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Autore: zenzero    21/05/2014    0 recensioni
Un mostro che nessuno è mai riuscito a vedere si è nascosto in una foresta e uccide tutto quello che incontra. Yuhr, un giovane elfo, è soltanto una recluta di un ordine militare, ma cosa accadrebbe se si smarrisse proprio nella foresta, che sembra essere soggetta a una maledizione?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il daino di Yuhr, non abituato a muoversi senza il branco, avanzava lentamente. Anche perché, era completamente buio, e la vegetazione fitta del bosco copriva gran parte delle stelle. L’elfo era spaventato dalla situazione, ma evitava di pensarci. Dopotutto, era ancora fuori di sé per l’umiliazione subita. Non riusciva a capacitarsi del fatto che il suo passato fosse stato reso noto. Anche se, non tutte le informazioni erano esatte. La sua forza virile, era attiva, e anche piuttosto possente, ma funzionava in maniera particolare, a dir poco imbarazzante.
Era cominciato tutto anni prima, durante la stagione calda. Yuhr aveva da poco compiuto il suo primo secolo, per cui poteva ora unirsi alla cerimonia degli accoppiamenti. Si svolgeva in una apposita stanza comunitaria, preparata per questo tipo di eventi. Gli Anziani, come da tradizione, avevano scelto per lui sette fanciulle elfiche del suo stesso livello sociale con cui unirsi, tra le quali avrebbe dovuto indicare la più adatta al matrimonio. Tutte loro erano graziose, e ansiose di accoppiarsi con lui, ma lui aveva rovinato tutto. Non gli era mai capitato di unirsi alle femmine, ma vedendole prive degli abiti, stranamente non provò nessuna passione in particolare. E, cosa ancora più orribile, i suoi arti inferiori non risposero per niente, a nessuna delle sollecitazioni delle fanciulle. Yuhr provò a rinvigorirsi pensando a qualcosa di eccitante, e inspiegabilmente, gli venne in mente una sola immagine. Lui che l’estate scorsa osservava alcuni elfi adulti che nuotavano in un lago. I fisici di molti di loro erano incredibilmente attraenti. Grazie a questi pensieri riuscì a smuovere i suoi lombi, ma solo per poco tempo. In pratica non compì alcun accoppiamento.
E ovviamente il suo fallimento fu noto a tutti gli abitanti del suo piccolo villaggio contadino. Non poteva quasi uscire da casa per la vergogna. Per lo meno, tutti credevano che il suo membro si limitasse a non funzionare, e non che agisse con lo stimolo sbagliato. Se lo avessero scoperto, avrebbero anche potuto appenderlo per i testicoli ad un albero, come spesso venivano puniti i sodomiti nella sua comunità. In ogni caso, era divenuto lo zimbello del villaggio. Così fece fagotto e si diresse nella lontana capitale, col forte desiderio di arruolarsi nella Legione dei Ricognitori, il corpo armato più valoroso del regno, in modo da dimostrare a tutti loro e a sé stesso di non essere un completo incapace.

Yuhr si scrollò di dosso il peso di quei ricordi ridicoli e tornò a concentrarsi sulla sua missione. Notò che il suo daino aveva rallentato di molto il passo, come se fosse spaventato.
 «Che ti prende? Muoviti!» esclamò l’elfo, spronandolo ad andare più veloce, ma l’animale sembrava sempre più esitante. Yuhr sospirò. «Di che cosa hai paura, stupido? Non c’è nulla di cui preoccuparsi». Detto questo, il giovane smontò dall’animale, e camminò tranquillamente sul tappeto di foglie morte. «Lo vedi che è tutto a posto?» cercò di tranquillizzarlo, ma al passo successivo sentì improvvisamente il terreno cedergli da sotto i piedi. Sprofondò, e nel cadere cozzò la testa contro una roccia, perdendo i sensi.

