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Autore: BaschVR    30/07/2008    1 recensioni
E' il giorno del matrimonio di Gidan e Garnet. Tutti gli amici di Garnet, tra cui Eiko, si ritrovano ad Alexandria per acclamarli.
Da questo episodio si svilupperanno le storie dei personaggi, che vivranno dolori e gioie della vita, insieme, fino al momento degli addii per ognuno.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eiko Carol, Garnet Til Alexandros XVII, Gidan Tribal, Vivi Orunitia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo la cerimonia il ricevimento si tenne in un grandissimo salone del castello, agghindato per l’evento con nastri argentati provenienti da Toleno. Gli invitati erano molto pochi, ma tra questi, al tavolo della regina e del nuovo re, spiccavano gli eroi della guerra contro Kuja. Erano stati invitati personalmente dalla sovrana, e quindi venivano tutti trattati con grande rispetto.

Eiko, come sempre, saltellava qua e là urtando le gambe dei nobili che incontrava, cercando l’abito bianco di Daga, o Garnet, o come volevano chiamarla gli altri. Si imbatte in Freija e Flatrey, in Amarant e persino in Quina, che la salutò con il suo tipico accento, ma a Garnet non la trovava proprio!

“Oh, Gidan!” urlò la piccola bambina tirandolo per la manica.

“Eiko!” disse Gidan “cosa c’è?”

“Sai dov’è Daga?” chiese Eiko.

“Dovresti abituarti a chiamarla Garnet” sussurrò Gidan.

“Oh! Ma è una mania allora? Io la chiamo come mi pare e piace!” disse lei, incrociando le braccia al petto.

Gidan sospirò “D’accordo, e comunque vedi che si è appena seduta al tavolo, perché non la raggiungiamo?”

“d’accordo!” assentì Eiko, che, presa in braccio da Gidan, si diresse verso il tavolo principale, ai quali erano seduti anche Cid ed Hilda.

“Eiko! Dov’eri finita?” chiese Cid.

“E’ tutto a posto, Granduca” disse Gidan riponendola a terra. “era solo venuta a farmi gli auguri”

Eiko, mentre si sedeva, gli sibilò un “grazie”, a cui lui rispose con una strana smorfia che la fece ridere fino alla nausea, facendole guadagnare le occhiate storte di Hilda e Cid.

“Allora, Eiko” disse Garnet “proprio l’altro giorno io e Cid stavamo discutendo della tua educazione”.

“In che senso?” disse Eiko guardando i genitori adottivi.

“Beh, sei davvero una bambina intelligente, sarebbe un peccato non farti studiare”.

“Dovrei prendere… lezioni private?” chiese Eiko contrariata.

“Beh… l’idea era più o meno quella” assentì Hilda, venendo in aiuto di Garnet.

 “Dal Dottor Totto, ti ricordi di lui?” chiese Gidan.

 “beh, si…” disse Eiko a disagio “Mi ricordo… ma vive a Toleno!”

 “Lui sarebbe disposto ad insegnare qui ad Alexandria” si intromise Cid “in questo modo potresti stare accanto ai tuoi amici al contempo essere vicina a casa per venirci a trovare quando vuoi…”

 “Davvero potrei studiare qui ad Alexandria?” chiese Eiko “Voi siete d’accordo?”

 “Perché non dovremmo?” disse Hilda guardandola “Avresti potuto studiare a Lindblum, ma il Dottor Totto non se la sente di trasferirsi così lontano… e come dargli torto, vista la sua notevole età?”

 “Potrai vivere qui nel castello… dopotutto adesso sei una gran duchessina!” disse Gidan.

 “E tu sei il re!!!” rispose la bambina scoppiando in un’allegra risata.”Ma i moguri?”

 “Beh… potrebbero venire con te!” disse Garnet “ti sembra forse che qui lo spazio manchi?”

 “Grazie, Daga” disse Eiko. E poi scese il silenzio.

