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Autore: hikaru83    23/05/2014    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Hana e Kaede si fossero conosciuti da bambini? E se poi si fossero dovuti separare? E se si ritrovassero al liceo? Se volete sapere quello che sarebbe potuto succedere entrate in questo mio mondo. Una nuova storia con i personaggi che tanto amiamo, vi aspetta!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Siamo giunte alla fine... non ci posso credere e credo neanche voi. Come sempre non posso prendermi il merito della creazione di questi personaggi che sono tutti di Inoue...io non ho guadagnato nulla da questa fic se non i vostri commenti. Vi chiedo scusa fin'ora per le parti scritte in inglese... ci ho provato spero apprezzerete, comunque di fianco ho messo ciò che volevo dicessero, spero che almeno ci si avvicinino...Ora vi lascio all’ultimo capitolo, a dopo come sempre per note e ringraziamenti.
 

Cap 7
 

Hanamichi era sveglio da un po’, aveva sentito il telefono di casa squillare e aveva capito, grazie all’urlo sovraumano della madre dalle scale, che il padre si era scordato qualcosa di importante. Ovviamente di quell’urlo lui non aveva capito granché,  ma non se n’era preoccupato, molto probabilmente gli aveva detto oltre che usciva a portare i documenti al padre anche di non fare tardi. Hanamichi rimase a godersi quel momento di pace assoluta, amava il momento del risveglio, quando è ancora presto e ci si può rigirare pigramente nel letto. Si girò sulla schiena, e guardò il cielo sereno sopra la sua testa. Poteva stare tranquillo, tanto la sua sveglia personale sarebbe arrivato a momenti. In quelle settimane il suo risveglio era sempre stato con Kaede, ogni mattina si presentava a casa per andarsi ad allenare insieme, anche se sembrava sempre di più una scusa, era un modo per poter stare da soli, loro due, il campetto deserto, e solo il rumore del mare e del pallone che rimbalza ritmico sul terreno. Gli occhi blu di Kaede lo osservavano, lo studiavano, e lui ci si voleva solo perdere dentro. Tutte le mattine lo sentiva salire le scale e affacciarsi alla porta. Tutte le mattine, faceva finta di dormire e apriva gli occhi solo quando era sicuro che avrebbe incontrato quelli blu di Kaede, esisteva forse risveglio migliore? E tutte le mattine lo sentiva osservarlo in silenzio per qualche minuto prima di avvicinarsi.

Hanamichi chiuse gli occhi, aveva sentito qualcuno salire le scale, probabilmente Kaede aveva incontrato sua madre che l’aveva fatto entrare. Come tutte le mattine sentì la porta aprirsi. Come tutte le mattine si offrì immobile allo sguardo di Kaede, ma questa mattina non sentì solo il suo sguardo addosso, me anche la sua mano, che lentamente lo accarezzava. Brividi caldi percorsero il suo corpo, seguendo quella mano leggera, fino a quando questa non si fermò poco prima dell’elastico dei boxer. La sentì tremare come se il proprietario avesse capito quello che stava per fare, e stava per decidersi a separarla dal contatto con la sua pelle bollente, ma Hanamichi non voleva, Hanamichi non poteva permetterlo, Hanamichi aveva capito che non avrebbe avuto un occasione migliore neanche fra cent’anni. Era innamorato di Kaede, inutile negarlo, innamorato da sempre, cosciente di esserlo solo dal primo momento in cui l’aveva rivisto. Lo amava, lo desiderava e non voleva che si separasse da lui e quindi con tutto il coraggio che aveva aprì gli occhi, vide lo sguardo combattuto di Kaede e glielo disse.

“Non lasciarmi Ede, ti prego non lasciarmi.”

Hanamichi vide Kaede alzare lo sguardo e si perse in quegli oceani blu che lo fissavano.

“Hana...”

“Non fermarti...”

“Sei sicuro?”

