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Autore: Hermes    10/05/2014    1 recensioni
Lanes of memory paved by sweet frozen moments
Attenzione!: diretto prequel di DOR ed è il punto di inizio dei Nightwish così come li ho concepiti nella mia precedente storia.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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4. ...That I Feel For You.

10 Aprile 2003, ore 14 e 35
Finlandia, Kuopio, Università Statale

Marco e Tuomas erano seduti sotto un albero del parco attorno all’edificio, in pausa pranzo.
Il biondo stava lavorando come ingegnere di studio lì vicino ed era passato per fare quattro chiacchiere ma si rivelava essere un’impresa ormai parlare con Tuomas.
“Per l’amor del cielo, Mister HoIlMioPanino; vuoi staccarti quelle stramaledette cuffie dalle orecchie per due minuti?!” sbottò Marco, stufo marcio.
“Scusa…è una cassetta molto interessante.” si limitò a dire il moro, posando il walkman nello zaino.
“Tuom, senti. Senza peli sulla lingua, eh! Hai battuto la testa?! Ascolti quel nastro da mesi! Manco fosse un rarissimo bootleg inedito dei Metallica!”
“…”
Marco sbuffò, scuotendo i capelli biondi che ormai gli scendevano lungo le spalle “Non puoi continuare così…è solo una bambina!”
“Non è una bambina!” replicò ostile il moro, smettendo di scartare il suo magro pranzo.
“Okay…è adolescente, Tuom! Ti sembra il caso di fissarti così su di lei?!”
Tuomas osservò il panino che aveva in mano, scuro in volto. Marco in effetti non aveva tutti i torti…
“È la sua voce…nient’altro.” borbottò, sperando che la balla reggesse.
“Certo…e io sono la cugina in incognito di Madonna.” rispose Marco sarcastico “Vuoi un consiglio? Cercati una con cui uscire.”
“Ti sta antipatica?”
“Anettina è una brava ragazza ma non voglio che le capiti niente…non sono amico di suo fratello come lo sei tu, ma sta certo che se a Carl arriva il sentore che sua sorella ti piace, tornerebbe dal suo anno-scambio in Polonia per strapparti i gioielli ed appenderli sull’albero più alto del paese come una simpatica decorazione natalizia fuori stagione.” Marco bevette un sorso della sua birra poi continuò “Non scherzare con il fuoco, Tuom.”
“Non ne ho alcuna intenzione. Anette è solo un’amica.”
Peccato che non convinceva nemmeno se stesso.

13 Aprile 2003, ore 15 e 43
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

“Ahhhh!!! Io la odio quella donna! Dal profondo del mio cuoricino!!!” esclamò – per la centesima volta – Anette, con le mani nei capelli dalla disperazione.
Era una domenica pomeriggio, il sole era alto nel cielo di un tenue non-ti-scordar-di-me, gli uccellini svolazzavano lieti…
…ed eravamo chiusi in camera mia, seduti sul pavimento in mezzo ad una valanga di libroni di matematica.
Il giorno prima mia madre aveva chiesto se potevo darle delle ripetizioni…e da bravo secchione – masochista – avevo acconsentito, contento come una pasqua per avere una scusa ufficiale e poter passare del tempo 'non sospetto' con lei.
Alla faccia delle raccomandazioni di Marco…esisteva solo più il ricovero per me, ormai.
“Dici che se domani mi do per malata, ce l’avrà pietà di me?” domandò lei speranzosa.
“Non credo che sia una buona idea, fidati la conosco.”
Sospirò e riprese a risolvere l’esercizio che le avevo assegnato.
Rimasi a guardarla, il suo capo mogano chinato sul quaderno nella luce dorata di quel pomeriggio.
Negli ultimi giorni aveva fatto un caldo fuori-stagione insopportabile e lei si era raccolta i capelli in un buffo nodo alto sul capo che le lasciava scoperto il collo.
“Tuom…Tuom? Ho finito, dagli un’occhiata.”
Era la cinquantesima volta quel pomeriggio che m’incantavo a fissarla…cavolo!
Borbottai qualcosa d’inintelligibile come scusa e mi allungai a guardare l’esercizio. Sembrava corretto, quindi alzai il pollice in alto.
