Dopo
la cerimonia il ricevimento si tenne in un
grandissimo salone del castello, agghindato per l’evento con
nastri argentati
provenienti da Toleno. Gli invitati erano molto pochi, ma tra questi,
al tavolo
della regina e del nuovo re, spiccavano gli eroi della guerra contro
Kuja.
Erano stati invitati personalmente dalla sovrana, e quindi venivano
tutti
trattati con grande rispetto.
Eiko,
come sempre, saltellava qua e là urtando le gambe
dei nobili che incontrava, cercando l’abito bianco di Daga, o
Garnet, o come
volevano chiamarla gli altri. Si imbatte in Freija e Flatrey, in
Amarant e
persino in Quina, che la salutò con il suo tipico accento,
ma a Garnet non la
trovava proprio!
“Oh,
Gidan!” urlò la piccola bambina tirandolo per la
manica.
“Eiko!”
disse Gidan “cosa c’è?”
“Sai
dov’è Daga?” chiese Eiko.
“Dovresti
abituarti a chiamarla Garnet” sussurrò Gidan.
“Oh!
Ma è una mania allora? Io la chiamo come mi pare e
piace!” disse lei, incrociando le braccia al petto.
Gidan
sospirò “D’accordo, e comunque vedi che
si è
appena seduta al tavolo, perché non la
raggiungiamo?”
“d’accordo!”
assentì Eiko, che, presa in braccio da
Gidan, si diresse verso il tavolo principale, ai quali erano seduti
anche Cid
ed Hilda.
“Eiko!
Dov’eri finita?” chiese Cid.
“E’
tutto a posto, Granduca” disse Gidan riponendola a
terra. “era solo venuta a farmi gli auguri”
Eiko,
mentre si sedeva, gli sibilò un
“grazie”, a cui
lui rispose con una strana smorfia che la fece ridere fino alla nausea,
facendole guadagnare le occhiate storte di Hilda e Cid.
“Allora,
Eiko” disse Garnet “proprio l’altro
giorno io e Cid stavamo discutendo della
tua educazione”.
“In
che senso?” disse Eiko guardando i genitori adottivi.
“Beh,
sei davvero una bambina intelligente,
sarebbe un peccato non farti studiare”.
“Dovrei
prendere… lezioni private?” chiese
Eiko contrariata.
“Beh…
l’idea era più o meno quella”
assentì Hilda, venendo in aiuto di Garnet.
“Dal
Dottor Totto, ti ricordi di lui?” chiese Gidan.
“beh,
si…” disse Eiko a disagio “Mi
ricordo… ma vive a Toleno!”
“Lui
sarebbe disposto ad insegnare qui ad Alexandria” si intromise
Cid “in questo
modo potresti stare accanto ai tuoi amici al contempo essere vicina a
casa per
venirci a trovare quando vuoi…”
“Davvero
potrei studiare qui ad Alexandria?” chiese Eiko
“Voi siete d’accordo?”
“Perché
non dovremmo?” disse Hilda guardandola “Avresti
potuto studiare a Lindblum, ma
il Dottor Totto non se la sente di trasferirsi così
lontano… e come dargli
torto, vista la sua notevole età?”
“Potrai
vivere qui nel castello… dopotutto adesso sei una gran
duchessina!” disse
Gidan.
“E
tu
sei il re!!!” rispose la bambina scoppiando in
un’allegra risata.”Ma i moguri?”
“Beh…
potrebbero
venire con te!” disse Garnet “ti sembra forse che
qui lo spazio manchi?”
“Grazie,
Daga” disse Eiko. E poi scese il silenzio.
“Allora?
Non mi correggi?” chiese stupita Eiko.
“E
perché
dovrei?” rispose Garnet con un sorriso “Quel nome
mi rievoca momenti
meravigliosi”.
