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Autore: Airknight    03/08/2008    4 recensioni
Un anno dopo le vicende di Kingdom Hearts 2, una nuova forza si risveglia dal suo sonno, pronta a mettere a ferro e fuoco i mondi. A Sora e ai suoi amici, il compito di fermare ancora una volta la minaccia, prima che sia troppo tardi. La prima parte, divisa in 47 capitoli, di una trilogia completamente inventata.
Genere: Azione, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heartless, Kairi, Nessuno, Riku, Sora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO



- Molte sono le leggende che gli uomini si tramandano di generazione in generazione. Una in particolare mi ha sempre affascinato - disse parlando lentamente il vecchio.
Una piccola folla si era radunata tutt'attorno a lui per ascoltare l'ennesimo suo racconto.
- Quello che vi sto per raccontare risale a millenni e millenni fa... L'origine del tutto -.
Alle sue parole, un leggero mormorio si diffuse tra gli astanti, incuriositi dall'enigmatica presentazione della storia. Il vecchio sorrise, compiaciuto nell'aver attirato l'attenzione del pubblico.
Poco lontano, vi era un ragazzo. Sembrava un giovanotto dall'aspetto normale, uno dei tanti che si incontravano per la via; occhiali che gli donavano un'aria da intellettuale, una giacca rossa, jeans piuttosto larghi, scarpe da ginnastica... E un berretto. Uno di quei berretti tendenzialmente fatti di lana (non era il suo caso), senza visiera, nero, con un piccolo stemma ricamato all'altezza della fronte.
Osservava, silenziosamente, appoggiato al muro di una casa, con le braccia conserte. Non gli interessava ascoltare quella stupida storiella da quattro soldi. Eppure si era trovato a passare per di lì. Che sfortuna, pensò. Aveva cose più importanti da fare. Molto più importanti. Quindi, portando le mani in tasca, si allontanò per la via principale, scomparendo in mezzo alla gente che affollava il mercato.

