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Autore: Heilig__    25/05/2014    6 recensioni
[Sequel di Wedding Planner]
Nel frattempo non aveva sentito nessuno entrare, e quindi aprì la porta in tutta tranquillità. Nel momento in cui uscì, però, la porta del bagno si aprì.
Si immobilizzò e sentì il sangue nelle sue vene gelarsi, terrorizzata.
Sulla soglia stava un giovane dall'aria spaesata che la osservava da capo a piedi.
Aveva dei capelli corti e pettinati su un lato, il fisico massiccio e muscoloso, addominali scolpiti appena visibili sotto la maglietta nera a scollo a V che portava sopra un paio di semplici jeans.
- Ahm, credo aver sbagliato, scusami- disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, per poi chiudere la porta.
Brooklyn non si mosse di un millimetro, aspettando che il giovane capisse di non essere stato lui a confondersi, ma di essere lei la persona che si trovava nel luogo decisamente più sbagliato sulla faccia della Terra.
- Ehi!- fece infatti il ragazzo, riaprendo la porta ed entrando nel bagno - Perché sei nel bagno degli uomini?- chiese, incredulo.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=6ZsM0kxuYUE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Tokio Hotel non mi appartengono.
Tutto ciò che è scritto qui è frutto della mia fantasia e ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
Ah, e ovviamente non scrivo a scopo di lucro, ergo non ci guadagno nemmeno un soldo bucato.
Peace xx




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One            
Los Angeles, 7 pm

Con fare esasperato, Brooklyn lasciò cadere la penna sulla bozza che stava correggendo, mettendosi poi le mani tra i capelli. Sbuffò, dando poi un'occhiata al suo orologio da polso: era ferma sullo stesso punto da un'ora ormai ed iniziava a sentire i suoi neuroni fondersi.
Si massaggiò lentamente le tempie, nel tentativo di rilassarsi qualche minuto prima di riprendere a correggere quel lunghissimo articolo che il signor Wright le aveva rifilato quella mattina, chiedendole di darvi un'occhiata veloce prima che venisse pubblicato.
E lei, anziché svolgere subito il suo incarico, aveva preferito dedicarsi ad altro lavoro lasciato in sospeso ormai da diversi giorni, ripromettendosi di leggere la bozza prima di lasciare la redazione, convinta che non ci avrebbe impiegato più di una decina di minuti.
Ma ora, seduta alla sua scrivania, il foglio - il primo di tre - pieno di correzioni ancora davanti a sé, doveva decisamente ricredersi.
Con una smorfia riprese in mano la penna, rileggendo per l'ennesima volta quella frase che, per quanto sintatticamente corretta, non le piaceva affatto. La lesse una volta, e poi un'altra, e poi un'altra ancora. Era sul punto di lasciar definitivamente perdere, quando lo squillo del suo cellulare la distrasse.
Recuperò il telefonino dalla tasca della giacca e ne osservò il display, sul quale troneggiava a caratteri cubitali il nome di Sienna, la sua amica e coinquilina.
- Pronto?- rispose, portandosi il cellulare all'orecchio.
- Ehi, Holmes!- la salutò Sienna, con la sua voce allegra e squillante.
