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Autore: Terre_del_Nord    30/05/2014    8 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
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HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
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VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
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Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is'
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That Love is All There is
Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Chains - IV.025 - La Morte Non è il Peggiore dei Mali

IV.025


Meissa Sherton

Hogwarts, Highlands - mart. 18 gennaio 1972

    Annego... la bocca piena di alghe e sabbia...
    L’acqua salmastra e oscura mi serra le membra straziate, le vesti inzuppate mi tirano giù, annaspo, nel vano tentativo di tenermi a galla, di continuare a cercare, pregare, trovare. Il mare s’ingrossa, mi solleva di nuovo e mi ributta sugli scogli, porto le mani alla testa, per proteggermi dalle punte più aguzze dei massi affioranti. Poi un colpo secco, in mezzo alla schiena, un dolore così potente da perdere i sensi… e andare giù.
    Sempre più giù… sempre più giù… 

Mi svegliai di soprassalto, nel mio baldacchino, fradicia di sudore, la bocca atteggiata a un urlo che non si era ancora staccato dalla mia gola. Cercai di recuperare il fiato, sentivo un’oppressione insistente sul petto. Myrddin, acciambellato all’altezza delle mie ginocchia, si stiracchiò sulla coperta, fissandomi con i suoi occhi a mandorla, assonnati, eppure già pronto a strusciarsi addosso a me e a farmi coraggio.

    Di nuovo quel sogno… ancora una volta… sempre lo stesso…

Un sogno che non poteva essere solo ciò che sembrava. Ero sempre stanca, spossata, dopo. E carica d’angoscia, perché sapevo di dover trovare qualcosa, qualcosa d’importante, fondamentale, che aveva un valore vitale per me, ma quel turbinio di acque oscure m’impediva di vederlo e di trovarlo. E anche quando lo intravvedevo, qualcosa mi svegliava prima che capissi cosa fosse e lo afferrassi.
Non avevo avuto il coraggio di parlarne con Rigel, in quei giorni: mi aveva detto di tacere, di aspettare e, soprattutto, di non pensare. Era certo che nulla di quello che gli altri ci dicevano fosse reale, che fosse tutto un inganno e che noi dovevamo fare finta di crederci. Eppure, col passare dei giorni, mi sembrava che anche lui, come me, non fosse più così sicuro delle proprie idee.

    E di quell’anello che stringe sempre in tasca, che quasi venera, come fosse una divinità, l’unica ragione per cui valga la pena vivere o morire, illuso che io non veda…

Era cambiato tutto, non poteva essere diversamente. Era cambiato anche mio fratello...
Era successo quando, in un giorno di cui ormai non ricordavo neppure la data, l’indomani dell’apocalisse che ci era caduta addosso, il Daily Prophet aveva parlato della morte di Murchadh Mackendrick, il nostro Medimago e, in un’edizione speciale, la sera stessa, aveva annunciato che il Signore Oscuro aveva attaccato di nuovo la mia famiglia, dando alle fiamme anche il nostro maniero nelle campagne di Amesbury. Quando era venuto a parlarci, la sera stessa, Orion Black, il nostro padrino, era quanto mai scosso e provato, incapace di dire altro che delle stupide formalità. Assuefatta a quella sequela di orrori, non ero stata in grado di esprimere neanche il mio dolore o la mia confusione. Ero bloccata, attonita, irraggiungibile in un mondo che gli altri non potevano toccare, fatto di speranza e di paura, di ricordi felici e di angoscia per il domani.
Sapevo soltanto una cosa e a quella mi aggrappavo con tutte le forze, per non farmi travolgere e non impazzire: quell’inferno non poteva essere opera di Mirzam, non quello che era successo a Londra e ad Amesbury, non la sparizione della mia famiglia, non la loro presunta morte, tantomeno gli omicidi, questi sì certi, del nostro Decano, del nostro Guaritore e persino del padre di William e Janine Emerson. Mirzam non poteva esserne la causa ed io avrei testimoniato sempre la sua innocenza, davanti a tutti.
Benché tutti, ormai, gli puntassero
addosso l’indice accusatore.

    A partire da quello che un tempo era il mio migliore amico.
    A partire da Sirius Black.

