Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: Kveykva    12/05/2014    5 recensioni
Eragon è nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarà presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerà in Alagaesia come sarà la sua vita con Arya? Cosa nascerà fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le possenti ali dei Draghi che sferzavano l'aria erano l'unico sottofondo che c'era.
I cinque Cavalieri erano in viaggio da oramai due giorni, e non si erano fermati neppure una volta, ma sotto di loro continuava a scorrere quella distesa d'acqua scura che sembrava non finire mai.
Il vento non aveva dato troppi intralci, ma anzi, in alcuni momenti, era stato anche favorevole.
Arya stimava che adesso potessero mancare una manciata di ore, ma i ragazzi erano davvero troppo stanchi: dato che non c'era fretta di arrivare, almeno non come la prima volta, rallentarono di molto l'andatura.
-Tenete duro ragazzi, mancano ancora tre ore- li incoraggió Eragon.
-Tre ore ad Ellésmera o alla terra ferma?- domandó diffidente Vrango.
-Alla terra ferma. Una volta arrivati lì ci fermeremo ad Ael una notte, e poi andremo dritti ad Ellesméra, volando.- concluse Eragon.
I ragazzi sospirarono: erano così stanchi.
I muscoli dolenti dei draghi erano come se fossero i loro, il mal di testa, la fame, il sonno.
Ma la voglia di arrivare ad Ellesméra per confezionare la propria arma era più forte di qualsiasi fatica; e nonostante tutto, i ragazzi andarono avanti.
________________________________________

Pane stantio e latte avariato. 
Bel modo di iniziare una giornata.
Nella Taverna delle Imprese , quella mattina, i ragazzi avevano mandato giù a fatica la colazione, se così si puó chiamare quell'ammasso di pane duro più di una roccia mischiato a del latte più verde che bianco.
Ael era un paesino sulla costa, dove a tarda notte i ragazzi e i maestri erano approdati: dalla stanchezza non avevano neanche notato la cittadina, ma era andati dritti e filati nella prima taverna che avevano trovato.
Purtroppo, quello era un periodo di festa in Alagaesia: si festeggiava un'antichissima tradizione, che riguardava il culto della famiglia.
Perció tutti i commercianti erano via, e così anche le baracche o gli alberghi: erano tutti con le proprie famiglie.
L'unica  aperta era la squallidissima Taverna delle Imprese, la quale si trovava quasi all'uscita del paesello.
Dopo una notte di sonno profondo, nonostante i materassi quasi inesistenti, i dieci passeggeri avevano ripreso il viaggio.
Da Ael ci volevano circa quattro ore per giungere nella città elfica: finita la colazione era partiti con molta fretta, anche perchè temevano un' aggressione da Manuelì e Raesel.
Ora, erano in viaggio da circa due ore: Alagaesia non era cambiata da quando l'avevano lasciata.
Veloce come il vento, i paesaggi si succedevano: passarono per la Grande Dorsale, seguirono il Fiume Ninor, e vicino alla cima del Marna si riposarono.
Eragon si ripromise che al ritorno verso Vroengard avrebbe fatto una tappa da suo cugino Roran, con tutta la sua famiglia.
Dopo la notte, all'alba erano già in viaggio: da lì si apriva davanti a loro il Deserto di Hadarac, ma lo costeggiarono puntando dritti verso Osilon, e da lì ad Ellesméra che si trovava a nord della Due Weldenvarden.
Verso le cinque del mattino, videro la città elfica avvicinarsi: erano arrivati.
________________________________________

-Se non si sveglia ora le tiro un vaso in testa- sentenzió Faelis.
-Prova a scrollarla, se no usa l'acqua- mugugnó Krashta.
Faelis ci provó una, due, anche tre volte ma Ambrea sembrava non voler tornare dal mondo dei sogni.
-Io chiamo Miliar, magari lei riesce a farla resuscitare.
Fra dieci minuti l'appuntamento è ai Giardini, e lei non si è neppure svegliata!-  grugnì l'elfo, mentre mentalmente chiamava la dragonessa della sua compagna.
Non si sa ancora come, ma appena Miliar ebbe ricevuto la supplica mentale di Faelis, Ambrea si sveglió. 
In seguito, la dragonessa confessó a Krashta e Faelis di aver provocato un enorme ruggito, e di averlo poi inviato mentalmente al suo Cavaliere.
I ragazzi avevano dormito a Palazzo Tialdarì come Eragon e Arya, ma avevano chiesto se per i giorni seguenti avrebbero potuto ricavare uno spazio come quello Vroengard.