- Sienna, ti ho ripetuto decine di volte di non chiamarmi per cognome- fece Brooklyn, con una smorfia.
- Certo, certo...- fece Sienna, liquidando subito il discorso - Allora, a che punto sei con le tue scartoffie?
- Me ne manca solo una- rispose Brooklyn - Peccato che sia quella che mi sta dando più problemi- sospirò.
- E' un problema rimandare a domani?- domandò Sienna.
- Certo che lo è!- esclamò Brooklyn, quasi incredula - “Signorina Holmes, voglio questa bozza corretta sulla mia scrivania entro domani”- disse poi, imitando il signor Wright quando le aveva lasciato tra le mani l'articolo.
- Beh, mi dispiace Brooke, ma dovrai trovare una soluzione perché non puoi passare la serata in ufficio. Non stasera.
- Perché, che succede stasera?-
Brooklyn sentì l'amica lanciare un mezzo gridolino, quasi squittendo, evidentemente in preda all'emozione.
- Sienna...?- fece, perplessa - Tutto ok?
- Non potrebbe andare meglio di così, Brooke- rispose la giovane - Indovina chi andrà alla presentazione della collezione primavera-estate di Shay Todd?
- Mh, fammici pensare... tu?- scherzò Brooklyn.
- No, carissima Brooke. Noi-
Brooklyn rimase interdetta per quale istante, cercando di assimilare le parole appena pronunciate dall'amica: Shay Todd era una delle stilisti emergenti più in voga della città ed andare alla presentazione della sua collezione significava entrare in contatto con molta, moltissima gente famosa. Ed era esattamente ciò che le serviva per la sua carriera di giornalista.
Peccato che non potesse andarci.
- Sienna, io vorrei davvero venire con te, ma questo lavoro dev'essere finito entro stasera o Wright è capace di licenziarmi.
- Oh, avanti Brooke, è solo una bozza! Puoi sempre correggerla domani mattina prima di entrare in ufficio. A colazione, magari!
- Sienna, non è così semplice come sembra- replicò Brooklyn - Ho bisogno di concentrazione e tempo, e credimi domani mattina non avrò nessuno dei due.
- Beh,prova a vederla in questo modo...- iniziò a dire Sienna, con tono da cospiratrice - Se vieni, potresti ritrovarti tra le mani un bel gossip da pubblicare in prima pagina domani stesso. Hai idea di quante celebrità ci saranno?
- Lo so benissimo- sbuffò Brooklyn, giocherellando con i suoi lunghi capelli biondi - E'... è difficile, Sienna.
- Non è affatto difficile- ribatté Sienna - Devi solo mettere da parte la tua indole da brava bambina ed iniziare a darti da fare, o finirai per rimanere una correttrice di bozze per sempre-
Brooklyn rimase in silenzio, e Sienna capì di aver colto nel segno: sapeva quanto la sua amica tenesse a coronare il suo sogno di essere una famosa giornalista, perciò spesso e volentieri utilizzava quella scusa per convincerla ad accettare le sue richieste. E sapeva per certo che anche quella volta Brooklyn non avrebbe resistito.
- Beh,- iniziò a dire quest'ultima - in effetti, potrei farcela domani mattina.
- Ne sono sicura- disse Sienna.
Brooke sospirò, con aria sconfitta: detestava lasciarsi sempre abbindolare dalle parole di Sienna.
- Inizia a prepararti, sarò lì tra una mezzoretta.






