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Autore: AssodiPicche    15/05/2014    3 recensioni
Se The Hunger Games non fosse altro che lo scenario della paura di Katniss?
Fino a che punto arriverebbe Jeanine Matthews prima di mettere un freno alla sua curiosità e sete scientifica?
Quali, tra i protagonisti che conosciamo esistono davvero e quali sono stati creati da Katniss o dal siero per perseguire avanti il loro scopo?
Non è più la lotta tra una donna e lo sfavore delle probabilità
non è più lo scontro di un popolo disperato contro una dispotica tirannia
è l'umanità di una ragazza che si contrappone alla forza del siero che instilla paura.
Contiene spoiler per quanto riguarda THG
Grazie a tutti coloro che leggeranno e che recensiranno :)
Enjoy reading and... may the odds be EVER in your favor :)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Katniss serrò la mascella e riprese a camminare. Quella cella, ovviamente, non le piaceva affatto. Continuava a muoversi all'interno della stanza e a fissare quelle pareti a specchio, nere e lucide. Era sicura che lì dietro fossero nascoste delle telecamere. Era in gabbia. Fisicamente e psicologicamente. Sferrò un pugno contro una parete e si buttò su quella brandina spoglia e squallida che costituiva la metà dell'arredamento della cella. Guardò le sue nocche sanguinanti con frustrazione e si alzò nuovamente, incapace di darsi pace. Aveva perso la cognizione del tempo e la sua percezione dello spazio era alterata a causa degli specchi. Si avvicinò al piccolo tavolo bianco e contò per l'ennesima volta le piccole tacche che era riuscita a incidere con le unghie. Cinque linee. Cinque pasti dall'ultima simulazione. Tirò un altro pugno al muro, ottenendo soltanto altro dolore. Imprecò e si maledisse per non aver pensato prima a quel semplice metodo per non perdere totalmente la cognizione del tempo.
Incurante del sangue che iniziava a imbrattarle la mano, si passò le dita tra i capelli e tornò a sedersi sulla sua branda. Scrutò il suo riflesso e, in un istante, ebbe la consapevolezza di fare schifo. I vestiti erano sporchi, i capelli spettinati, il suo labbro inferiore era tumefatto e mal ridotto al pari del suo occhio sinistro. Mentre rimuginava sul suo aspetto, si aprì uno spiraglio tra le mura della sua cella. Provò a guardare cosa ci fosse oltre quegli specchi, ma non vide altro che luce. Una luce pura e bianca che sembrava assorbire tutto ciò che la circondava. Solo dopo si accorse del ragazzo. Era biondo, alto e muscoloso. Non sembrava un erudito, ma era vestito di blu. Il suo viso, la sua espressione o forse semplicemente il suo atteggiamento aveva un che di rilassante. Si guardarono negli occhi per un istante, ma senza vedersi davvero, come se tra loro si frapponessero ancora gli specchi. Poi lo sguardo di Katniss scivolò sulle mani del ragazzo. Capì in quel momento che il suo compito era rimetterla in sesto.
-Siediti, per favore.
Katniss ubbidì immediatamente all'udire quelle parole che non suonavano come un comando, tanto erano state pronunciate dolcemente. Le si avvicinò con un ago sottilissimo, ma subito lei si scansò.
-Cos'è?
-Un calmante e anestetizzante. Farà anche diminuire il gonfiore.
-Non mi toccare con quella roba!
Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad afferrarle un braccio e a iniettarle il medicinale, pima che lei potesse liberarsi. Mise via la siringa e aspettò qualche secondo, affinché il farmaco facesse effetto.
-Devo medicarti, quindi dovresti spogliarti.
Katniss avvampò. Si sfilò la felpa e strappò la parte inferiore dei pantaloni, pensando che potesse bastare. Lui la guardò perplesso, ma non disse nulla. Lanciò sul letto i vestiti puliti che le aveva portato e stese un asciugamano sul tavolo. -Siediti qui.- si fermò un attimo a guardarla.-Hai fame?
Ignorando le proteste del suo stomaco, Katniss scosse la testa. Il ragazzo le sorrise e le porse una pagnotta, che aveva appena estratto da una borsa. Aspettò qualche secondo, poi la poggiò sul tavolo. L'avrebbe presa appena avesse voluto.
-Prima di medicarti le ferite, ho bisogno che tu ti faccia una doccia.
-Non c'è.
-Come scusa?
-Nel bagno non c'è nessuna doccia.
Perplesso, Peeta si diresse verso una parete e premette un pulsante quasi invisibile. Si aprì la porta del bagno. Entrò e premette un altro bottone, posizionato vicino al gabinetto, unico sanitario della stanza. Si spalancò un altro piccolo scomparto.
-Solamente dieci minuti. L'acqua è saponata per i primi cinque.


