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Autore: BaschVR    04/08/2008    1 recensioni
E' il giorno del matrimonio di Gidan e Garnet. Tutti gli amici di Garnet, tra cui Eiko, si ritrovano ad Alexandria per acclamarli.
Da questo episodio si svilupperanno le storie dei personaggi, che vivranno dolori e gioie della vita, insieme, fino al momento degli addii per ognuno.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eiko Carol, Garnet Til Alexandros XVII, Gidan Tribal, Vivi Orunitia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Mmmm…” mugugnò Gidan dal suo letto. Il sole gli arrivava sul viso, non permettendogli così un dolce riposo. Si accorse che, data la particolare angolazione della camera, doveva essere molto tardi visto che il sole poteva entrarvi. Più o meno le undici del mattino.

Garnet si era già alzata. Sentiva il dolce suono dei suoi passi aldilà della parete, in bagno, sotto lo scrosciare dell’acqua. Gidan si diresse verso il secondo bagno della camera, e dopo essersi raso con una lametta, si vesti con i primi indumenti che gli capitavano a tiro. Niente più doveri regali quel giorno! Solo l’accoglienza ad Eiko, ma, figurarsi, non era una cerimonia da pompa magna accogliere una bambina che per giunta conoscevano benissimo.

Anche Garnet uscì dal bagno, vestita già di tutto punto con un grazioso abito di seta.

“Buongiorno” sussurrò.

“Buongiorno a te!” disse Gidan “un po’ di pace oggi, eh?”

“Per favore, non ne potevo più! Con la Contessa McGrevis tra i piedi che voleva a tutti i costi conoscerti… ma non pensa al suo povero marito?”

“A me ha detto che attraversano un periodo di crisi” sussurrò Gidan “Chissà, magari vuole trovarsi un nuovo marito soffiandolo alla regina di Alexandria…”

“Beh…” disse Garnet stizzita “vedo che le abitudini da donnaiolo non ti sono ancora passate!!!”

“Ops” sussurrò Gidan sorridendo alla sua consorte.”Beh… ehm… non sarebbe meglio andare all’approdo? Eiko dovrebbe arrivare a momenti”.

“Hai ragione” disse Garnet, dimenticandosi della gaffe di Gidan “oggi viene Eiko. La sua stanza è proprio quella qui accanto, l’abbiamo preparata ieri, mentre il vero problema è dove mettere il Dottor Totto, perché e vecchio e non credo se la senta di fare tutte quelle scale al giorno” Garnet sospirò “beh, a quanto pare dovrò dire disposizioni per poter allestire una camera al piano terra, e…”

“Ehm… tesoro? Non vorrei interrompere il tuo monologo, ma l’Hilda Garde sta per arrivare e…”

“No, aspetta! Dobbiamo dare precise istruzioni sulla stanza…” cominciò Garnet, ma venne interrotta da Gidan che la trasse a se e la baciò profondamente. Dopo qualche secondo i due si staccarono, e Gidan le disse: “Più tardi… adesso è molto importante accogliere Cid, Hilda ed Eiko”.

“D’accordo” disse Garnet aprendo la porta e cominciando a scendere le scale per arrivare alla sala del trono, seguita da Gidan “Te l’ho mai detto che sembri parecchio abituato a questo ambiente? Già pensi di non fare tardi, di fare una buona impressione con i nobili… sei un po’ cambiato rispetto alla prima volta che ci siamo incontrati”.

“beh… ho avuto la migliore maestra di tutto il continente della Nebbia” rispose Gidan.

“Fai il donnaiolo anche con tua moglie?” scherzò Garnet.

“Beh… visto com’era finita a Cid, è meglio fare il cascamorto solo con una persona, e preferibilmente con colei che si è scelta tra tutte le altre”.

Garnet sorrise alla risposta del Jenoma. Insieme superarono la sala del trono e scesero fino ad arrivare al cortile interno del castello. Dopodiché si diressero verso la sala di Nettuno per andare al porto ed aspettare l’arrivo di Cid e compagnia.

 

“Mamma!!! Ho dimenticato lo spazzolino!” sbuffò Eiko.

“E ti pareva” sussurrò Hilda fra sé “Non fa niente, tesoro, te ne faremo comprare un altro ad Alexandria”

“Va bene” disse la piccola sciamana.

“Piuttosto, è molto più importante che io ti ripeta che…”

“… devo fare la brava, non devo uscire da Alexandria, devo andare al borgo SOLO quando posso e soprattutto accompagnata da qualcuno, devo dare ascolto al Dottor Totto che è stato molto gentile a concedermi questa possibilità e non devo far disperare Gidan e Daga” recitò Eiko tutto d’un fiato. Quella ramanzina la sapeva a memoria!

“Esattamente, e non devi chiamarla Daga!” disse Hilda.

“Ma lei ha detto che le piace essere chiamata così, perché le fa ricordare i vecchi tempi…”

“Eiko, pretendo che tu la chiami col suo vero nome, e cioè Garnet Til Alexandros XVII!”