-Nell'ala nord dei Giardini, la parte più remota, potremmo trovare una sistemazione- aveva detto pensosa Arya.
-Sì- disse convinta - nell'ala nord c'è un piccolo giardino, grande quanto la vostra stanza a Palazzo Tialdarì...
-Sì mi ricordo! Mi ci avevano portato una volta i miei genitori per ammirare un fiore che cresce solo lì..di cui ora, peró, mi sfugge il nome- la interruppe Ambrea.
-Hai ragione Ambrea-Finiarel.
 Lì cresce l'Endiriro, un fiore con i petali neri per la loro lunghezza, mentre verso la loro fine si illuminano del colore del tramonto. 
Hanno capacità curative verso quasi la totalità dei morsi di serpente.
Gli alunni annuirono colpiti.
-Questi speciali fiori peró, devono essere tenuti sotto una cappa, una cupola di vetro opaco perchè se esposti alla diretta luce del sole si sbriciolerebbero, ma senza luce completa morirebbero senz'altro.
Per questo quella zona non è visitata da nessuno e tenuta strettamente controllata: gli Endiriri sono estremamente rari.
Poche persone sanno che cresce proprio qui ad Ellesméra. 
-Come vi dicevo prima, comunque, potremmo ricreare senza problemi lo stesso vostro alloggio di Vroengard: basterà cantare le liane, l'erba, i fiori, e il legno. Penso che potrebbe dare una struttura un po' più robusta; comunque ci proveremo.
Per ora, peró, dovreste dormire in una stanza del Palazzo Tialdarì: è tardi, aspetteremo domani mattina per cominciare.
Buona notte, Ambrea, Krashta, e Faelis, e auguratela da parte mia anche ai vostri Draghi.
-Buonanotte- dissero i ragazzi in coro, ma l'elfa si era già dileguata nel buio.
Avendo ricevuto prima le indicazioni, trovarono facilmente la loro stanza e in poco tempo erano crollati. 
L'appuntamento avrebbe dovuto essere di prima mattina, proprio nell'ala Nord per cominciare i lavori, ma Ambrea sembrava non volerne sentire; ora, peró, anche Ambrea era finalmente sveglia.
-Qui non c'è il tuo caro Lago Rosae eh?- la punzecchió Faelis.
-No, ma c'è una meravigliosa sala da bagno che useró senza dubbio in questo istante- disse con un sorriso che costrinse quello di Faelis a ritirarsi subito in un broncio.
-Aah, donne!
________________________________________

-Finalmente ragazzi, temevamo che non sareste più arrivati! - li rimproveró Eragon.
I ragazzi cominciarono a balbettare, cercando di dare spiegazioni, ma videro che non usciva una sola parola sensata quindi si fecero zitti zitti.
Piuttosto, notarono la bellezza del luogo in cui erano arrivati: era bello come lo aveva descritto Arya.
Certo, non era nulla a che vedere con Juma, magari per il legame affettivo, magari per l'effettiva bellezza di quella radura, ma era davvero grazioso: era un giardino molto molto piccolo, rinchiuso in una cupola di vetro opaco, ma comunque molto luminoso, il suolo, coperto da soffice erba verde acceso, era disseminato di Endiriri.
Quei fiori erano di una bellezza rara: il tramonto sui petali era sconvolgente. 
Ambrea pensó subito che quello era l'esatto colore di Miliar, ed era vero: appena la luce toccava i petali, quelli si illuminavano come non mai. 
Al centro del giardino, c'era un albero, uni tipico della Du Weldenvarden, anche se molto più piccolo, perchè era più giovane.
-Oggi, come vi avevo detto ieri sera, canteremo la vostra abitazione. - disse Arya.
-Peró non lo faremo tutti insieme: Eragon, Ambrea, Miliar, Faelis ed Ere andranno da Rhunön a chiedere aiuto per le armi.
Krashta e Vrango rimarranno qui con me così potrete imparare a cantare gli alberi , cosa che poi condivideranno con voi- disse indicando Ambrea e Faelis
-Bene, ora andate. Tornate qui all'ora di pranzo: mangeremo nel Palazzo- e detto questo, si giró e si incamminò veloce verso l'albero, seguita dai due alunni, mentre gli altri seguivano Eragon.
________________________________________

-Non vedo come io possa esservi d'aiuto considerato il mio giuramento - stava dicendo Rhunön, alle prese con una cotta di maglia dagli anello finissimi.
Eragon la fissava, aspettando che forse avrebbe aggiunto qualcosa, ma se conosceva Rhunön anche solo la metà di quanto la conosceva realmente, avrebbe saputo che non sarebbe più uscito nulla da quella bocca.
