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Autore: Flamy    18/05/2014    0 recensioni
Hogwarts, maggio 1994. Tutta la scuola si prepara all'ultima prova del Torneo Tre Maghi, le tribune sono piene di studenti eccitati che scommettono sul futuro vincitore, mentre i quattro campioni si preparano ad affrontare il labirinto. Dalla tribuna dei Serpeverde Victoria Alyssa Stormborn guarda uno dei suoi migliori amici Cedric Diggory mentre saluta i genitori. Victoria é una strega purosangue, da secoli la sua famiglia viene smistata a Serpeverde. É al quarto anno ed è la figlia più piccola del vice ministro della magia.
Dopo un colpo di cannone l'ultima prova ha inizio e la ragazza si gode lo spettacolo insieme ai suoi compagni: Daphne Greengrass, Jason Altair Black e Draco Malfoy. Benché i tre fossero i suoi più cari amici, tra lei e Draco c'era sempre stato qualcosa di diverso,come empatia, che rendeva la loro amicizia "magica".
Kathlyn Stormborn, cugina di Victoria, invece era la prima Stormborn smistata a Grifondoro da secoli. Un errore? Beh lei di certo non se ne é mai preoccupata troppo, le sfide la rendono viva. Ama il pericolo soprattutto quello che può trovare proprio negli occhi neri di un certo verdeargento. Ma niente andò come previsto quella notte...
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Ritorno ad Hogwarts

La residenza coloniale che dominava la collina nella zona più alla moda dell’alta borghesia londinese aveva ancora le tende di seta candide tirate in quasi tutte le stanze. Il silenzio regnava incontrastato all’interno.
Tutto sembrava attendere l’attimo in cui gli orologi avessero scoccato le nove in punto e la famiglia Stormborn avesse aperto gli occhi pronti per quella giornata così importante. Ciò nonostante, non tutti dormivano in quella immensa casa pervasa dal profumo di fiori d’arancio. Nella stanza più in alto di tutta la casa le tende erano tirate e lasciavano entrare la luce del sole d’un mattino d’inizio settembre e una ragazza dai lunghi capelli castani sedeva al piano a coda nero accarezzando leggermente i tasti.
Victoria Stormborn non aveva sonno, o meglio, non aveva voglia di addormentarsi con il terrore che avrebbe potuto sognare lui. Le note soffuse che uscivano dal pianoforte facevano da guida ai suoi pensieri che, senza che lei volesse, volavano lontano trasportandola a miglia e miglia di distanza in quel posto dove niente era andato in malora e dove tutto era come lei desiderava. Victoria era così presa dai suoi stessi sogni ad occhi aperti che quando il suo gatto certosino dalla pelliccia color grigio fumo chiaro e dai grandi occhi azzurri poggiò le zampine sui tasti producendo una forte stonatura nella sua composizione, la ragazza trasalì fortemente scattando in piedi.
-Signor Gatto!- il gatto sentendosi chiamare con tono di rimprovero abbassò la testa e si avvicinò alla gamba della padroncina sfregandola in cerca di coccole -Sei un ruffiano!Un grosso gattone ruffiano!- disse Victoria prendendo il gatto in braccio e coccolandolo. Signor Gatto non si tirò indietro di fronte alle coccole della padroncina e si mise a fare le fusa contento. La ragazza si sedette sul letto lasciando il gatto libero dal suo abbraccio che incominciò a sprofondare nel soffice piumone candido facendo sorridere la ragazza -E tu sei pronto per tornare a Hogwarts?- chiese al gatto chela guardò con i suoi occhi grandi e azzurri emettendo un lungo miagolio, lo prese come un “sì”. -Almeno uno di noi lo è.- disse accarezzando la testa soffice del felino.
Uno scalpitio che proveniva dalle scale all’esterno della sua camera attrasse la sua attenzione facendole girare il capo in direzione della porta. Il rumore di passi s’interruppe giusto prima della sua porta, Victoria tese le orecchie seguendo l’esempio di Signor Gatto, e sentì due voci maschili inconfondibili.
-Vicky?Sei sveglia?- sentì chiedere da una voce calma e dolce che apparteneva a suo fratello Lucas.
-Possiamo entrare?- aggiunse una voce con una tonalità monella che apparteneva al gemello di Lucas, Kory.