“Va bene, mamma!” sussurrò Eiko rassegnata. Poi si voltò e si diresse verso il ponte dell’’idrovolante, dove Cid dava indicazioni ad Erin, a cui era affidato il comando del timone.

“Papà!!!” urlò Eiko tirandolo per la manica.

“Cosa c’è?” sussurrò l’uomo prendendola in braccio.

“Quanto manca per arrivare ad Alexandria?” chiese la piccola bambina.

“Oh… davvero poco!” esclamò Cid. La portò di fronte al vetro che li separava dal cielo aperto e le disse indicando con il dito: “Guarda, adesso siamo proprio sotto la Grotta di Ghiaccio, molto famosa qui ad Alexandria. Oltre si estende la grandissima foresta del male, e…”

“Ma perché si chiama così la foresta del male?” chiese Eiko.

“Beh, io non lo so, ma sono sicuro che studiando dal Dottor Totto arriverai a saperlo benissimo” rispose Cid.

“Davvero?” chiese Eiko con i grandi occhi che brillavano di curiosità.

“Certamente!” disse Cid dandole un bacio sulla fronte.

Eiko sorrise. Come era affettuoso papà con lei! Era sempre disponibile a parlare e a coccolarla, in modo tale che non si sentisse mai sola. Chissà se gli sarebbe mancato…

“E poi? Dopo la foresta del male, c’è Alexandria, vero?” domandò la sciamana.

“Beh, alza gli occhi e lo vedrai tu stessa” sussurrò Cid.

Eiko si voltò di nuovo verso l’enorme vetrata e, ancora una volta, la magnificenza del regno di Alexandria la colpì. Lo stendersi interminato di casette borghesi, brulicanti di vita, di bambini, bambini che avrebbero anche potuto essere i suoi nuovi amichetti, e tante altre persone con cui probabilmente avrebbe conversato, riso, parlato…

Solo per la prima volta, si rese conto che Alexandria era davvero la sua nuova casa. Il posto in cui avrebbe potuto realizzare i propri sogni, vivere la sua vita, ridere, piangere, parlare… tutto ciò accanto ai suoi amici.

“Bene” disse Cid facendola scendere dalle proprie braccia “preparati a scendere, e per favore, fai contenta tua madre dando sfoggio di buone maniere almeno finché lei guarda verso di te!”

Eiko rise e poi si mise a correre per tutta la nave saltellando e fantasticando sulle sue numerose avventure che sicuramente avrebbe avuto ad Alexandria.

Quasi non si accorse dell’idrovolante in picchiata verso il porto, e stava per essere sbalzata fuori dalla nave quando essa si fermò di colpo, segnalando il loro arrivo. La piccola bambina allora schizzò fuori dall’idrovolante con la velocità di un Chocobo Dorato  si fiondò tra le braccia di Gidan e Garnet.

“Ehi! Calma” disse Gidan mentre Eiko la stritolava in un abbraccio. “Ma quanta forza hai?”

“Oh Gidan! Daga! Sono così contentissima di vedervi!!!” urlò Eiko.

“Così contentissima?” domandò Garnet riflettendo sulle strane parole della bambina.

Dall’idrovolante scesero anche Cid ed Hilda: il primo parecchio divertito dal comportamento della figlia, la seconda con una gran voglia che le lezioni del Dottor Totto cominciassero subito, in modo tale che quella scapestrata di sua figlia imparasse un po’ di buone maniere!

Le ore successive trascorsero tra il lavoro estenuante dei facchini che scaricavano roba di Eiko dall’idrovolante (per la verità roba di Hilda per Eiko, perché se fosse stato per la bambina, non si sarebbe portata niente) e le indicazioni di Hilda su come allestire la camera della figlioletta.

Eiko, nel frattempo, se ne stava con Garnet e Gidan, che le mostravano ogni anfratto del castello, visto che la sua conoscenza riguardo ad esso si limitava solo a pochissime stanze. Le mostrarono la biblioteca, la sala del trono, la sua stanza, le cucine (dove Quina si stava sbizzarrendo nel creare nuove assurde ricette dalla bontà inaudita) e le segrete, complete di sotterranei e prigioni. Le dissero anche che aveva qualche giorno libero prima dell’inizio delle lezioni, perché Il Dottor Totto era stato trattenuto da alcuni affari a Toleno (pare che all’asta vi fosse un oggetto preziosissimo), e quindi aveva sufficiente tempo per ambientarsi.

“Ed inoltre, il Dottor Totto mi ha detto di informarti che, oltre a te, insegnerà anche ad un altro ragazzo. E’ figlio di nobili a Toleno, ed i suoi genitori sono dei miei carissimi amici” disse Garnet.

“Davvero? Avrò un compagno di studi?” chiese la piccolina.

“Certo! E sono sicura che andrete d’accordo, visto il suo carattere… ehm… esuberante!” continuò Garnet.

“Wow! Chissà chi è…” disse Eiko tra sé.

