“Mmmm…”
mugugnò Gidan dal suo letto. Il
sole gli arrivava sul viso, non permettendogli così un dolce
riposo. Si accorse
che, data la particolare angolazione della camera, doveva essere molto
tardi
visto che il sole poteva entrarvi. Più o meno le undici del
mattino.
Garnet
si era già alzata. Sentiva il
dolce suono dei suoi passi aldilà della parete, in bagno, sotto lo
scrosciare dell’acqua.
Gidan si diresse verso il secondo bagno della camera, e dopo essersi
raso con
una lametta, si vesti con i primi indumenti che gli capitavano a tiro.
Niente
più doveri regali quel giorno! Solo l’accoglienza
ad Eiko, ma, figurarsi, non
era una cerimonia da pompa magna accogliere una bambina che per giunta
conoscevano benissimo.
Anche
Garnet uscì dal bagno, vestita già di
tutto punto con un grazioso abito di seta.
“Buongiorno”
sussurrò.
“Buongiorno
a te!” disse Gidan “un po’ di
pace oggi, eh?”
“Per
favore, non ne potevo più! Con la
Contessa McGrevis tra i piedi che voleva a tutti i costi
conoscerti… ma non
pensa al suo povero marito?”
“A
me ha detto che attraversano un periodo
di crisi” sussurrò Gidan
“Chissà, magari vuole trovarsi un nuovo marito
soffiandolo alla regina di Alexandria…”
“Beh…”
disse Garnet stizzita “vedo che le
abitudini da donnaiolo non ti sono ancora passate!!!”
“Ops”
sussurrò Gidan sorridendo alla sua
consorte.”Beh… ehm… non sarebbe meglio
andare all’approdo? Eiko dovrebbe
arrivare a momenti”.
“Hai
ragione” disse Garnet, dimenticandosi
della gaffe di Gidan “oggi viene Eiko. La sua stanza
è proprio quella qui
accanto, l’abbiamo preparata ieri, mentre il vero problema
è dove mettere il
Dottor Totto, perché e vecchio e non credo se la senta di
fare tutte quelle
scale al giorno” Garnet sospirò “beh, a
quanto pare dovrò dire disposizioni per
poter allestire una camera al piano terra, e…”
“Ehm…
tesoro? Non vorrei interrompere il
tuo monologo, ma l’Hilda Garde sta per arrivare
e…”
“No,
aspetta! Dobbiamo dare precise
istruzioni sulla stanza…” cominciò
Garnet, ma venne interrotta da Gidan che la
trasse a se e la baciò profondamente. Dopo qualche secondo i
due si staccarono,
e Gidan le disse: “Più tardi… adesso
è molto importante accogliere Cid, Hilda
ed Eiko”.
“D’accordo”
disse Garnet aprendo la porta e
cominciando a scendere le scale per arrivare alla sala del trono,
seguita da
Gidan “Te l’ho mai detto che sembri parecchio
abituato a questo ambiente? Già
pensi di non fare tardi, di fare una buona impressione con i
nobili… sei un po’
cambiato rispetto alla prima volta che ci siamo incontrati”.
“beh…
ho avuto la migliore maestra di tutto
il continente della Nebbia” rispose Gidan.
“Fai
il donnaiolo anche con tua moglie?”
scherzò Garnet.
“Beh…
visto com’era finita a Cid, è meglio
fare il cascamorto solo con una persona, e preferibilmente con colei
che si è
scelta tra tutte le altre”.
Garnet
sorrise alla risposta del Jenoma.
Insieme superarono la sala del trono e scesero fino ad arrivare al
cortile
interno del castello. Dopodiché si diressero verso la sala
di Nettuno per
andare al porto ed aspettare l’arrivo di Cid e compagnia.
“Mamma!!!
Ho dimenticato lo spazzolino!”
sbuffò Eiko.
