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Autore: Alive_Reader    18/05/2014    2 recensioni
"Non devo dire grazie a nessuno
nella vita cammino da solo
finora i miei passi li ho fatti uno ad uno e ora sono piu grande di loro,
ma il mondo è più grande di me, più grande di te
la responsabilità che hai davanti
più grandi di me, più grandi di te
ormai sei nel mondo dei grandi sii grande anche te.
Nato a novembre forse per questo che ho il freddo dentro
e ogni difetto col tempo si è fatto peggio
l'invidia..più cresci più porta giorni infelici
oggi per strada mi salutano più fan che i vecchi amici
ho letto che, da bambini si sta meglio
perchè un ginocchio sbucciato è sempre meglio del cuore spezzato
io penso a qualche anno fa, ricordo mamma e papà
ogni errore perdonato a me, per via dell'età
oggi mi agito nel letto, e non bastano più le fiabe
mi servono le fiale, per farmi addormentare
e gia, il male cresce assieme a me, fratelli di sangue"
Quella di Ashely è una vita difficile, una vita dettata sulle note di Il mondo dei grandi di Emis Killa. Ma se qualcuno si interessasse veramente a lei riuscirebbe a salvarla?
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Old memories
“Per un bambino
l’infanzia più rosea dipenda dai genitori,
non da quante cose ha.”

E per la millesima volta mi ritrovo d’accordo con questa canzone. I miei erano ricchi sfondati, o meglio lo era mio padre, a quell’uomo i soldi uscivano dal buco del culo, come si suol dire. Avevo genitori ricchi, una casa gigantesca, milioni di giocattoli, tutti mi volevano come amica, ma poi ho capito dove era la fregatura. I soldi li avevamo, non perché mio padre sgobbasse, ma perché quell’energumeno spacciava, spacciava roba di ogni tipo, ed io la droga l’ho conosciuta per colpa sua. Se ci penso, in un certo senso, mi ha salvata:oltre alla musica, la droga è la mia ancora di salvezza. La droga è un po’ come l’amore, prima ti salva, ti fa sorridere, ti eccita, ti fa sentire perfetta, ma poi ti distrugge e tutta la felicità che ti aveva donato se la riprende, e con gli interessi e senti tutto crollarti addosso.
Prendo la siringa dal comodino e la fisso facendo una smorfia schifata, mi sono ridotta a questo schifo, non ci credo. Il liquido nella siringa ondeggia, se ci penso è da ieri l’altro che non mi buco, ma alzando la maglia si possono notare i buchi ancora evidenti. All’improvviso sento un vuoto, so cosa sta per succedere, ci sono passata mille volte. Ed infatti eccolo:uno spasmo attraversa il mio corpo, come una scossa.
Dal nulla arriva un ricordo, un piccolo flashback. La prima volta che vidi una siringa avevo a malapena 12 anni, ero ancora a casa, sentivo i miei genitori litigare e urlare, come sempre:a questo giro mia madre aveva fatto qualcosa che a papà non andava bene. A quell’epoca mi sentivo tremendamente sola, mi sentivo sempre vuota, come se mi mancasse qualcosa, fumavo di già da qualche mese, avevo conosciuto la nicotina grazie a una ragazza più grande.  
Le urla di mio padre mi accompagnavano mentre, con passo felpato, mi dirigevo verso il suo studio. Una volta entrata vidi l’impensabile: era pieno di sacchi di cocaina, alcuni sacchetti di hashish erano impilati in un angolo della stanza, la marijuana giaceva ancora sulla scrivania, tutta sparsa. Poi notai le bottiglie di vodka vuote a terra e qualcuna di qualche alcolico sconosciuto mezza vuota, c’era odore di alcol e nicotina. Ma la cosa che mi attirò di più fu una siringa, era sulla scrivania, accanto alla marijuana. Non avevo mai visto una cosa del genere, sapevo cosa era, ma non pensavo che mio padre usufruisse anche di quelle.
Avevo visto parecchi film vietati, sapevo cosa succedeva su qualcuno si bucava troppo spesso, avevo paura per mio padre e la prima cosa che mi venne in mente fu prenderla e portarmela in camera. Una volta in camera mia chiusi la porta a chiave:nel caso che qualcuno arrivasse ed entrasse senza bussare. Ripresi la siringa da sotto il letto e la fissai, mi faceva uno schifo assurdo, non capivo perché la gente dovesse bucarsi se esistevano droghe con le quali non c’era bisogno di farlo. Io avrei avuto una paura tremenda a infilarmi un ago nelle vene senza saperne nulla di medicina o infermeria, prima di farlo vorrei sapere cosa succede se becco il punto sbagliato, mi buco il braccio a vuoto?
Non so cosa mi frullava per la testa in quel momento, ma non mi accorsi che qualcuno mi chiamava e non mi accorsi nemmeno che i miei avevano finito di litigare.
Pensai subito a un modo per salvare mio padre dalla tortura della droga, era una persona schifosa, ma non volevo che l’uomo che mi ha donato tutto quello che chiedevo morisse per overdose. L’unica cosa che mi venne in mente fu affondare con lui. Mi sarei distrutta davanti ai suoi occhi, come lui stava facendo con me. All’epoca pensavo che fosse una buona idea. Iniziare a drogarsi per fare capire a mio padre quello che stava facendo, facendogli vedere gli effetti sul mio corpo, perché non doveva essere una buona idea?