“Direi che ti meriti una pausa, Einstein. Gelato?”
Lei annuì energicamente con sguardo languido quanto quello di un cucciolo “Cioccolato e fragola?”
“È andata a prenderli stamattina mia madre…”
“Yiipppiiiiee!” esclamò contenta, agitando un pugnetto al cielo.
Come riuscisse a mangiare quei due gusti assieme senza dare di stomaco era fuori dalla mia comprensione…
Scesi di sotto e le preparai una coppetta bella piena poi mi versai una tazza di caffè e la seguii fuori, sistemandoci all’ombra della betulla più vicina al lago dove la brezza giocava con le foglie.
La quiete era rotta dai richiami delle anatre; puntolini marroni sulla superficie grigio-azzurra.
Uno dei gatti soriani di casa ci aveva seguito zampettando e rotolava nell’erba mentre Anette si divertiva a punzecchiarlo con una spiga di gramigna.
Alla fine il gatto vinse la partita e poi mi si acciambellò regalmente in grembo facendo le fusa mentre lo grattavo dietro le orecchie.
“Penso che non rimarrò ancora molto, Tuom.” disse Anette, improvvisamente imbarazzata e cauta. Le lanciai un’occhiata e lei continuò, giocando con il gelato “Non posso mica monopolizzarti per tutto il weekend…ho sentito che suoni in giro e hai il conservatorio e l’Università.”
“Tranquilla…stasera non suono e non ho niente di davvero importante da fare.” …a parte duecento pagine di dispensa ed un libro da leggere per mercoledì, ma quelle sono quisquilie! portai la tazza alle labbra e mi andò solo bene che non avevo ancora bevuto quando lei replicò con candida innocenza.
“Veramente pensavo che uscissi con la tua fidanzata.”
Il mio doppione mentale stava sputando caffè tipo idrante mentre esternamente riuscii a raggranellare quel poco per risultare calmo “Ehm…Anette, io non ho la ragazza.”
“Oh…” aveva distolto gli occhi ma non sembrava in imbarazzo quanto me “E dire che mi hai dato sempre l’impressione di qualcuno pronto a mettere su famiglia!”
Il mio doppione stava soffocando, spiattellato a terra sull’erba in stato asmatico.
“Davvero?” domandai curioso.
“La tua famiglia è perfetta…” meditò lei, portandosi il cucchiaino alla bocca “Mi piacerebbe averne una tutta per me un giorno.”
Ero senza parole, inghiottii la saliva e posai la tazza fra l’erba, cercando di riportarla alla realtà…Mio Dio è ancora troppo giovane!
“Ehm…”
“Lo so che è presto…mi piace solo pensare che prima o poi ci riuscirò, tutto lì.” il suo sorriso fiducioso mi calmò. Avevo sudato incredibilmente freddo per un tremendo, lunghissimo istante…l’immagine di lei fra le braccia di qualcun altro mi stava facendo andare il sangue alla testa!…poi il sollievo mi fece parlare con sarcasmo, senza pensare.
“Certo che non sei proprio cambiata da quando mi hai chiesto di sposarti, mmh?”
Anette si tinse di carminio in un battito di ciglia ed il labbro iniziò a tremarle, pure il gatto decise che quello era il momento migliore per tagliare la corda e svicolò dalle mie carezze.
Mi morsi la lingua, desiderando avere una via d’uscita anch’io…quando mai avrei imparato a stare zitto?!
“Ero…ero solo una bambina…” protestò umiliata, mordendosi il labbro.
“Scusami, non-” cosa avevo al posto del cervello? Sabbia?! “È stata un’uscita infelice, perdonami.”
Aveva fissato lo sguardo sull’acqua, dimostrando di saper ricacciare indietro le lacrime senza battere ciglio.
“No, hai ragione.” replicò dopo qualche minuto con un sorriso amaro che riuscì ad accartocciarmi il cuore dal rimorso “Non sono cambiata, sono sempre la stessa Nettan in cerca di un futuro felice da soap opera di terza categoria. Ti dispiace se torniamo dentro e finiamo di studiare? Poi ti libererai della mia presenza, è una promessa.”
Non aspettò una risposta, si alzò rigida come una statua e tornò indietro.
Mi sentivo il più grosso imbecille dell’intera nazione, l’avevo imbarazzata a morte ed umiliata dandole della bambina immatura.