“E
ti pareva” sussurrò Hilda fra sé
“Non fa
niente, tesoro, te ne faremo comprare un altro ad Alexandria”
“Va
bene” disse la piccola sciamana.
“Piuttosto,
è molto più importante che io
ti ripeta che…”
“…
devo fare la brava, non devo uscire da
Alexandria, devo andare al borgo SOLO quando posso e soprattutto
accompagnata
da qualcuno, devo dare ascolto al Dottor Totto che è stato
molto gentile a
concedermi questa possibilità e non devo far disperare Gidan
e Daga” recitò
Eiko tutto d’un fiato. Quella ramanzina la sapeva a memoria!
“Esattamente,
e non devi chiamarla Daga!”
disse Hilda.
“Ma
lei ha detto che le piace essere
chiamata così, perché le fa ricordare i vecchi
tempi…”
“Eiko,
pretendo che tu la chiami col suo
vero nome, e cioè Garnet Til Alexandros XVII!”
“Va
bene, mamma!” sussurrò Eiko rassegnata.
Poi si voltò e si diresse verso il ponte
dell’’idrovolante, dove Cid dava indicazioni
ad Erin, a cui era affidato il comando del timone.
“Papà!!!”
urlò Eiko tirandolo per la
manica.
“Cosa
c’è?” sussurrò
l’uomo prendendola in
braccio.
“Quanto
manca per arrivare ad Alexandria?”
chiese la piccola bambina.
“Oh…
davvero poco!” esclamò Cid. La portò
di fronte al vetro che li separava dal cielo aperto e le disse
indicando con il
dito: “Guarda, adesso siamo proprio sotto la Grotta di
Ghiaccio, molto famosa
qui ad Alexandria. Oltre si estende la grandissima foresta del male,
e…”
“Ma
perché si chiama così la foresta del
male?” chiese Eiko.
“Beh,
io non lo so, ma sono sicuro che studiando
dal Dottor Totto arriverai a saperlo benissimo” rispose Cid.
“Davvero?”
chiese Eiko con i grandi occhi
che brillavano di curiosità.
“Certamente!”
disse Cid dandole un bacio
sulla fronte.
Eiko
sorrise. Come era affettuoso papà con
lei! Era sempre disponibile a parlare e a coccolarla, in modo tale che
non si
sentisse mai sola. Chissà se gli sarebbe mancato…
“E
poi? Dopo la foresta del male, c’è
Alexandria, vero?” domandò la sciamana.
“Beh,
alza gli occhi e lo vedrai tu stessa”
sussurrò Cid.
Eiko
si voltò di nuovo verso l’enorme
vetrata e, ancora una volta, la magnificenza del regno di Alexandria la
colpì.
Lo stendersi interminato di casette borghesi, brulicanti di vita, di
bambini,
bambini che avrebbero anche potuto essere i suoi nuovi amichetti, e
tante altre
persone con cui probabilmente avrebbe conversato, riso,
parlato…
Solo
per la prima volta, si rese conto che
Alexandria era davvero la sua nuova casa. Il posto in cui avrebbe
potuto realizzare
i propri sogni, vivere la sua vita, ridere, piangere,
parlare… tutto ciò
accanto ai suoi amici.
“Bene”
disse Cid facendola scendere dalle
proprie braccia “preparati a scendere, e per favore, fai
contenta tua madre
dando sfoggio di buone maniere almeno finché lei guarda
verso di te!”
Eiko
rise e poi si mise a correre per tutta
la nave saltellando e fantasticando sulle sue numerose avventure che
sicuramente avrebbe avuto ad Alexandria.
Quasi
non si accorse dell’idrovolante in
picchiata verso il porto, e stava per essere sbalzata fuori dalla nave
quando
essa si fermò di colpo, segnalando il loro arrivo. La
piccola bambina allora
schizzò fuori dall’idrovolante con la
velocità di un Chocobo Dorato
si fiondò tra le braccia di Gidan e Garnet.
“Ehi!
