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Autore: Sheep01    26/05/2014    3 recensioni
Si concentrò sulla schiena solida del fratello. L’unica cosa concreta a dargli un senso di stabilità e calore.
Barney era tutto per lui. Fratello, amico, consigliere, padre e madre assieme. Lui che del padre ricordava solo la voce tonante e l’alito che sapeva di alcool e il peso delle sue percosse. Che della madre ricordava solo il profumo dei suoi capelli e i singhiozzi spezzati, umiliati, nella notte. Il fratello era stato il pilastro della sua vita, l’unico esempio da seguire. Protettore e cavaliere dall’armatura scintillante. Ed ora il suo salvatore.
[A Tribute to Clint Barton]
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16

 

[Dott. Erik Selvig]

 

Forse è bello avere una grande intelligenza ma il dono più importante è scoprire un grande cuore.

(A Beautiful Mind)

 

 

*

 

Che succede quando il mondo che sei abituato a conoscere, prende una piega inaspettata?

Quando si curva fino a diventare una visione distorta di ciò che sei abituato a conoscere?

Ti trovi costretto a cambiare prospettiva, ad ampliare i canali della mente. A cercare di mettere da parte le leggi fisiche e chimiche che ti hanno sempre tenuto ancorato alla realtà.

Clint aveva sperimentato sulla sua pelle, che nemmeno un centinaio di litri di caffè lo avrebbero messo in condizione di rendere meno incredibile quello che stava accadendo.

Era riuscito a sorvolare sugli esperimenti ai raggi gamma del dottor Banner. Ad accettare gli eccentrici congegni di Tony Stark, ma niente lo aveva preparato ad avere a che fare con entità aliene... entità che sembravano essere uscite direttamente dai libri di storia, o meglio dai libri che raccontavano eroiche gesta di esseri mitologici.

Nello specifico: divinità norrene. Così come una volta gli aveva puntualizzato Natasha.

Niente popò di meno che Thor, il dio del tuono (che niente aveva a che vedere con il San Bernardo dei loro vicini di casa, nell'Iowa, se non per la stazza) aveva deciso di precipitare sulla terra, con il suo super martello, portandosi dietro una sequenza infinita di caos, distruzione e gatte da pelare.

Lo SHIELD ovviamente non si era lasciato sfuggire la ghiotta occasione di studiare approfonditamente il caso.

Prima si era visto operativo in quel sudario di calura e sabbia che era il deserto del New Mexico (Coulson, ti ricordo che sono in vacanza... almeno dammi il tempo di mettere insieme due vestiti! Di sistemare Lucky), ed ora si trovava nel complesso dei laboratori sperimentali dello SHIELD non in veste di scienziato, ma di supervisore, controllore, gorilla, investito dell'ingrato compito di monitorare la situazione, e il lavoro del professore Erik Selvig astrofisico o sa il demonio, incaricato di studiare il Tesseract. Quel cubo cosmico carico di raggi gamma.

Avrebbe passato i prossimi mesi della sua vita in quella struttura in cemento armato, metallo e vetro.

Lo terrorizzava di più l'idea di avere davvero troppo tempo per pensare.

Se non altro poteva dirsi in buona compagnia.

Quando gli avevano notificato l'arrivo di Coulson, pensò che forse avrebbe avuto la possibilità di sgranchirsi un po' le gambe. E di raggiungerlo direttamente all'ingresso.

“Ehi, ti credevo tornato alla base!” lo aveva accolto, il sollievo di una pausa, di un volto amico, evidente sul suo visto tirato.

“Lo ero. Un paio di aggiornamenti prima di tornare qui.”

Gli aggiornamenti, Clint lo sapeva bene, riguardavano il ritrovamento di un patriottico ghiacciolo dall'aria vintage.

“E questo gioiellino?” Clint si era avvicinato giusto il tempo di capire che quella Corvette Chevrolet rosso fuoco sembrava essere proprio sua.

“Ti piace?”

“Altroché, non voglio nemmeno sapere quanto l'hai pagata.”

“Una sciocchezza, è in dotazione allo SHIELD.”

“Stronzate”, gli era girato attorno per poterla osservare dalle diverse angolazioni consentite.