***

Deidra Sherton

Amesbury, Wiltshire - dom. 16 gennaio 1972

[… Abbassai lo sguardo sul cortile innevato. Fu allora che la vidi: ai miei piedi, al centro del rettangolo chiuso dal porticato, si ergeva una figura immobile, simile a uno spettro, il viso in parte nascosto da un cappuccio. Era rivolto verso di me: pur da lontano, ne percepivo gli occhi, che mi fissavano animati da un fosco bagliore. Quando fece scivolare a terra mantello e copricapo, riconobbi Alshain, aveva ancora il pigiama addosso, i capelli scarmigliati e il volto tumefatto. Restava fermo lì, inespressivo, a guardarmi. Gli occhi vuoti di un morto. I ricordi, tutti i ricordi dell'ultima giornata, mi esplosero nella testa nitidi, inesorabili, efferati. Ebbi un capogiro, temetti di perdere i sensi, quando tornai a sporgermi per controllare, mio marito non c'era più. Tesi l'orecchio e il sangue mi diventò ghiaccio: i suoi passi rimbombavano lenti e pesanti mentre saliva le scale… ]

    Salazar... Che cosa ti hanno fatto, Alshain? E i bambini? Dove sono i nostri figli?

Rabbrividii, il cuore pulsava veloce, spaventato. La mia mente diceva che era lui, che le mie paure erano infondate, l'istinto invece mi urlava di scappare: non capivo come fosse possibile, date le sue condizioni, ma già solo osservandone gli occhi, ero certa che fosse responsabile di quanto accaduto al nostro Guaritore.

    E ora farà lo stesso a te... ammazzerà anche te...

Tentai di Smaterializzarmi, almeno nell'altra ala del maniero. Non ci riuscii.
Mi guardai intorno, individuai la cassapanca vicino all'ingresso, lanciai un fugace Nox, mentre mi ci acquattavo dietro, la bacchetta stretta in pugno, in attesa: appena fosse entrato, l'avrei colpito con un Petrificus e sarei scivolata fuori, alle sue spalle, mettendomi in salvo e chiedendo poi aiuto a qualcuno per ritrovare i bambini. Nell'istante stesso in cui mi nascosi, però, la porta fu strappata via dai cardini dal suo Reducto, andò a schiantarsi contro la parete di fronte e ricadde a terra, ridotta a un cumulo di schegge e polvere. Mi morsi la mano per non urlare, terrorizzata.

    È questa, dunque la verità.

Non c'erano più dubbi, i sospetti che turbavano Orion, Mackendrick e me, dalla sera precedente, trovavano una terribile conferma. Nessuno poteva più illudersi su cosa fosse successo a mio marito dopo lo scontro con Lord Voldemort, a Londra, su quali fossero ora le intenzioni e le condizioni di Alshain. Mi raggomitolai di più, concentrandomi perché l'incantesimo fosse potente a sufficienza, così che mio marito non mi trovasse, consapevole che fosse impazzito o sotto Imperius. E pregai... pregai che il Nox non mi permettesse di vederlo in volto.

    ... il suo amatissimo volto, ormai alterato dalla follia...

Non avevo paura di morire: da quando al capezzale di Mirzam, avevo offerto la mia vita pur di salvare la sua, non era della mia morte che avevo il terrore, temevo piuttosto di morire senza riuscire a proteggere i nostri figli, temevo quello che Alshain mi avrebbe fatto prima di uccidermi e, soprattutto, di scoprire che, folle, aveva infierito su Wezen e Adhara. Improvvisa, una mano gelida mi serrò il cuore, al pensiero di cosa sarebbe accaduto dopo, quando mio marito fosse tornato cosciente di se stesso e si fosse reso conto delle proprie azioni.

    “Sono sempre stato convinto che la morte non sia il peggiore dei mali, Deidra... ”

Lo ripeteva spesso Alshain, tutti quelli che lo conoscevano sapevano che ragionava così. Farglielo provare sulla pelle sarebbe stata la vittoria del Lord. L'uomo che infestava le pagine dei giornali con storie di morte e sangue aveva preso Alshain, ne aveva alterato la mente, rendendolo un fantoccio nelle proprie mani e gli aveva imposto di eliminarci, solo per godere della sua rovina, vederlo straziato dai propri demoni, piegato dal dolore e dal rimorso, una volta recuperata la ragione.

    Non puoi permettere che accada questo, Deidra! Devi reagire! Devi salvarlo da se stesso!