* *


Intanto


- Oh, avanti, Hagen-
Georg alzò di poco la testa, quel tanto che bastava per scorgere il viso di Bill, che, seduto accanto a lui sul divano, lo guardava con espressione apprensiva.
- Sono certo che vi chiarirete- aggiunse il biondo, con un lieve sorriso.
Il bassista si sforzò di sorridere a sua volta, tornando poi ad osservare con fare ansioso il display del suo telefonino, nella vana speranza che s'illuminasse, mentre la sua mente ripercorreva gli ultimi momenti passati in casa sua, a Magdeburgo, prima di partire.
Ricordava che era una giornata piovosa, e il cielo plumbeo veniva ripetutamente squarciato dai lampi, seguiti poi da rombi di tuoni, talmente fragorosi da far tremare i vetri delle finestre.
Fragorosi, proprio come il colpo secco della porta d'ingresso che si era spalancata, facendo sobbalzare Georg, intento a preparare i bagagli nella sua stanza prima della sua partenza insieme a Gustav per Los Angeles.
Perplesso, era uscito dalla camera, e si era affacciato al corrimano delle scale che portavano al piano inferiore.
- Gustav?- aveva detto, con una punta di timore nella voce – Gus, sei tu?-
- No, sono io- aveva risposto una voce femminile a lui familiare.
- Oh, sei tu Alexa- aveva sospirato il ragazzo, quasi con sollievo – Sali pure-
Il bassista aveva sentito alcuni passi leggeri percorrere le scale, e poco dopo la sua ragazza l'aveva raggiunto al piano superiore.
- Sei fradicia- aveva osservato lui, squadrandola da capo a piedi, mentre lei gli si avvicinava – L'ombrello?- aveva poi chiesto, inarcando un sopracciglio.
- Non pioveva quando sono uscita- aveva spiegato la giovane, con un alzata di spalle, scostando poi una ciocca dei lunghi capelli ramati dal viso.
- Capisco- aveva quindi detto Georg, annuendo lievemente – Forza, vieni, ti do un asciugamano- le aveva proposto poi, facendole segno di seguirlo nella sua stanza.
I due erano entrati nella camera, un ampio spazio dai muri dipinti con un azzurro tenue, reso luminoso dalla grande finestra che dava sul giardino.
Sul grande e spazioso letto vi era una valigia scura, semivuota, ed accanto ad essa alcune paia di jeans e qualche maglietta accuratamente piegata.
- Ecco, tieni- aveva detto Georg con un sorriso, porgendo alla ragazza un asciugamano recuperato dall'armadio posto vicino alla finestra. Alexa l'aveva afferrato per poi passarselo sulla testa, cercando di asciugare come meglio poteva i capelli.
Georg intanto aveva ripreso a mettere i suoi vestiti in valigia, fermandosi di tanto in tanto per controllare di non aver dimenticato nulla.
- Parti?- aveva chiesto Alexa, con tono di stizza, dopo qualche minuto di silenzio.
- Mh-mh- aveva semplicemente mugugnato Georg, intento a sistemare la sua amata t-shirt dei Red Hot Chili Peppers, regalo della madre per il suo compleanno - Io e Gustav andiamo dai gemelli- aveva poi aggiunto, con fare distratto.
- E quanto hai intenzione di stare via?- aveva domandato Alexa con una smorfia.
- Non più di un paio di settimane- aveva risposto Georg, senza però distogliere lo sguardo dal suo bagaglio, quasi con disinteresse, come se mancare al fianco della sua ragazza fosse ormai una norma, un' abitudine.
E - come si era reso conto Georg solo più tardi - quel suo totale disinteresse, tendente forse all'apatia, era stato il culmine, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
O meglio, Alexa.
La ragazza si era avvicinata a grandi falcate al letto, chiudendo con un colpo brusco la valigia di Georg, che solo grazie alla sua prontezza di riflessi aveva evitato che le sue mani si chiudessero nel bagaglio.
- Ehi!- aveva esclamato incredulo, guardando Alexa con occhi sgranati - Cosa ho fatto?
- Quando avevi intenzione di dirmi che saresti partito?- aveva replicato con rabbia Alexa - Domani? Dopodomani? Qualche minuto prima del check-in? O magari una volta atterrato a Los Angeles?
- Alexa...- aveva tentato invano di dire il bassista, avvicinandosi.
- No, niente “Alexa”, Georg!- aveva ribattuto la giovane, spingendolo con forza - Per quanto tu possa essere pieno di impegni, dovresti tenere a mente che esisto anche io.
- Pensavo sapessi che la mia vita non era affatto semplice. Quando ti ho chiesto di stare insieme a me, ti ho espressamente detto che non sarebbe stato facile perché ci saremmo visti raramente a causa del mio lavoro- aveva replicato Georg, irritato.
