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Autore: MM_White    12/05/2014    1 recensioni
Haymitch insisteva per cercare in lei qualcosa che non fosse superficialità e vanità. Non pensava spesso a lei, anzi, non lo faceva mai se non durante la mietitura e i giochi, quando erano costretti a vedersi e a parlarsi, ma quando lo faceva si chiedeva se avrebbe mai visto in lei una reazione che si potesse definire umana. Emanava calore la sua pelle bianchissima? Sapevano di sale le sue lacrime? E se avesse ricevuto un bacio, lo avrebbe ricambiato chiudendo le palpebre?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Effie fu svegliata improvvisamente dal suono del suo memo elettronico. Al buio, il suo primo pensiero fu: «Strano, non ricordo di aver impostato una nota nel cuore della notte!», ma dopo aver sentito il messaggio pre-registrato, spense seccata il memo e si portò la coperta fin sopra la testa. Nonostante gli sforzi per prendere sonno, riuscì ad addormentarsi soltanto con le prime luci dell'alba. E il messaggio, pronunciato da una voce a lei fin troppo familiare, continuava a tornarle in mente.
«Bip, bip, bip!»
«Ti aspetto in camera mia, dolcezza.»
«Bip, bip, bip!»
«Ti aspetto in camera mia, dolcezza.»

 

 

Una nuova dipendenza

 

 

 

Pensava che Haymitch si divertisse a prenderla in giro. Per questo non faceva davvero caso ai suoi gesti e non dava molto peso alle sue parole. Come avrebbe potuto prendere sul serio un ubriacone del distretto 12? Se il bacio nella vasca era vero, se era stato mosso da un sentimento d'amore perchè prima di allora non si era mai interessato a lei?
E poi Haymitch in pubblico la trattava come un'insulsa capitolina. Effie era convinta che non la stimasse assolutamente, che la considerasse sciocca e frivola. Più ci pensava e più se ne convinceva. E quando finalmente si convinse che lui non provasse nessun sentimento romantico nei suoi confronti, si rese conto che ne era delusa. Voleva che Haymitch l'amasse? Forse, o forse voleva soltanto qualcuno che l'amasse.
Per la prima volta, nella sua testa non c'erano solo gli Hunger Games, le feste, lo shopping, un meticoloso programma da seguire. Lentamente si fecero spazio anche i pensieri su Haymitch, sulla sua situazione sentimentale e i ricordi dei loro approcci. E sempre lentamente, questi ultimi iniziarono a prevalere su tutti gli altri. Effie rimase certamente Effie, con il suo accento stridulo, le sue parrucche e la sua passione per la moda, ma un occhio più attento avrebbe notato qualcos'altro in lei. Modi più gentili, colori meno sgargianti e un sorriso delicato a illuminarle il volto ogni volta che guardava Haymitch.
- Non toccare mai più il memo, Haymitch. - Lo ammonì Effie. - Per cancellare la tua stupida nota adesso ho due minuti di ritardo.
La donna sorseggiò dalla tazza mentre Haymitch allungava la sua colazione con dello scotch. Stavano aspettando i tributi che quel giorno avrebbero iniziato gli allenamenti.
- Questo significa che per recuperarli dormirò di meno, stanotte.
- Tanto non credo che tu stia dormendo molto, in questo periodo. - Osservò Haymitch alzando lo sguardo e notando le occhiaie che la donna aveva cercato di nascondere con il trucco. - Troppi pensieri, Effie?
- Il lavoro come accompagnatrice non è una passeggiata, mio caro.
- A cosa pensi durante la notte?
- A niente, dormo. - O almeno cerco di dormire, pensò, tornandole in mente la nottata passata.
- E sogni?
- Certo che sì! - Rispose la donna, stizzita.
Haymitch sorrise, divertito dai generi di sogni che potrebbero animare le notti di una capitolina. Feste, comparse in tv, promozioni. Sospirò mestamente al pensiero che di certo non aveva incubi e che per questo non avrebbe mai compreso i suoi.