“Non sono sicuro di nulla ora, tranne che di te.”Disse solo, sperando che capisse. Lo voleva, voleva che continuasse, lo desiderava da tanto. Non era solo il suo corpo a desiderarlo, anche il suo cuore, la sua mente, tutto di lui desiderava Kaede, tutto. Per questo lui che si vergognava per qualsiasi cosa non provò nessuna vergogna a sentire Kaede salire su di lui, nessuna vergogna mentre le mani bianche gli tolsero i boxer e gli occhi blu lo osservavano pieni di desiderio, nessuna vergogna quando quella mano scese e cominciò ad accarezzarlo. Solo amore, che straripò dal suo cuore, amore e fiducia incondizionata. Le labbra di Kaede scesero sulle sue, si aggrappò alle spalle forti, strinse i capelli neri tra le mani, non pensò a niente se non a quell’amore troppo grande. Fu così dannatamente naturale per Hanamichi lasciarsi andare alle mani di Kaede, così tanto naturale spogliarlo e cercare di dare a Kaede lo stesso piacere che lui gli stava dando.  Quanto era facile lasciarsi amare da Kaede, fidarsi ciecamente di lui, affidarsi alle sue carezze. Hanamichi non era pronto per fare l’amore, insomma quello che si erano scambiati era il suo primo bacio e già erano nudi nello stesso letto, già si erano dati piacere a vicenda, troppe emozioni, troppo intense, tutt’e insieme.

Kaede sapeva che Hanamichi non era pronto, ma ora, mentre riposavano abbracciati, gli sembrò lo stesso di aver fatto l’amore con lui, in fondo cos’era quello che avevano appena condiviso, se non amore?

“Ede ti dispiace se questa mattina non ci alleniamo?” Chiese sottovoce Hanamichi, come se avesse paura di spezzare la quiete che li circondava.

“No.” Disse con un sorriso Kaede, stringendo il suo ragazzo, non c’era alcun dubbio in proposito ora.

“Possiamo stare così?”

“Tutto il tempo che vuoi.”
 

Quando arrivarono al cancello dello Shohoku, si comportarono normalmente. Non avevano parlato di ciò che era successo, si erano sistemati, avevano indossato l’uniforme e si erano incamminati verso la scuola. Hanamichi mentre si abbottonava la divisa, gli aveva rivolto un sorriso meraviglioso, timido, con le guance rosse e gli occhi felici. Kaede prima di uscire gli aveva dato un bacio lieve sulle labbra, per rimarcare che quello che era successo non era stato un momento di follia. Ma avevano bisogno di riprendersi, tranquillizzarsi, passare delle ore in mezzo agli altri come sempre era la scelta migliore, avevano pensato entrambi. Peccato che nessuno dei due aveva considerato le due comari che li aspettavano per decidere l’uscita di quel venerdì, altra abitudine che Kaede aveva preso da quando era tornato Hanamichi. Appena i loro sguardi incrociarono quelli di Akira e Hisashi i due furono presi per un braccio e trascinati di corsa in terrazza.

“Cosa avete fatto?” Chiede Mitsui senza alcun problema.

“Di cosa state parlando?” Dice Kaede, mentre Hanamichi osserva la scena immobile, con le guance incandescenti.

“Hisa ci prendono per scemi?” La voce sorpresa di Akira.

“Sì, probabilmente.” Risponde la voce tranquilla di Hisashi.

“E dai ti sei deciso finalmente?” Continua Akira chiedendo direttamente a Rukawa.

“Ma...come...” Hanamichi è assolutamente interdetto.

“Beh Hanamichi ve lo leggo in faccia, solo che non so fino a che punto si è spinto. È stato bravo vero? Non so perché ma sono certo che il ragazzo se la sia cavata bene per essere la prima volta...”

“Akira! Zitto!” Una gomitata di Kaede al fianco di Akira

“Uffiiiii!!!!!! Perché non vuoi dirmi niente voglio sapere.”

