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Autore: Blood Candy    23/05/2014    1 recensioni
Cosa succederebbe se Frank andasse in guerra? Se Gerard entrasse nuovamente in depressione, e se il suo unico appoggio in questo momento fossero le lettere scritte ad Helena e..
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Give me a kiss to remember

Capitolo 3

L’alba era sorta, e Mikey forse aveva trovato un po’ di conforto in quella passeggiata.

Era riuscito a distrarsi, sospendendo la sua attenzione su ogni cosa; un uccellino su un ramo, un foglio di giornale rovinosamente calpestato da mille piedi indaffarati che giaceva sul bordo di una sporca strada vuota, una donna anziana che osservava nostalgica quel parco ora così spoglio.

Chissà quante cose aveva vissuto, quella signora.

Forse aveva perso l’amore della sua vita, e ora stava là ad attendere che la morte portasse via anche lei in un mondo più tranquillo, di nuovo vicina a quell’uomo che era riuscito a renderla felice con un semplice sorriso…

Per un attimo il volto di quella signora divenne la faccia triste di Gerard, che guardava i piccioni passeggiare in coppia per le stradine piene di foglie, nel silenzio, senza il suo Frank.

Gerard.

Quel nome, lo odiava.

Gerard…era tutta colpa sua.

Gerard, Gerard, Gerard.

Quel nome rimbombava nella sua mente, di nuovo, e la confusione tornava, assieme a quella miriade di domande.

E tutto quello che aveva attorno sparì, inghiottito in una delle camere del suo cervello in quel momento troppo infime per essere considerate.

Si dovette fermare, quelle immagini stavano tornando, confuse, veloci, e la testa cominciò a pulsare freneticamente.

Tutto si unì, e in quel mondo pareva essersi perso il confine tra fantasia e realtà.

Era tutto fuso in un sogno lucido e sporco, finto e vero.

A Mikey stava salendo la nausea, doveva sedersi, ma decise di non farci troppo caso.

Pensò di tornare a casa, anche se la voglia di vedere quell’essere che tanto stava odiando era veramente minima: c’era comunque la speranza che il fratello stesse ancora dormendo, o che stesse componendo.

Non gli serviva molto, avrebbe preso una birra e si sarebbe situato nella terrazza sul soffitto a osservare la nuvole spensierate passeggiare nel cielo grigio.

 

Camminava per la città tenendosi stretto nella sua giacca, perché a quanto pare il clima californiano aveva deciso di mutare solo per lui, e pativa il freddo nel suo viaggio verso casa.

La sua mente pareva troppo piena, quindi aveva deciso di spegnerla, e non pensava più a nulla; come quando sovraccarichi troppo l’elettricità, e questa salta lasciandoti nel buio più totale.

Camminava, camminava verso casa a ritmo di una marcia veloce e sconosciuta, ma che gli pareva di conoscere da sempre.

E c’era la musica, lui la poteva sentire, solo lui.

Era la prima volta che sentiva la musica, e in quel silenzio ghiacciato si potevano sentire delle note bellissime, racchiuse in quel mondo distante migliaia di chilometri ma così vicino.

Quella magia però durò poco, troppo poco.

La musica si bloccò, e lui tornò nel mondo; era davanti ad una porta, ma non aveva alcuna chiave

“Cazzo, la chiave!” L’aveva lasciata a casa, sul comodino.

Che fare?

Si ricordò dell’entrata segreta che lui e Gerard avevano creato quando uno dei due tornava a casa ubriaco e non riusciva ad aprire la porta o perdeva le chiavi.

Erano anni che non veniva utilizzata, e per la prima volta Mikey potè osservare chiaramente come fosse costituita quell’entrata.

Era un piccolo squarcio nel muro che divideva la finestra del balcone del palazzo dalla loro, visto che abitavano all’ultimo piano.

Una volta infilatosi in quello squarcio appositamente nascosto da un vaso, il ragazzo riuscì ad accedere all’appartamento dalla finestra, che era aperta.

Gerard quindi era sveglio

Non aveva la minima voglia di vederlo, decise quindi di marciare a testa alta diretto alla cucina evitando il contatto visivo, prendere la sua birra e uscire di lì, tornando al balcone da dove veniva.

“Questa però è sfiga eh…” il fratello era lì, in cucina in vestaglia sorseggiando il suo amato caffè e osservando quegli stupidissimi pancakes cuocere sulla padella sfrigolante di unto burro.

-Ehi ciao, vuoi uno? Ti ho preparato il caffè, guarda-

Tipico di Gerard, fare finta di nulla.

Mikey non poteva, non voleva dargliela vinta, doveva liquidarlo freddamente, non poteva guardarlo negli occhi però, perché se no come medusa quello sguardo lo avrebbe ipnotizzato, o nel peggiore dei casi pietrificato.

-Prendo una birra e vado, grazie- e così fece.

Si chinò nel frigo bianco, prese la sua birra, e seguendo la sua calcolata traiettoria andò verso il terrazzo.

Si sedette aggrappando la braccia al poggiolo e lasciando i piedi a penzolare nel vuoto.

Guardò al cielo, era abbastanza grigio il tempo.

C’era un solo squarcio di luce, quella era forse sua nonna? Ah, la cara Helena…

Doveva scriverle.

Si alzò, non voleva tornare dentro, forse però aveva qualche possibilità di trovare carta e penna nella stanza di Gerard, a cui piaceva disegnare o comporre sul bordo della finestra e che alla fine lasciava sempre tutto là, e così fu.

Qualcosa era andato dritto, allora, in quella giornata così rovescia…

Prese carta e penna e tornò alla sua postazione, dove sorseggiando la sua fredda birra bionda iniziò a scaricare tutto ciò che si portava dentro su quel foglio bianco pronto per essere riempito.

