Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Breathless92    09/05/2014    1 recensioni
Ho spesso letto delle raccolte di varie storielle auto conclusive dedicate ad un fandom,
così ho pensato di provarci anche io. Scriverò diverse fic dedicate a coppie diverse di tutta la serie di JoJo.
Ovviamente a tema amoroso. Spero possano piacere. Ho messo arancione come rating perchè ho intenzione
anche di scrivere storie più serie e magari potrei soffermarmi su temi più espliciti! :3
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Jealous
 
 
 
Aveva da poco finito di inchiostrare l’ultima pagina dell’ultimo capitolo di Pink Dark Boy, era un tipo meticoloso e preciso Rohan Kishibe, non lasciava nulla al caso, sotto ogni vignetta del suo lavoro si nascondevano ore di documentazione attentamente studiata, di passione quasi ossessiva verso la conoscenza diretta di quello che avrebbe disegnato… Eppure oggi, era stanco, distratto… Per la prima volta in tutta la sua vita si sentiva come chi aveva un enorme vuoto dentro di sé e non riuscisse a colmarlo, ripensava continuamente a Josuke, quel ragazzino stupido ed immaturo che riusciva sempre a mandarlo su tutte le furie. Era l’unica persona di sua conoscenza che riusciva a fargli perdere la calma tanto facilmente, e sinceramente non riusciva ancora a capirne la reale motivazione. Si sollevò lentamente dalla sedia, sentendo il suo corpo estremamente pesante, distese ogni muscolo della schiena cercando conforto, poi, leggermente accasciato si avvicinò ala finestra per osservare l’esterno; era una giornata soleggiata, essendo inoltre inverno, questo la rendeva ancora più piacevole. Non doveva essere particolarmente caldo eppure il sole sembrava poter dar sollievo ad ogni creatura che si fosse soffermata sotto i suoi raggi. Si volse silente, osservò l’enorme abitazione, era così grande… Eppure così vuota. I suoi occhi si soffermarono poi sull’appendi abiti, il suo cappotto bianco sembrava chiamarlo, così senza pensarci due volte se lo infilò per poi indossare inoltre una spessa sciarpa azzurra che gli copriva in parte il volto. Uscì senza pensarci troppo, e s’incamminò per le vie deserte di Morio.



 
Camminava senza avere una meta precisa , in realtà si muoveva e basta, mentre la sua mente vagava verso pensieri confusi, dubbi e amarezze. Si sentiva così strano, così sbagliato. Lui che era sempre stato sicuro di sé, arrogante e in qualche modo persino autosufficiente anche a livello emotivo, ora si sentiva pesante… Ormai erano passati mesi da quando lui e gli altri avevano sconfitto Yoshikage Kira. Le loro vite erano tornate normali, e… Non vi era più motivo per frequentarsi. Jotaro era tornato a casa e con lui anche il signor Joestar, Koichi ogni tanto passava per un saluto, ma più passava il tempo e più rare diventavano le sue visite. Okuyasu, bhe, lui non gli era mai stato particolarmente simpatico e semplicemente era quasi felice di non averlo tra i piedi… Josuke invece, bhe, odiava anche lui, ovviamente, eppure vi erano giorni in cui gli era capitato di sperare accorato che fosse lui alla porta quando il campanello della sua enorme villa risuonava invadente. Giorni in cui camminando per strada sperava di poter sbattere contro di lui svoltando un angolo, così da poterlo insultare mentre lo biasimava di dover stare più attendo.
Si sollevò la sciarpa sul viso, così da coprirne la maggior parte, nonostante il sole fosse alto in cielo il vento era incredibilmente gelido. La voce impertinente di quel ragazzino gli riempiva la testa, quasi sino a fargli male… Iniziò ad innervosirsi, era incredibile come anche il solo pensiero di quel cretino potesse mandarlo fuori di testa. Ma poi perché stava pensando tanto a lui? Che senso aveva tutto questo? Nessuno! Non si erano mai sopportarti, molte loro liti avevano portato ad esiti disastrosi, e questo valeva persino per le loro collaborazioni… Eppure…