-Non vestirti oltre.
Katniss si diresse, rossa in volto, verso il ragazzo e si sedette nuovamente sul tavolo. Prese furtivamente il pane e iniziò a mangiarlo. Era ancora tiepido. Il ragazzo prese un panno imbevuto di una sostanza ramata e dall'odore acre e si sedette davanti a lei. -Farà male.
Katniss ignorò il commento e il ragazzo iniziò a strofinarle violentemente il panno su tutte le ferite. La ragazza dovette reprimere un urlo. Era come se le stessero bruciando la pelle per raffreddarla immediatamente dopo. Se avessero detto che era doloroso sarebbe stato un eufemismo.
Improvvisamente, si fermò. Era arrivato all'altezza del suo ombelico, doveva ancora trattare le sue braccia, le sue mani e il suo viso.
-Hai ancora fame?
Katniss abbassò gli occhi timidamente.
-Mangia questo, intanto inizio a fasciare la tua caviglia. È messa male...senti tanto dolore?
Katniss scosse la testa, masticando la focaccia che le era stata sporta prima.
-Come hai fatto?
-Scappavo...sono inciampata più volte e mi sono graffiata. Poi il mio piede si è incastrato in un morsetto 572... non sai cosa siano, immagino.
Questa volta fu il turno per il ragazzo di scuotere la testa.
-Trappole che dovrebbero tagliarti via un piede, studiate per difendere i confini...le 572 sono difettose. Un solo modello difettoso...
-Non si può dire che le probabilità fossero a tuo favore...
-Non lo sono neanche ora, ma credi che non troverò il modo di uscire da qui?
-Non se uscirai sana di mente.
Trattò anche il resto del suo corpo, poi cosparse le ferite con dell'olio verde e infine fasciò il tutto con delle garze. Spalmò del balsamo sulle sue labbra e medicò il suo occhio con dei dischetti blu e viola.
-Braccio sinistro.
Glielo porse. Lui prese una penna per tatuaggi e imprimette quello che le sembrò un codice.
KE25768
-Mi servono tre campioni di sangue- disse, a mo' di spiegazione, mentre estraeva altre tre siringhe.
Era delicatissimo e molto veloce. Katniss non sentì niente. Appena finì, le sorrise appena. Era un sorriso triste, come se vederla gli provocasse dolore. -Finito, vestiti pure.
Mentre lei si vestiva, lui raccolse tutto ciò che aveva portato e i vestiti logori di lei, fino a che la stanza non tornò a essere quella che era prima del suo arrivo. Gli dispiaceva lasciarla da sola ad affrontare qualcosa di molto più grande di lei, ma non aveva scelta. Frugò nelle sue tasche e trovò una spilla. Gliela lanciò, sapendo che non avrebbe dovuto farlo.
Senza voltarsi, si avvicinò al muro e aspettò che questi si aprisse.
-Come ti chiami?
-Peeta.- rispose. La guardava e pensava che era già morta. Sapeva che presto non sarebbe stata altro che un altro corpo da scortare verso la cremazione, ma ciò non gli impediva di sentire quella piacevolmente dolorosa stretta al cuore.
-Io sono Katn... -la porta si chiuse alle spalle del ragazzo, senza lasciargli il tempo di ascoltare il nome completo della ragazza.

Da più di un'ora Katniss si rigirava quella spilla tra le mani. Era tonda e nera, piuttosto piccola. Un dente di leone giallo spiccava al centro, insieme alla scritta in bianco: M.E.L.L.A.R.K., non tutte le speranze sono perdute! Era lo slogan di un noto movimento ambientalista.
Si appuntò la spilla all'interno della manica della felpa, proprio accanto all'etichetta su cui era scritto: Cotone Isolante Netto Non Anatomico. Il Cinna, come lo chiamavano in codice, era il tessuto usato per creare i vestiti che servivano per testare i sieri da simulazione. Riducevano i rischi per le cavie. Il che non le piacque affatto.
  
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