Era ormai l’alba, quando gli ospiti della locanda furono svegliati improvvisamente da un forte tonfo, proveniente dall’ultimo piano.
Nell’ampia sala del caposquadra Yaku, Sion si massaggiò la testa tumefatta. Il caposquadra lo aveva spinto a terra con una foga davvero terribile!
 «Come sarebbe a dire, che non lo trovate più? » sibilò l’elfo con un tono che fece rabbrividire apprendisti e novizi insieme.
 «Siamo... desolati, capitano…» mormorò Koi, le cui orecchie erano calate in maniera impressionante. «Al nostro risveglio, non era nella stanza. Il letto era in ordine, e freddo da ore. »
 «Sembrava molto spaventato per la missione, prima che ci addormentassimo» continuò Sion, socchiudendo gli occhi per il dolore, mentendo nel miglior modo che riusciva a offrire. «Ma non pensavamo fosse in grado di un’azione simile! »
Il capitano rimase in silenzio con una smorfia di fastidio sul volto, ma dal cipiglio sembrava davvero arrabbiato e seccato.
Dopo molti secondi guardò indifferente i suoi uomini.
 «Non lo cercheremo, ha disobbedito ai miei ordini e si è messo nei guai da solo. Se si trovasse nella foresta, lo scopriremo tra breve. Nel caso dovessimo ritrovarlo vivo, si pentirà di non essere stato vittima della furia del mostro. E ora, voialtri, preparatevi a partire! »
Si levò da tutti gli elfi un grido d’assenso.

L’abitante della foresta guardò sconsolato un nodo scorsoio vuoto. Era l’alba e cominciava a perdere le speranze di trovare qualcosa da mangiare, quel giorno. Certo, almeno quel bosco offriva una buona varietà di funghi, e anche degli alberi da frutto, ma lui sentiva il forte bisogno di assaporare della carne.
Tuttavia, come cacciatore non era molto abile. Rimise a posto la corda e si diresse verso l’ultima trappola che aveva piazzato, un trabocchetto ben nascosto dalle foglie e profondo più di un metro. Gioì nello scoprire che la trappola era scattata. Ma guardando nel trabocchetto provò solo una forte delusione.
Nella buca c’era un elfo, privo di sensi. Ne aveva visti solo qualcuno nei villaggi, ma mai da troppo vicino. Era piccolo come un bambino. Aveva dei lunghi capelli sottili, di un biondo spento e dalle sfumature di verde. I lineamenti erano delicati e la testa grande in proporzione al corpo, ma la creatura capì che si trattava di un giovane adulto. Indossava una tunica color erba e un mantello grigio. Le buffe e lunghe orecchie appuntite si muovevano impercettibilmente. Che si trattasse di un abitante del villaggio vicino? In ogni caso, il poveretto sembrava essersi ferito nella caduta. Decise di aiutarlo, dopotutto si era fatto male per colpa sua. Lo sollevò per le ascelle senza alcuno sforzo, posandolo gentilmente tra le foglie.

Yuhr si sentì afferrare scomodamente e si svegliò, ancora stordito. Cercò di concentrarsi, ricapitolando gli ultimi avvenimenti accadutigli. Era finito in una sorta di grossa buca, doveva averci passato la notte, poiché ormai era mattina. Il suo daino non sembrava nei paraggi. La testa gli girava e gli doleva molto il braccio, doveva essersi ferito durante la caduta. E qualcosa lo aveva sollevato e posato a terra. L’elfo aprì lentamente gli occhi.
Una strana creatura lo stava fissando. La forma del suo corpo era davvero simile a quella di un elfo, ma era il doppio più alto e molto più massiccio. Notò che le sue orecchie erano ridicolmente piccole e rotonde. Portava i capelli corti, di un castano rossiccio, tagliati rozzamente, i tratti del volto erano duri e sulle guance e sul mento aveva una barba incolta. Lo sconosciuto si abbassò per vederlo meglio, esitando un pochino.   
 «Tranquillo, non voglio farti del male, elfo...» mormorò con una voce assai bassa. «Non ne ho alcuna intenzione».
Il tono sembrava sincero, e gli elfi avevano la capacità innata di comprendere tutte le lingue, ma Yuhr retrocedette di un paio di passi, senza smettere di fissare i movimenti di quel colosso. «Non sforzarti di fingerti innocuo, umano» disse nella sua lingua così che potesse capirlo. «Dopotutto, questa trappola l’hai costruita tu!»
 «Sì, per catturare gli animali, ma…»
 «Ciò evidenzia ancora di più la tua pericolosità!» esclamò Yuhr, disgustato. Nessun elfo, nemmeno minacciato mortalmente dalla fame si sarebbe mai cibato di un animale. Costruire un marchingegno per catturare con l’inganno costituiva quindi per lui un atto assolutamente ignobile.
 «I miei compagni ti troveranno presto, e la pagherai cara per tutti i tuoi atti scellerati!» continuò l’elfo.
 «Di quali atti parli?» chiese l’umano, confuso. Fece per avanzare di un passo ma Yuhr individuata una via di fuga tra le felci scattò via improvvisamente e sparì nella boscaglia.

   
 
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