Feci un respiro fondo, dovevo tornare lucida, se volevo trovare una via d'uscita. Anche se il Signore Oscuro aveva violato la mente di mio marito, infatti, astuzia e prudenza in lui erano rimaste inalterate: un chiarore tremulo emerse lentamente dal corridoio, attraverso l'uscio ormai vuoto, a riprova che Alshain aveva prodotto un incantesimo per contrastare gli effetti del mio Nox, qualcosa che, seppur in maniera limitata, rendeva l'oscurità a tratti meno densa, una luce che si muoveva, angolata e ondivaga, in modo da stanarmi e, al tempo stesso, celare la sua posizione a me. Sebbene l’istinto mi dicesse di osare, di alzarmi e colpire in direzione della probabile sorgente, mi appiattii ancora di più e aspettai: non era possibile intuire con sicurezza dove si trovasse, pertanto, se fossi uscita, se avessi colpito e fallito il bersaglio, mi sarei esposta invano, facendo il suo gioco.

    “Pazienza Deidra... Sii sempre paziente e prudente... ”

Erano quelle le parole del vecchio Decano McFiggs, quando m’istruiva per affrontare la foresta di Herrengton e mi guidava per ottenere le mie Rune. Mi nascosi meglio che potessi in attesa dell'occasione di fare la sola mossa a mia disposizione, quella che il mio cuore si rifiutava di compiere: il raggio d'azione della luce era esiguo, Alshain non poteva esserne molto lontano, pertanto, quando il chiarore avesse raggiunto la parete, mio marito si sarebbe trovato oltre il centro della stanza... ed io sarei stata dietro di lui. Allora mi sarei alzata e l'avrei Schiantato.

    Lanciagli uno Stupeficium alle spalle, Deidra! È da vigliacchi, certo… ma salveresti te stessa e i bambini!

Sbirciai fuori dal mio nascondiglio, con circospezione, lento il chiarore era passato, mi aveva superato e stava per raggiungere la parete più lontana: anche se non c'era un riverbero a tradirlo, mio marito doveva essere nella stanza e trovarsi ormai lontano dall'uscio. Avevo una via di fuga.

    Alshain non concede mai una via di fuga ai nemici, Deidra. E oggi... il suo nemico sei tu!

Guardai verso lo stipite, ripercorrendo mentalmente i possibili ostacoli che avrei intercettato al buio prima di raggiungerlo, fu così che notai una strana “oscurità” addensata lì, più profonda del mio incantesimo: la fissai più e più volte, per assicurarmi che non fosse frutto della mia suggestione, finché compresi. Era una figura umana. Era Alshain. Era nascosto di là della soglia, in agguato. Stava usando solo una luce galleggiante, per farmi uscire allo scoperto e colpirmi... Il cuore mancò un battito, lacerato: la Magia Oscura e l'odio di Lord Voldemort erano dunque così potenti da cancellare in Alshain persino la memoria del nostro amore? Ero sola, ero rimasta sola a difendere i bambini? Strinsi i pugni fino ad affondare le unghie nella carne, il sangue che riprendeva a pompare veloce, sempre più, la gola arida, il sudore freddo che scorreva lungo la schiena, i sensi più vigili, efficaci, primordiali. Fissai la massa informe che si celava oltre lo stipite, abituai gli occhi fino a metterla a fuoco: forse era solo suggestione, la mia, ma, nonostante il buio, credevo di percepire i lenti movimenti della mano, impegnata, circospetta, in ampi cerchi fatti con le dita.

    «Deidra... vieni da me... ho bisogno di te... »

La voce proveniva sia da fuori sia dal centro della stanza, distorta da un incantesimo o dalla mia paura; serrai la bacchetta, decisa a gettare uno Stupeficium oltre lo stipite e fuggire, ma mentre puntavo il profilo fermo sull'arco della porta divelta, sentii il pianto di Adhara in lontananza.

    I bambini! Sono ancora qui! In casa! Salazar, fa che Adhara pianga solo perché ha fame!

