa come?” mormorai alla fine, attendendo le sue parole, che, anche se urlate, non tardarono ad arrivare: “Più responsabile, più educata, più piacevole, più...”.
“Dovrei essere di più, ho capito, basta” affermai, ferita tremendamente da quel 'più piacevole'.
“Dovresti essere meno te stessa” si intromise mio padre.
“Mi spiegate cos'ho che non va?” dissi forte, accigliata. Con mio stupore, quelli stavano per iniziare a parlare, ma li fermai in tempo: “Non voglio saperlo, era una domanda retorica! So già di farvi schifo, ma non è di voi che mi importa!”.
Mi alzai, lasciando la cena a metà e andai in camera mia. Avrei voluto tanto uscire per prendere una boccata d'aria, ma avevo paura che potesse aumentare l'aria tesa.
Ma che me ne frega” mi dissi, “da oggi le cose cambiano”Non ero ancora neppure entrata in camera mia che mi ritrovavo già fuori dall'abitazione. Sapevo che ai miei non facevo davvero schifo, erano solo troppo esagerati ed ossessivi. In fondo ci volevamo bene, ma ero stufa di quell'andazzo.
Presi una stradina che portava fuori città, nel Percorso 1, e rimasi seduta su di un gradino ad osservare i ciuffi d'erba muoversi col vento. Poco più a destra c'era un Eevee, e la cosa era davvero insolita. Per quanto ne sapessi era un pokemon davvero raro, in quella zona sperduta non ne parliamo! Non volevo spaventarlo, così rimasi ad osservare un po' i suoi movimenti. Giocava spensieratamente a rincorrersi la coda, trasmettendomi una tenerezza enorme. Girò così tanto su se stesso che si ritrovò a traballare qua e là, stremato e confuso, per poi cadere a terra e lasciarmi scappare una risatina. In un attimo mi ero accorta di essere tornata quasi di buon umore, ma una voce rovinò tutto – no, non era quella dei miei per fortuna. Avrebbero rischiato una testata, e le mie testate erano molto pericolose: ho la testa durissima, in tutti i sensi – dicendo: “Charizard, usa lanciafiamme!”.
Inutile dire che era completamente impazzito. Non solo stava usando un attacco potentissimo, ma anche un pokemon di livello nettamente superiore a quell'Eevee che era sicuramente più debole come gli altri selvatici del luogo. Difatti quello andò subito KO, ma al ragazzo non bastò: prima si lamentò di quanto fosse debole Eevee, e poi, con scherno, ordinò a Charizard di usare fossa su di lui, ferendolo ancor più gravemente. Mi chiesi cosa ci facesse qui un allenatore del suo calibro, ma momentaneamente non mi importava. Attraversando l'erba alta ignorandone i pericoli, presi il piccolo e arrivai vicino al ragazzo fulminandolo con lo sguardo.
“Volevo catturarlo, ma era troppo debole” si giustificò.
“Mi fai schifo” dissi solo, per poi girargli le spalle e tornare indietro, nel laboratorio del prof. Oak per far curare il pokemon.
“Alice! Non mi aspettavo di trovarti qui, posso esserti u-” si bloccò, per poi posare lo sguardo sul malconcio Eevee. “Oh, ho capito. Per fortuna ho la soluzione” disse, sotto il mio sguardo sollevato.
Mentre usava una macchina e degli strumenti per medicarlo, mi incitò a raccontare cosa era successo e così feci. Lui ne rimase sconvolto e sembrò non riuscire più a parlare proprio per questo, ma alla fine ci riuscì: “È incredibile quanto la gente sia crudele”.
È incredibile che gente come questa abbia intrapreso questo cammino senza amare i pokemon” aggiunsi io, mentre quello annuiva.
Io avrei fatto di tutto pur di avere un compagno con cui condividere tutto, quindi questo mi faceva molto rabbia. Amavo quelle creaturine, così uniche e speciali, e ne ero praticamente un'esperta per via delle varie enciclopedie che erano state create in tutto il mondo grazie ai Pokèdex, e volevo accrescere il mio sapere viaggiando.

