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Autore: Haxel_12    19/05/2014    2 recensioni
In un mondo devastato da una guerra che dura da cento anni, una elfa e un mezzelfo cercano di vivere come possono tenendosi nascosti alcuni segreti in un villaggio situato su una isola lontano dalle violenze, la loro vita inizierà a essere sconvolta da una inattesa visita e dal passato che non li ha mai lasciati
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Lasciala stare!- il coltello lanciato da Ember colpì con precisione la mano di Daern e un urlo coprì tutti gli altri rumori nella locanda. Tanta era l’ostilità che l’uomo provava, in quel momento, nei confronti del suo avversario che non gli faceva pensare al dolore, così, Daern afferrò la prima sedia a portata di mano e la lanciò verso il bancone dell’osteria, dove da dietro, Ember cercava di proteggersi da un suo probabile attacco. Un problema di Daern era sempre stato quello di non avere un’alta percentuale di intelligenza che lo portava prima a fare e poi a pensare alle conseguenze del suo atto, infatti egli non aveva calcolato la possibilità che il suo bersaglio avrebbe potuto spostarsi in tempo e la seggiola avrebbe distrutto tutte le bottiglie sistemate su uno scaffale alle spalle di Ember: naturalmente così accadde; dopo di che,Orhen corse verso il bancone e portò l’amico in un posto sicuro

-Sei ferito?- chiese l’Elfa preoccupata

-Io sto bene. Tu piuttosto, quello stupido di Daern ti ha fatto male?-

-Mi ha dato solo uno schiaffo! In ogni caso…… grazie per averlo fermato- sorrise ed il Mezzelfo ricambiò lo sguardo, poi la voce di Orhen diventò triste

-Non mi avrei dovuto arrabbiarmi con lui- disse la ragazza

-Invece hai fatto proprio bene, quello è un pazzo molestatore ubriaco!-

-Ma non metterà più piede qui ed é un cliente fisso, il signor Tordek s’infurierà-

-Non credo che si arrabbierà solo per questo- disse il giovane in tono ironico ma nello stesso momento disperato. Ember e Orhen, stranieri in quella città di Umani, lavoravano nell’osteria del signor Tordek da qualche anno, la paga era misera ed erano trattati come degli schiavi; ora si trovavano davanti degli uomini lerci e sanguinanti che si menavano, distruggendo la preziosa locanda del loro capo. Cercare di fermare una rissa del genere poteva anche causare danni peggiori. Mentre Orhen pensava a qualche soluzione, l’attenzione di Ember fu attirata da un Mirilith appartato in un angolo che si stava godendo lo spettacolo; poi, di nuovo guardò le condizioni dell’osteria: i vetri delle finestre erano rotti, le tende non c’erano più, alcuni tavoli e le sedie avevano due o tre gambe massimo. Sul pavimento si trovavano schegge di vetro, pezzi di legno, uomini svenuti a cui erano stati cambiati i connotati....Non era un bello spettacolo da vedere

-Klictyus Moruen …….- erano le prime parole di un incantesimo calmante che Orhen stava facendo su tutto il locale e che furono interrotte dal suo peggiore incubo

-Cosa sta succedendo qui dentro?- il signor Tordek era un uomo rispettato e temuto anche dai suoi clienti e, vedendolo con una faccia che poteva far paura anche al diavolo, tutti si calmarono immediatamente. Entrò nella sua locanda, guardando sbalordito il disordine e la confusione che vi regnava 

-Che intenzioni avete voi due? Volete che non abbia più un lavoro?- l’oste si rivolse ad Ember e Orhen, terrorizzati dalla sua voce potente. Era difficile pensare che un uomo come lui avesse famiglia e che potesse piacere ad una donna. Sempre scorbutico, si arrabbiava per il minimo errore, lamentarsi era il suo passatempo e non era neanche un uomo di bel aspetto

-Allora?Il gatto vi ha mangiato la lingua? Rispondete!- sembrava che i tubi dell’impianto idraulico avessero vibrato. Il Mirilith si alzò dal suo posto e, prima che Orhen potesse scusarsi, cominciò a parlare

-Se mi posso permettere Buon Uomo……-

-No che non si può permettere, non vede che ho da fare?- i tubi vibrarono di nuovo

-Il mio nome è Meruk, sono un cacciatore di taglie e….- insistette lo sconosciuto, ma Tordek lo interruppe nuovamente

-Signor Meruk,…. pensa veramente che m’importi del suo nome e della sua professione?-

-Devo arrestare quell’Elfa signore- il giovane cliente indicò Orhen, prese la sua borsa, da dentro ne tirò fuori due fogli piegati e li porse all’uomo che cominciò a leggerli a bassa voce. Nella locanda la situazione era assai strana. Tutti i clienti, Ember ed Orhen erano immobili, non osavano né dire una parola né muoversi, guardavano Tordek poi il Mirilith e poi di nuovo il padrone. Osservavano la scena come se fossero invisibili, come se loro non centravano nulla. Orhen non era mai stata coraggiosa, aveva paura di tutto e si impressionava facilmente, ecco perchè non parlava, non diceva la sua versione, non affermava la sua innocenza. Continuava a stare vicino al suo migliore amico, aspettandosi, forse, che la proteggesse 

-Abbiamo davanti una pericolosa criminale stregona, signore. La cerco da molto tempo- L’oste finì di leggere i due fogli e con una faccia indignata li riconsegnò al proprietario