“Dai Akira fai il bravo, tanto che stiano insieme era palese a tutti, solo che ora lo sanno anche loro.” Gli dice con un sorriso Hisashi, era davvero felice per quel rompiscatole musone di Kaede.

“Ragazzi che cosa fate?” La voce di Koshino che sbuca dalla porta della terrazza con Kazushi al seguito.

“Niente e che si sono decisi e volevamo sapere come era successo ma non ci vogliono dire nulla.”

“Volete dire che li state assillando di domande? Oddio ragazzi scusateli, sono buoni ma sono anche tanto scemi. Comunque siamo felici per voi.” Dice Kazushi trascinandosi il suo ragazzo per le scale seguiti da Koshino e Sendoh.

“Sono tutti matti.”

“Vero do’aho.”

“Da quando?”

“Da quando sono matti? Da sempre temo.”

“Da quando sanno quello che provi, anzi proviamo l’uno per l’altro.”

“Da subito.”

“Era davvero così chiaro?”

“Per loro sì. Ma è facile per chi non è tirato in causa. Ma do’aho, ora esattamente cosa siamo? Perché io so cosa vorrei, ma non so cosa ne pensi tu.”

“Non so dare ancora un nome a ciò che siamo, ma so che voglio scoprirlo con te giorno dopo giorno. Per ora ti basta?”

“Giorno dopo giorno? Mi basta, do’aho, per ora mi basta!” Un bacio lieve prima di ritornare in classe.

Le ore di lezione scivolarono via totalmente inascoltate, più del solito, erano troppo felici, e la loro mente era decisamente troppo occupata a rivivere quello che avevano condiviso quella mattina, per stare a sentire la voce noiosa e monotona dei professori.

“Senti do’aho questa sera ti va di venire a casa mia invece si uscire con gli altri? Magari potresti rimanere  a dormire, se vuoi ovviamente.” Gli chiede Kaede mentre si stavano sistemando prima di raggiungere la palestra.

“Sì.”

“Allora vado ad avvisare gli altri, così magari durante gli allenamenti non si comporteranno come degli imbecilli, non più del solito almeno.”

“Ok, intanto avviso i miei che mi fermo da te, e poi vi aspetto in palestra.” Un sorriso e si separarono, del tutto ignari di quello che stava per succedere.
 

Hanamichi camminava verso la palestra fischiettando allegro, la madre non aveva fatto nessuna difficoltà, e gli aspettava una serata e una nottata solo con la sua kitsune. La cosa da un lato lo spaventava un po’, ma dall’altro, dall’altro era solo impaziente che gli allenamenti finissero il prima possibile, era la prima volta nella sua vita che li avrebbe volentieri saltati, e tutto per poter andare di corsa a casa della sua kitsune. Quando raggiunse la palestra c’era un ragazzo alto di spalle, fisico muscoloso, ma non tozzo, anzi era alto e slanciato e con un assurda capigliatura bionda ossigenata.

“Michael? What are you doing here?” Michael? Che ci fai qui?

“Hana, I finally found it!” Hana, finalmente ti ho trovato!
 

Intanto Rukawa era stato fermato dagli altri ragazzi.

“Dai Kaeduccio non volete uscire con noi oggi?” Cominciò a cantilenare Akira più idiota del solito.

“Promettiamo che non te lo consumiamo il tuo ragazzo, davvero...” Continuò Hisashi, idiota come l’amico.

“Oggi non verremo con voi e non azzardatevi a fare battute in palestra che ve la dovete vedere con me chiaro?”

“Ma che carino vuoi difendere il tuo ragazzo.”

"Nessuna battuta chiaro?"

“Chiaro chiaro. Ehi chi è quel tipo?” Dice Akira, che nota il nuovo tipo vicino al loro numero dieci. Si avvicinarono senza farsi vedere e ascoltarono la conversazione in inglese tra i due ragazzi.

“You came here for me?” Sei venuto qui per me?