-Si sono sveglia!- rispose lei, allungandosi verso il comodino e afferrando la bacchetta, nel caso non troppo remoto,che i suoi fratelli maggiori avessero in mente un bello scherzo per lei. Kory e Lucas entrarono, sbattendo gli occhi chiari per abituarli alla luce intensa della stanza.
-Per la barba di Merlino! Sei sveglia da un pezzo.- disse Kory guardandole tende spalancate e il proteggi - tastiera del pianoforte gettata a terra
-Pronta per tornare a scuola?- chiese Lucas sedendosi affianco alla sorella minore spostando, senza troppi riguardi, Signor Gatto che gli soffiò contro.
-Oh si! Chi non vorrebbe tornare ai compiti, ai professori stressati e repressi rispose per lei Kory, sedendosi dal lato opposto della sorella, tuttavia quando Lucas gli lanciò un occhiata omicida decise di chiudere la bocca, leggermente offeso.
-Diciamo che non ho alternative..- rispose finalmente Vicky, accennando un piccolo sorriso falso.
Nessuno dei due gemelli Stormborn seppe cosa dire per un po’ di tempo di fronte alla faccia pallida e alle profonde occhiaie viola della sorella. Senza dubbio non erano stati mesi facili per lei, prima, la morte di Cedric e poi tutto il disastro con Draco, non erano certo stati colpi leggeri da sopportare. Ogni giorno l’umore di Victoria era imprevedibile, alcuni giorni sembrava quella di sempre, altri invece si chiudeva nella sua stanza e non ne usciva che il giorno dopo. Kory, che aveva sempre avuto un legame con la sorellina, gli passò un braccio attorno alle spalle con affetto.
-Vedrai ci penseremo noi a rendere quest’anno il tuo miglior anno ad Hogwarts. Abbiamo certi scherzi da fare invidia ai Rossi!- disse allegro.
-Oh sicuro! E per rendere il tutto più intrigante abbiamo scommesso su quante lettere il nostro beneamato Severus dovrà spedire a papà. Vuoi scommettere Vicky?- chiese Lucas alzandosi in piedi e porgendo una mano alla sorella con fare affascinante. Vicky sorrise ai fratelli, questa volta veramente, i gemelli erano uguali se si tralasciavano gli occhi, turchesi quelli di Lucas mentre smeraldo quelli di Kory.
-Io perdo sempre nelle scommesse.- disse lei con sguardo vuoto, perso in lontananza.
-Già è vero!- rise Kory – Strano per una Serpeverde, ma cosa vuoi Serpeverde ha già avuto i suoi due brillanti scommettitori quando il Cappello ci ha smistato lì, tre su tre sarebbe stato considerato favoreggiamento.- tutti e tre risero insieme e il suono cristallino delle risate si espanse per tutta la casa. Al piano di sotto, nell’immensa sala da pranzo Barney Stormborn posò il giornale del mattino, sentendo la risata dei figli e si rivolse dubbioso a sua moglie che stava sorseggiando elegantemente il the da una tazzina di raffinata ceramica cinese con aria pensierosa.
-Ludmilla, era la risata di nostra figlia quella?- Ludmilla alzò gli occhi celesti verso marito rivolgendogli un dolce sorriso.
-Credo di sì! Quanto mi è mancato questo suono- poi, però la luce sul viso della donna si spense, adombrandolo – Barney, credi ancora che sia una buona idea mandarla ad Hogwarts dopo tutto quello che è successo?- Barney deglutì e si sforzò di sorridere convincente alla moglie – Certo! Starà bene vedrai, sono sicuro che Daphne, Jason e… - poi si bloccò ricordandosi mentalmente di non commettere più quella disattenzione, aggiungendo risoluto- ... i suoi fratelli la aiuteranno a superare questa fase. Non ho mai visto nessuno morire di tristezza!- Ludmilla un po’ consolata, ma non troppo, dalle parole del marito riprese a bere il the nel momento esatto in cui i suoi tre figli facevano il loro ingresso nella sala da pranzo.
