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Autore: goccia_chan    13/05/2014    2 recensioni
Se il pianeta Vegeta non fosse esploso? Se Vegeta avesse avuto una sorella combinaguai? e se l'Hueco mundo fosse in contatto con i Sayan?
TRATTO DAL 4° CAPITOLO
Adesso era il momento di andare a verificare di persona cosa era in grado di fare la ragazza. Si diresse in direzione delle retrovie e cercò la sua aura, o la sua reiatsu, come erano più soliti chiamarla gli arrancar. La trovò e si mise ad osservarla.
Non era come gli altri Sayan a cui aveva visto impugnare una spada, non menava fendenti a destra e manca colpendo disordinatamente tutto quello che stava lì attorno, come se più che una spada impugnasse una clava. Sembrava danzasse, una danza pericolosa e mortale. Passava da un nemico all’altro e li abbatteva con un solo colpo preciso, una precisione quasi chirurgica e subito passava a quello successivo. La lama della Katana passava di avversario in avversario implacabile, fulminea senza lasciare scampo, lei scivolava aggraziatamente come se ballasse e cambiasse partner ogni volta velocemente, lasciando dietro di sé una scia di corpi esanimi e senza vita.
Rise di gusto. Finalmente l’aveva trovata…aveva trovato la sua preda.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Re Vegeta, Rosecheena, Vegeta
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice

scusatemi se ci ho messo tanto a pubblicare ma sono stata un pò impegnata, in più ho riscritto questo capitolo un sacco di volte, non ero mai contenta del risultato. spero vi piaccia! ;)




Las Noches
 
Lentamente la coscienza ricominciò a riaffiorare. Piccole sensazioni che finalmente tornavano. Il respiro tranquillo, non più faticoso.  La gola pizzicare lievemente. Una sensazione di soffice sotto di sé. Riaprì gli occhi. Una luce accecante la costrinse a richiuderli. Tentò di aprirli di nuovo, sbattè più volte le palpebre. L’immagine si fece più definita: un soffitto bianco immacolato.  Si accorse di essere sdraiata su un letto. Girò la testa da una lato per guardarsi attorno e vide una flebo attaccata al suo braccio. Non sono morta…Dove sono?
«alla buon ora»
Girò la testa dall’altro lato, da dove proveniva quella voce. Grimmjow era scompostamente seduto su una sedia accanto a lei, i piedi incrociati appoggiati alla parte finale del piccolo letto.
Minami sbattè di nuovo le palpebre, come per assicurarsi di averci visto bene. Era debole e ancora confusa, pensava di aver avuto un’allucinazione.
«sei a Las Noches, ti ci ho portata dopo che sei svenuta, Aporro ti ha dato un antidoto»
«fammi indovinare, ti devo un altro favore» disse debolmente
«e anche qualche spiegazione»

Già il lago…adesso tutti vorranno delle spiegazioni…

Si portò il braccio libero dalla flebo sopra gli occhi «è da sempre che ci riesco, posso congelare tutto, non solo l’acqua, a dirla tutta posso anche manovrarla come voglio» visto che ormai era in ballo tanto valeva vuotare il sacco completamente «solo Vegeta sa cosa so fare, lo abbiamo tenuto nascosto a tutti»
 Grimmjow ascoltava in silenzio senza interrompere la confidenza che la ragazza gli stava facendo.
«Vegeta pensava che se Freezer lo avesse scoperto sarei potuta finire nei guai, se mi avesse voluta tra i suoi nessuno avrebbe potuto impedirgli di portarmi via da casa mia e sfruttarmi come voleva» una calda lacrima le rigò il volto.
«e adesso che hai?»
«ho mandato tutto all’aria….forse è vero che sono solo capace di combinare casini»
A lui sembrava tutto strano. Quella confessione sulle sue capacità, sul legame tra lei e il fratello. Non capiva perché lei gli stesse parlando così spontaneamente. E poi quella lacrima. Non si era mai fatto impietosire da niente ma quella lacrima lo turbò. Forse perché era la prima volta che una persona si apriva in quel modo con lui, con quella sincerità e quella naturalezza. Fino ad ora lui l’aveva trattata solo come una preda, gli interessava solo combattere contro di lei, eppure nonostante tutto lei era ancora lì a dargli fiducia, a parlargli realmente col cuore in mano.
 