- Georg, il problema non è il tuo lavoro!- aveva esclamato Alexa, alzando la voce - Il problema sei solo tu- aveva poi sussurrato, mentre una prima lacrima solcava il suo viso eburneo.
Georg ricordava che erano state proprio quelle lacrime a colpirlo, più che le parole pronunciate da Alexa.
Aveva provato a dire qualcosa a sua discolpa, giurando che le cose sarebbero cambiate, ma conosceva la sua ragazze: per lei, dopo tre anni di compleanni e anniversari mancati, di appuntamenti interrotti a causa di qualche telefonata di lavoro improvvisa, di messaggi e mail che si facevano sempre più rari, quelle promesse sarebbero state solo parole al vento.
- Non è facile, Alexa- aveva semplicemente detto, con aria afflitta.
- A chi lo dici- aveva commentato con fare sprezzante la ragazza, per poi prendere la sua borsa, facendo per uscire dalla stanza - Ah, dimenticavo- aveva però detto, fermandosi di colpo sulla soglia e voltandosi quel poco che bastava per scorgere il volto sconvolto del bassista - Buon viaggio, Georg- aveva aggiunto, con un amaro sorriso.
Il giovane era restato a guardarla in silenzio mentre usciva dalla camera, senza sapere cosa dire.
Era rimasto ad ascoltare i suoi passi mentre scendeva le scale e quando Alexa aveva chiuso la porta d'ingresso con un colpo secco, aveva tirato un sospiro, sedendosi poi sul bordo del letto, pensando al da farsi.
Sto per perderla”, aveva pensato, mettendosi la testa fra le mani.
E quella stessa frase occupava i suoi pensieri in quel momento, mentre, con lo sguardo fisso sullo schermo del suo telefonino, rifletteva su come si sarebbe potuto comportare in determinate situazioni con Alexa per evitare che tutto ciò accadesse.
- Hagen...- fece Bill, sospirando rumorosamente - smettila di pensarci.
- E come faccio?- chiese retorico Georg, scrollando le spalle.
- Oh, è semplice- fece Bill, sorridendo diabolico, per poi strappare con agilità felina il cellulare dalle mani dell'amico.
- Bill! Cosa accidenti stai facendo?- esclamò Georg, cercando di riprenderselo - Ridammi il mio telefono!
- Non ci penso proprio- rispose serafico Bill, infilandosi il telefono in tasca - Quando saremo alla presentazione della collezione di Shay Todd, non voglio che la gente ti scambi per uno zombie. Ergo, il tuo cellulare rimarrà con me per oggi.
- Non fare l'idiota- ribatté Georg, tentando invano di rubare il cellulare dalle mani del cantante.
- Ehi, ehi, bambini- fece all'improvviso Madison comparendo nel salotto dove i due sedevano - Quel divano è nuovo, vedete di non romperlo.
- Di' a Bill di ridarmi il mio cellulare!- esclamò Georg, alterato.
- Bill, da' a Georg il suo cellulare- sospirò Madison, come una madre che tenta di rimettere pace tra i due figli.
- Puoi scordatelo. Questo aggeggio lo deprime. Lo faccio per il suo bene.
- Sentito Georg? Lo fa per il tuo bene- disse allora giovane.
- Non m'importa, voglio il mio telefono. Alexa potrebbe chiamare da un momento all'altro.
Madison si voltò verso Gustav, comodamente seduto su una delle due poltrone del salotto, intento a leggere una rivista.
- Gustav, come fai a rimanere imperterrito?- chiese, incrociando le braccia al petto.
- Anni e anni di addestramento, cara Madison- rispose il batterista, facendole un veloce occhiolino, per poi ritornare alla sua lettura.
Madison sbuffò, rivolgendosi poi a Bill e Georg.
- Dove sono Tom e Vera? Sarebbe dovuti essere qui tempo fa.
- Hai ragione- fece Bill - La presentazione comincerà tra poco. Di questo passo finiremo per perderci l'inizio.
- Probabilmente staranno bisticciando- aggiunse Georg, scuotendo la testa.
Madison fece per rispondere, quando il trillo del campanello la interruppe.
- Spero siano loro- disse, dirigendosi verso la porta d'ingresso, per poi aprirla, trovandosi di fronte a Tom e Vera.
- Alla buon'ora!- scherzò Madison, scostandosi per fare entrare i due giovani.
- E' colpa sua!- dissero all'unisono questi ultimi, lanciandosi poi un'occhiata di fuoco.
- Vuoi dire che è colpa mia se hai aspettato l'ultimo momento per decidere cosa indossare?- fece Tom, con una smorfia.
- Oh, certo che no. Io dico che è colpa tua l'esserti dimenticato di fare benzina.
- Sarebbe bastata se tu non mi avessi costretto a premere l'acceleratore come un ossesso!
- Sì, come no- ribatté Vera, chiudendo la discussione per poi dirigersi verso il salotto, seguita da Tom.
- Ehi, ehi! Ferma, ho ancora due paroline da dirti!- diceva lui.
Madison alzò gli occhi al cielo, con aria sconsolata.
- Cosa ho fatto di male?



