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Autore: Holenuvolenegliocchi    15/05/2014    2 recensioni
BOOM!!
Quello fu il rumore che fece casa sua quel maledetto giorno di primavera.
Morto.
Tutti sentirono la sua assenza.
Anche lei.
"Ragazzo pazzo" lo chiamava così.
Tutti continuarono a stare male per lui per un anno intero.
Fino a quel momento.
BUIO.
Una cicatrice, una maledetta cicatrice dietro la nuca.
Tutto cambiò.
Ma un momento: le cose cambiarono davvero, o cominciarono soltanto di nuovo?
*Il nome di lui è lo stesso del personaggio che il prestavolto interpreta nella serie televisiva NCIS LA*
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo quella che loro chiamavano registrazione il giovane la portò in un corridoio, si fermò davanti ad una porta dove pronunciò una parola incomprensibile. Seguì un rumore metallico e una voce elettronica "identificazione, comandante Martin Deeks identificato. Accesso consentito"
Entrarono in un'enorme stanza, la poggiò su un letto soffice che profumava di vaniglia. La porta si chiuse alle loro spalle.
-Martin, ma sei proprio tu?
-Si Kensi, sono io.
-Ma tu eri morto! Ti avevano ucciso! Com'è possibile?
-Beh.. È una lunga storia
-Ti ho creduto morto per un anno! La tua casa è esplosa con te dentro!
Oh no. Non era andata così. Ma lei ancora non lo sapeva. La vera storia è questa, e mentre lui dava delle spiegazioni a lei io racconterò a voi com'è andata.
Quel giorno, il boss della triade contro cui si era messo, Sai-Chung Li, aveva mandato uno dei suoi, un certo Yang Xu, a casa sua, ma non aveva calcolato gli imprevisti...
Nello stesso momento entrò in casa un ragazzo, un certo Dylan Benson, recatosi lì per informarlo proprio delle intenzioni dei cinesi di farlo fuori. Xu, una volta entrato in casa, si imbatté in Dylan e, convinto che fosse Martin fece per colpirlo con un pugnale ma il colpo andò a vuoto. Ritentò di nuovo ma il ragazzo riuscì a bloccarlo. Riprovò una terza volta e lo colpì all'addome. Dal piano di sopra Martin sentì un urlo e corse per capire cosa stese succedendo. Vide il giovane steso a terra, in un bagno di sangue e sopra di lui il cinese che gli dava le spalle. Prese una statuetta di marmo raffigurante la Torre Eiffel, che si trovava sul mobile accanto a lui, e la utilizzò per colpire alla testa il criminale. I cinesi volevano ucciderlo, adesso ne era al corrente. Sapevano dove abitava e questo rendeva tutto più rischioso. Rimaneva solo una cosa da fare: doveva scomparire. 
Prese i due cadaveri e li trascinò in cucina, vicino ai fornelli. Subito dopo aprì la bombola del gas. Era tutto pianificato alla perfezione. Il gas si sarebbe sparso per tutta la casa. Era una casa vecchiotta. Proprio sopra la bombola c'era uno di quei campanelli del telefono, uno di quelli che quando qualcuno chiama vibrano e fanno scintille, così nel momento in cui sarebbe stato al sicuro avrebbe fatto squillare il telefono in modo che nel giro di pochi istanti la casa sarebbe finita in fiamme e frantumi. Tutto era organizzato. Prese alcuni vestiti e li infilò velocemente in uno zaino, mise un impermeabile scuro e degli occhiali da sole, lasciò tutto il resto lì e uscì di casa. Raggiunse il telefono pubblico e compose il numero.
BOOM!
In un attimo tutto esplose. E lui, nascosto nel vicoletto difronte assistette a tutta la scena. Sentì un forte rumore di un'auto che sgommava, così si voltò e riuscì a intravedere un SUV nero che accelerava via.
Di Yang Xu fu trovato lo scheletro carbonizzato ma il DNA del cadavere non fu mai identificato poiché proveniva da un paese straniero. Anche quello di Dylan non fu identificato e Martin aveva la fedina penale pulita, quindi i suoi dati non erano inseriti nel DATABASE.
La polizia brancolava nel buio. Secondo i loro dati un cadavere doveva appartenere al proprietario della casa e l'altro era un'incognita. Mentre per i cinesi un cadavere apparteneva al loro compagno e l'altro al loro bersaglio, per cui i conti tornavano.
Da quel momento la vita di Martin e quella di coloro a cui voleva bene erano in pericolo e rimase nascosto evitando ciò... Almeno fino a quel momento... 
-E così hai pianificato tutto, hai finto?- lo sguardo di Kensi era perso nel vuoto
-Si.. Non volevo far stare in pena nessuno, volevo solo... Volevo solo che non soffriste, volevo proteggervi!
-Tutti abbiamo creduto che tu fossi morto per un anno intero!! Non ti sembra che abbiamo sofferto ugualmente?
Calò il silenzio. Marty si fermò a riflettere. Non aveva pensato a quel lato della faccenda, non aveva minimamente immaginato che qualcuno avesse potuto soffrire ugualmente per la sua scomparsa. 
Kensi annaspò nell'aria per qualche secondo di quel silenzio che pareva interminabile alla ricerca dei capelli del ragazzo. Quando riuscì a trovare la superficie soffice agitò la mano scompigliandogli i ciuffi e gli strappò un sorriso. 
-Però adesso so che sei vivo. Vorrei tanto dirlo anche a tua madr..
-Kensi - le prese la mano con cui gli aveva scompigliato i capelli -Nessuno deve sapere che sono vivo. E nessuno deve sapere dove mi trovo, perciò acqua in bocca-
-E come farei a dirlo a qualcuno? Non ho la più pallida idea di dove ci troviamo! Non vedo nulla.