“Of course, the best team in the league has abandoned us, as captain I must try to bring you back.” Certo, il migliore della squadra ci ha abbandonato durante il campionato, come capitano devo cercare di riportarti indietro.                                                                               

“The best, and since when?” Il migliore, e da quando?

“Hana you know you’re important to the team and not just for basketball, we miss you,  come home with me, all you expert, then your parents will find a way, you can stay with me, my parents  are in complete agreement .”  Hana tu sei importante per la squadra e non solo per il basket, ci manchi, torna a casa con me, ti aspettiamo tutti, poi con i tuoi genitori troveremo il modo, puoi stare da me, I miei sono assolutamente d’accordo.

Kaede non resistette oltre, era combattuto, da una parte avrebbe voluto farsi vedere e allontanare quel tipo dal suo ragazzo, pestandolo a sangue se fosse necessario, ma dall’altro come poteva impedire ad Hanamichi di tornare in America, dove il suo talento lo avrebbe portato lontano, come poteva? Fu per questo che si allontanò in silenzio, non ascoltò neanche i ragazzi che cercarono di fermarlo, se ne andò di corsa, cercando di trovare un posto dove poter essere lasciato in pace.

Kaede correva, senza una meta precisa, non voleva credere a ciò che aveva visto, a ciò che aveva sentito, non aveva nessuna speranza, non ora che quel maledetto tipo era venuto direttamente dall'America per riprendersi Hanamichi. Aveva sperato, quella mattina, dopo quello che aveva condiviso con il rossino, ci aveva sperato davvero, quel corpo caldo, voleva lui, aspettava lui. I gemiti, il piacere e tutto quel calore erano suoi erano solo suoi. Ora invece? Come poteva chiedere ad Hanamichi di rimanere in Giappone per lui? In una terra dove il basket professionistico era solo all'inizio, quando poteva avere l'America e dei compagni di squadra che rispetto a loro erano già dei campioni, dove avrebbe potuto imparare dai migliori, dove avrebbe potuto avere le occasioni che si meritava. Come poteva guardarlo negli occhi e chiedergli di scegliere lui.

Arrivò alla scogliera. Quel posto gli ricordava tantissimo Hanamichi, il colore del cielo rosso fuoco, le onde del mare che forti si infrangevano sulla roccia. Quante volte da bambini erano corsi lì, affascinati da quel luogo pericoloso che i genitori non volevano loro frequentassero da soli, e per questo ancora più irresistibile. Si sedette su una roccia e cercò di riprendere fiato. Non si accorse di non essere solo almeno fino a quando il vento non cambiò direzione portando con sé il profumo tanto amato di Hanamichi.

Non si voltò, non sapeva cosa dire, non voleva dovergli dire addio, non ce la faceva proprio.

"Posso sedermi accanto a te?"

"È un paese libero!" Lo sentì sedersi tanto vicino da sfiorarlo, ma non si mosse, se quello era un addio avrebbe preso tutto quello che gli permetteva. Fu Hanamichi a rompere il silenzio.

"Sbaglio o hai ascoltato una conversazione di nascosto."

"Me ne sono andato subito"

"Non abbastanza in fretta per non farti un'idea tutta tua di quello che stava succedendo però."

"Prima o poi l'avrei saputo lo stesso, a meno che non avessi deciso di andartene senza salutare."

"Sai perché è sbagliato ascoltare di nascosto le conversazioni altrui?"

"..."

"Perché chi origlia, generalmente non sente tutto, non sente l'inizio, o non aspetta di sentire la fine, e questo lo porta a non capire nulla!"

"Non c'è molto da capire, è venuto a riprenderti no?"

"Vero, ma se avessi ascoltato tutto avresti capito che non dovevo scegliere tra il Giappone o gli USA, e neanche tra Michael o te."

"È un tipo carino..." Disse senza nessuna logica Kaede.

"Christie sarà felice di saperlo."

"Christie?"

"Già, la sua ragazza!"