Minami si mise seduta nel letto a fatica e si asciugò la lacrima con la mano. Sorrise a Grimmjow, un sorriso dolce e sincero «Grimmjow, grazie»
L’arrancar arrossì lievemente e si alzò irritato dirigendosi verso la porta «non sei più una mocciosa adesso puoi difenderti no? » aprì la porta della stanza «vado a dire che ti sei svegliata» poi le rivolse uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi «dopo che ti avranno tolto quella roba dal braccio ti conviene vestirti, a me non dispiace ma non credo che tu vogli andare in giro in quel modo»
Minami si guardò e si accorse di avere addosso solo un misero camicie bianco ospedaliero che non le arrivava nemmeno a metà coscia. Gli tirò dietro il cuscino adirata, ma troppo tardi, lui stava già sparendo dietro la porta ghignando.
Il solito maniaco. Però non poté fare ameno di pensare a quando era arrossito e a quando, forse, a modo suo, l’aveva consolata. Forse in fondo non era poi così pessimo.
 
Dopo pochi minuti entrarono nella stanza Aporro e Halibel. Aporro le tolse la flebo e le porse delle compresse da prendere a intervalli regolari. Minami lo ringraziò, anche se un po’ quel tizio la inquietava. Quel ragazzo dai capelli rosa e gli occhiali aveva tutta l’espressione dello scienziato pazzo, ma meglio passarci sopra, del resto lei era l’ultima persona che poteva parlare di normalità. Halibel invece, l’unica figlia femmina di re Barragan, le porse dei vestiti con gentilezza. Minami sperò vivamente che i vestiti non fossero suoi. A parte il fatto che quella ragazza aveva un fisico da amazzone e fosse una delle ragazze più prosperose che avesse mai visto, e quindi i suoi vestiti non le sarebbero mai andati bene; era decisamente poco vestita, quella giacca dal collo alto che portava le copriva metà volto ma lasciava la metà inferiore del seno scoperto. Quando i due uscirono aprì i vestiti che le aveva lasciato Halibel. Con un sospiro di sollievo scoprì che si trattava di un vestito bianco, che scollatura profonda a parte, non doveva mettere tutto troppo in mostra. Si tolse il camice. Prese il vestito bianco e se lo infilò. Prese anche gli stivali neri che le avevano lasciato e mentre li stava indossando rientrò Grimmjow.
«bussare è passato di moda?»
Lui la guardò. Era veramente bella con quel vestito bianco a manica lunga profilato di nero che scendeva morbido fino al ginocchio. Aveva un che di angelico.
«muoviti»
Uscirono dalla stanza e si misero a camminare fianco a fianco «sai qualcosa di mio fratello e degli altri sayan?»
«stanno tutti bene, so solo che qualcuno aveva bisogno qualche pasticca da Aporro e ne abbiamo mandate un po’» decise di punzecchiarla un po’ «nessuno si è ridotto come te»
«cos’è eri preoccupato?»
«non ti ho salvato perché stavi per morire»
«e allora perché?»
Grimmjow la spinse contro il muro bianco e appoggiò una mano al muro di fianco al viso della ragazza e si avvicinò guardandola con i suoi occhi azzurrissimi a un palmo dalla faccia della principessa  «ricordati che tu sei la mia preda»
«inizi ad essere un po’ monotematico»
Lui sorrise maliziosamente e poi puntò lo sguardo nella direzione della profonda scollatura del vestito «non male»
Minami avvampò e si coprì istintivamente con le braccia, lui gliele tolse. Si avvicinò con il viso al collo della ragazza e  le strofinò contro il naso. L’odore della ragazza gli riempì le narici. Si avvicinò con le labbra al collo della ragazza che poteva sentire il caldo respiro dell’arrancar sulla sua pelle. Le baciò il collo. La sentì fremere, evidentemente lui doveva farle un certo effetto...una parte di lui gioì mentalmente. Poi lui si staccò e ricominciò a camminare lasciandola lì, avrebbe ripreso il discorso più tardi, gli era venuta una certa idea. Minami si mise a scalpitare e a urlargli contro che era un maledetto maniaco ma lui la ignorò.
 