-Rhunön-elda, non abbiamo tempo: il tuo giuramento potrebbe essere raggirato come l'ulti...
-So dive vuoi arrivare Eragon: non prendiamoci in giro. - disse Rhunön voltandosi verso gli ospiti, e lasciando perdere per poco il suo lavoro.
I suoi occhi scrutavano a fondo quelli di Eragon.
Vorresti far forgiare a questi ragazzini le loro armi?- 
Il Cavaliere era impassibile.
-Pensavo fossi più sveglio dopo tutti questi anni- commentó con un sorriso amaro, riprendendo in mano la cotta.
-Lo sono abbastanza da rendermi conto che le loro braccia sono ancora troppo corte, i muscoli non sono ancora pienamente sviluppati, la fatica li costringerebbe a fermarsi dopo poco, non riuscirebbero a portare a termine nemmeno la costruzione del forno- sbottó tutto d'un fiato Eragon.
Rhunön si fermo, lo sguardo ancora fisso sul suo lavoro.
-E sono abbastanza cresciuto, da sapere che il tuo giuramento era valido solo per le Spade dei Cavalieri. Non per altre armi.
-Non pensare di poterti prender gioco di me ragazzo. - lo interruppe Rhunön alzando un indice-
Lo so cosa ho giurato ed ho giurato di..-
-Di non forgiare più Spade dei Cavalieri. 
Sì, lo so- 
Eragon si avvicinó, si inginocchió, e prese le mani di Rhunön tra le sue.
Lei lo lasció fare.
-Sei il fabbro più capace di tutta Alagaesia.
Le migliori spade mai forgiate sono frutto delle tue mani.
Come faremo quando sorgeranno nuovi Cavalieri? Per ora, e per ancora un po' di tempo, ci saranno solo loro tre.
Ma quando ci sarà bisogno di dare un'arma degna ad ognuno di loro cosa faremo?
A chi ci rivolgeremo? 
Sei la sola che puó farlo, Rhunön-elda.
Per favore-
L'elfa aspetto qualche secondo e poi sospiró rumorosamente.
-Non è che non voglia aiutarvi. 
Sai meglio di me che amo questo lavoro, e amo aiutare le persone con quello che faccio, ancor di più se Cavalieri.
Ma il mio giuramento me lo impedisce, e tu lo sai.
Hai ragione, forse potrei costruire l'ascia e l'arco per i due, ma per l'altro non saprei cosa fare: una Spada ha chiesto e una Spada avrà. Ma non potrà uscire da questa fucina.
Sono le mie ultime parole Eragon, mi dispiace- 
Rhunön tornó al suo lavoro, facendo intedere che il tempo dedicato agli ospiti era decisamente finito.
Faelis ed Ambrea non avevano avuto il coraggio di intromettersi nel discorso: tutto ció che avrebbero detto era stato pronunciato da Eragon; aggiungere altre parole era inutile.
Uscirono dal laboratorio dell'elfa.
I due Cavalieri erano abbattuti come non mai: neppure Ambrea che aveva sempre da ridire e commentare, riusciva a proferire parola.
Ma l'ultima frase di Rhunön era stata recepita benissimo: l'arco e l'ascia sarebbero state forgiate, la spada no.
Ambrea guardó Faelis: probabilmente era già arrivato alla sua stessa conclusione.
-Chiederó a qualcun altro..- cominció lui.
-No- alzó una mano Eragon.
-No- ripetè. - O da lei o da nessun altro.- 
-Hai sentito meglio di me, Ebrithil: non posso condannare i miei due compagni per una sola pretesa.
Sono sicuro che ci saranno altri  in Alagaesia che..-
-Io penso che ci sia una soluzione- lo interrupe Ambrea, con lo sguardo fisso e l'aria pensosa.
Faelis nemmeno l'ascoltó ma continuó a blaterare di quanti fabbri potessero esistere, e che non avrebbe fatto differenza se fosse una spada elfica o meno, anche se dal tono di voce si intuiva che pensava l'opposto di quello di cui stava parlando.
-Io ho in mente un'idea- disse a tono più alto, ma sempre abbastanza basso da permettere alla voce di Faelis di sovrastarla.
-Insomma! - esplose Ambrea.
-Se non fossi così impegnato a lagnarti su come o cosa farai, potresti ascoltarmi per un solo, piccolissimo, minuto!-
Eragon e Faelis ammutolirono.
Ambrea, contenta di aver finalmente ottenuto l'attenzione, parló con calma.