-Cosa?
-Si, deve essere successo qualcosa ai miei occhi. Forse è quella roba che mi hanno gettato negli occhi quei tipi che mi hanno rapita. Non te lo so spiegare con esattezza ma non ci vedo più Marty!
Si fermò per un po' a guardarla. Le esaminò gli occhi fissi nel vuoto, poi le diede un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.
-Marty!- si alzò di scatto dal soffice letto bianco su cui era stata posata e lanciò un grido si rabbia mista a disperazione. Perché se n'era andato così in fretta, senza dirle nulla? Provò a trovare una risposta plausibile a tutto ciò per una buona mezz'oretta, poi si addormentò. 
Erano passate più o meno due ore da quando Marty era uscito dalla stanza e Kensi dormiva ancora. Silenziosamente due uomini entrarono nella stanza. Uno era Marty, l'altro era un ragazzo di colore, alto, palestrato, con occhi color nocciola e la testa rasata. Indossava un lungo camice bianco sopra una divisa blu caraibico. Due colori che spiccavano con la sua carnagione. 
Marty si avvicinò lentamente al letto e la svegliò sussurrando dolcemente.
-Kensi, hey combinaguai, sveglia
Con un lamento nervoso cominciò ad aprire gli occhi e a stiracchiarsi.
-Che succede? Deeks sei tu?
-Si sono io. Ho portato qualcuno per te
Il ragazzo col camice bianco le si avvicinò, la aiutò a sedersi sul letto e si presentò.
-Piacere. Io sono Robert Richards, ma qui tutti mi chiamano Bob. Tu devi essere Kensi, giusto?
-Si, piacere, Kensi Anderson- disse in tono un po' freddo e distaccato, dovuto più che altro al fatto che si era appena svegliata e che ancora doveva connettere e realizzare quello che stava accadendo.
-Kensi, io sono quello che si potrebbe considerare "il primario" qui. Marty mi ha raccontato tutto, del rapimento e dei tuoi occhi. Se ti fiderai di me posso aiutarti
-Dici sul serio? Tu potresti guarire i miei occhi?
-Non sono diventato il capo qui per nulla- fece una leggera risata, invisibile per lei, ma che riuscì bene a sentire e che a sua volta la fece ridere.
-Andiamo, ti fidi di me? E se non ti fidi di me, fidati almeno di Martin
-Mhh se dovessi scegliere mi fiderei più di te che di questo ragazzo pazzo qui- scoppiarono tutti in una fragorosa risata -ok, ci sto. Voglio fidarmi. Che devo fare?
-Per il momento devi solo venire con me
Insieme la sollevarono e la posarono su una sedia a rotelle.
Mentre Kensi passò l'intera giornata con Robert avanti e indietro per il reparto "OSPEDALE", chiamiamolo così, Marty lo passò in una stanza con delle pareti dipinte di un blu intenso e con un pavimento candido, talmente bianco da risplendere. A quanto pare i colori principali di quel posto erano il bianco e le varie sfumature di blu. Non era solo in quella stanza: con lui c'erano almeno un'altra ventina di persone tra uomini e donne di una certa età, ragazzi, e padri e madri di famiglia, che non superavano la quarantina. La parete dietro il posto a sedere di Marty era in realtà uno schermo camuffato alla perfezione con le altre. Intanto la tavola situata al centro della stanza, fatta totalmente in vetro scuro, si dimostrò essere un ulteriore schermo gigante sul quale apparve un planisfero in cui alcune parti del mondo erano divise in settori distinti da colori ben precisi.
Marty controllò l'orologio: le sei in punto
-Ci siamo tutti? Bene, allora possiamo cominciare.
Da quel momento in quella stanza cominciò un'importante discussione, composta da tanti botta e risposta, opinioni diverse, ma un obiettivo comune: liberarsi di Sai-Chung Li, non importava se mettendolo nelle mani della giustizia o eliminandolo, l'unica cosa che importava era liberarsene. 
-Tutte le banche sono controllate!
-I rifornimenti dei negozi non arrivano più in tempo e c'è una tassa in più da pagare per ogni camion arrivato.
-Le navi mercantili non salpano più, per ogni scatola da consegnare i marinai ci devono rimettere dei soldi di tasca loro.
-Molte fabbriche di alimenti, dolci e cioccolata sono diventate il centro principale di commerci di droga
-Ormai è impossibile vivere, basta una dogana o una tassa in più non pagata e ti mandano killer ad ucciderti. Non si può andare avanti così
Ognuno raccontava la propria esperienza, diceva la sua, fino ad arrivare alla conclusione che era in realtà l'inizio di quel dibattito.
-Le indagini svolte sono risultate positive, e noi l'abbiamo visto con i nostri occhi, ormai è tutto controllato, credo che ne siamo tutti consapevoli e credo che tutti sappiamo dove vuole arrivare..
Kensi aveva appena finito i vari controlli e pianificato l'operazione con Robert e stava cercando Marty per dargli la buona notizia quando passò proprio davanti la porta della stanza in cui si stava tenendo la riunione.
-Sai-Chung Li è diventato un problema e ha delle informazioni troppo importanti. 
-Non le ha tutte però
-Esatto, e noi dobbiamo fare in modo che non le abbia mai, ne va della sicurezza internazionale
-Deeks, lo sai vero adesso cosa succede..?
-Si, lo so. Kensi deve restare al sicuro. 
Aveva sentito tutto. Il suo cuore si fermò per un momento"Kensi deve restare al sicuro" quelle parole, cosa volevano dire? 
  
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