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Autore: _joy    13/05/2014    4 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Ok, ora capisco cosa intendeva dire Ben quando sosteneva che questa città è bella a colpo d’occhio ma poco profonda.
 
Sono seduta sconsolata sul terrazzo, al sole.
Si muore di caldo, ma mi vergogno a stare qui in bikini mentre le stangone di Tom entrano ed escono, inorridendo per via della mia cellulite appena mi scorgono.
Ben sta studiando per la sua audizione da due settimane.
 
Non l’ho mai visto così.
 
Diventa sempre più nervoso e, più si innervosisce, meno si riesce a parlargli.
Parlargli nel senso chiedergli se vuole mangiare qualcosa, non parlargli nel senso di distrarlo.
Si è barricato in camera e sopravvive a forza di sigarette e birra.
Io sto sclerando.
Ma seriamente.
Non parla, non ride, non smette, nemmeno mi guarda in faccia.
Non dorme.
Stanotte non è venuto a letto.
Ieri Tom ha alzato il volume dello stereo a palla per offrire alla modella di turno un improvvisato party in salotto e io stavo proprio per chiedergli educatamente se poteva abbassare giusto un po’ il volume, quando Ben è uscito urlando dalla camera.
Non l’ho mai visto urlare così.
Sono rimasta di sale.
Tom si è limitato a spegnere lo stereo e a rintanarsi in camera con la ragazza.
Dopo un po’, sono iniziati i gemiti e le urla.
Ben è uscito di nuovo ed ha semplicemente mollato un calcio alla porta di Tom.
È seguito il silenzio.
 
Io sono rimasta interdetta.
Ma chi è, questo tizio?
Non è certo il mio Ben!
 
Mi sistemo il pareo mentre una nuova ragazza, mai vista, esce in terrazzo.
Mi guarda e sgrana gli occhi, poi abbassa lo sguardo sul suo fisico perfetto.
Quando si volta soddisfatta, rivolgo una smorfia alla sua schiena.
 
Molto maturo, Gin.
È che sono così stanca.
 
Fa un caldo insopportabile e io non ce la faccio a non vedere Ben.
Non voglio certo che mi faccia da balia, ma sta barricato a cinque metri da me e io qui sembro una reietta!
Sono uscita, ho fatto passeggiate, ho letto, ho ascoltato musica (in cuffia), ma adesso basta.
Non ne posso più.
Non sono abituata ad essere ignorata da lui.
Tra l’altro, non può vivere così.
 
 
Mi alzo di scatto e marcio decisa verso la nostra stanza.
Apro la porta senza bussare e Ben fa un salto sulla sedia.
Mi guarda, furente, ma io rifiuto di farmi intimidire.
«Non osare dirmi nulla» gli dico «Guardati: fai schifo. Vai a farti una doccia e vieni a mangiare qualcosa»
Lui serra le labbra e io incrocio le braccia.
Ci guardiamo in cagnesco.
Dopo un attimo, Ben batte le palpebre e sospira.
Poi mi tende le braccia.
Io resto immobile.
«Vai a farti una doccia»
Giro sui tacchi ed esco.
 