-Quando i nostri Ebrithilar giunsero fin qui per il loro addestramento, io ero piccola, ma c'ero.
Fu l'anno dell' Agaetì Blöhdren: in una di quelle sere, successe una cosa, un avvenimento senza precedenti.
Fu evocato lo Spirito dei Draghi: sono sicura che tu, Maestro, te lo ricorderai.
Io ero piccola -ripetè- ma c'ero.
E ricordo cosa successe: ti cancellarono tutte le cicatrici, la tua ferita sulla schiena scomparve, assomigliasti sempre più ad un elfo.
Ma so, e sappiamo tutti, cosa siano in grado di fare gli spirito dei Draghi congiunti: hanno poteri enormi, compiono magie che vanno oltre la nostra comprensione.
Ed io sono sicura, che possano aiutarci anche questa volta: potrebbero...-
-...anullare il giuramento di Rhunön...- continuó Faelis, con gli occhi spalancati perchè aveva già capito dove voleva arrivare la compagna
-...e poter ripristinare, completamente, l'Ordine: con delle spade vere, le Spade dei Cavalieri, che furono nostri padri ed antenati- concluse l'elfa.
Eragon era rimasto impassibile fino ad allora: una maschera di granito.
-Io...- sembrava incerto. -Io non penso che si possa fare una cosa del genere...
Pur dopo tutti i miei studi, e le mie conoscenze non sono arrivato ad una spiegazione logica per ció che fu quella sera: nessuno lo ha mai capito.
Ma senza le Spade i Cavalieri potrebbero non adempiere al loro compito.-
Ci stava pensando.
I ragazzini, intrepidi e sempre più impazienti riguardo a cosa avrebbe scelto il loro Maestro, fremevano.
-Sì. Si potrebbe fare ma..
Non riuscì a concludere la frase perchè entrambi gli alunni gli si buttarono al collo in un abbraccio.
Eragon, dapprima sorpreso, poi commosso, li strinse a sè.
Dopo un minuto sciolse l'abbraccio.
-Si puó fare, ma dobbiamo rivolgerci a qualcuno che ne sa molto più di noi su questo argomento: e questa persona la conosciamo tutti benissimo...
-Arya!- esclamarono Ambrea e Faelis.
________________________________________

-E con questo abbiamo concluso! Spero che possa piacere agli altri..- sospiró la Regina.
Krashta mugugnó il suo compiacimento.
Era venuta decisamente bene, anzi perfetta: la loro sistemazione era quasi al livello di Veoengard.
Il risultato era uguale a quello del progetto originale, e forse anche meglio.
Le tre amache erano una accanto all'altra: tutte erano rivestite di soffice erba lucida, mentre le liane che collegavano i letti ai rami erano punteggiate di Endiriri: erano attorcigliati.
Per il resto, Arya aveva solamente compiuto un incantesimo, sia per la riservatezza dei Cavalieri, sia, e soprattutto, per la sicurezza.
Chiunque fosse passato di lì, (cosa comunque impossibile vista la zona inaccessibile, vista la presenza delgli Endiriri), avrebbe visto solo un muro con dei rampicanti intrecciati tra loro, fittamente, e non l'accesso alla dimora dei nuovi Cavalieri.
Era un incantesimo illusionistico, che faceva vedere un muro quando in realtà c'era una cupola di vetro opaco: avrebbe tenuto alla larga chiunque avesse cercato i Cavalieri, un possente muro di pietra non avrebbe invitato nessuno ad indagare oltre.
Per rimuovere l'illusione sarebbe bastato toccarlo e l'incantesimo sarebbe svanito, ma Arya sapeva che nessuno sarebbe mai potuto arrivare fin lì, date le misure di sicurezza adottate.
Sempre meglio non rischiare comunque, e salvare le apparenze era ancora meglio. Anche se visto da lontano sarebbe sembrato sempre e comunque un muro di pietra.
- Mi sento a casa- si lasció sfuggire in un grugnito.
Arya si giró sorpresa da questa inaspettata rivelazione del Cavaliere: era sempre stata convinta che il ragazzo fosse troppo acerbo per il compito assegnatogli, ma ora capiva che si sbagliava: era solo troppo timido e riservato.
Krashta, che aveva gli occhi della Regina puntati su di sè, si giró di spalle, come se si fosse accorto di aver svelato troppo di sè.
Una mano gli si posó sulla spalla.
-Non devi aver paura. 
Io sono qui per aiutarti. 
Tutti sono qui per aiutarti.- disse Arya.
Krashta si voltó.