“Dico sul serio. Fury ha detto: scegli un mezzo di trasporto adeguato. Ed io ho scelto.”

“Pazzesco. E quanto fa questo splendore?”

“A terra o in volo?”

L'espressione sul viso di Clint risultò impagabile.

“Ti illustrerei tutte le qualità di Lola, ma immagino tu sia piuttosto impegnato, al momento.”

Lola?”

“E' il suo nome.”

“Te lo ha detto lei?”

“Subito dopo il terzo appuntamento.”

“Una donna difficile.”

“Non puoi nemmeno immaginare quanto.”

“Sarà gelosa la tua ragazza.”

“E' una donna dalla mentalità aperta.”

Clint di nuovo allargò le braccia in segno di rassegnazione. Coulson si era accoppiato? Perché nessuno glielo aveva detto? Perché nessuno aveva messo fuori i cartelli?

“Quante diavolo di cose mi sono perso in queste ultime settimane?!”

“Giusto un paio, sono tornato apposta per farti qualche aggiornamento, no?”

“Credevo fossi tornato solo per vedermi rosicare, in realtà.”

“Anche, ma solo un pochino.”

“Prima o poi me la farai provare Lola.”

“Nemmeno morto.”

“Troppo definitiva come affermazione.”

“Il professor Selvig?” era arrivato il momento di tornare a lavorare.

“Sempre a lavoro.”

“Portami da lui.”

 

Il professor Selvig stava ancora armeggiando con tutti quei macchinari che lo SHIELD gli aveva fornito. Clint si rendeva conto di quanto grande fosse la sua passione: l'entusiasmo con cui si affacciava alle scoperte di quella cosa riuscivano a avvincere anche lui, per riflesso. Come un bambino per cui il Natale sembrava essere arrivato prima.

“Professore.” Coulson gli si era avvicinato, sottraendolo da una serie di complicati calcoli matematici.

L'uomo aveva alzato la testa, e osservato con quell'espressione sempre un po' stranita che Clint ormai aveva imparato a conoscere.

Il professore era un tipo bizzarro, ma di natura docile. Sempre, apparentemente con la testa fra le nuvole (o fra gli astri che studiava), come se il ciclo continuo della terra non lo toccasse poi molto, come se ne avesse già sviscerato tutti i segreti e fosse sempre pronto a scovare nuovi livelli, oltre gli universi conosciuti.

Clint immaginò che, per un astrofisico, avere la conferma che esisteva la possibilità di visitare mondi sconosciuti, fosse la cosa più entusiasmante di sempre. La scoperta di una vita. La massima aspirazione... di una vita.

“Oh, buongiorno”, lo aveva riconosciuto. Coulson e Selvig avevano già avuto modo di incontrarsi in New Mexico, durante i disastri mitologici che avevano visto distrutta mezza Puente Antiguo.

Clint li guardò stringersi la mano, e ragguagliarsi sulle novità più o meno incisive sulla ricerca in corso, senza distogliere per un solo attimo l'attenzione.

Fury si era tanto raccomandato, con tanto di occhio intimidatorio (alla: io vedo tutto comunque, perciò non sgarrare), di tenerlo sotto controllo. Chi meglio di Occhio di Falco per l'operazione?

Aveva pensato che, alla lunga, un compito simile lo avrebbe solo annoiato a morte.

Le ultime settimane erano state un susseguirsi di passeggiate più o meno educative per la centrale.

Ma fu costretto a smentirsi riguardo la natura della sua permanenza: aveva imparato più in quegli ultimi giorni che in un intero semestre all'accademia, in materia di fisica e matematica.

Selvig si era detto piuttosto incline a renderlo partecipe delle operazioni. Clint prendeva appunti mentali e riportava tutto alla direzione.

Si era reso improvvisamente conto della portata della cosa. Delle infinite, possibili complicazioni il giorno in cui la NASA, lo SHIELD o chi per loro, avessero deciso di usare quelle informazioni per qualcosa di poco nobile (come se non fosse già accaduto in passato).

La natura delle sue preoccupazioni, però, non riguardavano quel caso specifico.

Clint non si sentiva al sicuro.

Una sensazione alla bocca dello stomaco che si andava intensificando, giorno dopo giorno, senza una spiegazione razionale.