 
Stava ormai calando il sole quando gli schiamazzi di molti ragazzi lo distolsero dai suoi pensieri. Avevano all’incirca l’età di Koichi e Josuke. Vi era chi saltava entusiasta, chi faceva il filo a ragazze, altri ridevano in gruppo prendendo la strada di casa. Rohan sollevò il viso, osservò il cielo plumbeo: ormai dovevano essere terminate le lezioni ed i ragazzi potevano finalmente tornare a casa. Sembravano passati decenni da quando anche lui usciva tanto entusiasta dalla scuola. Ripensandoci bene questa doveva essere proprio la scuola che frequentavano i suoi precedenti compagni di battaglia… Si sentiva come se fosse stato l’unico membro di quella formazione ad essere stato lasciato indietro. Si affrettò a svoltare l’angolo per allontanarsi il più possibile da quel luogo così esageratamente popolato, considerando che sino ad allora in tutta la sua passeggiata aveva la massimo incontrato uno o due gatti randagi. Non appena superata la piccola folla e raggiunto il vicolo si volse a dare un ultimo sguardo a quella ressa di persone che vivevano spensierate la loro vita, senza sentirsi sulle spalle il peso di mille responsabilità. Il sole era ormai prossimo alla sua scomparsa e tutto per qualche minuto si tinse di rosso, un rosso così luminoso e allo stesso tempo cupo da rendere quel tramonto particolarmente ambiguo. La voce di un gruppo abbastanza folto di ragazzine lo convinse ad incamminarsi nuovamente, magari verso casa… Tornò ad osservare la strada dinanzi a lui quando notò la fonte di tanti starnazzi da parte di quelle galline isteriche che molestavano il suo udito: erano tutte radunate attorno ad un unico ragazzo che imbarazzato e gentile non sembrava saper cosa fare per liberarsene. Osservandolo più accuratamente Rohan si rese conto che quel ragazzo era proprio la fonte di ogni suo stress: Josuke Higashikata. S’immobilizzò fissando freddamente la scena. Dentro di sé sentiva nascere un orgia di emozioni tanto contorte da farlo quasi stare male. Non comprese subito di cosa si trattasse, era semplicemente una sensazione fastidiosa, un antipatia generale per tutte quelle ragazzine ed una voglia incredibile di prendere a pugni quel coglione che con la faccia da scemo stava immobile con un sorriso di convenienza stampato in viso. Eppure era anche felice di vederlo, avrebbe voluto usare il suo sarcasmo pungente per richiamare la sua attenzione. Eppure rimase in silenzio. L'altro ancora non lo aveva notato, era troppo preso da tutte quelle attenzioni. Il fatto che tutte quelle ragazzine gli stessero accanto sfiorandolo e abbracciandolo fecero velocemente scemare tutta la voglia che Rohan aveva di parlarci. Anzi, ora come ora avrebbe voluto vederlo investito da una macchina. Bha. Diede un ultimo sguardo crudele alla piccola folla e stringendo i pugni si costrinse a proseguire per superarlo. Più si avvicinava a Josuke e più il suo cuore sobbalzava; un misto di odio, amore, tristezza, mancanza, ira lo avvolse, lasciandolo totalmente inerme, mentre si impose di guardare dinanzi a sé, senza mai incontrare lo sguardo di nessuno. Quando ebbe superato tutto il gruppetto aumentò il passo per svoltare il prima possibile ed iniziare poi a correre verso casa… Ma prima di riuscirci la voce ingenua di Josuke lo bloccò.
“Rohan!”
In quel momento il suo cuore sussultò, come un bambino colto a rubare qualcosa, eppure lui non aveva fatto nulla di male, perché dunque si sentiva così in colpa? Si fermò senza voltarsi, incapace di dire qualunque cosa, era troppo stanco, troppo arrabbiato, troppo… Pieno di emozioni così contrastanti da renderlo innocuo. Ascoltò immobile il rumore dei passi dell’altro, che pian piano si avvicinavano, ed ogni secondo sembrava durare minuti. Dopo tanto tempo lo aveva finalmente incontrato… Ed ora, cosa avrebbe dovuto dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa significava Josuke Higashikata nella sua vita? Era così confuso.
“Hey Rohan da quanto tempo!” Una mano gli si posò su una spalla, in quel momento scattò come un animale feroce pronto a mordere, cercando di scostarsi da quel contatto che lo feriva dentro. Lo osservò con freddezza.
“Josuke… Cos vuoi?” La sua voce era flebile, quasi roca, ma comunque autoritaria come suo solito.