"Ragazza?"

"Kit, non so cosa ti abbia insegnato Akira, ma non tutti i ragazzi carini sono gay!"

"Sei sicuro che stia con questa Christie?"

"Più che sicuro, quest'anno fanno il secondo anniversario, e tutto grazie al tensai qui presente! Comunque non mi sembra il caso di parlare di questo, non credi?"

"Hn"

"Kit... Kaede, quando oggi Michael si è messo a raccontarmi di tutto quello che avevamo fatto insieme, della fatica che avevo fatto per entrare in squadra, per farmi accettare e del fatto che la mia casa mi aspetta, sai cosa vedevo nella mia mente?"

"Cosa?"

"Non vedevo la mia casa qui, né quella a Los Angeles, non vedevo la palestra, o il campetto dove ho sputato sangue, non vedevo niente di diverso dagli occhi blu di un bambino di sei anni che accettava la mia sfida e mi chiedeva di diventare il migliore. Non vedevo altro che i tuoi occhi. E sai perché?"

"N-no."

"Perché sei tu la mia casa."

"Ma l'America..."

"L'America sarà lì anche fra tre anni o quattro o tutto il tempo che mi servirà."

"Che ti servirà per cosa?"

"Per convincerti a partire con me."

"Hanamichi io..."

"Sai Ede, mentre correvo fino a qui per raggiungerti mi è venuta in mente la domanda che mi hai fatto questa mattina, ricordi? Quella su cosa eravamo ora io e te."

"E ora hai la risposta Hana? Cosa siamo io e te?"

"Non esiste nessun io, nessun tu, esiste solo un noi, e chissà forse è sempre stato così. Sempre che tu mi voglia ancora."

"Vedi che faccio bene a chiamarti do'aho? Come può venirti un dubbio simile?"

"Beh siamo solo noi su questa scogliera, con un paesaggio mozzafiato, un tramonto che più romantico non si può e stiamo parlando..."

"Hn?"

"Non mi hai ancora baciato kitsune narcolettica, devo spiegarti tutto io?"

"Se è per questo non mi hai baciato neanche tu do'aho."


"Certo, ma ti ho appena rivelato quello che provo, ma guarda te, devo fare tutto io, quasi quasi torno da Michael e gli dico che ho cambiato ide..." le sue labbra vennero sigillate da quelle di Kaede, in un bacio dolce, ma anche passionale. Un bacio che rimarcava la sua appartenenza, il suo posto, il loro posto. "Allora non sei una kitsune narcolettica quando vuoi!"  Riuscì a dire Hanamichi quando le loro labbra si staccarono di qualche millimetro, la risposta che ricevette fu un altro bacio senza fine.


Da quel bacio sulla scogliera sono passate quattro settimane, Michael il lunedì successivo era tornato negli USA invitando tutti a andare a trovarli, perché era proprio curioso di giocare con la sua squadra contro di loro, per somma gioia di Kaede che aveva dovuto dividere il suo do’aho con quel tizio che si era stabilito da lui per quei giorni impedendogli di passarli soli.

Ma ora, da quel meraviglioso venerdì erano passati altre meravigliose giornate. Quella sera avevano deciso di passarla soli, e stranamente i ragazzi non avevano interferito, probabilmente perché tutti volevano passare del tempo solo con la propria metà. Hanamichi e Kaede avrebbero passato la serata a casa di quest’ultimo. Kaede era felice, davvero felice, non solo stare con Hanamichi era ogni giorno più bello, ma aveva convinto quel testone a chiarirsi con i genitori, e avevano finalmente smesso di nascondersi.

Dopo aver cenato erano sdraiati sul divano, come succedeva sempre quando potevano, e si stavano coccolando come sempre. Kaede aveva scoperto di adorare le coccole, ed era stata una vera e propria scoperta visto che prima solo al suono della parola coccole gli veniva l’orticaria, ma da quando stava con Hanamichi aveva imparato che adorava farsele fare e anche farle.