Calma” disse Gidan mentre Eiko la
stritolava in un abbraccio. “Ma quanta forza hai?”
“Oh
Gidan! Daga! Sono così contentissima di
vedervi!!!” urlò Eiko.
“Così
contentissima?” domandò Garnet
riflettendo sulle strane parole della bambina.
Dall’idrovolante
scesero anche Cid ed
Hilda: il primo parecchio divertito dal comportamento della figlia, la
seconda
con una gran voglia che le lezioni del Dottor Totto cominciassero
subito, in
modo tale che quella scapestrata di sua figlia imparasse un
po’ di buone
maniere!
Le
ore successive trascorsero tra il lavoro
estenuante dei facchini che scaricavano roba di Eiko
dall’idrovolante (per la
verità roba di Hilda per Eiko, perché se fosse
stato per la bambina, non si
sarebbe portata niente) e le indicazioni di Hilda su come allestire la
camera
della figlioletta.
Eiko,
nel frattempo, se ne stava con Garnet
e Gidan, che le mostravano ogni anfratto del castello, visto che la sua
conoscenza riguardo ad esso si limitava solo a pochissime stanze. Le
mostrarono
la biblioteca, la sala del trono, la sua stanza, le cucine (dove Quina
si stava
sbizzarrendo nel creare nuove assurde ricette dalla bontà
inaudita) e le
segrete, complete di sotterranei e prigioni. Le dissero anche che aveva
qualche
giorno libero prima dell’inizio delle lezioni,
perché Il Dottor Totto era stato
trattenuto da alcuni affari a Toleno (pare che all’asta vi
fosse un oggetto
preziosissimo), e quindi aveva sufficiente tempo per ambientarsi.
“Ed
inoltre, il Dottor Totto mi ha detto di
informarti che, oltre a te, insegnerà anche ad un altro
ragazzo. E’ figlio di
nobili a Toleno, ed i suoi genitori sono dei miei carissimi
amici” disse
Garnet.
“Davvero?
Avrò un compagno di studi?”
chiese la piccolina.
“Certo!
E sono sicura che andrete d’accordo,
visto il suo carattere… ehm…
esuberante!” continuò Garnet.
“Wow!
Chissà chi è…” disse Eiko
tra sé.
Il
giro continuò fino al primo pomeriggio. Quando
ad Eiko venne mostrato tutto il castello (anche lo sgabuzzino delle
scope e
quello per gli stracci reali) la sua stanza era già bella e
pronta. Era situata
nel medesimo luogo in cui vi era una volta la stanza di Garnet, quando
ella era
solamente una principessa. Eiko poté notare il fatto che era
parecchio graziosa,
ma di certo non le si addiceva. Ma non voleva deludere Hilda che si era
prodigata con tanto amore nell’organizzare la camera, e
quindi decise di
apportare modifiche in seguito, quando sua madre sarebbe tornata a
Lindblum.
Durante
il pomeriggio cercò molte volte di
sgattaiolare verso il Borgo, ma ogni volta venne acciuffata da Steiner,
che con
il suo inconfondibile e tuonante “EIKO! QUO VADIS?”
le tarpava le ali della
libertà (in tutti i sensi, visto che la tirava dentro il
castello dalle piccole
alette sulla sua schiena). Addirittura, una volta venne ripresa dalla
Shogun
Beatrix, che le diede una bella strigliata dicendo che il borgo era
parecchio
pericoloso se affrontato da sola.
“E
quindi” disse Beatrix “Gradirei che,
prima di andare al borgo, lo chiedessi a me o a Steiner, in modo tale
che uno
di noi due possa accompagnarti a fare ciò che
vuoi”.
La
sera la famiglia Fabool e la famiglia
reale cenarono insieme. Hilda e Cid, infatti, contagiati, dalla
giovialità dei
sovrani, avevano deciso di ripartire solo dopo la cena.