All’esterno
della sala, Un bambino col cappello da merlino era troppo timido per
sedersi al
tavolo della regina, dove Eiko spadroneggiava con la sua aria da
saputella. Oh,
se solo anche lui avesse potuto essere come lei, così
sfacciato da poter dire
qualunque cosa senza preoccuparsi delle conseguenze, avendo
coraggio…
“Signor
Vivi!!! QUO VADIS?” chiese la voce di Adalberto Steiner da
dietro di lui.
“A-Ah,
S-Steiner! Stavo per A-and…”
“E
dove sono i suoi placidi figlioletti? Sono talmente simpatici, con il
loro
andare qua e là…”
“Il
m-maggiore sta m-male e-e i p-più piccoli n-non volevano
l-lasciarlo s-solo”
rispose Vivi.
“Si
vede che hanno preso da lei, Signor Vivi! Sono sempre altruisti! Venga
con me,
andiamo tutti e due a sederci!”
Doveva
ringraziare Steiner. La sua fiducia era qualcosa di grande per lui. Ma
non lo
ringraziò. Il fattore timidezza non glielo permise. Ma lo
seguì nella sala, e
si mise vicino al principe Puck, re di Burmesia, e ad Eiko, la sua
amichetta
nonché gran duchessina di Lindblum.
Eiko
stava però parlando con Garnet, che le sedeva a fianco, e
non lo notò, mentre
al contrario, Puck urlò: “Vivi! Amico
mio!”
“C-ciao
Puck!” rispose Vivi.
“Q-quanto
tempo! Come ti va la vita?”
“L-la
s-solita… vivo i-insieme ai m-maghi n-neri e ai Jenoma nel
v-villaggio, e
M-mikoto mi da una mano con i p-piccoli”
“Come
stanno?” chiese Puck
“N-non
molto b-bene purtrop…” ma venne interrotto da un
amico del principino che lo
chiamò, e Puck si allontanò lasciandolo solo.
Quanto
era triste! Ma era davvero così insignificante? Anche il
più piccolo scaraburi
era più visibile di lui? E perché tutta questa
insicurezza? Non poteva avere
fiducia in se stesso?
Guardò
tutti al tavolo. Gidan e Garnet, insieme da quel giorno e per sempre,
legati da
un marchio invisibile impresso su di loro. Steiner e Beatrix che
parlavano
animatamente delle nuove tecniche di difesa di Alexandria.
Guardò Freija e
Flatrey che conversavano sulla restaurazione di Burmesia.
Guardò Quina, immersa
nell’arte del “magnà” da lei
stessa creato. Guardo Amarant, la cui solitudine
non sembrava essere un problema per lui. Ed infine guardò la
piccola Eiko,
assieme ad Hilda e Cid, che discutevano animatamente sulla partenza
della più
piccola della famiglia.
Quel
giorno era solo.
Si
sentì come quando, durante il periodo della guerra della
madre della signorina
Daga, veniva additato dalla gente per la sua somiglianza con gli altri
maghi
neri. A lui spettavano semplicemente le accuse… e lui
cercava di rispondere con
un “non odiatemi”. Che però non
sortì mai l’effetto sperato.
Eiko
finì la conversazione con Garnet e poi si girò a
guardare il tavolo. Com’erano
felici tutti! Tutti allegri, sorridenti… beh, tutti eccetto
Amarant, che non
perdeva mai occasione di sfoderare il suo musone. Ma allora
perché era venuto?
Boh… non lo sapeva proprio.
Poi
sentì un sospiro provenire dalla sua sinistra. Si
voltò e vide…
“Vivi!!!”
Il
piccolo maghetto nero alzò gli occhi di scatto.
“Eiko?”
“Ciao!
Sai, non ti avevo notato” rispose la bambina sbracciandosi
per dare maggiore
enfasi alle sue parole.
“Beh…
i-io sono s-stato qui!” si ritrovò a dire Vivi.
“Come
va la vita al villaggio dei maghi neri? Come sta Bobby
Cowel?” chiese Eiko.