“Ede oggi è il nostro mesiversario!” Disse all’improvviso Hanamichi seguendo il filo logico dei suoi pensieri. Filo che Kaede ancora non riusciva a seguire del tutto...

“Hn?”

“Massì è un mese che ci siamo dichiarati, dovremmo festeggiare, uffi se me lo fossi ricordato prima ti avrei fatto un regalo...”

“Non ho bisogno di niente do’aho, a parte di te su di me o, come in questo caso, io su di te.” Mentre gli diceva questa frase però Kaede pensava che c’era una cosa che avrebbe voluto, avrebbe tanto voluto, ma non sapeva se il suo ragazzo fosse pronto.

“A cosa pensi kit?” Chiese Hanamichi che stava giochicchiando con i capelli di Kaede mentre lo stringeva forte a sé. Gli piaceva da matti starsene così, tenere il suo ragazzo stretto nel suo abbraccio, tutto il suo corpo lo abbracciava, persino le gambe stringevano quelle della kitsune, il suo corpo creava una culla perfetta per quello di Kaede. Probabilmente era nato per stare così con lui. Eppure quando stavano così vicini, e i baci si susseguivano uno dietro l’altro senza fine, Hanamichi aveva cominciato a desiderare di più, voleva Kaede, voleva tutto di lui, desiderava poter entrare in quel corpo meraviglioso e farlo diventare suo. Ma Hanamichi come Kaede, anche se non si sarebbe detto, aveva un brutto rapporto con le parole, almeno con questi argomenti, cosa doveva fare chiedere se per caso avesse voglia di fare l’amore con lui? Che lui era pronto e sapeva benissimo cosa voleva, certo ci si vedeva proprio, sarebbe morto solo all’inizio della frase.

“A una cosa che desidero molto.” Decise di rivelare Rukawa.

“Una cosa che desideri molto? Oltre me?” Chiede scherzando Hanamichi, va beh non proprio scherzando...

“In realtà tu c'entri eccome.”

“Non capisco.”

“Lascia stare, ti va di andare di sopra?”

“Ok!”

Oramai dormire insieme era una bella abitudine, tutti i weekend Kaede era ospite fisso dai Sakuragi, anche se quella era la prima volta, dopo aver ammesso con l’altro i propri sentimenti, che si ritrovavano in una casa completamente vuota. E la cosa creava un certo nervosismo ad entrambi, perché la tensione erotica tra loro era palmabile, Hanamichi conosceva ogni segreto del corpo di Kaede, senza che questi li avesse mai detto nulla, e Kaede sapeva come fare impazzire Hanamichi, come fargli perdere la testa, e gli piaceva da morire vederlo completamente in suo potere, vedere i suoi occhi farsi liquidi, il corpo imperlarsi di sudore, sentire i respiri soffocati, il petto che si espande in cerca di ossigeno, e le labbra torturate dai denti bianchi nel tentativo del tutto inutile di fermare i gemiti. E quella dannata lingua che scivolava sulle sue labbra e che gli faceva desiderare di sentirla scendere per tutto il suo corpo, quella dannata lingua che ora lottava con la sua, la lambiva, la cercava, la vezzeggiava. Erano sul suo letto, attorcigliati come sempre, non poteva resistere più, lo voleva, e non aveva intenzione di aspettare ancora, insomma sentiva l’erezione di Hanamichi e non sembrava meno eccitato di lui. Si aggrappò al suo collo e lo trascinò sopra di lui. Le sue mani scesero lungo la lunga schiena di Hanamichi, accarezzando ogni muscolo scolpito di quel corpo che era suo, era tutto suo. Arrivò al bordo dei pantaloni della tuta, e scivolò all’interno. Hanamichi si bloccò sopra di lui e si mise a fissarlo.

“Kit?”

“Ti voglio Hana, voglio essere tuo, fammi diventare tuo.”

“Tu...io... sei sicuro?”