“Bhe io… Ti ho visto da queste parti e… E’ da tanto che non ci vediamo, volevo solo sapere come stavi…” Farfugliò l’altro con un sorriso tirato di chi era decisamente imbarazzato e a disagio.
“Sto benissimo come puoi notare. Inutile chiederlo a te, vedo che hai parecchio materiale col quale divertirti…” Disse con tono seccato mentre con il viso fece cenno verso il gruppo di ragazze che era rimasto qualche metro più indietro aspettando il ritorno del loro amato studente. Il più giovane arrossì e con una mano iniziò nervoso a sistemarsi i capelli, come era sua ossessione fare. Una risatina nervosa uscì dalle sue labbra, ma nessuna risposta.
“Bhe, me ne vado. Torno a casa mia.” Si sentiva incredibilmente arrabbiato con Josuke, tanto che avrebbe voluto colpirlo, se solo non fosse stato certo di essere fisicamente inferiore al ragazzino, che seppur più giovane era molto più alto e prestante di lui.
“Aspetta. Io… Volevo passare a trovarti prima o poi ma…” Il tono della sua voce era colmo di sensi di colpa.
“Ma cosa Josuke? Io e te non siamo mai stati amici. Perché mai saresti dovuto venire da me? Per bruciarmi di nuovo la casa? Per cercare di fregarmi? E perché mai io avrei dovuto aspettarmi che tu venissi?” Lasciò uscire tutto il suo rancore come un fiume in piena, senza più trattenere nulla. Dopo aver sputato fuori ogni sentenza si sentì incredibilmente leggero, e tutto sembrò farsi chiaro nella sua testa. Un pensiero tanto pericoloso quanto spaventoso iniziò a molestarlo… Amore? Lui si era davvero innamorato di questo idiota che ora aveva davanti? No era impossibile, non lui, non il grande Rohan. Eppure in questi ultimi mesi era così cambiato… La sua vita ruotava intorno a futili pensieri e speranze…
Sentendosi di troppo e forse grazie ad un gesto di Josuke la piccola folla di oche iniziò ad andarsene, mentre il moro si avvicinava sempre più al fumettista.
“Io sarei voluto venire molto prima, ma sapevo che tu non mi avresti aperto la porta. Avevo paura di essere scacciato, di essere insultato. Mi hai sempre trattato come se fossi una persona orribile, non mi hai mai lasciato spiegare. Non mi hai dato mai la possibilità di conoscerti, di poterti comprendere. Perché è tutto così fottutamente difficile con te? Non riesco a capire cosa ti gira per quella testa. Ma se vuoi che io sparisca allora dillo chiaramente Rohan. Perché se non me lo dici chiaramente io non posso capire quello che desideri…”
“Vattene.” Rispose acido evidentemente scosso da quel discorso sin troppo diretto per il suo attuale stato d'animo. Il giovane non se lo fece ripetere, con in volto un espressione sofferente si volse per andarsene, ma nell’osservarlo andare via il mangaka sentì uno strano senso apprensione e di ansia assalirlo. 
“Aspetta…” Josuke si fermò improvvisamente cercando lo sguardo del maggiore.
Il cuore di Kishibe batteva all’impazzata, si avvicinò con prepotenza all’altro, e scagliò sul suo volto tanto innocente un pugno violento. Subito dopo afferrò i lembi della sua uniforme e avvicinandolo a sé lo costrinse ad un bacio quasi violento, ricolmo di bisogno, di una morbosa necessità di sentirlo suo. In tutto questo Josuke non disse nulla, semplicemente accettò sia il pugno che il bacio, come se fossero entrambi qualcosa che si meritava, per i quali non c’era reazione che potesse evitarli. Nonostante la prepotenza del mangaka lo studente si lasciò andare e lo strinse tra le sue braccia, sentendo il suo corpo esile e magro appoggiarsi a lui. Le loro labbra si allontanarono.
“Ti voglio Josuke!” una frase schietta, diretta, tremendamente prepotente, ma che per Josuke suonò semplicemente come un “Ho bisogno di te”. E se era questo che desiderava allora lui ci sarebbe stato, finchè non lo avrebbe scacciato.
Lui ci sarebbe stato.




[Angolino dell'autrice]
Oggi posto questo capitolo un po' più lungo, ma ci tenevo a scrivere una storiella dal punto di vista di Rohan, che non è poi così facile da comprendere, anzi ùwù
Non so se sia verosimile, in fondo l'ho voluto mostrare in uno stato d'animo decisamente particolare per un tipo come lui. Comunque adoro questi due, trovo che siano
perfetti assieme. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima ;)



 
   
 
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