Il perché lo capii solo anni dopo; quando, uscita dall’ennesimo centro di disintossica mento, capii che da quel giro non sarei riuscita più ad uscire.
Ripresi la siringa, precedentemente buttata a terra, tra le mie piccole dita e impugnandola per bene la avvicinai al mio braccio. Prima di trovare il punto giusto ci misi un bel po’:non ero molto esperta, le mie conoscenze si fermavano alle droghe in polvere, ed in più avevo paura. Fissai il braccio candido e pulito, consapevole che quella poteva anche essere l’ultima volta che l’avrei visto così, avvicinai ulteriormente l’ago e con decisione disumana lo infilai nella pelle. Le lacrime rigavano il mio viso e degli urli soffocati uscivano dalla mia bocca. Tolsi l’ago e buttai fuori tutta l’aria che avevo in corpo. Rimisi il liquido e ripetei le azioni di poco prima.
All’improvviso la porta cadde e le figure dei miei genitori entrarono in camera mia. Alla vista di sua figlia tredicenne che si stava bucando mia madre cominciò a piangere e ad urlare, urla di smetterla, urla a papà di togliermi quell’ago dalle mani, notando che suo marito non faceva nulla mi si precipitò contro e scaraventò l’ago in un angolo indefinito della stanza, mi strinse a sé e mi accarezzo la schiena. Fissai mio padre:era in piedi, immobile, con l’espressione basita, forse si era finalmente accorto che la sua principessina non era più innocua come credeva. La sua espressione si trasformò, da sorpresa a rabbia, prese per un braccio mia madre e la allontanò da me, mi prese il volto tra le mani e fissò i miei occhi arrossati dal pianto.
-Perché?!-mi urlò in faccia con l’alito che sapeva di fumo e vodka
-Affondi te, affondo io.-sussurrai con la poca aria che avevo in corpo
Alla mia risposta urlò disperato e mi tirò uno schiaffo in pieno viso, lasciandomi il segno rosso sulla guancia sinistra.
-Sei una stupida!-urlò allontanandosi e prendendo il cellulare, probabilmente per chiamare l’ambulanza
Sentii il rumore assordante dell’ambulanza, le urla di mia madre e poi.. tutto buoi. Tutto buio per cinque giorni.
Ormai le lacrime scendevano dai miei occhi senza pietà, bruciavano sulla pelle delle mie guance, non riuscivo a fermarle. Ricordare la mia infanzia mi faceva male, troppo male. Ripresi la siringa come se fosse la prima volta, la impugnai e cercai la vena giusta, da lì cominciai a bucare. Un buco, due, tre, non riuscivo a smettere. Di solito mi bucavo in silenzio, come per non farlo scoprire ad Amy, anche se lei era più che a conoscenza del mio stato di dipendenza, oggi invece stavo urlando come una disperata, come se non ci fosse un domani. Tanto ero sola in casa:Amy era andata a fare la spesa.
O almeno questo era quello che credevo prima di vedere la figura snella e perfetta di Amy entrare in camera mia con aria preoccupata, seguita da un ragazzo dai capelli mossi e biondi. Riconobbi quel ragazzo solo quando mi si inginocchiò davanti, sussurrando il mio nome:era Marco.
Entrambi avevano gli occhi lucidi, cercarono di alzarmi e dopo vari tentativi riuscirono a distendermi sul letto. Marco disse qualcosa ad Amy che corse fuori e tornò poco dopo con delle pezze bagnate.
-Un giorno di questi mi farai morire di spavento, Ash..-sussurra Amy accarezzandomi la guancia
-Voglio avere io il piacere di distruggere tanta perfezione.-ribatto con una smorfia
Lei mi fulmina con gli occhi, ma poi ride. –Sta bene, non ti preoccupare.-dice poi rivolta a Marco
-Mi hai fatto preoccupare, sai? Urlavi come un’ossessa.-mi disse il biondo fissando le sue pupille verdi nelle mie color ghiaccio. Se c’è una cosa che ho imparato a riconoscere negli anni quella è la sincerità delle persone e lui in questo momento è fottutamente sincero.
*Spazio autrice*
Buonasera a tutti. O a tutte, mi sto chiedendo se ci sono o no dei maschi in questo sito..
Vabbè, lasciando fare le mie idee.. spero che il capitolo vi piaccia, ditemelo tramite le recensioni :)
Io non sono pratica di droga e roba varia, so la teoria ma non l'ho mai messa in pratica (per fortuna), quindi scusatemi se a volte sbaglio qualcosa.
Volevo dirvi una cosina, vi do i volti dei protagonisti:
-Ashely è interpretata da Emma Watson *^* (immaginatevela con gli occhi azzurri)
-Michele, il miglior amico di Ashley, è interpretato da Micheal Clifford 
-Marco, invece, è interpretato da quella meraviglia di Ashton Irwin
Non ho voluto metterla nella sezione dei Five second of summer perchè i personaggi saranno loro solo per aspetto, del resto non avranno niente a che vedere con la band.
Passiamo ai ringraziamenti.. :
Grazie a serena2000 per aver recensito e messo tra le preferite
E grazie a Alessia_j97 per aver recensito, siccome non ti piace Emis vedrò di rimediare mettendo nella storia anche Cal ;)
Ciao ciao <3
-Marika
  
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