Passò il pomeriggio e ci si avviava verso sera. Il cielo cominciava ad oscurarsi; fitte nubi promettenti pioggia coprirono lentamente la volta stellata. La piazza della cittadina cominciò ad oscurarsi, illuminata solo dalla debole luce dei lampioni. Tutt'a un tratto, iniziò pure a piovere. Prima qualche goccia, per poi trasformarsi in un violento acquazzone.
Da uno dei viali che attraversavano il centro, apparve una sagoma che, con passo felpato, si diresse verso il limitare della piazza. Uno strano tipo, con indosso un'armatura ben lavorata e ricca di rifiniture. Spalliere possenti, schinieri pregiati. Al fianco sinistro, una spada riposta in un fodero nero, l'elsa ricoperta di pietre preziose. Un mantello con un cappuccio lo teneva al riparo dalla pioggia.
L'uomo, apparentemente giovane in volto, si fermò al centro, osservandosi brevemente attorno.
"E' in ritardo" pensò tra sé.
Passarono pochi secondi e qualcuno apparve da ovest. La pioggia oscurava la sua figura, la rendeva poco visibile ad occhio umano. Si avvicinò sempre di più e, a pochi metri dal presunto guerriero, si bloccò, notando che gli stava dando le spalle.
- Buonasera - salutò il nuovo giunto.
Il guerriero si voltò, con un ghigno che increspava le sue labbra. Dal solo timbro della nuova voce, aveva percepito l'identità del tale.
- Guarda, guarda... - disse - Stavo attendendo proprio te... -
- Me? - fece lo sconosciuto, senza battere ciglio. - Che coincidenza! -
- Sì, proprio te, caro il mio... -
Non si udì il seguito della frase, poiché un boato tremendo risuonò in lontananza. Il temporale.
- Mi fa piacere che tu ti sia ricordato del tuo... "Amico"... - replicò l'altro, con volto inespressivo.
La luce di uno dei lampioni gli illuminò leggermente il volto. Era il giovane dalla giacca rossa.
- Non ho ancora capito perché mi volevi incontrare - continuò il guerriero.
Il giovane, in tutta risposta, silenziosamente, scostò di lato la giacca, scoprendo così i foderi di due revolver, poco sopra la cintura. La mano destra andò velocemente ad afferrare l'arma tenuta sul fianco sinistro, estraendola con incredibile destrezza. Immediatamente, la puntò verso il suo interlocutore.
- Per eliminarti, mi pare ovvio - affermò. - Prima, però, dovrai rispondere ad una mia domanda -
Subito, il ghigno sparì dal volto dell'uomo, che andò ad impugnare la spada con la diritta e, senza attendere oltre, si gettò con uno scatto sul giovane, vibrando un fendente letale. Il colpo, in un primo momento, sembrava essere andato a segno: aveva tagliato di netto la figura del ragazzo. Ben presto, però, il guerriero si accorse che non era altri che un ologramma.
- Che diavoleria è mai questa? - sbraitò, in preda ad una forte ira.
Il giovane era alle sue spalle, a poco meno di un metro, la pistola puntata verso la sua schiena.
- La tua stoltezza non ti porterà da nessuna parte... -
Il guerriero si voltò di scatto, tentando di colpire il ragazzo al fianco, ma la spada trapassò soltanto un altro ologramma.
- ... Da nessuna parte... - riecheggiava la voce.
Ora, il ragazzo si trovava a mezz'aria sopra il nemico, sempre la pistola puntata alla sua testa, stavolta alla nuca. Il guerriero rispose con prontezza: puntando la lama verso l'alto, cercò di infilzare l'avversario. Un altro ologramma.
- ... Da nessuna parte... - continuava la voce.
Il guerriero era oramai circondato da ologrammi, che impugnavano entrambi i revolver verso la sua figura. Visibilmente disperato, impugnò la sua lama con entrambe le mani.
- ... Da nessuna parte... -
- Basta! - urlò lo spadaccino.
Un attimo di silenzio. Gli ologrammi sparirono e la voce sembrava svanita.
- Risponderai alla mia domanda? -
- No, di qualunque cosa si tratti! - replicò con fermezza l'uomo.
Un colpo, poi un altro e un altro ancora riecheggiarono nell'aria. Una raffica di proiettili trafisse l'armatura dello spadaccino, inerme di fronte alla disfatta. Cadde a terra, con un gemito. Gli occhi sbarrati e il fiato mozzo.
Il ragazzo si avvicinò a lui, comparendo dal nulla. Si chinò, afferrandolo per il collo e sollevandolo, nonostante la sua mole fosse nettamente inferiore a quella del moribondo.
- Parla. Devi dirmelo - disse il giovane.
- Dirti cosa? - domandò con un ghigno il guerriero, quasi volesse prendersi beffe per l'ultima volta del suo nemico.
- Tu lo sai, parla! -
- Eh... Eh, eh... Ma cosa...? -
- Dov'è? Dove si trova?!- insisté il ragazzo, alzando la voce.
- C-cosa? - continuò a non capire il vinto.
- Dov'è? - ripeté il pistolero. - Dov'è Kingdom Hearts? - scandì, con occhi infuocati.
Seguirono pochi secondi di silenzio. Il guerriero restò basito, ma poi scoppiò in una risata, per quanto le poche forze glielo potessero permettere.
- Ah, ah... Ah... Meno male... Che lo stolto... Ero io... - balbettò, iniziando a dissolversi in una nube oscura. La mano che lo reggeva si abbassò e il guerriero scomparve del tutto.

Einar rimase immobile, alzando lo sguardo al cielo e stringendo i pugni.
- Maledizione - imprecò sottovoce.
La pioggia aveva smesso di scendere e le nubi stavano iniziando a diradarsi, lasciando spazio alla luna piena.
Così come era arrivato, il giovane Einar ritornò sui suoi passi.
- Non mi devo arrendere. Questa ricerca deve continuare, a qualsiasi costo -
Imboccò il viale principale, scomparendo ad ovest.
  
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