Gli preparo dei sandwiches e gli verso del succo d’arancia, poi faccio il caffè.
Lui arriva in accappatoio, con i capelli ancora bagnati e la barba lunga e prima di sedersi mi tende di nuovo le braccia, senza parlare.
Stavolta mi avvicino e lui mi stringe forte.
Affondo il viso nella sua spalla e restiamo immobili per un po’.
Lui mi accarezza la schiena e si scusa a bassa voce.
Mi dice che è nervoso, che i provini lo esauriscono e lui esce di testa quando si sente così sotto pressione.
Che non è assolutamente colpa mia e che gli dispiace essersi fatto vedere così da me.
Io resto in silenzio, cercando di assorbire l’impatto di questa sua vita che vedo e che mi sembra in tutto e per tutto folle.
Poi lui si siede e mangia, ma mi tiene la mano come se temesse di vedermi scappare via.
Io gli accarezzo distrattamente il braccio con la punta delle dita, mentre lui fa fuori tutti i panini.
«Che fame» dice, dopo un po’.
«Per forza» rispondo, atona «Non mangi da giorni»
Lui inghiotte un boccone enorme e posa la mano sulla mia gamba, risalendo sotto il pareo.
Io resto immobile e silenziosa.
Lui allontana il piatto, ma la mano resta sulla mia gamba.
«Mi dispiace, davvero» dice, ancora «Speravo di non mostrarti ancora questo lato nevrotico di me»
Ride per stemperare la battuta.
«È solo che questa città è davvero competitiva, Gin. Le audizioni sono sempre pienissime e ci sono migliaia di attori con curriculum migliori del mio. È difficile affermarsi qui… Molto più di quanto non avessi previsto»
«Ma tu sei affermato» obietto.
«No. Per gli standard americani assolutamente no. Qui l’unica cosa degna di nota che ho fatto è stato il primo film su Narnia. Qui contano solo i kolossal e io ho fatto prevalentemente produzioni minori o indipendenti. Devo fare di meglio, Gin»
Le sue mani tracciano dei cerchi sulla mia pelle e io chiudo gli occhi.
Lui si sporge verso di me.
«Il mio agente mi ha proposto un paio di grossi progetti, ma su uno c’è molta incertezza. Devo dare il massimo. TJ mi ha chiamato anche oggi e mi sta facendo pressioni per il provino»
Sento le sue dita abbassare la spallina del mio top e le sue labbra baciarmi delicatamente la pelle.
Sa che odio il suo agente e non insiste.
«Mi dispiace tanto, Gin» dice, dopo un po’.
Mi bacia la spalla, poi il collo.
Le sue mani mi alzano il pareo.
Inizio a rilassarmi.
Mi scosto i capelli dal collo e mi protendo verso di lui: non gli servono altri inviti.
Mi mordicchia la pelle della spalla mentre fa per sfilarmi la canottiera, ma io gli scosto le mani.
«Ben, che fai?» gli dico «Non vorrai assomigliare a Tom, per la miseria!»
 
Finiamo in camera, a fare l’amore.
A letto e poi nella doccia.
Dopo la doccia, obbligo Ben a sdraiarsi sul letto.
Lui fa per protestare, ma a metà di una frase si addormenta praticamente di botto.
Non fosse che sapessi che non è il suo caso, lo scambierei per un drogato, per via dei picchi adrenalinici.
Sospiro e lo copro con il lenzuolo.
 
*
 
Dopo questo episodio, Ben cerca di darsi una regolata.
 
Continua a studiare come un forsennato, ma almeno mangia regolarmente e si lava.
È chiaramente nervoso, ma cerca di dominarsi, almeno quando ci sono io.
Non so come aiutarlo.
Mi sento impotente.
Sono abituata a un Ben rilassato, sorridente e divertente.
Sempre amorevole, sempre dolce.
Non so cosa fare con i suoi nervi e le sue idiosincrasie.
Non voglio essere invadente e, sinceramente, non so quanto mi permetterebbe di avvicinarmi.
Abbiamo fissato una tregua e ci atteniamo a quella.
Vedo che quando sta per esplodere esce di casa.
Si porta sempre il copione.
Se lo porta anche a letto, a momenti.
Beve molto e dorme poco.
Io mi tengo occupata e non dico nulla.
È adulto, non gli serve una madre.
Ma non riesco a non preoccuparmi per lui.
 
Siccome non conosco nessuno, se esco sono da sola.
Mi sta benissimo.
Passeggio con l’iPod nelle orecchie e mi godo il sole.
Cerco di non pensare a Ben che chiede a Tom di farmi compagnia: entrambi abbiamo annuito davanti a lui e poi abbiamo ripreso a ignorarci.
L’altra mattina Destiny è passata a casa e ha fatto una scenata a Tom, che è rimasto impassibile.
Nel suo letto c’era una rossa mai vista: hanno riso di Destiny per mezz’ora.
Che testa di cazzo.
Ma non mi sembra il momento di parlarne a Ben.
 
*
 
Quando Ben finalmente affronta il provino, io tiro un sospiro di sollievo.
Torneremo alla normalità, finalmente!
 