Fu
una serata tranquilla e serena, molto
intima, a cui nessun altro fu ammesso. Gidan e Cid, parlavano di
idrovolanti e
del nuovo progetto Hilda Garde V, che, a quanto pare, sarebbe sorto di
lì a
poco pronto per la distribuzione sul mercato. Garnet ed Hilda, invece,
discutevano riguardo le ricerche di cosmetologia svoltesi a Toleno nel
mese
antecedente. Eiko, un po’ assonnata da quei discorsi, stava
tra sé e sé,
cogliendo stralci di conversazione su Idrovolanti superlusso e su
Profumi
favolosi.
“Sai,
Mogu, se tu mi vedi, capisci ciò che sto attraversando. Come
stai, invece, tu?
Non posso vederti.. probabilmente sei nel paradiso dei moguri (a
proposito, si
chiama “Moguriparadiso?”) a crogiolarti in mezzo a
tutte le bellezze che ti
ritrovi in quel fantastico luogo. Ma pensi ancora a me? Pensi ancora
alla tua
amichetta Eiko con cui hai diviso sei bellissimi anni della tua vita?
Spero di
si, perché io ti penso come se tu fossi ancora qui con me.
Sei
stata la mia migliore amica, e conservo ancora il tuo fiocco come pegno
di
affetto. Chissà come sarebbe stato buffo sulla tua testa
troppo piccola per
indossarlo! E poi…”
I
pensieri di Eiko vennero interrotti dallo
stridio delle sedie che sfregavano contro il pavimento. I commensali si
erano
alzati dalla tavola, e lei fece altrettanto. Li seguì verso
la statua di
Nettuno, che li portò al porto dove era attraccato
l’Hilda Garde IV. Ma prima
di partire, Cid la strinse a sé e le disse: “Per
favore, Eiko, non preoccuparti
se sei lontana da casa. Forse ti mancheremo, forse no, ma fatto sta che
qualunque
cosa accada, ricorda, quando ti senti sola, che hai una mamma e un
papà che
pensano sempre a te. Il nostro pensiero ti darà forza, nei
momenti tristi. E
ricorda che sei anche una Fabool, e noi che portiamo questo nome siamo
tosti e
duri da sottomettere! Quindi ricorda sempre di non farti mai manovrare.
Questa atmosfera,
nonostante possa sembrare tranquilla, è mossa da intrighi
appena velati sotto
la superficie della razionalità. Ricorda che una parola, un
gesto, un’occhiata,
può smascherare questo velo e
farti vedere
le persone come sono in realtà. Beh…
probabilmente non avrai mai bisogno di ciò
che ti ho detto, ma per favore, conserva queste parole nel cuore.
E’ il mio
lascito per avvertirti su una realtà che non conosce se
stessa”
“Beh…
d’accordo, papà” sussurro Eiko. Poi
lo strinse forte. E poi strinse forte anche Hilda. Si sentì
triste perché realizzò
che i suoi genitori sarebbero stati lontani da lei. Una lacrima scese
dal suo
viso, ma si affrettò ad asciugarla per non farsi vedere
mentre piangeva. Lei
era forte!
E
l’Hilda Garde volò via, portando con sé
una
parte della felicità di Eiko. Me Gidan le si
avvicinò e la strinse.
“Non
essere triste. Vi vedrete presto”
disse.
Eiko
si rianimò un po’. “Si…
presto” disse.
Ed
ecco che anche il terzo capitolo è
andato! Ho notato che qualche persona ha letto la fic ma non ha
lasciato i commentini…
su, non siate timidi!! Non vi mangio mica! Lo sapete che una volta, un
mio
amico, perdendo un minutino per recensire una storia si è
salvato da una
macchina che
altrimenti l’avrebbe
investito?
Ok,
la storia l’ho inventata io me è
comunque di grande effetto!
Ma
Grazie lo stesso a chi ha solo letto e a
chi recensirà!
A
presto con il prossimo capitolo!