-Buongiorno mamma! Sei sempre più bella ogni giorno che passa...– dissero in tono allegro i suoi due figli maschi –...papà tu invece diventi sempre più vecchio- aggiunsero ridendo bonariamente. Sia Barney che Ludmilla alzarono gli occhi al cielo con un sorriso, ormai erano sedici anni che i loro due primogeniti davano il buongiorno in quella maniera. Vicky era andata a dare prima un bacetto al padre e poi alla madre,come aveva sempre fatto da quando Ludmilla ne aveva memoria. La donna si soffermò a guardare la figlia: guance un po’ scavate, occhiaie scure, occhi rossi e gonfi, pelle bianchissima… non era esattamente il ritratto della salute, ammise a se stessa. Victoria sentendosi osservata alzò i grandi occhi azzurro chiari con pagliuzze dorate all’interno incontrando quelli della madre
- Vicky - iniziò la donna,dimenticando le rassicurazioni del marito -non sei costretta ad andare. Se vuoi possiamo trovare un precettore che ti insegni a casa e..-
-No mamma,veramente- la interruppe Vicky che ormai aveva già sentito quel discorso troppe volte – voglio andare. Se non parto non potrò più vedere Daphne e Jake e…Harry- disse, sussurrando. La madre storse la bocca al sentire quell’ultimo nome, il fatto che sua figlia frequentasse il Prescelto era stata una buona cosa per alcuni anni,ma da quando il ragazzino aveva incominciato a dire che il Signore Oscuro era tornato e che i Dissennatori lo attaccavano, Ludmilla cominciava a pensare che questa “amicizia” non avrebbe fatto altro che far perdere attendibilità alla figura di sua figlia con la stampa.
-Ben detto tesoro!- s’intromise Barney nella conversazione sorridendo alla figlia -Chiuderti in casa non darebbe un’immagine positiva di te, al contrario, affrontare le cose a testa alta come stai facendo ti rende una persona forte e affidabile agli occhi degli altri!- poi riprese a sorseggiare il suo succo di zucca e a leggere il giornale. Vicky annuì, era da quando aveva appena cinque anni che i suoi genitori le dicevano come dove comportarsi, cosa doveva dire, quando doveva sorridere o quando rimanere seria e per molto tempo aveva preso quegli ordini come un gioco aiutata anche dal fatto che aveva incontrato una persona che era come lei, ma adesso era tutto cambiato, l’unica cosa che le importava era non deludere nessuno e cercare di mascherare tutto il dolore che aveva dentro. Così si limitò a mangiare una fetta di pane tostato e marmellata e bere qualche sorso di the in silenzio, mentre tutta la sua famiglia chiacchierava amabilmente sul fatto che presto sarebbero tornati a Hogwarts.


Intanto in una grande tenuta nella campagna londinese tutti gli abitanti si erano svegliati, o quasi…
I giardinieri erano già all’opera per tenere curato l’immenso giardino pieno soprattutto di camelie e rose, da qui infatti il nome della casa: Rose Manor. Gli elfi domestici intanto, già affaccendati di prima mattina, entravano e uscivano dalla porta sul retro probabilmente per delle commissioni. Carl Stormborn sedeva comodamente in poltrona a leggere la Gazzetta del Profeta ed Ewin, sua moglie, preparava la colazione per la loro unica figlia mentre le stoviglie si lavavano e si rimettevano a posto da sole. La porta della cucina si aprì con un movimento brusco facendo cadere un piatto che passava di lì ed Ewin si girò scatto.
-Mamma, tutto bene?- chiese.
-Oh sì, sì.. non preoccuparti.-
-Aspetta, non muoverti che risistemo tutto.-
-Non ce n’è bisogno cara, pensi che sia troppo vecchia anche per un incantesimo così elementare?-chiese sorridendo e poi senza aspettare risposta Cassandra Nightingale tirò fuori la bacchetta e sussurrò -Reparo.-Lo sventurato piatto tornò integro e velocemente svolazzò al suo posto.
-Ero venuta per una tazza di the, ma vedo che la mia adorata nipotina, non si è ancora svegliata..-
Ewin guardò l’orologio, le nove e otto minuti, alle nove e mezza sarebbero dovuti essere tutti a casa del fratello gemello di suo marito, se Kathlyn non si sbrigava sarebbero arrivati tutti in ritardo.