Dovevo agire, non c'era più tempo: con la coda dell'occhio vidi la luce galleggiante raggiungere la parete opposta, ondeggiare, affievolirsi, mi sollevai lentamente, sicura di non essere visibile in quell'oscurità tornata piena, superai cauta la cassapanca, trattenendo il fiato. La voce pronunciò ancora il mio nome e la stessa richiesta d'aiuto, ero a un passo dallo stipite, concentravo energie per formulare un incantesimo che lo stordisse senza ferirlo gravemente, quando il pianto di Adhara si spense, improvviso com'era iniziato, e il mio bersaglio si dissolse a terra in un mucchio di stracci, come un fantoccio.
Atterrita, mi bloccai. La luce galleggiante, dietro di me, divenne abbagliante e, complice la mia paura, cancellò gli effetti del mio Nox, illuminando la stanza a giorno. Spinta dal pensiero dei bambini, superai d'un balzo i cenci a terra, fuggii nel corridoio, verso le scale, senza guardarmi indietro, saltando gli ostacoli che gli Stupeficium di Alshain, alle mie spalle, ponevano dinanzi a me. Infine incespicai e caddi, sul tappetto che aveva fatto arrotolare ai miei piedi. Mi fu subito addosso.
Gridai il suo nome, pregando che la mia voce risvegliasse la sua coscienza, ma la sua mente era lontana da me, irraggiungibile. Mi afferrò la caviglia e mi tirò indietro, persi la bacchetta, cercai di aggrapparmi al sostegno di un tavolo ma me lo rovesciai addosso e mollai la presa. Mi dibattei, mentre mi trascinava verso la nostra stanza, provai a ruotare sui fianchi per trovarmi di fronte a lui, ma mi colpì con uno Stupeficium che mi stordì. Dolorante e malconcia, finsi di essere svenuta, in attesa di recuperare energie sufficienti per un altro tentativo. Alshain si fermò infine presso lo stipite della porta divelta, lasciò la mia caviglia e si avvicinò: appena sentii le sue mani che mi sollevavano da terra, mi voltai, pronta a reagire. Il suo sguardo si accese di sorpresa e sconcerto nel trovarmi ancora cosciente. Nonostante mi avesse riconosciuta, però, nulla cambiò nei suoi intenti.

    «Salazar... come puoi farmi questo, Alshain?»

Non ottenni risposta. Rapidi, disperati, rabbiosi, pronunciammo i nostri incantesimi. Quasi all'unisono.

    «Stupeficium!»
    «Stupefic... »

***

Alshain Sherton
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

    «Hai ancora voglia di ridere, Sherton?» 

La voce di Bellatrix Lestrange mi sussurrò cantilenante all'orecchio, un istante dopo una secchiata d'acqua gelida m'infradiciò fino al midollo.
Dovevo essere svenuto, dopo il nostro ultimo “scambio di opinioni”: vedermi sogghignare, mentre parlavano del Lord, aveva dato la scusa a Rodolphus per “ridere” a lungo, con me. Con l'occhio che riuscivo ancora, a malapena, a socchiudere, l'avevo studiato: odio vero, motivato, il suo, non la pazzia del padre, né l'esaltata fissazione per Milord della moglie. Odio che sgorgava dalle viscere, nato per riversarsi su un obiettivo preciso, obiettivo che neanche ero io, per questo non provava una vera soddisfazione, nel massacrarmi. Non sapevo come Mirzam avesse suscitato tutto quell'odio nel suo “ex miglior amico”, ma se quella belva assassina fosse piombata su di loro, per Sile e per mio figlio non ci sarebbe stato scampo, neppure con tutte le diavolerie inventate da Fear per proteggerli.

    Rodolphus Lestrange brama il vostro sangue con fin troppo ardore, figlio mio, devo fare tutto ciò che è in mio potere per impedirgli di trovarvi.

Tossii. Erano già scesi due volte a gettarmi addosso acqua gelida, in apparenza per sfregio, ma stavolta... c'era più acqua, molta di più, troppa di più. Forse quel folle di Riddle aveva deciso di farmi morire annegato… o forse non era folle per niente, forse Emerson gli aveva detto tutto e portarmi a un passo dalla morte serviva solo a fargli capire se fosse Wezen l’erede di Hifrig. Annaspai, cercai di spostarmi, di proteggermi il volto, ma Lestrange mi fu addosso come una fiera, mi premette a terra con tutto il suo peso, impedendomi di muovermi, di contorcermi. Di respirare. Tentai di girare la testa, ma anche Bellatrix si affrettò a tenermi fermo, sotto l'acqua che cadeva incessante.

