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Autore: metaldolphin    16/05/2014    3 recensioni
ATTENZIONE! SPOILER del capitolo finale del manga della serie "Sigma" (e quindi del finale dell'intera storia).
Si conclude la tragicomica vicenda di Sousuke Sagara e Kaname Chidori.
La battaglia è stata dura e tutti ne porteranno per sempre i segni.
Versione adattata alla narrazione, ma fedele allo svolgimento della vicenda.
Sarà precisato quando il racconto, ad un certo punto, diverrà di mia invenzione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrey Kalinin, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, Kaname si svegliò e non riuscì subito a capire dove si trovasse. Fissando la strana sveglia sul comodino, riconobbe camera sua, superando il breve disorientamento che l'aveva assalita.

Ma il senso di benessere che provava non era dato dal fatto di essere tornata alla routine quotidiana consona ad una liceale, quanto dal fatto che colui che le dormiva vicino  le dava un calore che le era mancato per troppo tempo.

Guardò Sousuke dormire finalmente sereno, abbandonato in un sonno che forse mai era riuscito a dormire nella sua vita, fatta di sangue e armi. Non aveva sul volto il solito sguardo accigliato a rovinargli l'espressione del bel viso, seppur sfregiato da quella cicatrice a forma di croce sulla guancia sinistra.
La sfiorò piano, con la punta delle dita, senza destarlo. La sentì, irregolare sotto la pelle sensibile dei polpastrelli, muta testimone di una infanzia e di una giovinezza rubate dalla violenza e dalle armi.

E non era certo l'unica.
Adesso che poteva soffermarsi a guardarlo, Kaname ne scoprì di nuove, sul torace muscoloso; ma sugli addominali ben delineati ne spiccava una, più grande, quasi vistosa, irregolare portavoce di un dolore atroce, che nei mesi recenti il ragazzo aveva affrontato, nella coraggiosa e spasmodica ricerca di lei.

La guardò smarrita, mentre l'istantanea di qualcosa, ormai dimenticato nei recessi della mente tornava in superficie... Qualcosa che le era stato sussurrato forse in sogno, da una sconosciuta ragazza dallo sguardo limpido e triste, incorniciato da ribelli capelli rossi.
-Non sono riuscita a prendere il tuo posto... Lui è ferito gravemente...
Come allora, silenziose lacrime scesero a bagnarle le guance.

Sousuke era quasi morto, pur di ritrovarla ed averla accanto, mentre lei si arrendeva ad un destino che avrebbe potuto cambiare, se solo avesse tirato fuori un briciolo della grinta che le attribuivano....

Si abbassò su quella cicatrice, poggiandovi piano le labbra ed il viso, continuando a piangere sommessamente. Non si accorse del mutare del respiro di lui e dei muscoli che si contraevano sotto la sua pelle: svegliatosi, Sousuke aveva percepito l'umido calore di quelle lacrime che gli bagnavano il ventre ed era rimasto immobile, senza capire in cosa avesse sbagliato stavolta.
Forse non avrebbe dovuto dormire con lei? Non gli venne in mente altro, così si limitò a poggliarle una mano sui capelli e a chiamarla per nome, a bassa voce.

Ma lei, scuotendo la testa, lo interruppe: -Scusami, scusami tanto, Sousuke... Scusa... Scusa...
Non aspettandosi certo quelle parole da lei, sempre dura ed autoritaria con lui, la sollevò, portandosela vicina per guardarla meglio in viso.
Proprio non capiva.
-Perché, Kaname?- le chiese, con ingenua sincerità.

Gli occhioni color cioccolato di lei lo fissarono, ancora umidi di pianto.
Le chiedeva pure il perché?
-So... Sousuke... è stata colpa mia... Sei arrivato ad un passo dalla morte quella volta... Me lo ha ricordato la tua cicatrice... Perché... Perché hai continuato a cercarmi, dopo tutto quello che ti ho fatto?
Le carezzò i capelli, serio.
-Era la mia missione. Dovevo trovati. Ad ogni costo.- le rispose.
Ma lei continuò ad insistere: -Perchè? 
-Perchè ho capito che non posso stare senza te.- Affermò con semplicità, prima di coinvolgerla in un bacio lento e rassicurante.
Ma anche quando si separarono le apparve lo stesso affranta.
-Hai sofferto molto, vero?

Non poteva negarlo.
Quando era stato ferito, prima che arrivassero Lemon e i suoi a soccorrerlo, salvandogli la vita per il rotto della cuffia, era riuscito a sentire la vita scorrergli via dal corpo, assieme al sangue che si allargava sul pavimento.
Ma come spiegarle, che anche in quel momento, era stato il suo viso, l'ultima cosa che aveva visualizzato e la prima che aveva rimpianto?
Le sorrise. -Se mi ha aiutato a trovati e giungere qui, ne è valsa la pena.- affermò convinto.

Lei rimase sorpresa: quasi non riconosceva in questo ragazzo, che pure aveva il suo stesso viso, il Sousuke che conosceva. In quel lungo periodo denso di difficoltà, lo strano tipo che le stava di fronte era cresciuto molto, trasformandosi da fissato guerrafondaio disadattato a compagno premuroso, senza perdere comunque la tenacia e la serietà che lo contraddistinguevano, da che lo conosceva.

Non ebbe la forza nè il coraggio di dirgli nulla.
Si limitò a fissarlo in quelle ipnotiche iridi grigie e a posargli le mani ai lati del viso, per portarselo alle labbra. Il bacio che ne seguì li portò ad approfondire il contatto e a scoprire quanta più pelle possibile, fino a che non rimase loro addosso soltanto l'effimera presenza dell'intimo; allora lui si fermò, allarmato.

Evidentemente imbarazzato, impacciato, Sousuke la fissò, rosso in viso, confuso da quella situazione in cui si era lasciato trascinare dall'istinto: -Kaname, io... Scusa... Non so che mi è preso...- cercò di giustificarsi, ma lei lo rassicurò, ridacchiando: -Non preoccuparti, non è nulla di anormale, anzi... Se... Se due persone si amano è naturale che possa finire in questo modo...- cercò di spiegargli, seppur essa stessa col viso in fiamme.

Cercando di convincersene, Sousuke annuì, ricordando che Kurz gli aveva confidato qualcosa a tale proposito, successa tra lui e Mao.
Era vero.
Sapeva che se due persone si amano, stanno insieme anche in quel modo.

Si riscosse, alla risata sommessa di lei, che lo guardava con ilare curiosità
-Sei sempre il solito, dopotutto! - gli disse, mentre lui la guardava, iniziando ad avvicinarsi di nuovo.
Aveva la solita espressione seria, ma una nuova luce negli occhi.
-O forse no...- riuscì ad aggiungere una stupita Kaname, poco prima che lui tornasse a baciarla, con passione crescente.

No, non c'era bisogno di alcun Taros, per cambiare la propria vita in meglio. Bastavano forza interiore e buona volontà... Leonard e Kalinin non erano riusciti a comprenderlo ed avevano cercato il sostegno al di fuori del proprio essere, in una tecnologia infida e pericolosa, sbagliando. 

Perché è facile pensare di aggiustare tutto riscrivendo la storia... 

Meno tortuoso, ma anche più difficile, riuscire a farlo con le proprie forze. 
Ma è anche infinitamente più giusto ed appagante. 

Kaname e Sousuke ormai ne erano certi: loro c'erano riusciti.
   
 
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