Il giro continuò fino al primo pomeriggio. Quando ad Eiko venne mostrato tutto il castello (anche lo sgabuzzino delle scope e quello per gli stracci reali) la sua stanza era già bella e pronta. Era situata nel medesimo luogo in cui vi era una volta la stanza di Garnet, quando ella era solamente una principessa. Eiko poté notare il fatto che era parecchio graziosa, ma di certo non le si addiceva. Ma non voleva deludere Hilda che si era prodigata con tanto amore nell’organizzare la camera, e quindi decise di apportare modifiche in seguito, quando sua madre sarebbe tornata a Lindblum.

Durante il pomeriggio cercò molte volte di sgattaiolare verso il Borgo, ma ogni volta venne acciuffata da Steiner, che con il suo inconfondibile e tuonante “EIKO! QUO VADIS?” le tarpava le ali della libertà (in tutti i sensi, visto che la tirava dentro il castello dalle piccole alette sulla sua schiena). Addirittura, una volta venne ripresa dalla Shogun Beatrix, che le diede una bella strigliata dicendo che il borgo era parecchio pericoloso se affrontato da sola.

“E quindi” disse Beatrix “Gradirei che, prima di andare al borgo, lo chiedessi a me o a Steiner, in modo tale che uno di noi due possa accompagnarti a fare ciò che vuoi”.

La sera la famiglia Fabool e la famiglia reale cenarono insieme. Hilda e Cid, infatti, contagiati, dalla giovialità dei sovrani, avevano deciso di ripartire solo dopo la cena.

Fu una serata tranquilla e serena, molto intima, a cui nessun altro fu ammesso. Gidan e Cid, parlavano di idrovolanti e del nuovo progetto Hilda Garde V, che, a quanto pare, sarebbe sorto di lì a poco pronto per la distribuzione sul mercato. Garnet ed Hilda, invece, discutevano riguardo le ricerche di cosmetologia svoltesi a Toleno nel mese antecedente. Eiko, un po’ assonnata da quei discorsi, stava tra sé e sé, cogliendo stralci di conversazione su Idrovolanti superlusso e su Profumi favolosi.

“Sai, Mogu, se tu mi vedi, capisci ciò che sto attraversando. Come stai, invece, tu? Non posso vederti.. probabilmente sei nel paradiso dei moguri (a proposito, si chiama “Moguriparadiso?”) a crogiolarti in mezzo a tutte le bellezze che ti ritrovi in quel fantastico luogo. Ma pensi ancora a me? Pensi ancora alla tua amichetta Eiko con cui hai diviso sei bellissimi anni della tua vita? Spero di si, perché io ti penso come se tu fossi ancora qui con me.

Sei stata la mia migliore amica, e conservo ancora il tuo fiocco come pegno di affetto. Chissà come sarebbe stato buffo sulla tua testa troppo piccola per indossarlo! E poi…”

I pensieri di Eiko vennero interrotti dallo stridio delle sedie che sfregavano contro il pavimento. I commensali si erano alzati dalla tavola, e lei fece altrettanto. Li seguì verso la statua di Nettuno, che li portò al porto dove era attraccato l’Hilda Garde IV. Ma prima di partire, Cid la strinse a sé e le disse: “Per favore, Eiko, non preoccuparti se sei lontana da casa. Forse ti mancheremo, forse no, ma fatto sta che qualunque cosa accada, ricorda, quando ti senti sola, che hai una mamma e un papà che pensano sempre a te. Il nostro pensiero ti darà forza, nei momenti tristi. E ricorda che sei anche una Fabool, e noi che portiamo questo nome siamo tosti e duri da sottomettere! Quindi ricorda sempre di non farti mai manovrare. Questa atmosfera, nonostante possa sembrare tranquilla, è mossa da intrighi appena velati sotto la superficie della razionalità. Ricorda che una parola, un gesto, un’occhiata, può smascherare questo velo e  farti vedere le persone come sono in realtà. Beh… probabilmente non avrai mai bisogno di ciò che ti ho detto, ma per favore, conserva queste parole nel cuore. E’ il mio lascito per avvertirti su una realtà che non conosce se stessa”

“Beh… d’accordo, papà” sussurro Eiko. Poi lo strinse forte. E poi strinse forte anche Hilda. Si sentì triste perché realizzò che i suoi genitori sarebbero stati lontani da lei. Una lacrima scese dal suo viso, ma si affrettò ad asciugarla per non farsi vedere mentre piangeva. Lei era forte!

E l’Hilda Garde volò via, portando con sé una parte della felicità di Eiko. Me Gidan le si avvicinò e la strinse.

“Non essere triste. Vi vedrete presto” disse.

Eiko si rianimò un po’. “Si… presto” disse.

 

Ed ecco che anche il terzo capitolo è andato! Ho notato che qualche persona ha letto la fic ma non ha lasciato i commentini… su, non siate timidi!! Non vi mangio mica! Lo sapete che una volta, un mio amico, perdendo un minutino per recensire una storia si è salvato da una macchina  che altrimenti l’avrebbe investito?

Ok, la storia l’ho inventata io me è comunque di grande effetto!

Ma Grazie lo stesso a chi ha solo letto e a chi recensirà!

A presto con il prossimo capitolo!

   
 
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