“Cara Helena,

ti scrivo dal balcone: sei tu quello spruzzo di luce che illumina la mia giornata? Sì, sono certo di sì.

Solo tu puoi essere bella in questa giornata così…così storta.

Sono stato io, è colpa mia, non di Gerard. Ecco, finalmente l’ho detto.

Sono stato io a tornare indietro quando potevo camminare avanti, via da quella disgrazia.

E Gerard, Gerard non poteva capire, lui non si rende conto di ciò che fa, ma io sono troppo stupido per capirlo, ovvio.

Tanto è sempre colpa mia, non farò mai nulla di buono, io.

Eppure io lo volevo veramente, era ciò che più ardentemente desideravo, non capisco..

Vorrei solo un tuo abbraccio ora, un abbraccio e tutto andrebbe meglio.

Un abbraccio per calmarmi e poi vedere tutto più chiaro, ma con queste lacrime sempre sul punto di scendere la vista è annebbiata, sono cieco.

Mio fratello…lui è mio fratello, e io…

Però tu mi hai sempre insegnato a vedere le cose dal punto di vista migliore, e almeno questa volta ho ottenuto ciò che desideravo, no?

Nonna, io ho paura di amarlo.

Però lo odio, lo odio per avermi portato a pensare questo.

In fondo come si fa a non amarlo? Quando ti scoppia a piangere tra le braccia e tu gli dai tutta a tua protezione e ti senti utile e apprezzato e…

I suoi singhiozzii sulla spalla, il fiato caldo, le sue mani che si strofinano dolcemente sugli occhi umidicci e gonfi, è così dolce… a volte mi sembra di essere io il fratello maggiore, dei due.

È bello dargli protezione e conforto, è bello curarsi di lui, è come un bambino piccolo in questo momento; un bambino quando la mamma è fuori e piange perché gli manca e ha paura di averla persa, ecco, questo è Gee, così è come io lo vedo.

E quando sorride, oh, quando sorride il mondo si ferma ad osservarlo, ne sono certo.

Ora capisco Frank, lo capisco eccome.

Sono un traditore, ecco, sono anche questo.

Ho tradito Frank, uno dei miei migliori amici, faccio schifo per questo.

L’altra notte, dopo…l’accaduto, ho fatto un sogno.

Era strano, c’erano tutte le cose che da sempre mi avevano spaventato, e tra queste c’era anche una caricatura di me, ero un mostro.

Io sono un mostro, no?

Poi sono andato fuori, a fare una passeggiata, e ho visto l’alba.

Era così bella che sarei rimasto seduto su quella panchina di marmo freddo per sempre, scaldato da quella luce rosea ed angelica, ma poi è tutto finito, come ogni altra cosa bella, d’altronde.

Oh, ho anche sentito la musica, oggi, e mi sono chiesto se l’hai sentita anche tu quando il tuo cuore ha smesso di battere.

Era bellissima, era perfetta.

Se solo potessi ricrearla, quella musica...magari, ma è troppo unica.

Tu come stai?

Comunque oltre a tutti i miei dubbi e domande, non ho idea neanche di cosa sia per Gerard ciò che succede tra noi, e questa cosa mi fa stare anche peggio.

Forse anche lui è confuso, forse…

Ciò che più mi ha depistato è stato il suo comportamento prima, in cucina.

Era così tranquillo, amichevole, come se nulla fosse accaduto.

Forse neppure se ne ricorda, io davvero ora non so, non ho più alcuna certezza.

Forse non è nemmeno mai successo, forse sono impazzito, le ipotesi potrebbero essere miliardi.

Dici che dovrei parlarne con lui? Forse lo farò, però quando sarò sicuro che non mi salti addosso o che non appiccichi le sue labbra umidicce sulle mie come è successo fin troppe volte in quest ultimo periodo.

L’unica cosa che ora però posso fare è attendere, e non penso che ci sia posto migliore di questo balcone.

Mi basta non guardare giù, qua c’è una vista fantastica.

Ti voglio bene nonna, Grazie per esserci sempre per me

Con affetto

Mikey”

 

Il ragazzo non aveva intenzione di rientrare, decise quindi di rimanere su quel poggiolo per quanto più tempo avesse potuto.

Sorseggiava lentamente la sua birra fredda e non scollava lo sguardo da quel paesaggio mozzafiato, in attesa forse di qualche anomalia, o forse semplicemente per poter godere di ogni singolo dettaglio che componeva quella visuale tanto armonica.

Gerard intanto si era chiuso a disegnare, e scaricava tutte le sue frustrazioni su quel foglio.

Non stava propriamente disegnando, stava semplicemente tracciando linee confuse e arrabbiate sul foglio, forse avevano un fine, ma in quel momento non lo conosceva neanche lui.

Era così odiosamente debole.

Doveva essere lui, fratello maggiore, a prendersi cura del più piccolo, non il contrario.

E invece lui si stava prendendo gioco di Mikey, forse lo stava usando, ma a questo punto non lo sapeva più neanche lui.

Quello che provava per Frank era un amore platonico, che andava certamente oltre l’intesa sessuale e l’aspetto esteriore.

Quello che provava per Frank non lo poteva descrivere a parole, era una cosa che stava fuori dal tempo e dallo spazio, il loro amore li teneva lontani dal mondo nel loro bozzolo personale.

Quello che provava per Mikey era invece un sentimento indefinito, unico, pareva una di quelle cotte che aveva vissuto da ragazzino ma aveva qualcosa di più, era un sentimento certamente più forte.

Quello che provava per Mikey, cos’era? Sapete, a questa domanda non trovò mai risposta.

 

 

 

 

 

 

   
 
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