Mi passai una mano fra i capelli ancora corti, detestavo che c’è l’avesse con me.
Urgevano delle scuse ed in fretta.
La raggiunsi in casa ma quando aprii bocca per parlare lei mi interruppe, pragmatica come una macchinetta per far da conto. Fu subito chiaro che non mi avrebbe lasciato modo di riportare in auge l’argomento.
Oltre questo non dava a vedere che l’avessi ferita.
Continuammo a lavorare in silenzio per un’ora scarsa, io le indicavo gli esercizi lei li svolgeva senza una parola. L’atmosfera si era fatta talmente pesante che Anette chiuse il quaderno di scatto e si alzò, iniziando ad infilare tutto nella borsa.
“Può bastare, credo.”
La aiutai a riordinare le sue cose, poi la seguii giù per le scale cercando disperatamente delle parole, un modo per risolvere quell’inghippo.
“Beh…ciao.” sorrise falsamente, e fece per uscire.
Le strinsi il polso, i suoi occhi fissarono le mie dita, poi si alzarono per guardarmi in attesa.
“Non volevo prenderti in giro. Ero solo sorpreso da quanto fossi certa del tuo futuro, non tutte le tue coetanee hanno le idee così chiare o gli stessi propositi.” presi fiato e continuai non riuscendo a frenare il sorriso intenerito che mi piegò le labbra “Non ti ho mai preso in giro per quello che mi hai detto ne l’ho mai rivelato a nessuno. In effetti sei stata la prima persona che me l’ha chiesto…ed anche l’ultima per ora.”
La sua espressione rimase indecifrabile, poi la sua bocca si arricciò in una smorfia adorabile e batté le palpebre un paio di volte.
“Oddio Tuom, così mi fai commuovere!” borbottò piano “Qui ci vuole un abbraccio!”
“Eh?” riuscì solo a dire prima che An mettesse in pratica quello che aveva detto.
Ci rimasi di sasso.
La sua stretta era morbida e tiepida, senza malizia.
Ricambiai a disagio, posandole una mano sui capelli profumati di frutta.
La sua guancia era premuta alla base del mio collo, vellutata e fresca.
Dopo un po’ mi lasciò andare e domandai imbarazzato “Pace fatta?”
Non rispose, sorrise.
Il mio cuore perse un battito, mi guardava come se fossi la persona più importante della sua vita.
Mi salutò una seconda volta poi prese la strada e presto la sua figura si nascose fra gli alberi fino a che non la vidi più.
Sedetti sul pavimento di legno della veranda, inspirando profondamente ad occhi chiusi.
Marco aveva ragione.
Questa cosa doveva finire prima ancora di cominciare o ci saremmo fatti troppo male.

3 Maggio 2003, ore 15
Finlandia, Kitee, Casa Holopainen

Anette camminava in direzione della fattoria per la sua lezione di musica.
Era una bellissima giornata primaverile ma la temperatura era appena gradevole.
Tra un paio di settimane sarebbe partita tutta una serie di concerti in giro per la Carelia Settentrionale al quale avrebbe fatto parte anche lei. Era la prima volta che la sceglievano ed era felice ma anche terrorizzata insieme…
Tuomas non l’aveva più visto da Aprile, quindi non si stupì che fosse tornato per quel weekend.
“Mamma non c’è…partita per la Russia come al solito.” le disse non salutandola nemmeno, senza sorridere “Mi ha detto di accompagnarti al piano per esercizio.”
Detto quello si voltò, lasciando la porta aperta.
Anette fissò la sua schiena mentre si allontanava verso il salotto, confusa.
Non l’aveva mai trattata così freddamente prima.
La casa era silenziosa e quando si decise a varcarne la soglia, lo trovò stravaccato sul divano, un braccio sopra gli occhi e gli occhiali da vista poggiati sul tavolino.
Anette si avvicinò, lasciando la borsa di stoffa sulla poltrona poi si sedette in un angolino del sofà, tentando di stabilire una conversazione “Non sei obbligato a suonare, Tuom. Intanto ho provato il repertorio centinaia di volte e mi sembri piuttosto giù.”