Invece, se possibile, nei giorni successivi lui è ancora più angosciato.
Dice non aver fatto bene, di non essere soddisfatto, di aver sbagliato tutto.
È depresso.
Non so come aiutarlo.
Mi taglia fuori da tutto.
Non sembra lui.
Inizio a passare sempre più tempo fuori casa: mi sembra di soffocare, lì dentro.
Di notte Ben è distante, oppure è senza freni.
Fa l’amore con me voracemente, ma poi lo sento che non dorme.
Ieri notte, quando è rotolato dalla sua parte di letto, gli ho dato le spalle e ho detto:
«Devi smetterla»
Lui mi ha posato una mano sul fianco, ma non ha detto nulla.
 
Ora passeggio sotto le palme che rendono celebre questa città, ma nemmeno il sole e i colori sgargianti riescono a rasserenarmi.
Né ci riescono i negozi. O i gelati.
Passeggio, accaldata e insoddisfatta.
E nervosa.
Mi infastidiscono tutti, questi aspiranti attori e modelle.
Mi sembrano vuoti e sciocchi e, all’improvviso, mi prende una grande nostalgia di casa.
Mi siedo su un muretto e mi stringo le ginocchia al petto.
 
Le mie belle ginocchia tutt’altro che anoressiche.
 
Sto cedendo all’autocommiserazione e proprio non mi va giù.
Sospiro e spengo l’iPod, riponendolo in borsa.
Poso il mento sulle ginocchia e i miei occhi si perdono nell’orizzonte.
Ma, all’improvviso, mi raddrizzo.
Quello non è…
 
È Ben, che corre verso di me.
Salto giù dal muretto e gli corro incontro: finiamo l’uno tra le braccia dell’altra in mezzo alla strada.
Le macchine suonano, furiose, e lui mi spinge verso il marciapiedi.
Camminiamo abbracciati e lui mi riempie di baci, freneticamente.
E, insieme ai baci, di scuse balbettate.
«Non so come scusarmi…davvero… perdonami…ti prego, ti prego…»
«Non so arrabbiata, Ben» rispondo «Sono preoccupata…»
Tanto era ansioso per il provino, quanto lo è ora con me.
Sembra terrorizzato all’idea che io possa essermi fatta una nuova idea di lui e ci metto parecchio a rassicurarlo.
È vero che io non lo avevo mai visto nel pieno del lavoro… Ma, ecco, non pensavo fosse così.
Ammetto che pensavo che il suo lavoro fosse fatto di apparenza e glamour, più che di isteria.
Sono troppo ingenua, forse?
Ben si scusa infinite volte.
E infinite volte io gli dico che è tutto a posto.
 
Ci prendiamo un paio di giorni e mi porta a Venice Beach: l’oceano è immenso, gelido e blu.
La sabbia è bianchissima.
Sembra una cartolina.
Giochiamo come due bambini, ci rincorriamo in acqua, ci tuffiamo.
Scansiamo alghe grandi come atolli.
Prendiamo il sole.
Il primo giorno lui si arrossa terribilmente, a differenza mia, e la sera finiamo in un hotel tranquillo, con Ben che si piazza nella vasca, intenzionato a non uscirne più.
È così dolce, rosso come un peperone.
Lo prendo in giro, ridiamo, gli faccio un massaggio con la crema doposole.
Restiamo a letto per ore infinite.
E tra noi è tutto meraviglioso, come sempre.
Ben è particolarmente dolce e attento, sebbene io insista nel dirgli che voglio conoscere ogni aspetto della sua vita.
Mi sembra il minimo.
È schivo sulla questione provini, ma ammette di dover imparare a darsi una regolata: dopotutto, non è più solo ad affrontare le cose.
 
Se stiamo insieme - se pensiamo a una vita insieme, e noi lo facciamo - me lo deve.
 

***
Buongiorno!
Come vedete, Gin è alle prese con la vita americana di Ben... E non sono sempre scoperte piacevoli!
Per seguire le sue peripezie (nonché le mie e quelle di Hermione e Caspian!) cliccate qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp?ref=hl
Baci e buona lettura,
Joy

   
 
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