Cosa aveva detto riguardo ad avere troppo tempo per pensare?

“Agente Barton...” gli si era rivolto Selvig e quasi non ci aveva prestato attenzione, preso com'era dalle sue elucubrazioni, “Quasi non la riconoscevo... ultimamente se ne sta sempre lassù in alto...” la testa ad indicare un punto specifico “... nel suo nido.”

Clint scrollò le spalle.

“Monitoro la situazione senza essere d'intralcio.”

“L'agente Barton vede meglio da una certa distanza.” Coulson si era intromesso, lanciandogli uno sguardo d'intesa.

“Me lo hanno detto”, Selvig posò una cartellina carica di appunti “Sarei curioso di vederla in azione, un giorno o l'altro.”

“Non credo sarebbe uno spettacolo edificante, professore.”

“Un agente dello SHIELD che, invece di pistole e armi a ripetizione, usa arco e frecce? Mi permetta di contraddirla.”

Clint sorrise appena.

“E' sempre così serio?” domandò a Coulson che, lì per lì, non comprese la natura della domanda.

“Ma chi... Barton?”

 

*

 

“Certo mi dovresti dire perché Selvig pensa che tu sia una persona seria.”

“Io sono una persona seria.”

La chiacchierata, in tempo per la pausa caffè: ormai un rito a cui Clint non avrebbe saputo rinunciare.

A volte pensava che anche laggiù, al di fuori del loro scenario abituale, gli sarebbe bastato un caffè, un paio di persone fidate per fare di ogni luogo la sua casa. Anche se sembrava un ammasso di locali freddi e austeri.

“No, davvero, mi preoccupa saperti sottotono.”

“Non sono sottotono, Phil... solo non è esattamente il tipo di missione che annovererei fra le più esaltanti.”

“Lo so. Devi avere pazienza. Fury aveva bisogno della supervisione di una persona fidata, da queste parti.”

“Credevo bastassi tu.”

“A volte tendi veramente a sottovalutarti, lo sai questo?” Clint si strinse nella spalle, non del tutto persuaso. Persino Barney continuava a ricordarglielo.

“Mh. Il fatto che tu non abbia nemmeno provato a contraddirmi la dice lunga sulla veridicità delle parole di Selvig.”

“Che vuoi che ti dica, Phil? Non sono in forma, evidentemente. O mi sono ammosciato per la completa mancanza di azione, in queste ultime settimane.”

“Credevo ne avessi avuta abbastanza in New Mexico.”

“Abbastanza sì, ma non nelle modalità a cui sono abituato.”

Phil gli rivolse uno sguardo valutativo: “Eppure dovresti ormai sapere che quella è quasi ordinaria amministrazione, allo SHIELD.”

“Già, ma... non lo so. Sono cresciuto in un circo, dove nani e donne barbute erano cosa da tutti i giorni, ma si trattava pur sempre di avere a che fare con degli esseri umani. Mi sembra solo che dopo l’arrivo del mostro verde ai raggi gamma… e del gigante con il martello volante, si siano messe in atto connessioni astrali che non fanno che portar… caos.”

“I guai seguono i guai. Non si dice così? Non dirmi che hai paura, Barton.”

“Non ho paura. Più che altro si tratta di una sensazione, Phil. E’ come… se da qui in poi le cose non andranno a migliorare.”

“Sei così pessimista solo perché ti hanno tirato giù dal letto troppo presto stamattina o… ?”

Clint lanciò a Coulson uno sguardo vagamente preoccupato.

Avere a che fare con forze inspiegabili, che andavano ben oltre la più subdola natura umana, lo mandava in confusione. Era già difficile avere a che fare con le persone, con il mondo così come era abituato a conoscerlo.

“Immagino sia solo perché sono troppo solo ultimamente. Parlare con scienziati tutti i giorni non aiuta il cervello a ragionare con leggerezza.”

Se Coulson era preoccupato, per lui fu solo un guizzo, tanto rapido quanto impalpabile. L'uomo era già tornato a rivolgergli quel suo sorriso bonario, a tratti rassicurante.

“Credevo che ti svagassi con i ragazzi della sicurezza.”