Il ragazzo non parlò - le labbra sigillate in una linea diritta - si voltò verso lo schienale. Più ermetico di una scatola da sardine.
Anette trattenne uno sbuffo, preoccupata “Non è facendo l’asociale che si risolvono le cose.”
“Non ho niente da risolvere e non sono affari tuoi.” rispose finalmente, ad occhi chiusi “Se vuoi esercitarti fallo, o tornatene a casa.”
Tuomas sentì il cuscino del sofà risollevarsi, segno che Anette si era alzata. Se ne stava andando…tanto peggio di così la giornata non poteva andare!
Passò dieci minuti nella stessa posizione finché non sentì dei passi in avvicinamento ed il rumore della ceramica contro il legno del tavolino.
“Tieni musone spilungone…anche se non te lo meriti!” mormorò Anette, prima di allontanarsi. Sentì il click del coperchio del piano ed uno sfogliare confuso.
Tuomas si voltò curioso, all’altezza dei suoi occhi stava un piatto, al centro una tazza fumante circondata da una fila di biscotti di provenienza sconosciuta - almeno per lui - ed un barattolino di marmellata color ambra.
“Che cos’è?” domandò insospettito dal profumo della tazza. Anette non si voltò nemmeno ma la vide sorridere dal riflesso della vetrinetta.
“La mia ricetta della felicità…mi tira sempre su!”
La ragazza iniziò a scaldarsi la voce aiutandosi con il piano, mentre Tuomas sgranocchiava un paio di biscotti distrattamente…che buoni!
Assaggiò anche il latte nella tazza, scoprendo che era stato corretto in una maniera particolare; Anette l’aveva fatto bollire con delle scorze di limone e della cannella, oltre ad avere aggiunto una quantità industriale di miele.
“Mi verrà il diabete!” protestò poco convinto Tuomas, continuando a masticare biscotti ed occhieggiando il vasetto di marmellata.
“Con il sangue amaro che ti ritrovi non credo sia un rischio.” commentò Anette, riprendendo l’accordo dello strumento. Non sembrava offesa ma quella risposta ebbe l’effetto di farlo sentire peggio di un bambino capriccioso.
Intanto era riuscito, dopo due o tre tentativi, ad aprire il vasetto e scoprì che il contenuto era marmellata di limoni fatta in casa. Una rarità assoluta per la Finlandia.
“Da dove arriva tutto questo, Anette?”
“La scorsa settimana è venuto a trovarci mio zio dalla Toscana e ci ha portato una cassetta di limoni giganteschi…li abbiamo messi via e ho pensato di portarne un po’ anche a voi. I biscotti li ho fatti ieri per il compleanno di papà, sono riuscita a salvare solo quelli dalle sue formidabili mascelle.”
“Sono buonissimi, An.”
“La mia ricetta funziona allora! Hai ritrovato il buonumore!”
“A quanto pare sì…” il ragazzo sorrise, bevendo un lungo sorso della tazza ed assaggiando la marmellata che si rivelò essere dolce da star male…ci credeva che era una ricetta della felicità, avrebbe potuto risuscitare i morti!
Quando ebbe finito il piatto di biscotti era quasi vuoto e lo zucchero doveva essergli entrato in circolo ormai perché sorrideva senza problemi. Sentirla cantare era la ciliegina sulla torta ma aveva già fatto troppo per lui quel pomeriggio.
Si alzò e la prese per il polso “Dai vieni…è una giornata troppo bella per stare qui a studiare! Ti offro un gelato giù a Kitee.”
“Davvero?”
“A-ha…cinque gusti extra.”
“Devo prepararti la merenda più spesso!”
“Accomodati pure, sei la benvenuta!”

3 Maggio 2003, ore 18
Finlandia, Kitee

Il gelato promesso non aveva richiesto che una mezz’ora, il resto l’avevamo passato a vagabondare per la cittadina, parlando un po’ di tutto.
“Così hai lasciato l’Uni.”
“Sì…nel giro di quest’anno non ho dato esami e ho speso quasi tutto il prestito studentesco solo per mantenermi gli studi. Era una strada che non portava da nessuna parte, non posso continuare ad illudermi.” dissi, osservando il lago.
Ci eravamo fermati sul ponte mentre il sole si abbassava sempre di più, indorando le punte delle betulle.