    «Basta! Basta! Finirete con l'ucciderlo così... »
    «Quante volte devo dirti di tacere, Pucey?»
    «Ti avverto, Lestrange... andrò di sopra e dirò a Milord che cosa state facendo!»
    «Vai! Fallo! Così sarai il prossimo a morire!»

Mentre i passi nervosi di Pucey si allontanavano, Rodolphus mi ferì al fianco con una Fattura ustionante, io lottai per non gridare, Bellatrix scoppiò a ridere.
Bloccato a terra, finii col bere e respirare acqua salata... Per alcuni infiniti istanti credetti che fosse finita, che stessi morendo soffocato... poi riuscii a tossire... recuperai un poco di fiato, sputai... non so come, ma riuscii a resistere allo stordimento, a riemergere dal nulla che stava per afferrarmi... Il tempo necessario a tornare pienamente cosciente e capace di respirare e tutto ricominciò dall’inizio.

    Il turno di Bellatrix...

La maledetta Strega mi Cruciò di nuovo. E poi ancora...

    E ancora...
    E ancora...

*

Inerme, la febbre mi bruciava le membra, avevo la gola arida e la testa confusa. Bellatrix rideva, l'udito la percepiva lontana, ma doveva essere vicino a me, sentivo, vivido, l'intenso profumo di pelle di Drago dei suoi stivali. La morsa di Rodolphus, rapida e dolorosa, si serrò attorno al mio polso, lo sollevò, prese entrambe le mie mani tra le sue. Uscii dalla semi incoscienza in cui ero ancora mezzo sprofondato quando un dolore stordente s'infilò nel mio cervello e il suono secco delle mie dita spezzate, una a una, pervase quel luogo. Continuò a lungo, Rodolphus Lestrange, lento e inesorabile; amava la tortura, il vecchio amico di mio figlio: neanche questo nuovo gioco, però, gli dava la gratificazione che cercava. Meticoloso, devastava le mie ossa e mi fissava ghignando, eppure il suo sorriso era fermo sulle labbra, non saliva mai agli occhi. Non capivo che cosa gli fosse successo, cosa l'avesse reso così, forse la vita con il Signore Oscuro era tollerabile solo quando si annegava nel nulla quel minimo di raziocinio e umanità che alberga anche nelle anime più crudeli.

    Anche per questo è preferibile la morte a una vita passata a farti da servo, Riddle...

Ne sostenni lo sguardo, trattenendo le urla, chiudendo il mio cuore e la mia mente, cercando di non dargli alcun genere di soddisfazione. Per completare il “lavoro”, Lestrange schiacciò i miei palmi sotto gli stivali, nella melma, ripetutamente: sopportai lo strazio dando fondo alle poche forze che mi restavano, finché la Magia con cui cercavo di oppormi e proteggermi non fu più sufficiente, il dolore dilagò incontrastato nel mio cervello e, sfinito dallo sforzo e dal tormento, svenni di nuovo.

*

La testa mi girava: avevo gli occhi chiusi e una sensazione di vertigine, come se ruotassi su me stesso, di continuo.

    Sono stati i colpi di Rodolphus o le Cruciatus di sua moglie? O l'acqua del mare? Forse vi hanno disciolto una pozione stordente...

Probabilmente era solo l'effetto della febbre: doveva essere alta, mi sentivo scuotere dai brividi. Ed ero debole. Troppo. Tremavo dal freddo, avevo anche pochissime vesti, ormai, addosso, e tutte fradice d'acqua... sentivo la ruvidezza grezza della pietra, intrisa dell'odore di alghe putrefatte, sotto di me, a irritare la pelle lacerata del mio torace: ero sdraiato su quella che sembrava la superficie viscida e frastagliata di uno scoglio, il salmastro del mare si mischiava al tanfo ferroso, nauseante, del mio sangue raggrumato sulla faccia.

    Sii forte… Dai tempo a Deidra di denunciarli! Porterà Moody da te, dai nostri figli...
    Resisti... Sei ancora vivo e non hai detto una sola parola... continua così…
    Devi fare solo questo... devi fare solo questo...
    Resistere!

*

    «CRUCIO!»