“Ogni tanto... ma un paio d'ore al giorno non sono granché sufficienti. Sto sempre dietro a Selvig. Ho dovuto mettergli addosso una cimice perché quello si sveglia nelle ore più impensabili della notte se gli viene un colpo di genio improvviso, lo sai?” gli confessò con una punta di esasperazione nella voce.

“Sì, mi hanno detto di averlo visto dalle telecamere di sicurezza.”

“Ecco, se guardi bene i filmati ha sempre un'ombra accozzata dietro. Che per la cronaca: sono io.”

“Fury ti darà una promozione per la perizia.”

“Che me ne faccio di una promozione? Voglio un aumento.”

“E cosa te ne fai di un aumento?”

“Mi serve per farti una proposta per Lola, no?”

Phil alzò gli occhi al cielo.

“Lola non è in vendita.”

“Oh, andiamo. Tutto è in vendita.”

“Non lei.”

“Staremo a vedere.”

“Potrei, al massimo, rivedere il cavillo del: nemmeno da morto.”

“Sono dichiarazioni pericolose, Coulson. Ricordati che me lo segno”, accantonò solo per un attimo l'argomento: “Piuttosto... voglio sapere tutto della tua... ragazza.”

“La mia chi?”

“Coulson!”

“Non so di cosa tu stia parlando.”

“Non fare lo stronzo”, puntò un dito sul tavolo della mensa a cui erano seduti, come a chiarire la questione. “Dammi un po' di gossip. Devo tenermi occupato con altro per le prossime settimane.”

“Tenerti occupato con la mia vita sentimentale... ?”

“Anche. Dato che ho quasi paura di chiederti come è Steve Rogers dal vivo. Anzi... da vivo.”

Clint fece una pausa, mentre il suo intricato cervello faceva un paio di collegamenti mentali: “Non dirmi che è Steve Rogers la tua nuova ragazza?”

“Barton...”

“Tu non mi dici niente! Faccio solo supposizioni del tutto lecite. Non sono io quello che ha una specie di santuario di roba che lo riguarda, nella sua teca, in ufficio.”

“Bè... è solo... oh, insomma. Steve Rogers è un eroe nazionale.”

“A-ah... anche Abramo Lincoln, Martin Luther King e compagnia sono eroi nazionali, ma non mi sembra che tu tenga del loro materiale nella teca.”

“Che rompicoglioni, Barton.”

Sgranò gli occhi a mo' di scherno: “Hai detto una parolaccia. Uuuh, ti ho punto sul vivo.”

“Con questa... ancora non mi spiego come Selvig faccia a pensarti una persona seria.”

Clint si mise a ridere e finì il suo caffè.

“Okay, okay, giuro che non prenderò mai più in giro il tuo amore per il Capitano.”

Coulson parve accettare le pseudo scuse: “E comunque da vivo è esattamente come nei filmati che abbiamo trovato in archivio.”

“Pazzesco. Sono curioso di conoscerlo...”

L'uomo gli sorrise.

“Quando avrai finito qui. Immagino che al momento non abbia molti posti dove andare a rifugiarsi. Lo SHIELD è più che propenso ad arruolarlo.”

“Un super soldato...” esalò Clint, mentre la sua mente andava a stuzzicare paranoie già in atto.

“Non sarebbe il primo”, alluse Coulson, facendogli capire immediatamente a chi si stesse riferendo: Natasha.

Inspirò a fondo, sentendo tangibile e greve la mancanza dei suoi affetti più prossimi. Da quando la donna fosse entrata a farne parte, non seppe dirlo.

“Lei come sta?” gli domandò allora, l'ombra di un sorriso sul viso di Coulson, che sembrava aver già intuito l'arrivo di quella domanda specifica.

“In ottima forma, al solito. Un paio di missioni da quando sei qui.” Clint intuì una sorta di ombra nel suo sguardo, qualcosa che non gli stava dicendo. Non indagò. Se le fosse successo davvero qualcosa di tremendo glielo avrebbe detto. O così almeno sperava.

“Portale i miei saluti, quando la vedrai.”

“Sicuro. Potresti anche farle una telefonata. Dubito che non ti sia permesso farlo.”