“S-sta
b-bene!”
“E
il
mago nero n°288?” domandò la piccola.
“Beh…
s-si è spento pr-proprio l-l’altro g-giorno. H-ha
s-smesso d-di muoversi e l’ho
d-dovuto m-mettere s-sotto t-terra” rispose il maghetto.
Eiko
se ne dispiacque moltissimo. Sapeva che questo era uno dei problemi che
più affliggeva
Vivi, ed infatti aveva anche notato l’aumento del balbuziare
di Vivi appena
aveva toccato l’argomento. Povero Vivi… come lei,
anche suo nonno lo aveva abbandonato
precocemente, scaraventandolo in
un mondo in cui solo la violenza regnava, mentre un animo mite come il
suo è
destinato a rimanere incompreso. Davanti a nazioni che combattono tra
loro per
il potere, davanti a prepotenti, davanti a ricchi viziati, come
può sentirsi il
piccoletto?
Eiko
lo abbracciò, sapendo che per lui anche quel singolo gesto
era importante.
Qualche
posto più in là, Cid aveva assistito a tutta la
scena, e non poté fare a meno
di sorridere.
La
cerimonia ebbe un travolgente successo. Tutti i nobili rimasero
parecchio
soddisfatti quando la compagnia teatrale Tantarus, di cui direttrice
era Carmen,
fece il suo ingresso narrando le vicende di “Sarò
il tuo passerotto”, stavolta
con sensibili modifiche per adattare la storia al pubblico presente in
sala.
La
torta
venne tagliata con la Save The Queen della Shogun Beatrix. Si
scoprì che gli
ingredienti della “famosa” delizia promessa da
Quina per dessert erano rane, ma
tutto sommato era un piatto gustoso che nessuno degli ospiti
poté rifiutare
data la sua bontà.
E
quando venne il momento dei saluti, Eiko dette un breve addio ai regali
consorti, sapendo che entro qualche giorno si sarebbero rivisti.
Ad
Alexandria ne avrebbe combinate delle belle!
“No!!!
Non voglio andare a letto!!!” urlò Eiko alla madre
“voglio fare le valigie
adesso”.
“Non
mi sembra ragionevole fare le valigie adesso” rispose Hilda
“E’ tardi e siamo
tutti stanchi a causa del matrimonio, quindi si va a letto!”
“Ma…”
“Niente
ma, signorinella! Cid, accompagna Eiko a letto!”
“Si,
Hilda” Cid prese in braccio la piccolina, che si
dimenò con tutte le sue forze
mentre veniva portata in camera.
“Se
lo
sapevo ti facevamo rimanere scaraburi” brontolò
Eiko.
Cid
rise, mentre entrava in camera di Eiko. La depose sulle coperte e le
diede un
bacio.
“Le
facciamo insieme le valigie domani?” chiese Eiko.
“Si…
domani” disse Cid, ma la piccola dormiva già,
cullata dalla morbidezza del suo
lettino e dalla stanchezza della giornata passata.
Cid
la
guardò teneramente.
Come
sei matura per la tua età, Eiko. Ti ho
visto con il tuo amichetto, oggi. Sei perfetta così, non
cambiare mai. Davvero.
Per favore, resta sempre così, minuta, piccola, ma bella e
pimpante, capace di
ridare il sorriso anche dopo una tempesta.
Ti
prego, non cambiare mai.
Ciaoooo!!!
Anche il secondo capitolo è andato
pubblicato!!! Qui i veri protagonisti erano Eiko e Vivi, ma anche gli
altri non
avevano mica un ruolo banale!!! Comunque, a presto con i nuovi capitoli
di “Forever
and on”.
PS = recensire è un rimedio contro
tantissime malattie curabili e non. Perché non approfittarne
scrivendo un
piccolo commentino?^^
Grazie
a chi leggerà e a chi commenterà!