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Autore: Nadie    20/05/2014    4 recensioni
Vorrei parlarti di statica.
Io non ci ho mai capito nulla a scuola, ma il poco che so è che la statica studia delle dannate condizioni necessarie affinché un corpo mantenga il suo equilibrio anche dopo essere stato sconvolto da forze esterne.
Ecco, io e te siamo un esperimento di statica miseramente fallito.

[Ben e Prudence]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Temporale '
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Amsterdam



Non ci sono stelle nel cielo, stanotte.
Ci sono solo minuscoli aerei che si muovono in quel blu schifoso e troppo scuro.
Sono così piccoli, gli aerei.
Se li guardi da lontano sembrano solo dei puntini luminosi che spariscono a poco poco.
Gli aerei.
Chissà dove vanno.
Forse ad Amsterdam.
Dicono che ad Amsterdam piove sempre, che i campi sono pieni di fiori colorati e che l’aria profuma.
E ci sono un sacco di mulini, ad Amsterdam.
Deve essere bella Amsterdam.
Non bella normale.
Amsterdam non è bella normale.
New York è bella normale.
Dubai è bella normale.
Londra è bella normale.
Amsterdam non è bella normale.
Amsterdam è bella strana.
Ad Amsterdam non ci sono grattacieli, non ci sono sempre giornate di sole, non ci sono strade a venti corsie.
Amsterdam è piccola, è fragile, è lunatica ed è piena, piena di fiori.
Ad Amsterdam il vento corre veloce e ti travolge.
Amsterdam è bella strana.
Come te.
A te piaceva un sacco Amsterdam.
Volevi andarci. Ti ricordi? Ti ricordi quanto volevi andarci?
Io ti ci avrei portato, ad Amsterdam.
Ci saremmo andati insieme.
Ci saremmo sdraiati in un campo di fiori, con un filo d’erba tra le labbra, e avremmo aspettato la notte raccontandoci le storie più belle, e poi, una volta calato il buio, avremmo fatto l’amore lì, in quel campo di fiori, ad Amsterdam.
Ci saremmo andati insieme ad Amsterdam.
Ma tu te ne sei andata prima.
Mi sono alzato una mattina e ho realizzato che tu, te n’eri andata.
E non saresti mai più tornata.
Allora sai che ho fatto?
Ho preso la metro.
La tua metro.
La nostra metro.
Mi sono aggrappato al solito palo grigio e ho aspettato fino alla solita fermata.
E poi sono sceso.
E ho corso, corso, corso fino al solito parco e mi sono seduto nel fango, sotto il nostro albero grande, come facevamo sempre noi due.
E poi è arrivata la signora con il vestito a fiori.
Te la ricordi la signora con il vestito a fiori?
Lei si sedeva sempre sulla panchina vicino al nostro albero grande e ci guardava sorridendo, diceva che le ricordavamo lei e suo marito da giovani.
La signora con il vestito a fiori.
Ha visto che ero da solo e mi ha chiesto che fine avevi fatto, e allora io mi sono alzato e le ho detto che tu, tu non c’eri più.
E ridevo.
Ridevo mentre glielo dicevo.
Poi ho smesso di ridere e me ne sono andato.
Sono venuto qui, a Portrane e mi sono sdraiato sulla nostra sabbia sporca, vicino alla riva, vicino al mare gelido.
Il nostro mare gelido.
E mi sono messo a guardare le stelle.
Ma non ci sono stelle stanotte.
Il cielo è vuoto.
Vuoto.
Il cielo è vuoto.
Come me.
Io sono vuoto.
Perché tu non ci sei più.
Perché tu non ci sei più?
Quando c’eri tu, invece, non ero vuoto.
Ero pieno.
Pieno come i campi di fiori ad Amsterdam.
E poi te ne sei andata e hai portato con te tutti i fiori.
Ed ora sono vuoto.
E solo.
Perché tu non ci sei più.
Perché tu non ci sei più?
Non saresti mai dovuta andare via.
Dovevi restare qui.
Con me.
Ma invece guarda che hai combinato.
Mi hai lasciato dentro un vuoto che nessuno, nessuno mai, saprà colmare.
E allora come lo colmerò quel vuoto?
Lo so, lo so come.
Lo colmerò col tuo ricordo.
Già.
Mi alzerò alla mattina e mi ricorderò dei tuoi capelli bagnati dalla pioggia.
E poi prenderò la metro.
La nostra metro.
La tua metro.
E mi ricorderò della prima volta che ti ho incontrata.
Proprio in metro.
E ricorderò il suono di ogni tua singola parola, lo registrerò nella testa e me lo terrò dentro.
E ricorderò i tuoi occhi verdi, che mi riempivano il petto d’infinito.
E ricorderò la prima volta che ho baciato le tue labbra carnose, che Dio le benedica!
Ma Dio non lo sa che esistono i tuoi capelli bagnati e i tuoi occhi verdi e sicuramente non sa che esistono le tue labbra, perché altrimenti, credimi, sarebbe già sceso giù dalla sua nuvola e ti avrebbe rapita.
Ma no, lui resterà lassù.
E tu resterai quaggiù.
Lontana.
E allora sai cosa ricorderò ancora?  
Ricorderò quant’era bello passare la notte insieme ad ascoltar la pioggia, chiusi in una stanza, con tutto il mondo fuori.
E poi prenderò un aereo.
E andrò ad Amsterdam.
Mi sdraierò su un campo di fiori e mi ricorderò della volta in cui mi hai detto che ti sarebbe piaciuto tanto andarci, ad Amsterdam.
E resterò a guardare il cielo.
Il cielo vuoto.
Come me.
E ti ricorderò.
Giuro.
 
Ti ricorderò.
 
 
 
 
 
 

Hola!
Ecco, dopo l
’hola non so più cosa dire, Ben e Prue m’hanno talmente prosciugata che non ho più parole…
Vorrei semplicemente ringraziare Joy e Clairy che mi hanno seguita fin qui, sopportando ritardi ignobili e incoraggiandomi sempre, e ringrazio tutti quelli che hanno letto in silenzio, quelli che hanno seguito Ben e Prue sin dal loro strambo incontro in una metro vuota, e quelli che hanno anche solo letto qualche riga: mille grazie dal profondo del cuore!
Ora mi prenderò una breve pausa e poi, molto probabilmente, tornerò ad inquinare efp *si alza un coro di ‘MA CHI TE VOLE?!’*, ma - e questo posso già dirlo- non scriverò più su Ben(deus, se proprio proprio mi parte l’ispirazione magari sì, ma non credo)
E… nada.
Ancora mille grazie a tutti.
C.

 
 
Vi lascio questo barbone e il suo naso in bianco e nero.


 
  
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