* *



Più tardi


Dopo aver - più o meno - risolto tutti i litigi, i ragazzi erano finalmente partiti e, fortunatamente, erano arrivati in netto anticipo rispetto all'inizio dell'evento, organizzato in un'ampia sala ricevimenti che lo stilista aveva affittato e decorato per l'occasione.
Al loro arrivo erano stati caldamente accolti dal compagno di Shay, Shiro, amico dei gemelli.
- Ehi, ragazzi!- aveva esclamato, abbracciandoli - Grazie per essere venuti, mi fa molto piacere vedervi- aggiunse - Tom, è lei Vera?- fece poi, lanciando poi un'occhiata alla giovane, che sorrise, imbarazzata.
- Piacere di conoscerti, Shiro- disse poi, allungando la mano, che l'uomo strinse con vigore.
- Il piacere è tutto mio, cara- rispose - Tom mi ha parlato molto di te- aggiunse.
- Ah, davvero?- fece divertita Vera, mentre Tom si sentiva sempre più in imbarazzo - E cos'ha detto?
- Di solito sono soltanto una lunghissima sfilza di complimenti che inizia con il solito “Shiro, dovesti vederla: è bellissima”- rispose Shiro, beccandosi però una dolorosa gomitata nelle costole da Tom, che intervenne subito prima che l'amico potesse aggiungere altro.
- Ragazzi, non volete togliere del tempo a Shiro, vero?- disse, sorridendo - Avrà sicuramente del lavoro da sbrigare prima che inizi la sfilata, quindi sarà meglio che andiamo a prendere posto-
Shiro guardò perplesso il giovane, per poi lanciare un'occhiata confusa a Bill, che scosse la testa alzando poi gli occhi al cielo, chiedendosi quando suo fratello avrebbe imparato ad esternare i propri sentimenti di fronte a Vera.
- Forza, andiamo- disse, cingendo le spalle di Madison con un braccio e facendo un cenno agli altri di seguirlo - A dopo, Shiro. In bocca al lupo.
- Crepi- rispose con un sorriso l'uomo.
Il piccolo gruppo si allontanò, facendosi spazio tra la gente che affollava la sala: celebrità e stilisti conversavano amabilmente, tra le mani un bicchiere di champagne che veniva puntualmente riempito da alcuni camerieri carichi di vassoi con salatini e bottiglie di vino.
Vera si guardò attorno, senza riuscire a trattenersi dallo storcere il naso con disapprovazione: per quanto Shay fosse una brava stilista, chiunque avesse decorato quella sala non aveva il minimo senso del gusto.
- Tutto ok?- le sussurrò in un orecchio Tom cingendole la vita e avvicinandola a sé.
- Sì- rispose annuendo Vera - Mi chiedevo soltanto quale mente abbia elaborato questo obbrobrio di decorazione- aggiunse con una lieve smorfia.
Tom ridacchiò divertito:
- Perché non provi ad uscire dalla tua mentalità di wedding planner una volta tanto?- chiese.
- Perché è così che mi hai conosciuto, ricordi?- rispose Vera - Come una spocchiosa wedding planner.
Tom le stampò un lieve bacio sulla tempia, per poi sorriderle. I due rimasero in silenzio per qualche istante, seguendo i loro amici che, come la maggior parte degli altri invitati, si dirigevano verso i posti a sedere da dove avrebbero seguito la sfilata.
I sei si sedettero in prima fila, uno di fianco all'altro.
- I privilegi di essere amico della stilista- si vantò Bill, sedendosi accanto a Madison, che roteò gli occhi, divertita, rivolgendosi poi a Georg.
- Come stai?- gli chiese a bassa voce, guardandolo negli occhi, come a cercare di capire se il ragazzo stesse per mentirle.
Lui non rispose, limitandosi a scrollare le spalle con un sospiro.
- Vedrai che andrà tutto bene- le sussurrò la mora, stringendogli lievemente la spalla.
Georg le sorrise con gratitudine: Bill era fortunato ad avere una persona come lei al suo fianco, lo aveva sempre pensato. Era quasi invidioso di quello stupendo rapporto tra i due e fino a poco tempo prima era certo che sarebbe riuscito a costruirne uno simile con Alexa.
Peccato che gli avvenimenti di un paio di giorni prima non promettevano nulla di buono.
Tra loro non era finita, no. Ma Georg sapeva di essere ad un passo dal rimanere solo.