 

Haymitch ed Effie non parlarono molto, durante i 74esimi Hunger Games. Sembrava non fosse successo niente tra loro, ma i loro sguardi e soprattutto i lunghi silenzi, tradivano un certo imbarazzo. Riuscivano a non pensarci grazie ai giochi. Alla loro voglia di riuscire a tenere in vita almeno uno dei tributi. Si impegnarono entrambi a trovare sempre più sponsor, a fomentare il pubblico con delle trovate pubblicitarie, a risultare competenti e fiduciosi durante le interviste. A volte Haymitch cercava di avvicinarsi a lei, di aprire un dialogo. Desiderava accarezzarla, guardarle di nuovo il viso. Baciarla. Ma qualcosa lo frenava, forse la consapevolezza che una relazione sentimentale fra di loro non avrebbe avuto un futuro. O forse aveva solo paura, paura di innamorarsi sul serio. E innamorarsi sarebbe stato un errore. Anche Effie la pensava come lui?
Una notte, assalito da questo pensiero, iniziò a bere. Lo faceva sempre, per non avere gli incubi, ma quella volta non riusciva a fermarsi. Iniziò con una bottiglia di vodka, poi ne seguì un'altra e un'altra ancora, finchè crollò per terra. Il suo fegato avrebbe ceduto per sempre, se lo sentiva. Lo avrebbero trovato sul tappeto rosso sporco di vomito, circondato da un orrendo fetore di alcol e morte. Ma non accadde. Si svegliò il pomeriggio dopo e si rialzò. Un doposbronza come tante altre dopotutto, eppure stavolta avvertiva una strana sensazione, uno strano calore. Pensò ad Effie e improvvisamente non si sentì più solo. Ma non bastava, voleva di più. E quando si accorse amaramente che non riusciva ad avere ciò che desiderava, prese di nuovo in mano una bottiglia. Con la mente poco lucida ogni pensiero sembrava così maledettamente coerente, che uscì dall'appartamento che Capitol City gli aveva riservato (in quanto mentore) e si dirise a casa di Effie. Aprì la porta una Effie visibilmente agitata.
- Ha-Haymitch! Cos'è success...
La interruppe con un bacio e nonostante la puzza di alcol Effie ricambiò.
- Scusa dolcezza, ne avevo bisogno. - Prese in mano una ciocca bionda. - Vedo che hai smesso con le maschere e le cuffie.
- Oh, l'ho fatto da quando un uomo mi ha quasi affogata per farmele togliere. - Ribattè Effie con una smorfia. - Dai entra, saranno due gradi là fuori.

 