-Non voglio stregoni nella mia locanda, e tanto meno criminali-

Il cacciatore di taglie prese le mani di Orhen e le legò con una corda dietro la schiena, poi la portò fuori dall’osteria

-Che fate tutti lì impalati come statue?Aiutami a mettere a posto Ember- ordinò Tordek. Finalmente i clienti si mossero, molti se ne andarono, altri rimasero per un’ennesima birra e si sedettero sulle sedie ancora intatte. Ember rimase impietrito dov’era: sapeva che la sua migliore amica era una stregona, ma come poteva essere una criminale? Le voleva molto bene e non poteva immaginarla in prigione. Fuori dalla locanda Orhen cercava inutilmente di liberarsi  dalle corde ma Meruk la teneva stretta. Non stavano andando verso la prigione, anzi dalla parte opposta

-Lo sto facendo per il tuo bene, ma devi stare zitta-

-Per il mio bene? Se vuoi fare qualcosa per il mio bene…….- il cacciatore di taglie le mise una mano sulla bocca per non farla parlare e la  trascinò in una via stretta e buia. Si fermò e  la liberò  

-Il mio vero nome è Steel, ma sono veramente un cacciatore di taglie. Non sei una criminale, l’ho detto solo per portarti via da lì, tanto quell’uomo probabilmente ti avrebbe licenziata. Comunque, visto che m’interessa una stregona, non è che vorresti essere la mia aiutante?- Orhen rimase esterrefatta, non sapeva cosa rispondere, guardava solo il suo “rapitore” con stupore. In più aveva un po’ di timore a stare in quella via così lugubre, silenziosa e disabitata  

-Per tua informazione non è stata licenziata, è grazie ad uno sconosciuto che non ha più un lavoro e un posto dove dormire- da dietro un angolo spuntò Ember, pronto a liberare la sua amica  

-Che ci fa qui… quel tizio!?- disse schifato Steel rivolgendosi ad Orhen, poi continuò

-Immagino che hai sentito tutto, giusto Mezzelfo?-

-Fai troppo lo spiritoso- Ember tirò un forte e veloce pugno contro il Mirilith ma quest’ultimo, più rapido di lui, riuscì a schivarlo

-Smettila o ti faccio a pezzi- Steel ora era serio: non stava scherzando

-Ti sei inventato una bella storiella la dentro eh!- Ember era molto infastidito dal comportamento del cacciatore

-Le sto offrendo un lavoro ben retribuito, anche con alloggio, molto meglio dell’altro e ormai che sai tutto anche tu, devo invitare anche te, altrimenti faccio la figura del maleducato. Allora che volete fare? Non abbiamo molto tempo-   

-Ci dobbiamo pensare, comunque io mi chiamo Orhen e lui Ember- intervenne l’Elfa

-Bene, vi do due giorni di tempo, se accettate ci vedremo alla locanda che fa angolo in fondo alla strada, portatevi lo stretto necessario. Orhen, andiamo, io alloggio in un’altra osteria. Dormirai nella mia stanza. Ci vediamo Mezzelfo- Ember chiese di poter parlare da solo con la sua amica, non poteva sopportare che lei dovesse passare tutto quel tempo con Steel avendolo appena conosciuto

-Fate in fretta: dovresti già stare in prigione, vi aspetto poco più avanti-

Quando il Mirilith si appostò all’inizio della strada, Ember iniziò a parlare

-Orhen, io starò sempre al tuo fianco per proteggerti: se decidi di andare ti seguirò anch’io- era agitato e non sapeva cosa fare

-Come ha detto Steel, la soluzione migliore è andare, ma… non so molto sulla stregoneria -

-Aspettiamo due giorni, intanto fatti dare qualche informazione sul salario, sulla percentuale di morte, sulle probabilità di incontrare bestie o demoni pericolosi,………- disse il Mezzelfo agitato

-Non ti preoccupare, credo che lui sappia il fatto suo, gli chiederemo se ci insegnerà a combattere- Orhen era sempre stata dolce e gentile con tutti, erano poche le volte che si arrabbiava sul serio ma le passava subito dopo qualche ora, Ember, invece, doveva stare molto tempo con una persona prima di potersi fidare di questa ciecamente. Ora non sapeva cosa fare: seguire Steel significava cambiare totalmente stile di vita, non si sentiva pronto a partire

-Ma ti fidi di lui? Anche più di me?-

-Anche se non mi fidassi di lui sarei sempre costretta a seguirlo, poi l’affetto che provo per te è diverso da quello che provo per quel Mirilith, noi siamo cari e vecchi amici. A domani- Orhen andò verso Steel lasciando il deluso Mezzelfo nel buio che abbracciava la stretta stradina, poi incominciò ad avviarsi verso l’osteria pensando che, molto probabilmente, non l’avrebbe mai più rivista, come anche quella città, Watnit. Non si era mai fermato a guardare il cielo: non aveva mai avuto la possibilità di farlo. Era così azzurro, limpido. Non aveva mai visitato Watnit, quasi non si ricordava il nome, non sapeva se aveva qualche mostre o castelli da visitare. Ora avrebbe voluto conoscere quella piccola e graziosa città che tanto detestava perchè umana, ma doveva tornare al lavoro e da quell’odioso signor Tordek.




note: bene questa è una storia originale completamente inventata da me, spero che vi potrà piacere. questa storia in realtà l'ho scritta molti anni fa, e da poco l'ho riletta e corretta. per favore recensite
  
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