“Hai già pensato a cosa farai adesso?”
“Darò una mano alla fattoria accanto alla nostra per l’estate. Poi a Settembre ho sempre il mio posto di assistente al conservatorio…è da fame ma è sempre meglio che niente.”
“Non suonerai più con i tuoi amici?”
La guardai per un attimo, cercando di decifrare la sua espressione “Magari qualche volta…è solo una distrazione, niente di più.”
“Se ti piace è l’unica cosa che conta.”
Era davvero solo un’adolescente? Iniziavo ad avere dei dubbi in proposito…
“Vieni…è meglio se ti riaccompagno a casa prima che il papino sguinzagli la squadra di ricerca.”
Anette rise, scuotendo la testa “Non mi dispiace passare del tempo con te…sei divertente!”
“Non abituarti troppo…la prossima volta è studio serrato!” dichiarai con un’espressione severa ed un sorriso.
Lei si eresse in tutta la sua scarsa altezza e mi fece un rigido saluto militare “Sissignore!”
“Andiamo, soldato Ryan.” ridacchiai, afferrandole la mano e riprendendo a camminare.
Aveva un bel dire Marco…come facevo a distrarmi quando era così adorabile?!

~~~

NDA originale
Okay, Tuommi è cotto…ma proprio cotto-cotto alla Love is in the air!
*Hermes fa le virgolette con le mani, sorridendo come una scema*
La mia personale idea è che questo capitolo un po’ più lungo del solito serve a mettere in chiaro che Anette per lui non è solo una ragazzina divertente e occasionalmente brava a cantare. Tuomas inizia a capire che c’è dell’altro anche se pensa di ‘salvarsi’ minimizzando la cosa. Povero piccolo paperotto! *Hermes abbraccia il bambolo di Tuommi con entusiasmo*
Questo piccolo momentino sulle carenze scolastiche di An e sulla secchioneria del papero l’avevo promesso già in DOR, ed ecco che vi ho svelato la nascita della venerazione di Tuomas per i biscottini di An LoL…mi gonfia il cuore di commozione, che volete sono una vecchia zitella sentimentale! Snif! xD

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Ed ecco che ritorno dopo un hiatus che sembrava non avere fine! =°°(
Non sono sparita per miei felici piani personali, tutt’altro.
Per ora la situazione sembra risoltasi in meglio ma preferisco stare dalla parte della ragione. Illudersi non fa mai bene.
Quindi ho deciso di tornare a scrivere, non ho mai smesso veramente in questi ultimi mesi, e mettere ordine nelle idee che ho buttato giù con infimo stile qua e là in stropicciati fogliettini sparsi in giro. Degli orrori ve lo garantisco…xD

Un caldo benvenuto a TheAltair che è passata a lasciare un commento all'ultimo capitolo nonostante la mia protratta assenza, grazie per i bombon e scusa se non ti ho risposto. (HP e Disney a vitaaaaa, cara! Benvenuta nell’universo DOR!!! xD)
Un timido ‘ciao’ alle immancabili CrystalRose e Petitecherie che sono passate a recensire nonostante la mia improvvisa sparizione. Grazie ragazze! Mi siete mancate, sniff...=*
Non ho tenuto in gran conto le novità a livello musicale quindi abbiate pazienza se non vi ho risposto e non ho gli elementi per darvi le mie idee sull’album di Holopainen ed quello di Olzon. Pian piano cercherò di rimettermi in pari con tutto (assolutissimamente la tua nuova ficcina Marvel, Lalla! Non sia mai! Cavolicchio ho una marea di capitoli da recuperare! O.O ed ovviamente anche il tuo Codice Pepe!xD)

Per il resto ‘The Fling’ ritornerà ad essere aggiornata d’ora in poi, perché sono perfezionista e masochista dato che la sera ho solo le energie per un po’ di editing; gli altri miei progetti da scribana saranno ripresi presto, mi prudono troppo le mani e la tastiera chiama a gran voce il mio nome. LoL
Scusate questo mio ranting incontrollato, spero che possiate apprezzare il capitolo e ci rivediamo al prossimo sabato.
*Alza la tazza di té a mo' di saluto e lancia fette di torta al miele e cannella*
Ciao a tutti e buon weekend.
Hermes

  
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