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Autore: NottingHill    15/05/2014    2 recensioni
John è stato privato della memoria. Ma siamo sicuri che non ricordi proprio nulla?
"Appoggiati ad una parte c'erano due ragazzi. Lui, alto e muscoloso, aveva il volto confuso, ma la ragazza che gli stava a fianco aveva un bel viso sorridente, lo stava fissando coi suoi grandi occhi e ridacchiava col suo amico. Allora John le sorrise di rimando, perchè semplicemente non poteva farne a meno."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid Finch, John Young
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Rifugio

Quando anche l'ultimo passeggero scese dalla metropolitana, ad Astrid non restava che sedersi e aspettare. Non sapeva esattamente cosa fare: ogni volta che era entrata nel rifugio era perchè qualcuno l'aveva teletrasportata, e non aveva idea di come arrivarci in un altro modo.
Si girò a guardare la cartina alla sue spalle; le linee colorate si intrecciavano di continuo e dopo un po' non riuscì più a distinguerle.
L'ultima volta che era salita su una metropolitana non era da sola, e sentiva di aver trovato il suo piccolo spazio in quel mondo bizzarro. Ora, al contrario, non c'era nessuno con lei e non sapeva più cosa fosse vero e cosa invece no.


Erano passati pochi giorni da quando Stephen aveva distrutto la macchina, e pian piano stava tornando tutto come prima. All'Ultra non era rimasto più nessuno: nessun Fondatore, nessuna organizzazione segreta.
Certo, i cattivi non erano spariti nel nulla, ma sembrava che si fossero presi qualche giorno di vacanza.
La madre di Stephen e Luca erano tornati a casa, sconvolti dalla morte di Roger. L'avevano appena ritrovato e l'avevano già perso di nuovo, questa volta per sempre.

Stephen era sdraiato sul letto, e Astrid gli accarezzava i capelli cercando di consolarlo. Lei era l'unica che non voleva niente da lui, era solo felice che lui fosse sano e salvo.
Quando era al Rifugio, Cara lo guardava come un cucciolo abbandonato, Russel si sentiva terribilmente in colpa e, anche se cercava di non darlo a vedere, Stephen lo intuiva ogni volta che tentava di parlargli; e poi c'erano sua madre e Luca, a casa, che cercavano qualcuno in grado di consolarli. Ma per quanto Stephen fosse forte, non aveva idea di cosa potesse fare per aiutarli. Dopo tutto, anche lui aveva perso il padre, e Hillary, nel giro di pochissimi giorni.
Nel frattempo, senza parlare, Stephen si era addormentato. In quei momenti, pensò Astrid, sembrava di nuovo essere il suo spensierato migliore amico, non il ragazzo che aveva salvato il mondo.
Si sentì bussare alla porta, e poi una testa bionda sbucò dalla fessura.
Astrid sorrise e fece cenno a John di stare in silenzio. Si alzò dal letto, attena ai cigolii delle molle del materasso, e si avviò fuori con lui.
«Facciamo una passeggiata?» le chiese, porgendole la mano.
«Certo» disse, intrecciando le dita alle sue.
Dopo tutto quel caos, John si era trasferito di nuovo a casa di Stepehn. Quest'ultimo non c'era quasi mai, passava quasi tutto il suo tempo al Rifugio a cercare di sistemare le cose, e sua madre e Luca non avevano mosso obiezioni. In più John era l'unico ancora in grado di cucinare un pasto decente, e ne avevano approfittato più che volentieri in quei giorni di tristezza.
Non parlavano tantissimo, quando stavano insieme. Si era creata tra loro una strana calma, come se la sola presenza dell'altro li tranquillizzasse; ne avevano passate tante ormai e sembrava che tutto venisse naturale, come se si conoscessero da sempre.
«Ho un'audizione domani, ti va di accompagnarmi?»
«Non c'è neanche bisogno di chiederlo».