Ciò che non sapevo, però, era che il momento fosse davvero vicinissimo.

Il professore terminò le sue cure, così mi diede Eevee in braccio. Dopo averlo ringraziato sinceramente, uscii dall'edificio per liberarlo di nuovo nello stesso percorso di prima. Poi, sorridendo, mi girai e tornai indietro.
“Eevee~” sentii poi, prendendomi uno spavento e inciampando dunque su una pietra con la faccia per terra.
“Vee?~”
Mi girai di dietro, capendo che il pokemon mi aveva seguita fino a quel momento, forse perché mi era riconoscente di averlo soccorso. Mi rimisi in piedi, per poi accovacciarmi e accarezzarlo: era davvero tenero, e mi dispiaceva dovermene separare, ma i miei non mi avrebbero mai permesso di tenere un pokemon in casa. Poi, un'illuminazione: “Forse è proprio grazie a questo piccoletto che lascerò Biancavilla”.

Per prima cosa mi recai a casa di Lara, la quale era letteralmente impazzita non appena vide quella dolce palla di pelo. Mi toccò raccontare ancora una volta cosa fosse successo, quindi le chiesi di tenere Eevee fino a quando non avessi convinto i miei a tenerlo a casa. Per fortuna disse di sì, così andai da mamma e papà. Indovinate quale fu la risposta? Esattamente, anche questa volta non ne vollero sapere niente.
“Va bene... Comunque, Lara mi ha detto che prima di partire vorrebbe che rimanessi da lei a dormire per qualche giorno, vado a prepararmi” mentii, per poi prendere uno zaino e metterci dentro qualunque cosa mi capitasse a tiro. Il mio pokègear, dei cambi di vestiti, il mio portafogli... che era vuoto. Meno male che nel mio salvadanaio c'erano abbastanza soldi che potei passare nel borsellino! Quando finii di prepararmi tornai da Lara per riprendere Eevee.
“Come mai hai lo zaino?” mi chiese, perplessa.
Rimasi zitta un secondo. Maledizione a me che ero così stupida! Avrei dovuto lasciare lo zaino fuori e solo dopo andare da lei... 
“Sto andando al pokemon market di Smeraldopoli per comprare degli strumenti” dissi, senza mentire del tutto. Non le avevo detto, però, che non sarei tornata indietro. A dire il vero avevo un po' paura: in fondo Eevee non aveva nemmeno la propria pokeball e avrebbe potuto abbandonarmi da un momento all'altro, e io per ora non potevo comprarne una perché non avevo molti soldi e dovevo risparmiarli.
“Ho sempre voluto un amico che non se ne fosse mai andato” spiegai al piccolo.
“Tu non te ne andrai, vero?” chiesi subito dopo, e quello mi fece energicamente cenno di no con il capo. Gli sorrisi e lo coccolai, ma mi chiesi se quel gesto bastasse per assicurarmi la sua compagnia.
“Eev~?” fece quello, chinando leggermente la testa di lato.
Io scossi la testa, come per dire che non aveva bisogno di preoccuparsi. Non credevo che i pokemon potessero capire gli umani così appieno. Forse per ingenuità, ma iniziai a pensare che quello fosse l'inizio di una grande amicizia. Contenta, inalai una grande boccata d'aria.

Respirai.

Per la prima volta dopo tanto tempo, respirai l'odore della libertà.

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Ecco qui il primo capitolo! Lo so, non è niente di che e forse è venuto anche un po' troppo depresso, ma dovevo per forza far qualcosa per fare iniziare il viaggio alla povera Alice :c
Mi piacerebbe sapere se vi piace o se dovrei avere migliorie a parte le mie sopracitate, altrimenti potrei non continuare la storia. Speriamo bene! :3

  
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