 
Arrivarono nella sala del trono di Re Barragan. Tutti i figli del Re erano ordinatamente disposti su due file e in fondo, al centro, su una sorta di pilastro, il re dell’Hueco Mundo.
Gli sembrò di entrare in un tribunale e di essere sotto accusa. Tutti erano lì a squadrala da capo a piedi e a giudicare ogni singola parola che avrebbe detto, il fatto che Grimmjow fosse rimasto al suo fianco un po’ la rincuorava, almeno non era completamente sola.
Seguirono una serie di convenevoli tra la ragazza e il Re che inoltre la informò sulla vittoria e la conquista definitiva del pianeta. Infine la fatidica domanda…«ho saputo della sua prestazione con la quale ha impedito al gas velenoso di diffondersi, non sapevo che i sayan possedessero certi poteri, vorrei sapere come sia possibile»
«purtroppo non so spiegarglielo, ho questo potere da quando ne ho memoria e non essendo una capacità sayan l’ho sempre tenuto nascosto»
«spero che una volta tornata nelle sue migliori condizioni lei ci mostri cosa sia in grado di fare»
«sarà mia premura accontentarla» ecco ora aveva completato il quadro…le mancava sentirsi un soggetto da dimostrazione.
«molto bene, può andare. Grimmjow mostrale Las Noches e accompagnala nelle stanze che le abbiamo assegnato. Ci vedremo più tardi per la cena»
 
Grimmjow iniziò a mostrarle di malavoglia i punti principali della residenza. Minami osservò il palazzo enorme dove si trovava, prima dopo essersi svegliata aveva ben altri pensieri per la testa : dove era cosa era successo, cosa la attendeva. Ora invece che il peggio era passato poteva concedersi un attimo di calma e guardarsi attorno.
 Las Noches era un via e vai di corridoi che si susseguivano tutti uguali, spartani e tutti di colore bianco con qualche linea nera che interrompeva di tanto in tanto il candore, non un segno di riconoscimento, non una traccia di diversità. Era tutto maledettamente piatto, uguale e BIANCO. Minami si sentiva completamente persa, quello era un luogo dove tutto appariva sempre uguale a sé stesso quasi come se il tempo e lo spazio non esistessero. La faccia della ragazza era sempre più stanca, confusa e corrucciata. Minami vide una finestra che dava sull’esterno e andò verso di essa, sperava di poter distogliere per un secondo lo sguardo dal quel candore che ormai le stava dando alla testa. Un paesaggio desertico notturno rischiarato solo dalla tenue luce argentea della luna.
«Ah ci rinuncio!!!!»  Mettendosi le mani nei capelli
«Eh?»
«Senti un po’ ma cosa cavolo non va in questo posto?»
Grimmjow la guardò interrogativamente, continuava a non capire il suo atteggiamento da pazzoide scatenatosi da un secondo all’altro.
«I vestiti sono bianchi, i muri sono bianchi, le pareti sono bianche, i soffitti, i corridoi, le porte, le colonne sono tutte bianche! e pure quel cavolo di deserto che vi circonda è BIANCO!!!!! Ma che cavolo di problemi avete con gli altri colori??????»
In quel momento l’unica cosa che le veniva da fare era prendere dei barattoli di vernice colorata e andarsene in giro per quel candido palazzo e pennellare strisce di colore sui muri saltellando.
«come cavolo fate ad orientarvi qui dentro??? È tutto uguale!»
«hai bisogno di una guida privata?» chiese maliziosamente alla principessa
«no ho bisogno di una mappa con un dannato puntino che mi dice “ ti trovi qui” ad ogni vostro maledettissimo corridoi bianco»
Grimmjow si mise a sghignazzare, era veramente divertente vederla andare fuori di testa.
 Di punto in bianco lei cambiò espressione si avvicinò all’arrancar e gli chiese seriamente «senti ma se dipingessi dei fiorellini nella stanza di Ulquiorra con una faccina di lui in mezzo felice, dici che ci riesco a fargli cambiare espressione?»
Grimmjow la guardò stupito «tu donna sei completamente pazza, quel veleno ti ha dato alla testa …comunque non credo funzionerebbe, io non l’ho mai visto una volta con una faccia diversa da quella»
«proprio voglia di vivere…»
Grimmjow sghignazzò, dovette ammettere che quella ragazza era divertente, se ne usciva all’improvviso con delle idee strampalate e assurde, ma era la prima persona che lui considerava degna di essere ascoltata per più di 30 secondi a fila.
Continuarono la loro passeggiata e arrivarono al cortile. Il sole splendeva alto in un cielo azzurrissimo, faceva un caldo terribile.
Minami afferrò Grimmjow per una manica «no senti….tu adesso mi devi spiegare come fa fuori da qui ad essere notte e qua dentro ad esserci un sole che spacca le pietre! »
«che vuoi che ne sappia...è così e basta no?»
Minami rinunciò definitivamente a capire qualcosa di quel posto così strano, le sembrava tutto assudo.
 
