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Autore: TizianaLaudani    21/05/2014    2 recensioni
Quando l'amore chiama, qualcuno deve rispondere.
Helena ha diciannove anni e un sorriso elettrizzante, è innamorata della vita e vuole fare la scrittrice.
Andrea invece non si innamora mai.
Ha quasi ventitré anni e una vita apparentemente meravigliosa fatta di moto, feste e divertimenti,
eppure nasconde qualcosa.
La morte della madre lo ha cambiato, rimescolando centinaia di volte la sua vita.
"Quando ti ritrovi ad avere tutto dalla vita e ti rendi comunque conto che ti mancano le cose essenziali.
Quando hai almeno quattro camere da letto e nessuno con cui dormire, quando il destino gioca a dadi col tuo cuore, è quello il momento in cui ti rendi conto che è meglio perderlo che farci i conti tutta la vita."
Due vite che non possono combaciare, due caratteri che non si incastrano mai abbastanza.
E poi l'amore.
Uno di quegli amori che no, non si direbbe, eppure?
Uno di quegli amori che ti regalano sguardi e parole con cui dovrai fare i conti tutta la vita.
Andrea ed Helena.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Primo capitolo.
INCIDENTI DI PERCORSO.



La mia corsia è invasa da motorini e moto, e mi precede una - chissà quanto lunga- fila di automobili che aspettano che il traffico defluisca.
E io dovrei già essere a lavoro.
Roberto sarà incazzato nero.
Me lo immagino già, tutto impettito, con la solita camicia azzurra e i capelli ricci e scuri, il sorriso enigmatico di chi ne conosce sempre troppe e gli occhi color nocciola da cucciolo.
Roberto, se non si era ancora capito, è il mio datore di lavoro, un ragazzo sulla trentina con una carriera alle spalle quasi esemplare.
Adesso fa lo psicologo a tempo pieno e io, che dir si voglia, faccio la sua assistente.
Vogliamo chiamarmi tirocinante? Assistente sexy? Segretaria senza macchia ne paura?Donna in gamba in grado forse, di fare la psicologa più di Roberto? 
Insomma, qualsiasi sia il mio appellativo,con questo lavoro, riesco a pagarmi gli studi.
Mentre le auto sono ancora tutte ferme, mi guardo in giro e mi sistemo i capelli. 
Se svoltassi a destra, in una stradina neanche troppo grande, troverei finalmente la strada sgombra, allungando di un po', certo, ma risparmiandomi la fila.
Deciso. 
Imbocco la strada facendo bene attenzione alle altre auto e ai motorini e proprio sul più bello, un motociclista, ignorando del tutto la mia presenza e anche il codice stradale, avanza senza segnalare e centra in pieno la mia auto. 
Provo ad evitare l'impatto, portandomi ancora più a destra e finendo con lo sbattere contro il muro. 
Di bene in meglio.
L'idiota della moto spegne quell'aggeggio infernale e lo perlustra, tutto intento a cercare graffi o ammaccature.
"Dovrebbero togliere la patente alle donne!" Mi urla il maleducato. 
"Come?" Dico io, abbassando il finestrino.
"Hai sentito." Mi dice, ancora più arrogante.
Provo a riaccendere l'auto, ma niente. 
"Mi hai mandato in panne l'auto." Dico.
"Non potevi stare più attenta?" Scendo dalla macchina e faccio un respiro profondo.
"Sei tu che dovevi stare attento!"
"Io lo sono sempre. " Ammicca.
"Senti, io non ti conosco e non sono neanche molto propensa a farlo, quindi..." mi avvicino al motociclista accorgendomi che ha ancora il casco addosso.
" ci sono due cose che puoi fare, la prima è toglierti dalle scatole e smetterla di dare aria ai denti visto che il danno lo hai fatto tu e la seconda è aiutarmi ad accendere l'auto, piuttosto che fare il maleducato e lasciarmi qui, in difficoltà. Spero tu sia in grado di fare la tua scelta in silenzio religioso." 
"Sono in ritardo." Si lamenta lui sbuffando, poi si toglie il casco e mi guarda.
Gli occhi di un blu elettrico e i capelli neri come il carbone, spettinati e sexy.
Un bel ragazzo, non c'è che dire.
"Voi donne, sarete la mia rovina."
" Potrei anche chiamare i carabinieri e raccontare che mentre svoltavo a destra, un pazzo ha provato a superarmi a sinistra, A quel punto sarei degna di 
chiamarmi rovina."
Lo sconosciuto si mette a ridere, mi prende la mano destra con lo sguardo ancora fisso sui miei occhi e mi sfila dal dito il portachiavi.
Si siede sul sedile del conducente con un gesto diplomatico e anche lui prova ad accendere la macchina.
Un altro rombo di motore e poi niente, il silenzio.
"Maledizione." Guardo l'orologio mentre lo sconosciuto sposta l'auto, spingendola di fianco al marciapiede.
Ha un fisico scolpito - sicuramente da anni di palestra- e un braccio possente.
"Niente da fare, la tua auto è fuori servizio." Mi volto a guardare la sua moto e torno su di lui. 
"
"Andiamo."
"Andiamo? "Mi chiede sorpreso. " Dove?" 
" Accompagnami tu, sono in ritardo e non posso fare incazzare ulteriormente il mio capo, quindi andiamo."
"In realtà stavo giusto facendo la cosa che mi hai - molto gentilmente devo dire - suggerito."
"Il silenzio religioso, dici?"
"No."
Si avvicina a un palmo dal mio naso. " togliermi dalle scatole."
"E dov'è finito l'altruismo?"