* *

Nel frattempo


- Posso sapere come hai fatto a farci entrare?-
Brooklyn si rivolse con aria curiosa all'amica che, elegantemente seduta a gambe incrociate, giocherellava con un dei suoi ricci neri. Un semplice vestito color crema fasciava il suo corpo longilineo, facendo risaltare la sua pelle scura.
- Uno dei buttafuori è amico del fratello di Jason- spiegò - Sarebbero dovuti venirci loro, ma non hanno potuto.
- Non hanno potuto?- ripeté perplessa Brooklyn.
- Beh, in realtà ho convinto Jason a cederci i loro posti- ammise Sienna, con una scrollata di spalle.
- Sienna!- esclamò indignata Brooklyn - Non avresti dovuto farlo!
- E perdermi così un'occasione che non si ripeterà mai? Non esiste-
Brooklyn sospirò: la sua amica non sarebbe mai cambiata e Jason, il suo ragazzo, doveva essere fatto santo al più presto.
La bionda scosse la testa, per poi guardarsi in giro: come aveva immaginato, la sala era gremita di stars e dei più svariati stilisti, senza contare poi molti dei più grandi giornalisti di moda della città. Si sentiva quasi intimorita, lei, semplice correttrice di bozza nella redazione di una rivista scandalistica, di fronte a così tante celebrità.
Nel frattempo, quasi tutti gli invitati avevano preso posto, preparandosi all'inizio della presentazione.
All'improvviso però, Brooklyn fu colpita da un forte stimolo.
- Sienna- disse a denti stretti - Sienna, ascoltami- ripeté, strattonando con delicatezza il braccio dell'amica e ottenendo così la sua attenzione.
- Che c'è?- rispose l'amica - Brooke, tutto bene?- chiese poi, notando l'aria sofferente.
- Credo di dover andare in bagno- replicò Brooklyn - E' urgente, urgentissimo.
- Cosa? Ora? Ma Brooke, la sfilata inizierà a momenti! Non puoi resistere?
- Farò in fretta- disse Brooklyn, alzandosi - Arriverò prima che la sfilata cominci, promesso!- aggiunse, prima di farsi spazio tra le persone già sedute, cercando di raggiungere il corridoio.
- Scusate... permesso...- diceva, guadagnandosi gli sguardi indispettiti dei presenti.
Fantastico, pensò.
Una volta lasciata la sala dove si sarebbe tenuta a breve la sfilata, Brooklyn iniziò a percorrere a passo veloce il corridoio, cercando il bagno delle signore.
Fortunatamente qualcuno aveva avuto la grandiosa idea di affiggere alcuni foglio recanti le indicazioni per arrivarci ed in pochi minuti Brooklyn lo raggiunse, ma si trovò di fronte ad un enorme gruppo di giovani in fila per entrare.
Sospirò, afflitta: cosa avrebbe dovuto fare? Aspettare il suo turno o tornare a sedersi?
Lo stimolo si faceva intanto sempre più forte, costringendo la giovane quasi a piegarsi su stessa.
La ragazza si guardò in giro, in preda al panico e all'improvviso notò una seconda porta, accanto a quella del bagno delle signore, con un cartello azzurro su cui era stato scritto a caratteri cubitali “Uomini”.
No, Brooke, non farlo, si disse, scuotendo la testa, quasi a disapprovare l'idea che aveva appena avuto. Avrebbe aspettato il suo turno, come tutte.
Quella porta però sembrava quasi chiamarla. Niente fila, nessun uomo all'orizzonte, e le donne di fronte a lei sembravano troppo occupate per badare. Sarebbe potuta sgusciare all'interno senza che nessuno la vedesse.
Senza quasi accorgersene, aveva fatto qualche passo verso la porta ed allungato una mano verso la maniglia. Si guardò intorno ed una volta essersi assicurata di non essere guardata, aprì la porta, aguzzando poi le orecchie.
- Non c'è nessuno- si disse, entrando velocemente per poi chiudersi la porta alle spalle e precipitarsi nel primo gabinetto che trovò.
Dopo un paio di minuti tirò un sospiro di sollievo, felice di non aver perso nemmeno un minuto della sfilata.
Nel frattempo non aveva sentito nessuno entrare, e quindi aprì la porta in tutta tranquillità. Nel momento in cui uscì, però, la porta del bagno si aprì.
Si immobilizzò e sentì il sangue nelle sue vene gelarsi, terrorizzata.
Sulla soglia stava un giovane dall'aria spaesata che la osservava da capo a piedi.
Aveva dei capelli corti e pettinati su un lato, il fisico massiccio e muscoloso, addominali scolpiti appena visibili sotto la maglietta nera a scollo a V che portava sopra un paio di semplici jeans.
- Ahm, credo aver sbagliato, scusami- disse il ragazzo con un sorriso imbarazzato, per poi chiudere la porta.
Brooklyn non si mosse di un millimetro, aspettando che il giovane capisse di non essere stato lui a confondersi, ma di essere lei la persona che si trovava nel luogo decisamente più sbagliato sulla faccia della Terra.
- Ehi!- fece infatti il ragazzo, riaprendo la porta ed entrando nel bagno - Perché sei nel bagno degli uomini?- chiese, incredulo.
- Ehm... io... io non...- balbettò Brooklyn, incapace di formulare una frase intellegibile - C'era la fila- spiegò, abbassando lo sguardo, vergognandosi come una ladra.
Il giovane rimase ad osservarla con aria perplessa per qualche istante, per poi scoppiare in una gran risata. Una risata cristallina, sincera, spontanea.
- Beh, non ti si può biasimare. Ho visto una fila lunghissima qui fuori- fece con aria divertita - Bisogna però dire che non ho mai visto una ragazza andare nel bagno degli uomini per colpa della fila. Sei davvero strana- commentò, sorridendo.
Brooklyn non capì se quello del giovane fosse un complimento o meno, ma sorrise comunque. Fece per chiedere al giovane di non dire a nessuno di quel singolare incontro, quando la voce dell'altoparlante la interruppe:
Signori e signore, benvenute alla presentazione della collezione primavera-estate di Shay Todd!
- Sienna mi ucciderà!- esclamò Brooklyn, mettendosi le mani tra i capelli - Devo andare!- fece poi, precipitandosi fuori dal bagno e lasciando perplesso il ragazzo che rimase ad osservarla fino a quando non sparì dalla sua vista.
Che tipo, pensò per poi scuotere la testa, sorridendo divertito.