Vagarono per un po’ nel cortile, anche lì il paesaggio era desertico ma inframezzato di tanto intanto da qualche gruppo di colone e piloni massicci, improvvisamente la ragazza notò un piccolo gruppetto di colonne rosse. Le si illuminarono gli occhi e corse verso di loro ripetendo più volte “sono rosse, sono rosse” e finendo con l’abbracciare una di quelle. Grimmjow era sempre più convinto che fosse impazzita.
«ti conviene prendere le pasticche di Aporro sai»
La ragazza mollò la colonna e lo guardò «sto benissimo, è questo posto che è strano»
«Grimmjow ma voi qui cosa fate di solito? »
«più o meno quello che fate voi, ci alleniamo, andiamo ad ammazzare qualche hollow che non vuole chinare la testa a nostro padre, io di solito vado anche su altri pianeti per trovare qualche preda interessante»
«come mai non sei mai venuto su Vegeta?»
«perché non avrei potuto combattere contro nessuno, e di venirci perché mio padre doveva discutere di affari col tuo non me ne fregava un cazzo» «e tu perché non sei mai venuta?»
«più o meno per il tuo stesso motivo, i viaggi di lavoro non mi interessano e di scorbutici nerboruti con la fissa della distruzione ne vedo già abbastanza a casa mia»
«di solito i sayan con le idee strampalate come le tue fanno una brutta fine…non credevo che per i reali la cosa funzionasse diversamente»
«consci la leggenda del super sayan?»
Grimmjow alzò un sopracciglio incuriosito e Minami continuò «da noi è piuttosto popolare la leggenda di un sayan dai poteri immensi a cui nessuno può opporsi, ed è un guerriero dai capelli biondi»
Grimmjow scoppiò a ridere «e saresti tu???»
«Quando sono nata hanno pensato tutti che fossi io, poi col tempo non so se hanno rinunciato all’idea o si sono accorti di aver preso un granchio enorme. In poche parole li ho fregati tutti» gli fece l’occhiolino e si mise a ridere a sua volta.
Grimmjow le mise una delle sue enormi mani sulla testa «allora aveva ragione Zarbon, sei proprio uno scherzo della natura»
 La ragazza gli mollò un pugno nello stomaco senza convinzione «vuoi diventare biondo anche tu?». Era strano scherzare e ridere con lui a quel modo. Quando si erano visti non l’avrebbe mai detto, eppure quel risvolto era stranamente piacevole per quanto inaspettato. Si dopotutto Grimmjow non è poi tanto male.
 
