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Autore: IMCLIFFOCONDA    10/05/2014    6 recensioni
Luke Hemmings è un'idiota totale agli occhi di Elisabeth. Lei è una ragazza problematica, con un brutto passato e con ferite ancora aperte. Luke tenterà di capirla e di aiutarla. Ma se qualcosa andasse torto?
'Luke. Sono Luke Hemmings'
'No. Sei solo un'idiota'
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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YOU DON'T KNOW ME


Il ragazzo biondo si appoggiò al muro imbrattato tutto di scritte stupide e insensate, s'accese una sigaretta guardando un punto fisso davanti a lui. Il suo sguardo si perse nei pensieri. Si mise sulla testa il cappuccio della felpa nera che lo ricopriva e buttò fuori il fumo che tratteneva nella sua bocca ormai da qualche secondo. Il suo sguardo si alzò quando vide una ragazza dai capelli neri e lisci che  arrivò al quel muretto all'ombra di tutto e di tutti. La sua attenzione fu catturata da lei. Elisabeth.
Il suo sguardo azzurro era arrossato dalle lacrime che gli cadevano sul viso facendogli colare tutto il trucco scuro che portava. Lo guardò per qualche istante accorgendosi della  sua  presenza, si voltò dall'altra parte dandogli le spalle pronta ad andarsene. Buttò velocemente la sigaretta a terra.
'Aspetta El.' corse verso di lei prendendola per un polso. Lei ritrasse subito in braccio gemendo dal dolore.
'Che vuoi Hemmings?' sbottò acida voltandosi verso di lui asciugandosi le lacrime con il dorso della mano ricoperta dall'enorme felpa. Sembrava più piccola ed esile. Luke amava osservare le persone e solo con uno sguardo capiva tutto.
'So che tipo sei. Sei orgogliosa, testarda e non vuoi farti aiutare da nessuno. Credi di farcela da sola e così hai iniziato a difenderti facendo la stronza con tutti. So come sei fatta, so che genere di ragazza sei e..' fu bloccato quando lei lo spintono forte verso il muro in preda alle lacrime.
' Tu non mi conosci! Non puoi dirmi questo, non sai un cazzo di me.' alzo la voce tremante, era arrabbiata e allo stesso tempo disperata e persa. Si stava per sfogare e Luke si sarebbe preparato ad ascoltarla.
'Raccontami di te allora. Dimmi che ho torto.' disse lui con un tono da sfida avvicinandosi a quella figura esile. Lei sospirò alzando lo sguardo al cielo, come per bloccare le lacrime.
'Non sono fatti tuoi. Non hai neanche la minima idea del casino che ho qua dentro, come odi tutto e tutti.' si indicò la testa sbottando arrabbiata. Era quel genere di persona che non si abbatteva e non si chiudeva in se stessa, si arrabbiava e reagiva. Da quel lato era ammirevole. Solo guardandola negli occhi Luke capiva che non era la solita ragazza che si faceva mille paranoie e si creava i problemi. Lei cercava di scappare da tutto ma non c'è la faceva. Così reagiva.
'Spiegami meglio.' disse con voce calma come per tranquillizzarla.
'Non credo che ti interessi veramente. E' complicato.' abbassò lo sguardo sui suoi anfibi. Quando sentì due dita alzarsi il mento sussultò spaventata e la punse con il suo sguardo azzurro, come se fosse di ghiaccio. Lei trovava quegli occhi qualcosa di strano e di pericoloso. Lei adorava il pericolo. Erano come un mare, belli quanto pericolosi.
'Amo il complicato El.' disse lentamente e lei giurò di aver sentito il suo respiro sul suo viso. Sentì dei brividi percorrerla la schiena. Quel strano contatto la fece allontanare da lui  e lo guardò gelidamente.
Il suo viso si alzò quando delle gocce caddero su di loro. Iniziò a piovere e Luke la prese per un braccio trascinandola via.
'Che stai facendo?' chiese spaventata mentre lui infilava le chiavi nella portiera di una macchina scura.
Luke le aprì la portiera facendogli il gesto di entrare e lei obbedì. Chiuse la portiera e fece il giro dall'altra parte mettendosi alla guida. 
'Dove abiti?' chiese mettendo in moto la macchina  tenendo gli occhi fissi su di lei.
'Non voglio andare a casa, non adesso.' sospirò stancamente riportandosi le ginocchia al mento. Aveva smesso di piangere e questo fece rassicurare il biondo che iniziò a guidare.
'Dovrei andare da un mio amico.. verresti? Staremo poco.' disse guardandomi per qualche secondo per poi ritornare alla strada. Lei con le dita accarezzava il vetro osservando stancamente le goccie che scendevano veloci. Quel silenzio era rilassante, sentire la pioggia sui vetri la calmava. Anche lei era così..come vuota e ogni tanto crollava anche lei piovendo.
Pioveva, di lacrime e dolore.
'Certo.' disse piano ed esitante.