-Ma non riuscirai mai a battere i tuoi nemici, se prima non batti le tue paure. 
E non credere che le tue paure siano qui- disse, puntandogli un dito sul petto.
-Vivono tutte qui dentro- concluse ticchettandogli sulla tempia sinistra.
Lui si lasció andare per la prima volta: sentiva che poteva fidarsi, i suoi Maestri erano lì per lui.
-Non ho mai voluto un compito del genere: non avrei mai voluto fare tutto questo, andar via dalla mia casa, via da quelli che conoscevo.
Avrei voluto soltanto una vita come quella di ogni Urgali.
Ma il grande destino aveva per me altri progetti: Vrango è la cosa più bella che abbia mai avuto.
È come se fossi io...un'altra volta.- disse incerto.
-Ora peró so che posso contare su di voi, sui miei Maestri e su Ambrea e Faelis. 
Posso diventare ció che il fato ha voluto per me.-
- E lo sarai. - disse semplicemente Arya, con un piccolo sorriso.
________________________________________

La notte era scesa. Ellesmera era piombata nel silenzio.
-Ho paura che non funzionerà- disse Arya.
Eragon la stringeva delicatamente: erano nel letto della stanza principale, quella che un tempo era appartenuta ai genitori di Arya.
Le coperte erano così fini da sembrare inesistenti, di un bianco candido che riluceva  quando la luce della luna, alta nel cielo, le colpiva, ma faceva davvero caldo quindi non c'era bisogno di coperte più pesanti.
Eragon le depositó un bacio sulla spalla destra: la pelle dell'elfa era morbidissima, perfetta.
-Io ne sono sicuro. Abbiamo già chiamato le Gemelle, ormai. Non possiamo più tornare indietro.
-Perchè se potessi, cambieresti la decisione presa?- chiese lei.
-Per nulla al mondo. È la cosa giusta da fare.- disse lui deciso.
Ci fu silenzio. Il solo rumore che si sentiva era quello del respiro due Cavalieri e della carezza della seta sulla pelle.
A poco a poco, il sonno vinse la paura per ció che si sarebbe compiuto da lì a qualche giorno.
Le palpebre dell'elfa si chiusero sempre più, mentre chiedeva:
-Perchè sei qui con me dopo tutto quello che ti ho fatto?-
Eragon si irrigidì.
Aveva sperato che Arya non ricordasse certi dolorosi avvenimenti del passato.
Era vero, Arya gli aveva fatto male, male come nessun altro mai, male come nessuna spada o freccia avrebbe potuto fare.
Ma lei aveva capito, ed era tornata da lui. 
E lui non aveva bisogno d'altro.
-L'amore della vita non si puó dimenticare.
Un amore passeggero sì.
Un amore non profondo non ti cambia la vita.
Il vero amore te la stravolge la vita-
E dopo quelle parole, l'elfa si abbandonó al sonno con un sorriso felice sulle labbra.
________________________________________

Iduna e Nëya stavano correndo.
Le custodi erano state richiamate da una disperata ricerca di aiuto.
Avevano soltanto carpito poche informazione, ma abbastanza per costruire una storia.
Dovevano evocare ancora una volta lo Spirito dei Draghi. 
L'ultima volta che l'avevano fatto era stato all'Agaetì Blöhdram, pochissimi anni prima.
Ed, ora non a distanza di secoli, che erano comunque un tempo davvero breve, ma a qualche anno le avevano richiamate. 
I piedi a malapena toccavano terra, avrebbero potuto spiccare il volo.
Purtroppo, si trovavano a parecchia distanza da Ellésmera: erano state richiamate per un Consiglio di sicurezza a Ceunon, ed era lì che erano state contattate.
In due giorni avrebbero potuto raggiungere la capitale, ma non prima.
Ora, avrebbero solamente corso, e veloce: la Regina non le avrebbe mai chiamate se non per un valido motivo.
E con questa convinzione, le Custodi continuarono ad avanzare.
________________________________________




Buongiorno a tutti!
Oggi capitolo un po' lunghetto, ma ricco ricco di eventi, dopo qualche capitolo statico era anche ora!
Comunque passiamo al capitolo: come avrete capito le Custodi, sono richiamate, ler infrangere il giuramento di Rhunön e permetterle di forgiare nuove armi per i Cavalieri.
Avrei voluto condensare il prossimo capitolo con questo ma vista la lunghezza , ho pensato che sarebbe meglio dividerli.
Ditemi tutto, aspetto i vostri commenti e recensioni.
Un bacio a tutti,
Kveykva
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: Kveykva