“Allora? Non mi correggi?” chiese stupita Eiko.

 “E perché dovrei?” rispose Garnet con un sorriso “Quel nome mi rievoca momenti meravigliosi”.


All’esterno della sala, Un bambino col cappello da merlino era troppo timido per sedersi al tavolo della regina, dove Eiko spadroneggiava con la sua aria da saputella. Oh, se solo anche lui avesse potuto essere come lei, così sfacciato da poter dire qualunque cosa senza preoccuparsi delle conseguenze, avendo coraggio…

 “Signor Vivi!!! QUO VADIS?” chiese la voce di Adalberto Steiner da dietro di lui.

 “A-Ah, S-Steiner! Stavo per A-and…”

 “E dove sono i suoi placidi figlioletti? Sono talmente simpatici, con il loro andare qua e là…”

 “Il m-maggiore sta m-male e-e i p-più piccoli n-non volevano l-lasciarlo s-solo” rispose Vivi.

 “Si vede che hanno preso da lei, Signor Vivi! Sono sempre altruisti! Venga con me, andiamo tutti e due a sederci!”

 Doveva ringraziare Steiner. La sua fiducia era qualcosa di grande per lui. Ma non lo ringraziò. Il fattore timidezza non glielo permise. Ma lo seguì nella sala, e si mise vicino al principe Puck, re di Burmesia, e ad Eiko, la sua amichetta nonché gran duchessina di Lindblum.

 Eiko stava però parlando con Garnet, che le sedeva a fianco, e non lo notò, mentre al contrario, Puck urlò: “Vivi! Amico mio!”

 “C-ciao Puck!” rispose Vivi.

 “Q-quanto tempo! Come ti va la vita?”

 “L-la s-solita… vivo i-insieme ai m-maghi n-neri e ai Jenoma nel v-villaggio, e M-mikoto mi da una mano con i p-piccoli”

 “Come stanno?” chiese Puck

 “N-non molto b-bene purtrop…” ma venne interrotto da un amico del principino che lo chiamò, e Puck si allontanò lasciandolo solo.

 Quanto era triste! Ma era davvero così insignificante? Anche il più piccolo scaraburi era più visibile di lui? E perché tutta questa insicurezza? Non poteva avere fiducia in se stesso?

 Guardò tutti al tavolo. Gidan e Garnet, insieme da quel giorno e per sempre, legati da un marchio invisibile impresso su di loro. Steiner e Beatrix che parlavano animatamente delle nuove tecniche di difesa di Alexandria. Guardò Freija e Flatrey che conversavano sulla restaurazione di Burmesia. Guardò Quina, immersa nell’arte del “magnà” da lei stessa creato. Guardo Amarant, la cui solitudine non sembrava essere un problema per lui. Ed infine guardò la piccola Eiko, assieme ad Hilda e Cid, che discutevano animatamente sulla partenza della più piccola della famiglia.

 Quel giorno era solo.

 Si sentì come quando, durante il periodo della guerra della madre della signorina Daga, veniva additato dalla gente per la sua somiglianza con gli altri maghi neri. A lui spettavano semplicemente le accuse… e lui cercava di rispondere con un “non odiatemi”. Che però non sortì mai l’effetto sperato.

 

 
Eiko finì la conversazione con Garnet e poi si girò a guardare il tavolo. Com’erano felici tutti! Tutti allegri, sorridenti… beh, tutti eccetto Amarant, che non perdeva mai occasione di sfoderare il suo musone. Ma allora perché era venuto? Boh… non lo sapeva proprio.

Poi sentì un sospiro provenire dalla sua sinistra. Si voltò e vide…

 “Vivi!!!”

Il piccolo maghetto nero alzò gli occhi di scatto.

 “Eiko?”

 “Ciao! Sai, non ti avevo notato” rispose la bambina sbracciandosi per dare maggiore enfasi alle sue parole.