“Non esiste al mondo niente di cui sono più sicuro.” Hanamichi lo guardò negli occhi e poi scese su di lui, Kaede non si pentì un secondo di essersi offerto a lui, Hanamichi lo guardava come fosse l’ottava meraviglia del mondo, e lo trattava con delicatezza e rispetto. Lo preparò a lungo, cosa che fece impazzire il diretto interessato, aveva paura che se avesse continuato ancora sarebbe venuto prima che Hanamichi cominciasse, e lui non voleva, voleva Hanamichi dentro di sé, era un desiderio tanto forte che faceva quasi male, fu per questo che a un certo punto tirò i capelli di Hanamichi e gli disse a chiare lettere che o si sbrigava o gli avrebbe fatto vedere lui come si faceva. Ciò portò a due risultati, il primo fu che Hanamichi avvampò diventando ancora più adorabile il secondo che si decise a lasciarsi andare e cominciare ad entrare in lui. Il dolore c’era, era inevitabile, ma nulla rispetto a tutto il piacere che arrivò, per entrambi.

Kaede accarezzava la testa di Hanamichi che si era profondamente addormentato sul suo petto. Lui al contrario non riusciva a dormire, era ancora troppo piacevolmente sconvolto per quello che era successo. Si era donato al suo do'aho, senza paura né incertezza, come era nel suo carattere, e per questo non si sentiva meno forte, o meno uomo, anzi, era vero proprio il contrario. Se fosse stato uno a cui piaceva scommettere l'avrebbe fatto. Avrebbe scommesso ogni cosa che possedeva sul fatto che non si sarebbe mai stancato a sentire il peso del corpo di Hanamichi su di sé, soprattutto dopo aver fatto l'amore come in quel momento. Gli vennero in mente le parole del suo ragazzo quando, dopo aver visto Michael in palestra che chiedeva al suo Hanamichi di tornare in America, era corso con il cuore gonfio di dolore alla scogliera e Hanamichi l'aveva raggiunto. Ricordava l'angoscia di perderlo ora che lo sentiva così vicino, il fatto che potesse tornare in America con quel tipo ossigenato, lo mandava in bestia. Ma non era successo niente di tutto quello che temeva, anzi, finalmente aveva avuto la sua risposta. Non erano più un io e un tu, ma erano un noi. Un noi che Kaede e Hanamichi avrebbero difeso sempre, un noi che avrebbero costruito giorno per giorno rendendolo sempre più forte e che avrebbero rispettato per il resto della loro vita.
 

Fine

 
Note: Chiedo umilmente perdono per le parti in inglese, non lo so, non l’ho mai saputo e non mi piace neanche. Per farvi capire che livello di odio ho per questa lingua vi basti pensare che il mio prof al liceo consigliava sempre le vacanze studio in Inghilterra, a me mi disse testuali parole: “Se tu andassi in Inghilterra ci sarebbero buone probabilità che in un mese gli inglesi cominciassero a parlare l’italiano”. Dovrei chiedere immensamente perdono anche per la parte scritta in italiano, ma per quella non ho nessuna scusa plausibile.
Cominciamo con i mille ringraziamenti, per primi alle mie recensioniste(come sempre parola inventata...): slanif, Pandora86, e Arcadia_SPH che mi hanno accompagnata per tutti i capitoli, grazie mille ragazze. Grazie mille anche a: Alexis77, Clarabella, fliss90, manuella93, misk, nala_2000, Pandora86, Reginaveleno89 che l’hanno inserita tra le preferite ^///////^, a Clarabella, Reginaveleno89,  Zakurio, che l’hanno  messa tra le ricordate e Atman, Clarabella, Dark_lady88, dome, krikka86, ladymask2012, manuella93, misk, Reginaveleno89, Saruccia, slanif, che l’hanno inserita tra le seguite. Non vi abbandono del tutto lo sapete, sono un tormento e come tale continuerò a rompere, quindi alla prossima!
  
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