Per Grimmjow quella era la situazione più strana che gli fosse mai capitata, stava parlando con qualcuno, era interessato a ciò che gli stava dicendo e si stava pure divertendo. Si era anche dimenticato in quel momento che l’aveva scelta come preda. Quella ragazza era davvero strana.
Minami si tirò su le maniche del vestito faceva un caldo terribile e stava sudando. Propose a Grimmjow di mettersi un po’ all’ombra. Si sentiva sempre più stanca e debole. Quella misera passeggiata l’aveva sfinita, evidentemente quel veleno aveva fatto un buon lavoro. Prese una delle pasticche di Aporro  e se la mise in bocca deglutendola. Grimmjow la guardò: era sudata e pallida, più di quando si era svegliata.
«è meglio se rientriamo» disse il ragazzo seccamente.
 Percorsero qualche metro tra la sabbia, poi vide la ragazza inciampare e cadere a terra. Era sfinita, glielo si leggeva in faccia. Minami poteva sentire il sudore freddo rigarle il volto e la schiena, cercò di rimettersi in piedi ma si sentì sollevare di peso da due possenti braccia che con non troppa gentilezza la caricarono in spalla a mò di sacco di patate « gua…guarda che ce la faccio benissimo da sola!». Il ragazzo non le rispose nemmeno.
La portò in spalla anche quando furono all’interno del palazzo fino ad arrivare alle cucine, solo allora la depose a terra. Minami si resse sulle gambe malferme, dovette ammettere a sé stessa che se lui non l’avesse portata probabilmente sarebbe svenuta dopo qualche metro. L’arrancar le pose un bottiglia d’acqua in malo modo «bevi». Non se lo fece ripetere due volte, bevve avidamente dalla bottiglia, ne aveva proprio bisogno. La cucina era piena di profumi deliziosi, le brontolò lo stomaco, aveva una fame da lupi.
Si guardò attorno...c’era un cesto pieno di panini appena sfornati. Guardò il ragazzo con un sorriso a trentadue denti, lui le allungò un panino e la spinse fuori dalla cucina. Minami affondò i denti nel pane, era ancora caldo. Che buono ci voleva proprio! :3
Finalmente l’incarnato della ragazza riprese un colore roseo e con quello la voglia di scherzare «e se mettessi del dentifricio nella scarpe di Ulquiorra??»
«stai ancora pensando a quello? Te l’ho detto rinunciaci, non riuscirai mai a vederlo dar fuori di testa»
La ragazza sbuffò. Percorsero ancora un paio di corridoi, ovviamente bianchi e si fermarono di fronte a una porta.
«siamo arrivati alla tua stanza»
«chissà perché me la immagino bianca»
Grimmjow era dietro di lei e aprì la porta della camera. Minami guardò all’interno per un secondo, regnava il caos più totale, lenzuola, vestiti, cocci di muro sparsi ovunque a terra,  profondi buchi e crepe nel muro…capì immediatamente. Grimmjow la spinse subito all’interno e richiuse la porta.
«quanti anni dovevano passare prima di riuscire a fregarti?» con un sorriso tra il sadico e il malizioso
«carina la tua camera, bisognerebbe giusto ristrutturarla un po’»
Adesso si che si trovava in una bella situazione, Grimmjow l’aveva chiusa in camera sua, lei era ancora senza forze per difendersi e il sorriso di lui non prometteva niente di buono. Era finita dritta nella tana del lupo. E anche se fosse riuscita a scappare non sapeva dove andare.
 