" Non mi sembri una capace di andare in giro in moto."
"Anche tu all'inizio non sembravi un tipo che dice stronzate, eppure...
" Mi passa il casco, con un ghigno sulla bocca e poi si siede sulla sua moto. 
"Come vuole lei, madame. Si tenga stretta."
Partiamo; il vento gli scompiglia i capelli e io mi tengo stretta a lui per non cadere.
Profuma d'estate.
" Allora, dov'è che devi andare?"
"Alla Centoventitré."
"Ah, la conosco, ci lavora un mio amico. In ogni caso, ti avevo chiesto di tenerti, non di stritolarmi."
Mi ammonisce.
"Ah." Faccio io, come per scusarmi. "E' che ho paura di cadere."
" O ti piacciono i miei addominali?"
"Gli addominali non sono male, ma preferisco il cervello e qui mi sa tanto che scarseggia."
" Ah, quindi sei una di quelle ragazze che giudica le persone senza conoscerle?"
"Tu sei il classico ragazzo, e quelli come te li riconosco sempre."

"Illuminami allora." Rallenta per svoltare a destra e io mi avvinghio ulteriormente a lui, senza rendermene conto.
Lo sento ridere.
"Sarai il classico ragazzo pieno di soldi, che si sveglia ogni mattina con una ragazza diversa e non ricorda neanche il suo nome. Uno di quelli che vivono alla giornata, con le moto, i bei vestiti e la casa enorme."
Si ferma ad un semaforo e si gira a guardarmi.
"Sei sempre così acida?" Lo sento ridere e allora lo assecondo.
"Soltanto con chi mi fa arrivare tardi a lavoro."
"Comunque, io sono Andrea, piacere."
Mi dice e riparte. 
Io sto zitta e non rispondo, decido di smetterla con le parole e di chiude piuttosto gli occhi, sperando di arrivare il prima possibile. 
Non passa neanche molto e sento la voce di Andrea, divertita e limpida.
"Siamo arrivati, fifona." Mi dice.
Scendo da quel bestione di moto e gli sorrido grata, togliendomi il casco.
" Grazie Andrea, ci si vede in giro eh?"
Faccio per andarmene, ma lui mi afferra un braccio.
"Non mi hai detto come ti chiami."
"Perché non è necessario saperlo. "
E con un gesto rapido mi allontano da lui, percorrendo la via fino al cancello verde. 
"Comunque prego!" Mi urla, riaccendendo la moto.
Il cancello si apre e vedo Roberto, in tutta la sua incazzatura.
"Dove..." Mi guarda." Stavo aspettando te!"
" E io sono qui. Scusa, ma un perfetto idiota mi ha fatta schiantare contro il muro, si è rotta l'auto e..."
"Va bene, io comunque devo andare a discutere di un fatto, con un mio amico. Mi hai già fatto perdere troppo tempo; sali e prendi qualche appuntamento,io sarò di ritorno quasi subito."

Lo saluto con la mano, quanto meno non mi ha licenziata, no?


Pov. Andrea.
Ma guarda te se tutte le pazze sconsiderate non devono finire nelle mie mani.
Roberto mi starà aspettando da chissà quanto tempo, ormai.
E lei è salita in moto con uno sconosciuto che - tra le altre cose- l'ha incidentata, mi ha parlato con una tale arroganza, neanche fosse la Regina Elisabetta e non mi ha neanche detto il suo nome.
Probabilmente si chiama Furia o Tornado.
Non ne incontravo una così da chissà quanto tempo.
Spengo il motore e scendo dalla mia moto, togliendomi il casco. 
E' raro trovare una ragazza così, una di quelle che non si nasconde dietro le macchine quando mi vede o che fa scendere- accidentalmente- la spallina della maglietta, giù per la spalla.
E' strano che una ragazza come lei mi abbia parlato e guardato come se fossi uno dei tanti ragazzi, non che me ne importi, eh, eppure per un attimo ho temuto che il mio fascino con lei non funzionasse.
Ma quanto meno non ha chiamato i carabinieri.
"Roberto!" 
"Scusami Andrea, ma ho avuto un contrattempo. "
Mi dice il mio amico.
"Sei arrivato adesso?" Chiedo.
"Si ho avuto un problema con la ragazza che lavora da me."
"Le donne portano solo problemi, ecco la verità. Ci sediamo? " 
"Si, certo."