Serrai le labbra e strinsi i denti, imponendomi di non urlare. Provai ad aprire gli occhi, ma erano sigillati sotto una crosta di sangue secco; colto alla sprovvista, mi avevano quasi strappato un grido dal petto: mi sarei maledetto da solo se quei due dannati bastardi ci fossero riusciti! Affondai le unghie nei palmi, con difficoltà, e mi concentrai, ricominciai dalla prima e presi di nuovo a ripetere tutti i nomi delle nostre Rune, per fissare la mente e per impregnarmi della loro Magia. Mi era estremamente difficile riuscirci, forse perché ero troppo debole ormai: per la prima volta nella mia vita, nel momento in cui, disarmato della mia bacchetta, avevo più bisogno di fare ricorso alla Magia delle mie Terre, a un diversivo, a un’alternativa, sembrava che il potere offensivo delle Rune mi sfuggisse, offuscato da qualcosa.

    «Per l'ultima volta, Sherton... parla! Dov'è tuo figlio?»
    «Perdi tempo, Pucey, la feccia amica dei Babbani non parla mai con le buone! CRUCIO!»

Il secondo colpo mi fece piegare le ginocchia, scivolai a terra, non mi ero neanche accorto che mi avevano tirato di nuovo in piedi. L'aria faticava a entrarmi nel corpo, le membra tremavano, ridotte a un groviglio di dolore e debolezza. Borbottai un insulto in gaelico senza neanche riconoscere chi avessi di fronte. Si arrabbiarono ancora di più, ripresero a colpirmi ed io, folle e spavaldo, ghignai. Mi fecero sputare altro sangue, per quell'insulto. Ed io ghignai ancora di più.

    Sii forte... Il mondo attorno a te ha di nuovo un sopra e un sotto… e la tua testa ha smesso di girare…
    Resisti... per tutto ciò che di sacro c'è nella tua vita... Resisti!

*

    «CRUCIO!»

La voce di Bellatrix tradiva rabbia ed esasperazione, ormai: torturare un uomo era estenuante e lei aveva di fronte qualcuno spinto a non cedere da tutti i più sacri motivi del mondo. Avevo i miei cari che mi guidavano, che mi sostenevano, mi aggrappavo ai volti dei miei figli, all'amore di Deidra, all'amicizia di Orion. E alla forza delle mie convinzioni, alla voce di mia madre, al senso di rivalsa che mi opponeva ancora a mio padre. Dalle mie labbra spaccate gorgogliò una timida risata che nonostante la sofferenza e lo sfinimento, riuscì a farsi via via più alta e sicura... ridevo, di loro, dei loro dubbi, della loro incertezza, della loro impazienza. Perché io ero lì, massacrato e debole, indifeso e confuso, certo, ma sempre indomito, con tutte le mie convinzioni intatte. La Strega attaccò di nuovo, con più rabbia, io continuai a ridere, finché il pugno di Lestrange, allo stomaco, mi mozzò il respiro... Fu il primo di una nuova, devastante serie: quando sentii le costole spezzarsi sotto quei colpi, persi il conto. Crollai a terra, presi altri calci, boccheggiai, tremante di freddo e di dolore, il sangue rigurgitato m’impastò la bocca e disegnò rune purpuree sulla mia pelle. Cercai di nuovo di reagire con la mia Magia, di fargli a mia volta del male, per farlo smettere e potermi riprendere ma, di nuovo, le Rune non risposero alla mia volontà, sostenendomi solo nel debole tentativo di assorbire e dissipare i colpi più violenti. Non capivo che cosa mi stesse succedendo, non poteva trattarsi solo delle mie condizioni fisiche, altrimenti non sarei neanche riuscito a contenere i danni di tutte quelle ore di violenza.

    C’è qualcosa di strano intorno a me… in questo luogo… qualcosa che…

    «Hai ancora voglia di ridere, bastardo?»

Digrignai i denti rossi di sangue, facendo ricorso a quel poco di forza e di volontà che mi restava per potergli ridere in faccia.

    «Di tuo... padre... e delle... pedine come... te... Lestrange? Sì... sì... mille... volte... sì... di tutti... voi... io... riderò... sempre! Sempre!»
    «E allora... ridi!»

Rodolphus mi prese per i capelli e mi sferrò un ultimo pugno, dietro l'orecchio: all'improvviso tutto diventò notte, tutto si fece silenzio.

    Attorno a me. Dentro di me.