 “Beh… i-io sono s-stato qui!” si ritrovò a dire Vivi.

 “Come va la vita al villaggio dei maghi neri? Come sta Bobby Cowel?” chiese Eiko.

 “S-sta b-bene!”

 “E il mago nero n°288?” domandò la piccola.

 “Beh… s-si è spento pr-proprio l-l’altro g-giorno. H-ha s-smesso d-di muoversi e l’ho d-dovuto m-mettere s-sotto t-terra” rispose il maghetto.

 Eiko se ne dispiacque moltissimo. Sapeva che questo era uno dei problemi che più affliggeva Vivi, ed infatti aveva anche notato l’aumento del balbuziare di Vivi appena aveva toccato l’argomento. Povero Vivi… come lei, anche suo nonno lo aveva  abbandonato precocemente, scaraventandolo in un mondo in cui solo la violenza regnava, mentre un animo mite come il suo è destinato a rimanere incompreso. Davanti a nazioni che combattono tra loro per il potere, davanti a prepotenti, davanti a ricchi viziati, come può sentirsi il piccoletto?

 Eiko lo abbracciò, sapendo che per lui anche quel singolo gesto era importante.

 Qualche posto più in là, Cid aveva assistito a tutta la scena, e non poté fare a meno di sorridere.

 


La cerimonia ebbe un travolgente successo. Tutti i nobili rimasero parecchio soddisfatti quando la compagnia teatrale Tantarus, di cui direttrice era Carmen, fece il suo ingresso narrando le vicende di “Sarò il tuo passerotto”, stavolta con sensibili modifiche per adattare la storia al pubblico presente in sala.

La torta venne tagliata con la Save The Queen della Shogun Beatrix. Si scoprì che gli ingredienti della “famosa” delizia promessa da Quina per dessert erano rane, ma tutto sommato era un piatto gustoso che nessuno degli ospiti poté rifiutare data la sua bontà.

E quando venne il momento dei saluti, Eiko dette un breve addio ai regali consorti, sapendo che entro qualche giorno si sarebbero rivisti.

Ad Alexandria ne avrebbe combinate delle belle!

“No!!! Non voglio andare a letto!!!” urlò Eiko alla madre “voglio fare le valigie adesso”.

 “Non mi sembra ragionevole fare le valigie adesso” rispose Hilda “E’ tardi e siamo tutti stanchi a causa del matrimonio, quindi si va a letto!”

 “Ma…”

 “Niente ma, signorinella! Cid, accompagna Eiko a letto!”

 “Si, Hilda” Cid prese in braccio la piccolina, che si dimenò con tutte le sue forze mentre veniva portata in camera.

 “Se lo sapevo ti facevamo rimanere scaraburi” brontolò Eiko.

 Cid rise, mentre entrava in camera di Eiko. La depose sulle coperte e le diede un bacio.

 “Le facciamo insieme le valigie domani?” chiese Eiko.

 “Si… domani” disse Cid, ma la piccola dormiva già, cullata dalla morbidezza del suo lettino e dalla stanchezza della giornata passata.

Cid la guardò teneramente.

 Come sei matura per la tua età, Eiko. Ti ho visto con il tuo amichetto, oggi. Sei perfetta così, non cambiare mai. Davvero. Per favore, resta sempre così, minuta, piccola, ma bella e pimpante, capace di ridare il sorriso anche dopo una tempesta.

 Ti prego, non cambiare mai.

 

 

Ciaoooo!!! Anche il secondo capitolo è andato pubblicato!!! Qui i veri protagonisti erano Eiko e Vivi, ma anche gli altri non avevano mica un ruolo banale!!! Comunque, a presto con i nuovi capitoli di “Forever and on”.

 
PS = recensire è un rimedio contro tantissime malattie curabili e non. Perché non approfittarne scrivendo un piccolo commentino?^^

Grazie a chi leggerà e a chi commenterà!

   
 
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