-Probabilmente starà ancora dormendo come al suo solito.- sospirò
-Vado a svegliarla io, cara, tu continua pure..-
-Grazie mamma.-
Cassandra si incamminò verso la camera di sua nipote. Da quando suo marito era morto aveva deciso di offrire la casa a Ewin e suo marito che si erano appena sposati e loro avevano subito accettato. Era troppo grande per una persona sola. Da quando poi era nata Kathlyn la casa si era veramente animata. Ogni stanza veniva ripetutamente esplorata per le cacce al tesoro più assurde con i suoi cugini, e spesso in giro si notavano sempre dei libri che Kathlyn dimenticava ed ogni volta che non riusciva a trovarne uno diventava una pazza isterica e ribaltava l’intera casa da cima a fondo. Fin da piccola, sprezzante del pericolo, correva fuori nel giardino, scompariva per un po’ facendo preoccupare terribilmente sua madre e poi tornava a casa, magari con qualche sbucciatura e i vestiti quasi tutti impolverati e strappati. A volte tornava con le specie di animali più strani mai visti a cui dava un nome oppure con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia quando aveva combinato qualche marachella. Per lei ogni cosa era una sfida, aveva sfidato anche la sorte quando tutti, anche il suo sangue, le dicevano che sarebbe stata una perfetta Serpeverde, lei invece aveva scelto Grifondoro. Sorrise al ricordo di quanto loro due fossero simili e che lei nemmeno lo sapesse. Arrivata a destinazione, bussò.
-Kath..Kathlyn, sei sveglia?-
-Sì, sì- rispose una voce assonnata tra uno sbadiglio e l’altro -sono sveglia da ore.-
La ragazza si rigirò dall’altra parte e richiuse gli occhi . Intanto un gatto nero entrò dalla finestra e dopo un’agile balzo cominciò a strusciarsi contro la ragazza , un’istante dopo qualcuno bussò di nuovo insistentemente alla porta. Kath pensò, anzi ne era certa, che quella mattina il mondo ce l’aveva con lei e non voleva lasciarla dormire.
-Chi è?- chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
-Sono sempre io, devi prepararti ,sei in ritardo!-
-Certo…in ritardo per cosa?- domandò innocentemente. Mentre pronunciava quelle parole non si accorse che sua nonna era entrata in camera sua e semplicemente le rispose una sola parola -Hogwarts.-
Quella parola le rimbombò nella testa per un paio di secondi poi esclamò
-Oh santo Godric, hai ragione!- e scattò subito fuori dal letto. Nel tragitto fino al bagno inciampò due o tre volte su vari oggetti sparsi per tutta la camera e per poco non travolse anche sua nonna che dopo aver sistemato un po’ del caos che regnava sovrano in quella stanza e risistemato definitivamente il baule della nipote con un colpo di bacchetta le chiese
-Da quando la tua porta è verde mela?- Kath dopo un paio di minuti uscì dal bagno e mentre si vestiva le rispose
-Oh beh… da ieri. Verde mela, mi sembrava un colore carino per iniziare questo nuovo anno. Verde come la speranza. Credo proprio che a Vicky piacerà.- rifletté. Sua cugina ne aveva passate tante in quel periodo, la morte di Cedric e poi quello stupido furetto platinato, era l’anno buono che per sbaglio poteva finire appeso a testa in giù dalla Torre di Astronomia. Non era una cattiva idea in effetti...
Si riscosse dai propri istinti omicidi verso Malfoy e vide un gufo planare sul suo davanzale, aprì la breve lettera indirizzata a suo nome:

Vedi di non arrivare in ritardo!!
Gil.


Sorrise, quella ragazza la conosceva proprio bene. Alzò lo sguardo verso l’orologio, le nove e venti.
Miseriaccia, era di nuovo in ritardo! Corse come un tornado giù per le scale.
-Penso che si sia svegliata- disse Carl rivolto alla moglie chiudendo il giornale
-Lo penso anche io, meglio che tu vada a prendere il suo baule per ottimizzare i tempi o arriveremo di sicuro in ritardo.- L’uomo annuì e si alzò proprio quando loro figlia entrò dicendo allegra
-Buon giorno mà, giorno pà!- nessuno dei due fece in tempo a rispondere che lei era già corsa in cucina a fare colazione. Cinque minuti dopo andò alla ricerca di sua nonna per salutarla, la trovò nell’immensa biblioteca del Rose Manor, seduta su una poltroncina. Appena la donna la vide si alzò e le disse -Vieni qui ad abbracciami, la casa sarà tremendamente vuota senza te, promettimi che tornerai per Natale..-
-Non lo so ancora, ma stai sicura che ti scriverò così tante lettere che riempirai la casa- Cassandra rise
-Ora però nonna devo proprio andare se no poi la mamma chi la sente se arriviamo in ritardo..-
-Certo mio piccolo leoncino hai ragione. Un’ultima cosa, tu stai crescendo e stai diventando una ragazza bella e intelligente ne sono sicura, solo non lasciarti mai condizionare da quello che dice la gente non cambiare in qualcosa che non sei. Sii coraggiosa proprio come una vera Grifondoro, affronta la vita così come viene. Ricorda, la vita è quello che succede mentre stiamo progettando altro..-
-Va bene nonna seguirò i tuoi consigli- le diede un piccolo bacio sulla guancia e poi sparì subito dopo
-Lo spero con tutto il cuore- sussurrò Cassandra ormai rimasta sola nella grande biblioteca.