All'improvviso Astrid si trovò di fronte Cara. Lo spostamento d'aria era stato violento, e aveva ancora davanti agli occhi la luce dorata del teletrasporto.
«Ci cercavi?» chiese, ostile, Cara. Non l'aveva ancora affrontata da quando John era andato a vivere di sopra e aveva lasciato Cara e il rifugio, ma la questione era troppo urgente per pensare alla reazione di quella che, a tutti gli effetti, era la ex del suo ragazzo.
«John è scomparso». La voce di Astrid era uscita asciutta e secca; non aveva altro da dire ed era preoccupata, non poteva pensare anche alla reazione di Cara. Quella socchiuse la bocca, le si avvicinò e, appena le mise la mano sulla spalla, un brivido le percorse la schiena. Un secondo dopo erano al Rifugio.


«Sei stata bravissima», le disse John in un orecchio, mentre lei, uscita dalla sala dell'audizione, stava prendendo il cappotto da un attaccapanni.
«La richiameranno loro, se necessario» disse, interrompendo il loro scambio di sguardi, l'assistente che sedeva ad una scrivania vicina alla porta.

Astrid fece un cenno col capo, prese la mano di John e lo portò fuori il più in fretta possibile.
«Ma come fai a dirlo? Tu non c'eri e... io mi sono bloccata». La voce le si incrinò leggermente: entrambi stavano pensando all'ultima volta in cui Astrid era andata ad un'audizione. Era finita con una pallottola nel corpo di John e con lei che, invece di cantare ai giudici, cantava tra le lacrime implorandolo di non lasciarla. Decisamente non un bel ricordo.
«Non avrò più i poteri, ma ci sento ancora bene. Sei stata grandiosa, ti richiameranno di sicuro e se non lo faranno vuol dire che sono degli stupidi».
John non sapeva assolutamente nulla di canto, ma tutte le volte che Astrid canticchiava senza accorgersene le prestava attenzione. Era come una parte di lei, un organo involontario e vitale. Era una cosa meravigliosa.


Stephen era appollaiato alla spalliera del divano posto nella sala comune, e Russel lo guardava stando sdraiato, con la testa appoggiata al bracciolo. Sembrava sul punto di addormentarsi.
Non era rimasto poi molto laggiù: tutto quello che avevano era stato portato agli edifici dell'Ultra, in modo che gli altri potessero avere un posto comodo dove dormire. Dopotutto, quello rimaneva pur sempre un ufficio, e non potevano dormire sulle scrivanie. Astrid dubitava che fosse bastato quello che avevano per garantire un posto tranquillo a tutti i nuovi Tomorrow People arrivati, e non osava immaginare cosa avessero escogitato per provvedere.
«Ehi Astrid! Che ci fai qui? Qualcosa non va?», chiese Stephen notando il loro arrivo e alzandosi immediatamente.

«Non vedo John da giorni... Non è a casa tua, non è qui, non ha detto niente l'ultima volta che l'ho visto». La voce le si spezzò pensando a John, un piccolo singhiozzo prima di lasciarsi cadere sul divano e affondare la testa tra le mani.
«Non è da John. Sei sicura che non ti abbia detto niente?» Cara le lanciò di nuovo lo stesso sguardo: un misto di preoccupazione, orgoglio e rabbia. Astrid non sapeva quale prevalesse, e non aveva voglia di scoprirlo.
«No, altrimenti me lo sarei ricordata», rispose lei. Cara strinse gli occhi, come a darle della stupida. O così sembrò ad Astrid. «Eravamo sulla metropolitana, così, senza una meta precisa. Ed è arrivato Jedekiah e... ha detto che sarebbe tornato, ma non l'ha fatto. Non fino ad ora».
Allora Cara strinse i pugni, scambiò uno sguardo carico di significato con Stephen e Russel e scomparve.
«Cara no!» urlò Stephen, correndo verso il punto da cui si era teletrasportata. Si mise le mani nei capelli e si girò a guardare i due rimasti.
«Farà qualche sciocchezza, puoi scommetterci tutto», fu il commento divertito di Russel. Dopo tutto, non aveva perso la sua vena sarcastica.
«Qualcuno vuole degnare questa povera e confusa umana di una spiegazione, per favore?»
«Si tratta di Jedekiah», spiegò Stephen. «Deve essere stato lui, se è l'ultima persona che lo ha visto. E Cara è andata a cercarlo. Non si fermerà finchè non l'avrà trovato; tento di farla ragionare e la riporto qui».
«E poi?»
«Per trovare John, dobbiamo prima trovare Jedekiah».


Ehilà!
Spero che la storia continui a piacervi :)

  
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