“Per dirle cosa? Annoiarla sulle proprietà dei raggi gamma?”

“A Natasha basta sentirti.”

Clint nascose, malissimo, un'espressione compiaciuta.

“Comunque, in tutto questo, non ti sei nemmeno degnato di rispondere alla mia domanda.”

“Quale domanda?”

“Quella sulla tua ragazza...”

Coulson parve ragionarci su per qualche istante.

“E' una violoncellista.”

“Wow... e dove diavolo hai conosciuto una violoncellista?”

“Lunga storia.”

“Ti sembra che io non abbia tempo?”

L'uomo sospirò qualcosa, e solo dopo una sequenza più o meno inquietante di insistenze, cominciò a raccontare.

Clint non aveva sbagliato. Ci si sarebbe alimentato per le prossime settimane, con quella storia.

La familiarità di quel momento era riuscita a placare, in parte, qualsiasi paranoia. Trovò a domandarsi che fine avrebbe fatto se Coulson non fosse mai comparso nella sua vita. Se non fosse venuto a estirparlo dalla sua pseudo dipendenza, dalle sue manie di autodistruzione. E se non si fosse improvvisato consigliere e dispensatore di sacrosante paternali. Una rassicurante costante.

 

*

 

Fu solo la settimana successiva, che il professor Selvig allertò l'intero reparto di ricerca, nello specifico alle 16 di un giovedì pomeriggio. Poco prima dell'orario di cena.

Clint aveva raggiunto la confusione solo per scoprire che il Tesseract aveva avuto dei picchi di attività piuttosto preoccupanti.

Il nodo allo stomaco non aveva fatto altro che serrarsi in modo inarrestabile.

“Avete provato a spegnere tutto?”

“Come non averlo fatto. Si riaccende spontaneamente.” Selvig sembrava, per la prima volta, vagamente turbato.

Clint era rimasto ad osservare la scena, disorientato.

“Forse è il caso di avvisare l'Agente Coulson.”

 

Il breve colloquio che ne seguì, decretò la fine dei giochi.

“Ho già avvisato il direttore Fury. Ha ordinato un'evacuazione.” dichiarò Coulson, già pronto a dare ordine sommario.

“Dell'intero edificio?”

“Già...”

“Posso fare qualcosa?”

“Tu continua ad eseguire gli ordini che ti sono stati dati.”

Clint capì la necessità di avere una visuale completa di ciò che stava succedendo e, nello specifico, sebbene fosse più che sicuro di non averlo visto armeggiare in modo sospetto in quelle ultime ore, del possibile coinvolgimento di Selvig nella faccenda. Non era certo che fosse disposto a mettere in pericolo la sua stessa vita.

Annuì solamente.

“Ci vediamo più tardi, Phil.”

Una promessa. Un lusso nella loro professione.

L'uomo gli fece un cenno col capo e si allontanò di gran carriera fuori dallo stanzone pieno di scienziati in fermento. Lo seguì con lo sguardo fino a che non uscì dal suo campo visivo.

Il mal di stomaco tornò a colpirlo, di nuovo, inspiegabilmente, come un pugno ben assestato.

La sensazione che si fosse messo in atto qualcosa di irreversibile e disastroso non lo abbandonò finché non ebbe nuovamente raggiunto il suo nido temporaneo.

Nulla lo aveva preparato all’eventualità che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che parlava con lui.

 

___

 

N.d.A: Ci siamo. Entrati di gran carriera nell’MCU. E l'ultimo capitolo con cui avremo a che fare con il buon, vecchio Coulson (o no?). Aiuto. Vabbè, direi che da qui in poi ci si può aspettare tutto e niente. E lo so che ho omesso parte degli eventi di Thor e compagnia, ma il mio intento è quello di narrare ciò che non ci è stato detto. Ergo… a parte questa parentesi e quella del prossimo capitolo, che sarà un po’ più onirica, evanescente per motivi che capirete, ci sarà ancora roba da esplorare e su cui speculare.

Provate a indovinare chi sarà il prossimo personaggio a entrare in gioco?

Ringraziamenti dovuti a chi commenta, a chi aggiunge la storia fra le seguite, preferite, alla beta, e tutti gli altri. Alla prossima!

  
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