Si affacciò ad una finestra lì vicino e vide tutta la famiglia pronta per smaterializzarsi. Un saluto con la mano, dei caldi sorrisi e poi.. puff .. era rimasta sola nella sua casa così tornò sulla poltrona e riprese a leggere il libro che aveva temporaneamente interrotto per salutare sua nipote.


- Ragazzi sbrigatevi o farete tardi e perderete il treno- disse Ludmilla guardando apprensiva il grande orologio di cristallo che indicava con le lancette le nove e mezzo. Non appena i ragazzi si furono alzati il campanello suonò elegantemente, Ludmilla aprì la porta puntando la bacchetta. Un uomo molto simile a suo marito, tranne che per il colore degli occhi di un verde accesissimo, entrò nella stanza salutandola con un elegante baciamano.
-Ludmilla che piacere vederti. Dov’è quell’incompetente di mio fratello?- chiese Carl Stormborn slacciandosi il bottone centrale della raffinata giacca di tweed verde.
-Credo ti stia aspettando nello studio, vorrai perdonarmi se non ti accompagno, ma vorrei salutare tua moglie e mia nipote se non ti spiace?- disse sorridendo alle due ospiti.
-Tranquilla trovo la strada da solo, voi donne parlate pure liberamente- disse dirigendosi verso le scale che portavano allo studio del fratello gemello. Ludmilla,intanto, andò ad abbracciare la donna che era appena arrivata -Oh Ewin, che piacere vederti!-
-Il piacere è tutto mio! Come sta la mia nipotina?- chiese Ewin Stormborn alla donna, rivolgendole un sorriso dolcissimo. Ludmilla prese un bel respiro e allargò le braccia incapace di rispondere alla domanda dell’amica, che aggiunse- Oh Milly lasciale il suo tempo! Vedrai che andando a scuola, frequentando i suoi coetanei riuscirà a rielaborare il tutto. Poi non dimenticarti che non è sola.- alludendo alla figlia che stava diritta in piedi accanto a lei e assisteva alla scena con i suoi grandi occhi smeraldo.
-Ma certo!- disse Ludmilla, accarezzando dolcemente i capelli scuri della nipote -con lei c’è Kathlyn. Il nostro leoncino di famiglia- e gli diede un leggero bacio sulla guancia
-Zia posso andare da Vicky?- chiese educatamente Kathlyn Stormborn, sorridendo innocente. Madre e zia si guardarono complici e annuirono accordandole il permesso. Senza troppe cerimonie, Kathlyn corse verso le scale, dalla parte opposta dov’era scomparso suo padre. Salì per le scale, arrivando in cima senza neanche il fiatone essendo abituata alle numerose scale per raggiungere il suo dormitorio a Grifondoro. Arrivata di fronte alla grande porta in mogano della stanza di sua cugina, bussò ripetutamente.
- Vicky!Vicky!Sono io!- disse euforica. Per tutta la mattinata si era sforzata di contenere l’entusiasmo e ora stava per scoppiare. Victoria aprì la porta e venne investita dall’abbraccio della cugina, che entrò come un tornado. Kathlyn indossava un vestitino blu a righe bianche con delle calze parigine bianche e una giacchetta blu e Vicky rimase, come tutte le volte, colpita dalla freschezza che esprimeva
-Wow sei uno schianto!- disse Vicky sorridendole, Kathlyn la guardò con dolcezza calmandosi visibilmente -Beh lo sarai anche tu non appena ti toglierai il pigiama!- e così detto aprì l’armadio a due ante scorrevoli della cugina, frugando tra una quantità immane di vestiti di ogni colore e modello –Ora tu siediti che ci penso io!- in tono che non ammetteva repliche. Vicky fece come le era stato detto, ma solo perché si fidava del buongusto in fatto di abiti della cugina. Dopo qualche minuto di ricerca Kath estrasse una maglietta verde chiaro con maniche a farfalla e un paio di pantaloni neri – Che ne dici? Abbastanza elegante per la principessa di Serpeverde?- chiese maliziosa.