La macchina si fermò a pochi metri da un parco giochi abbandonato. 
'Luke dove siamo?' sbuffò annoiata Elisabeth mentre guardava attentamente un'altalena che si muoveva per via del vento. Aprì la portiera e un cigolio le attraversò l'udito accompagnato dal freddo della pioggia. I suoi anfibi toccarono il cemento bagnato e lei restò lì, impassibile, a fissare la piccola pozzanghera che si stava formando accanto ai suoi piedi.
Luke era già sceso da un pezzo e la guardava confuso. Pensò. Pensò se era giusto portarla in giro o se se fosse stato meglio portarla a casa. La pioggia iniziò a bagnargli eccessivamente il viso e questo lo fece svegliare dai suoi pensieri. Gli si piazzò davanti e gli porse la mano.
'Siamo arrivati.' parlò finalmente il biondo mentre i suoi occhi le scrutarono le calze bucate sulle ginocchia che davano spazio a delle ferite fresche. Lei gli afferrò la mano sospirando e scesero dal veicolo chiudendone le porte. In qualche passo rumoroso si ritrovarono su un prato scivoloso. El iniziava a sentire i vestiti appiccarsi addosso e quello fece aumentare il suo nervoso.
'Hemmings, come mai da queste parti?' chiese una voce maschile che assunse un tono scherzoso. I due si avvicinarono a quella voce sullo scivolo che era al riparo da un ridicolo tetto della giostra. 
'Clifford.' disse come sorta di saluto sorridendo a trentadue denti mentre il piercing nero seguiva il labbro inferiore che si allargava. Lei restò a guardare i suoi occhi verdi, gli stessi si erano scontrati coi suoi in quel giorno di inverno qualche anno prima, gli stessi che la guardavano pieni di imbarazzo al loro primo appuntamento, gli stessi che le guardavano le mani giunte con le sue incrociate con addosso gli anelli che si erano regalati, gli stessi che la cercavano disperatamente nella folla, gli stessi che piangevano appena la videro farsi del male, gli stessi che guardavano i suoi occhi ormai vuoti, gli stessi che la videro piangere disperatamente, gli stessi che la guardarono sconvolti appena lo sorprese con un'altra ragazza, gli stessi che ora guardavano quella ragazza ormai vuota, spenta.. Lui, Michael, avrebbe passato tutto il suo dannato tempo per guardarla senza mai stufarsi. In quel momento una serie di ricordi gli fecero spazio nella mente.
'Elisabeth hai intenzione ancora di fissarmi o ti aggiungi a noi?' sbottò con acidità Michael mostrandosi freddo mentre Luke era intento a rullarsi una sigaretta, facendo attenzione a non far cadere il tabacco dalla cartina. Un tale disprezzo si aprì in lei che si sedette uccidendolo con lo sguardo. Lui era più forte a quel gioco, sapeva sostenere i suoi occhi ghiacciati capaci di farti venire la pelle d'oca.
'Allora la conosci.' il biondo interruppe  quel piccolo silenzio leccando i lati della cartina per sigillare la sigaretta con mani esperte. Michael smise quel gioco che stava diventando imbarazzante quando il ragazzo accanto a lui gli porse la sigaretta.
'E' la mia ex.' quelle parole uscirono dalla sua bocca con un tono soffocato per via della sigaretta incastrata fra le labbra mentre le mani cercavano nelle sue tasche un accendino. Luke spalancò gli occhi sorpreso. Quelle dannate parole. Maledette. Elisabeth le odiava e non perchè lo amava ancora, ma perchè col tempo quel dolore che gli aveva causato si trasformò in odio. Odiava ricordare di essere la sua ex e gli infastidiva perchè non poteva essere SUA. Odiava quell'essere dagli occhi verdi capace di fare così tanto male ad una ragazza, trasformandola in qualcosa che non si piaceva. Le sue parole continuarono a rimbombarle in testa, la stessa voce che gli ha urlato contro qualche anno prima. I ricordi saltarono fuori e fece un lungo respiro tremante e stanco. Le sentiva, erano sui suoi occhi pronte a uscire, quelle fottute lacrime. Alzò lo sguardo per non farle scendere. Troppa pressione, troppo nervoso, troppi problemi. Avrebbe urlato da un momento all'altro, se lo sentiva. Gli occhi continuarono a pizzicargli fortemente e lei continuava a guardare il soffitto della giostra come per bloccarle.
'Come vi siete lasciati?' aggrottò la fronte il biondo curioso facendo passare lo sguardo da Michael ad Elisabeth, da Elisabeth a Michael. Lei si alzò guardandoli con gli occhi appannati dalle lacrime e si mordeva un labbro per non farle uscire del tutto. Voleva sparire così iniziò a correre via lontano da quei due con lo sguardo confuso. La pioggia iniziò a bagnarle il viso violentemente mescolandosi con quelle lacrime piene di odio.











-SPAZIO AUTRICE-


Hey spero che questo capitolo vi sia piaciuto..a me piace più di tanto perchè mi sembra un po' noioso. Vi prometto che il prossimo sarà molto meglio (:
Ringrazie tutte quelle che hanno recensito e se ricevo altre 5 recensioni continuo! Se ci sono degli errori nel testo scusatemi ma l'ho scritto di fretta e l'ho controllato male.
Nel PROSSIMO CAPITOLO ci saranno delle descrizioni più dettagliate dei personaggi, alcuni ricordi di Elisabeth, una discussione con Cifford (eheh, non ve lo aspettavate eh?) e...tanto altro? 
Piano piano allungo la lunghezza dei capitoli e con questo vi lascio recensire..siate buoni con le recensioni ci prego :'( x
   
 
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