"Allora, di che volevi parlarmi?"
"Sono in un bel casino, amico."
"Qualcosa di grave?"
"No, niente di serio. Ma è un bel casino."
"Di che tipo?"
"Ti ricordi la festa di Sabato? Quella di cui ti parlavo la settimana scorsa. Quella a cui saranno presenti i più importanti professori di Oxford?"
"La festa di domani, certo."
"Non verrà nessuno, Andrea, il che significa che ho soltanto buttato soldi nel cesso e che farò una figura di merda."
"Non sei riuscito a combinare niente? Sei un cazzone, Roberto!"

"E' che tra il lavoro e le donne, non riesco mai a trovare tempo. E io che miravo ad un'offerta di lavoro in Inghilterra. "
"Bastava semplicemente spargere la voce."
"Lo faresti tu?"
"Eh?"
"Spargeresti tu la voce?"
"In un giorno?"
"Si, tu hai molte conoscenze Andrea, lo sai. Bastano poche persone, ma buone."
"Tu hai bisogno di uno psicologo."
Ironizzo.
"No, mi serve qualcuno che valga in questa società, che venga alla mia festa e mi faccia fare bella figura. Chiedi a tuo padre, lui è un pezzo forte, no?."
"Lascia fuori mio padre da questa storia."
Dico, in tono risoluto.
Mio padre è un uomo buono, uno di quelli pieno di soldi con la fissa per le cose belle, uno che sbaglia sempre le tempistiche. 
Ama quando è troppo tardi, si mette in gioco troppo presto, sbaglia quando dovrebbe fare la cosa giusta.
Dopo la morte di mia madre il nostro rapporto è cambiato, lui si sentiva colpevole della sua morte e anch'io, anche se non l'ho mai ammesso, lo ritenevo colpevole.
Non è stato facile all'inizio.
Ogni volta che guardavo lui, vedevo anche l'assenza di lei.
Mia madre mi mancava ad ogni respiro e l'idea di poter tornare a vivere senza la sua presenza, mi risultava impossibile.
Andare a dormire senza la sua buonanotte, passeggiare per casa senza sentirla intorno, non sentire più le sue ramanzine, la sua voce, era come non vivere.
Come se dopo anni di luce, non vedessi più. 
E la mattina mi svegliavo credendo di aver fatto solo un brutto sogno, come quando se bambino e fai un incubo di domenica mattina, quando hai paura che sia tutto vero ma poi apri gli occhi e la senti che canta in cucina e allora sai che va tutto bene, che può ancora abbracciarti, che sei sul tuo letto e a casa tua. 
Ma io la sua voce non la sentivo più e passeggiavo per casa con la speranza di vederla ancora, anche per l'ultima volta. 
Da piccolo avevo il terrore di restare da solo, le chiedevo sempre di restare sul mio letto, fino a quando non mi addormentavo e lei restava con me per davvero.
Era l'unica persona di cui mi fidavo. 
E se n'è andata. 
Ad ogni modo, da quel giorno è cambiato tutto.
E sono cambiato anch'io.
"Andrea? Hai capito?Ci sei?"
" Eh?"
Mi passo una mano tra i capelli. "Si, ci sono e ci proverò Roberto,ma non ti assicuro niente."
Lo vedo alzarsi e sorridermi raggiante.
"Ci conto. Adesso vado da Helena, altrimenti sai che casini combina. Quella ragazza è un tornado."
Lo guardo curioso, mentre penso alla ragazza dell'incidente.
Anche lei è un tornado e mi viene da sorridere.
"Ovviamente un tornado sexy e brillante." 
"Quando non ci sono i testimoni, tutte le ragazze sono sexy."
"Helena lo è davvero, dovresti conoscerla."

Gli do una pacca sulla spalla e lo saluto. 
"Un giorno di questi."
"Tanto domani sarà alla festa."

Non ho mai attribuito il termine sexy a nessuna delle ragazze con cui sono stato, insomma, ho fatto sesso con tante di quelle donne da non pormi più il problema.
Non che fossero brutte, me ne guarderei bene dal dirlo, ma sono dell'opinione che la donna sexy non è solo quella brava a toglierti i pantaloni o a sfilarsi la maglietta.
Piuttosto quella che con i vestiti addosso, ti fa sentire più uomo che mai.
E io di donne con i vestiti addosso ne vedo poche. 


Commento:
Ciao ragazze!
Il realtà non siete ancora molte, ma confido sul fascino di Andrea e sulla simpatia di Roberto. 
Questo è ufficialmente il primo capitolo.
Spero vi sia piaciuto e spero di trovare almeno una recensione.
Andrea, come potete vedere, è un bel tipetto.
Ed Helena gli tiene perfettamente testa.
Chissà come continuerà la loro storia e se ala festa di Roberto i due si incontreranno. Un abbraccio a tutte!


 
  
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