 Grimmjow le si avvicinò, lei indietreggiò di un passo, lui di scatto la prese e la buttò sul letto disfatto e le piombò sopra.
«che ne dici di sdebitarti?»
«magari un’altra volta...sai com’è ho mal di testa»« ma tu non avevi la smania di combattere con me?»
L’arrancar ghignò «ho cambiato idea»
«quasi quasi preferivo la prima»
«io non credo» si tuffò sul collo di lei e le diede un lieve morso.
La ragazza iniziò a dibattersi invano.  Lui continuò a torturarle il collo con la punta della lingua alternando questa a piccoli morsi. Gli piaceva, dovette ammettere che quella ragazza gli piaceva. Il profumo della principessa gli stava riempiendo le narici e aveva un effetto magnetico su di lui, ogni volta che le sfiorava il collo e sentiva i piccoli fremiti della ragazza  sentiva di volere  quel corpo. Non stette a chiedersi il come e il perché la desiderasse. Era un dato di fatto e basta. Guardò il volto rosso, imbarazzato e indispettito della ragazza e il suo sguardo si posò sulle labbra rosee semi chiuse di Minami. Le passò il pollice sulle labbra.
Minami nonostante la situazione aveva il fiato sempre più corto. Non capiva perché lui le facesse quell’effetto. Il profumo di Grimmjow così penetrante l’aveva mandata in tilt. Cercava di dibattersi, di affondare le unghie nella sua carne, ma era esausta, si sentiva in completa balia degli eventi ed era spaventata da quello che sarebbe potuto succedere ma al tempo stesso sentiva il suo corpo reclamare i tocchi dell’arrancar. Lui le stava puntando gli occhi dritti sul viso. Le stava guardando le labbra. La mano di lui si era appoggiata al suo viso in una sorta di carezza e il pollice di lui le stava passando lentamente sulle labbra.
Il ragazzo si avvicinò al suo viso e con le labbra iniziò a baciarle il collo, poi la mascella e il mento. Lei sentiva il fiato farsi sempre più corto. Le labbra di lui si avvicinarono alle sue. Smise per un attimo di respirare. Grimmjow fece marcia indietro e tornò a baciarle il collo scendendo lentamente fino alla clavicola. Iniziò a scendere verso la scollatura. Poteva sentire il cuore della sayan battere all’impazzata. Iniziò a passare la lingua al limitare della scollatura del vestito percorrendola, andando infine a baciarla nell’incavo del seno. La ragazza tentò malamente di soffocare un gemito.
«l’ho detto io che ti piace questo gioco»
Lei gli affondò una mano nei capelli azzurri e li tirò leggermente costringendolo ad allontanarsi di qualche centimetro dal suo corpo «si può sapere perché devi essere così stronzo?»
«e tu perché vuoi negare l’evidenza?»
«cosa farei io????»
Grimmjow si mise seduto sul letto trascinandosi dietro la ragazza che si ritrovò a cavalcioni su di lui, occhi negli occhi. La ragazza per quanto fosse già arrossita divenne paonazza trovandosi in quella posizione con lui. Grimmjow le circondò il busto con le braccia premendola contro di sé. I visi a un palmo di distanza.
«dimmelo ora che non ti faccio nessun effetto»
Minami deglutì. Era maledettamente in imbarazzo, non si era mai trovata in una situazione simile ed era anche consapevole che uscire da quella circostanza non sarebbe stato semplice…ma forse poteva tentare ancora qualcosa. O peggiorava le cose o riusciva a metterlo in imbarazzo. Bisognava pur tentare.
Gli cinse il collo con le braccia e gli riaffondò una mano nei capelli stringendoli di nuovo, stavolta più lievemente e a un soffio dalle labbra di lui gli chiese «sentiamo…e io che effetto ti faccio?»
«donna, non ti conviene provocarmi» le soffiò sulle labbra.
Sentirono bussare alla porta.
«Grimmjow imbecille va a prendere quella donna che è pronta la cena, mancate solo voi due!»
«Nnoitra, sei il solito rompicoglioni» sbraitò contro la porta Grimmjow. Adesso si che era incazzato. Prese minami per i fianchi e sollevandola la staccò da lui senza troppi complimenti.
«andiamo»
  
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