Spazio autrice:

Chi non muore si rivede, eh? Salve a tutte, carissime Aliens!

Ebbene sì, a distanza di due mesi Heilig è tornata, e per di più con la storia che vi aveva promesso.
Sono piuttosto nervosa, a dire la verità. Non è la prima volta che scrivo e pubblico, ma questo è il mio primo sequel e, credetemi, è molto più difficile che iniziare una fanfic da zero.
Non starò qui ad annoiarvi con tutti i problemi che mi assillano in quanto scrittrice - posso definirmi così? LOL -, ma passiamo piuttosto alla storia in sé.
Innanzitutto mi scuso del ritardo nel postare questo primo capitolo: so di aver detto ad alcune di voi che l'avrei pubblicato entro metà maggio o giù di lì, ma tra scuola e altri problemi, non sono riuscita nemmeno a scrivere - oh cristo, non ho ancora iniziato e già sono in ritardo.

Ora invece parliamo dei nostri amati personaggi e nella vicenda in cui li ho inseriti stavolta: come avrete ben capito dal banner, stavolta il nostro meraviglioso Georg ricoprirà un ruolo piuttosto importante nella fanfic. Purtroppo la storia non si apre bene per lui, ma l'incontro con la nostra biondina tutto pepe Brooklyn gli ha di certo strappato un sorriso. Non perdeteli di vista ;)

E poi, beh... come potevano mancare Vera e Tom in uno dei loro battibecchi?
A voi non sono mancati? A me sì, e tanto :')
Poi certo, Bill, Gustav e nei prossimi capitoli anche Madison, Lawrence e molti altri personaggi “affolleranno” questa storia.
Per ora vi lascio, aspettando con ansia e - molto - nervosismo i vostri commenti.
Argh, spero davvero vi piaccia.


Per ora è tutto ragazze!
Mi auguro siate pronte ad un nuovo “percorso” insieme!

Un grandissimo bacio a tutte voi e grazie di tutto,
Heilig

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