-Penso che possa andare. – disse con scarso interesse, prendendo i vestiti e incominciando a metterseli -Ma non credo che mi spetti ancora quel titolo- Kathlyn si morse la lingua, maledicendo la sua impulsività, quindi per colmare il silenzio imbarazzante che era calato nella stanza, incominciò a pettinare i capelli castani della cugina in una coda asimmetrica, sul lato sinistro del viso.
-Come stai?- chiese poco dopo, con aria seria, alla cugina
-Un po’ nervosa a essere sincera- rispose Vicky sospirando .
-Ti prometto che andrà bene, non hai niente di che temere. Ci sono io con te!- gli disse con voce piena di coraggio e risoluzione. Victoria rise, quanto voleva bene a sua cugina- Ehi Stormborn placa il leone che c’ in te! Ti ricordo che qui si tifa Verdeargento- Kathlyn rise insieme alla cugina per qualche istante, poi passarono il tempo restante a chiacchierare di frivolezze, come facevano un tempo.
***
Alle dieci in punto due grosse limousine entrarono nella villa degli Stormborn attraversando silenziosamente il vialetto costeggiato da alberi di ciliegi giapponesi. Il sole splendeva alto e le due famiglie Stormborn si stavano riparando sotto ombrellini da sole, gentilmente evocati da Ewin mentre le vetture si parcheggiarono a qualche metro di distanza. Come tutti gli anni il Ministero aveva messo a disposizione dei due nuclei familiari le due limousine bianche più eleganti che aveva, già dotate d’Incantesimi d’espansione del bagagliaio e di Oscuramento dei finestrini. I rispettivi autisti in elegante uniforme scesero e incominciarono a caricare i pesanti bauli mentre Ewin faceva scomparire gli ombrellini con un fluido movimento della bacchetta. Non appena tutti i bagagli furono pronti, toccò ai passeggeri occupare posto sulle vetture. Vicky salì per seconda rispetto a Kory ,tenendo in braccio Signor Gatto, per ultimo salì Lucas, mentre i loro genitori salirono nei sedili anteriori. Non appena tutti furono pronti le due auto scivolarono lungo il viale alberato, mentre una leggera brezza faceva cadere gialle foglie sulle due vetture, come una pioggia di fiori.
Vicky adorava andare in macchina, era molto più sicura del Camino o della Smaterializzazione pensò. Inoltre, la macchina le permetteva di vedere luoghi e persone attraverso i finestrini, di immaginare la vita di ogni individuo augurandogli che la loro fosse molto più allegra della sua. Purtroppo il tragitto non fu lungo e neanche il traffico mattutino rallentò la loro marcia. Arrivarono alla stazione di King’s Cross alle dieci meno un quarto precise. I primi a scendere furono gli autisti che molto efficientemente scaricarono i bauli, le gabbie delle due civette dei fratelli,Lewis e Frida e la gabbietta di Signor Gatto che venne messo dentro non appena Vicky scese dall’auto. Intanto anche la cugina e la sua famiglia erano scesi dall’auto e si dirigevano verso di loro per entrare tutti insieme muniti di carrelli stracolmi di bauli e gabbie. Una volta dentro la stazione Carl si avvicinò ai nipoti con il solito fare scherzoso zigzagando tra i babbani, che guardavano con curiosità i bagagli.
-Allora ragazzi, è l’anno giusto per vincere la coppa del Quiddicht,dico bene?-cingendo le spalle muscolose dei due ragazzi che giocavano come Battitori nella squadra di Serpeverde.
-Assolutamente zio!- dissero i due ragazzi in coro, lanciandosi sguardi complici.
-Molto bene! E tu Vicky promettimi che ti impegnerai per far guadagnare un sacco di punti alla nostra Casa con i tuoi ottimi voti!- disse dedicandosi alla nipote che annuì sorridendo. Tra una battuta e l’altra le due famiglie si ritrovarono alla famosa colonna del binario 9 e ¾
-Chi va per primo?- chiese Barney voltandosi verso i numerosi membri della sua famiglia e di quella del fratello.