- Scoppiato qualche altro cannone? - Chiese Haymitch curiosando in salotto. Prese in mano una cornice che ritraeva Effie con i suoi genitori. Nella foto doveva avere circa dodici anni e scartava radiosa un pacco regalo. Anche nei distretti, a dodici anni, ricevevi un regalo. Il tuo nome in bella grafia su un bigliettino. - Katniss come sta?
Effie gli porse una tazza di cioccolata calda e lo invitò a sedersi sul lussuoso divano.
- Katniss sta bene, sono rimasti in sei.
- Bene, bene sono contento. - Mormorò sollevato.
Con un balzo, Effie mise un sottobicchiere sul tavolino prima che Haymitch potesse appoggiarci la tazza bollente. - Attento, è mogano! - Lo ammonì.
Il gesto lo fece sorridere, alleviando la tensione pressante che si avvertiva nella stanza.
- E Peeta? - Chiese poi, più per curiosità che per apprensione.
Effie strabuzzò gli occhi incredula. - Come non lo sai? E' stato ferito gravemente da Cato.
- Ah davvero? Non ho seguito molto i giochi in questi giorni...
- E io che pensavo te ne stessi occupando tu! Sta combattendo tra la vita e la morte, povero caro!
Effie gli rivolse un'occhiata accusatoria. Non stava svolgendo correttamente il suo lavoro, pensando solo a bere.
- Mi dispiace... - Cercò di scusarsi.
- Non serve essere dispiaciuti, Haymitch. Datti da fare per tenere in vita quel ragazzo!
- Effie, non serve a nulla tenerlo in vita. Alla fine ne vincerà solo uno e io punto sul più forte. E da quello che mi hai detto Peeta ha già un piede nella fossa.
- Come puoi dire certe cose? - Strillò Effie contrariata. - Oh, senti, non mi interessa nulla che Katniss sia la tua preferita! Domani svegliati presto e cerca degli sponsor per provvedere a Peeta.
- Katniss vincerà e tu avrai la tua stramaledetta promozione, Effie, tranquilla! - Ringhiò irritato.
- No, Haymitch, non te lo sto chiedendo perchè voglio la promozione. - I suoi occhi diventarono intensi. - Te lo sto chiedendo perchè non voglio che muoia!
Haymitch distolse lo sguardo, sconcertato.
- Ti sembra tanto strano che mi stia impegnando non per me ma per loro? - La voce divenne un sussurro. - Che ci posso fare, mi sarò affezionata.
Haymitch sollevò di nuovo lo sguardo.
- Sei davvero una bella persona, Effie.
- So benissimo che mi stai prendendo in giro Haymitch. - Disse la donna, risentita. - Voi... Voi ci disprezzate soltanto.
- No, no, dico sul serio. - Il suo sguardo si posò sul ritratto che aveva osservato poco prima. - Ho capito finalmente che l'unica tua colpa è stata nascere qui.
Effie trattenne il respiro mentre Haymitch le prese le mani.
- Mi sono lasciato guidare dai pregiudizi e dal disprezzo. Hai ragione tu, sono un bifolco. - Disse, facendola ridacchiare. Forse era solo una sua impressione, ma ad Haymitch sembrò che Effie avesse gli occhi lucidi. - La verità è che sei migliore di me, Effie. Perdonami se in tutto questo tempo non sono riuscito ad ammetterlo.
Effie si limitò a rimanere in silenzio, sorridendo.
- Oddio non ci posso credere, sono riuscito a zittirti finalmente!
- Scemo! - Disse Effie ridendo e lanciandogli un cuscino contro.
- No davvero, se avessi saputo che due paroline romantiche hanno questo effetto su di te, te le avrei dette molto prima!
Si contesero il cuscino e risero, finchè Haymitch non si ritrovò steso sopra Effie.
- Allora dolcezza, sei sempre convinta che ti stia prendendo in giro? - Le accarezzò i capelli con il dorso della mano.
- Sono ancora molto indecisa....
Haymitch le si avvicinò e la baciò. La mano scese lentamente dai capelli al collo, e poi ancora più in basso, sollevando la canotta per cercare il contatto con la pelle. Le dita fredde di Haymitch sui suoi fianchi, provocarono in Effie un brivido piacevole. Poi la mano salì di nuovo e la donna trattenne il respiro. Avvertì tutta la passione e il desiderio di Haymitch. Cosa sarebbe successo? Effie decise che questa volta lo avrebbe lasciato fare e si lasciò scappare un sospiro di piacere quando lui iniziò a baciarle il collo e appoggiò la testa fra i seni.
- Cosa vuoi, Haymitch? - Chiese accarezzandogli i capelli.
- Tutto quello che vuoi tu. - Alzò lo sguardo. - Cosa vuoi, Effie?
- Svegliarmi con te accanto, domani mattina.
Haymitch sorrise. - Sarà difficile su questo divano.
- Andiamo in camera mia, stupido. - Ridacchiò. - Vuoi dell'altra cioccolata?
- No. Adesso voglio solo te. E sai che ti dico? Quando stiamo insieme non sento neanche il desiderio di bere.
- È qualcosa di buono? - Chiese Effie.
- Una nuova dipendenza non è mai qualcosa di buono, dolcezza. - Fu la sua risposta.
Si alzarono e salirono le scale per raggiungere la camera da letto. Si scambiarono carezze e baci ed Haymitch convinse Effie a non accendere la tv. Dormirono abbracciati fino al mattino dopo, quando trillò il memo di Effie. Ed Haymitch si accorse stupito di non aver avuti incubi.

 

   
 
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