-Prima le signore- rispose Kory facendo un cenno alla sorella. Victoria capendo l’allusione si mise in posizione, ben dritta verso la colonna poi si voltò verso la cugina – Ci vediamo dall’altra parte- Kathlyn fece un cenno di assenso con il capo.
-Vengo con te tesoro- aggiunse suo padre -Sarà pieno di famelici giornalisti e tu sei una preda molto ambita- disse mettendo le mani sul carrello -Sei pronta?- chiese affettuoso. Vicky prese un bel respiro,sapeva cosa la aspettava dall’altro lato: giornalisti,fotografi,gente curiosa. Essere figlia del Viceministro della magia significava anche quello. Fece un cenno del capo e concentrandosi iniziò a prendere la rincorsa aiutata dal padre. Erano sempre più vicini, due metri, un metro, erano così vicini che ormai fermarsi sarebbe stato impossibile poi la colonna si fuse con i loro corpi per una frazione di secondo.
Un intenso odore di carbone e vernice fresca li travolse.
Erano dall’altra parte.
Ad accoglierli non c’erano solo il treno e i facchini,ma come aveva previsto Barney Stormborn, c’era anche una spessa falange mediatica che incominciò a mettersi in subbuglio quando Victoria e suo padre vennero riconosciuti.
-Signorina permette una domanda- chiese il primo giornalista.
-Lei e Cedric eravate qualcosa di molto di più che amici vero?- strillò un sua collega con un singolare penna prendi-appunti in mano.
-Signorina, dalla morte di Cedric cos’è cambiato nella sua vita?-
-Signorina …-
Ogni domanda riguardava lei e Cedric, si disse.
Cedric.
Aveva impiegato tutte le sue energie per non pensare a quello che era successo, era certa di esserci riuscita, invece, un nodo alla gola le si formò così stretto che le mancava l’aria e gli occhi incominciarono a bruciarle. Fortunatamente suo padre era un esperto nel schivare la stampa e un passo dopo l’altro riuscirono a farsi largo, grazie anche all’aiuto di qualche Auror sopraggiunto sul posto a sorveglianza del Viceministro e della sua famiglia. Quando la stampa venne placata, o quasi, Barney affidò il baule e la gabbietta del gatto della figlia al primo facchino, anche se lei protestò, poi la prese per le spalle -Ascoltami Victoria, non ho molto tempo, voglio che tu sappia che… nonostante ciò che la gente pensa, forse il ragazzino Potter non ha completamente perso il cervello. Voglio anche che tu sappia che le persone possono uscire dalla nostra vita, ma non per questo dobbiamo estromettere gli altri dalla nostra vita. - Vicky aveva iniziato a guardarsi la punta delle scarpe cercando di non scoppiare in lacrime, così quando suo padre le alzò il mento dolcemente una lacrime veloce le rigò il viso -Sii forte- aggiunse asciugandole la lacrime e abbracciandola stretta.
-Papà…-
-Ci sentiamo presto!- le gridò allontanandosi e scomparendo nella folla. Vicky lo vide comparire al fianco di sua madre a qualche decina di metri di distanza ed entrambi agitarono la mano, stretti in un abbraccio. Lei ricambiò e salì quei pochi gradini che la separavano dalla terra ferma al treno che l’avrebbe riportata a Hogwarts.
Una volta salita, si appoggiò con la schiena al lato dello scompartimento cercando di darsi un contegno, richiamò a sé la calma, regolò la respirazione e si asciugò gli occhi e infine trasse un profondo respiro. Con la mente più lucida si prefisse l’obiettivo di cercare sua cugina o i suoi fratelli. Senza pesarci troppo e guidata dall’abitudine diresse i suoi passi verso lo scompartimento dove non avrebbe sicuramente trovato Kathlyn. Sempre senza alzare gli occhi, lasciò che la vita degli altri studenti allegri ed euforici le scivolasse attorno. Le voci di sconosciuti piene di parole che per lei non avevano alcuna valenza le entravano nelle orecchie, infastidendola, poi in quel mix di versi e suoni sconosciuti, una voce molto famigliare la raggiunse, chiamandola.
Vicky!-
Victoria girò il capo, sorridendo perché sapeva benissimo a chi apparteneva quella voce, ma quando i suoi occhi si voltarono nella direzione della voce amica, il sorriso le morì sulle labbra.
  
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