Li cercai, li chiamai, ma i volti e i nomi dei miei cari di colpo si fecero sfocati, inafferrabili, irraggiungibili... lontani, fino a sparire. Anche le loro voci, anche i suoni già deboli delle mie Rune ammutolirono. Il cuore accelerò, sotto il morso improvviso, furioso, della paura: mi sentivo cadere in un baratro senza fondo, silenzioso e oscuro. Annaspai, cercando un appiglio cui aggrapparmi per poi risalire. Provai a gridare mentre cadevo. Aprii le labbra per urlare. Non uscì suono, non avevo più una voce, né una bocca, né un corpo.

    Non c'è più… niente...
    Io… non sono più... niente...

***

Lord Voldemort
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

    Se Sherton morisse ora… e l’erede fosse Mirzam... avrei perduto le Terre...
    Dannati Lestrange!


Avevo infinite domande da fare al mio prigioniero, non solo sulla Confraternita o dove fossero Mirzam e quella maledetta Fiamma di Habarcat. C'erano vecchie questioni tra noi, che andavano chiarite da quasi trent'anni, non ultimo che cosa diavolo fosse successo quella mattina, nella casa di Essex Street, a Londra, quando la mia Magia, d'un tratto, si era come rivoltata contro di me, quasi fosse passata sotto il momentaneo controllo di Sherton. Non potevo ignorare una realtà così inquietante. E al tempo stesso così intrigante, se solo ne avessi compreso il funzionamento. L’unica cosa di cui fossi quasi certo era che la spiegazione doveva trovarsi non nella Magia delle Terre ma nel nostro comune legame con Salazar Slytherin.

    Devo ancora sapere... tanto... troppo... devo ancora impossessarmi della Magia e dei segreti racchiusi nell’anello di Salazar...
    Un cimelio che sarebbe anche un contenitore perfetto per una porzione della mia anima...

Abraxas Malfoy mi aveva invitato a sollevare una tenda e a scendere lungo la galleria che portava alla grotta tra gli scogli (4). Restava solo questo, una tenda e una galleria a separarmi dalla soluzione di tutti i miei dubbi. Sherton era in mio potere, non poteva più sfuggirmi o sottrarsi, né intralciare in alcun modo la mia ascesa. Avevo vinto. Si trattava solo di farglielo riconoscere: sarei stato magnanimo, gli avrei concesso di scegliere come piegarsi a me, collaborando o distruggendosi… poi avrei teso la mano e avrei preso tutto ciò che Salazar aveva consegnato agli Sherton secoli prima perché lo custodissero per me. Il suo unico, vero, erede.

    ... e invece... sta andando tutto storto…

L'avevamo trovato incosciente, più morto che vivo. All'inizio ero rimasto incredulo, poi il sangue mi era andato al cervello, avevo convocato Pucey, l'unico ancora nel Cornwell, tra quanti avevano il compito di sorvegliare Sherton, avevo appena spedito i Lestrange a Londra a occuparsi di Orion Black. Ero furibondo con loro, deciso a punirli, persino se Sherton si fosse salvato. Eppure, in quel momento, anche la gratificazione legata ai pensieri vendicativi, passava in secondo ordine, dietro al profondo senso di scoramento, incredulità e delusione.

    Ammazzarlo spettava a me! Solo a me! Una soddisfazione attesa da anni, che mi sarei goduto con comodo, una volta preso tutto il resto!
    Una volta che l’avessi umiliato in ogni modo…


Avevo ordinato ad Abraxas di avvicinarsi, io ero rimasto in disparte a rimuginare su come il mio piano perfetto fosse stato rovinato, ancora una volta, dalla “stupidità” dei miei seguaci. Malfoy, l'uomo che aveva il ghiaccio al posto del sangue e mai si scomponeva, appariva a sua volta sconvolto: aveva messo una mano sul polso del cugino, cercandone il battito, invano, aveva fatto no con la testa ed io avevo stretto i pugni, cercando di soffocare l'ira; esitante, aveva poi estratto il pugnale, aveva posto la lama sotto il naso di Sherton, aveva atteso, infine, quando ormai stavo per perdere la speranza e la pazienza, mi aveva fatto un timido cenno di assenso.

    «Ve l'avevo detto, ero sicuro che fosse ancora vivo, anche se a prima vista... »
    «TACI, CANE! NON ERA QUESTO CIÒ CHE VI AVEVO ORDINATO DI FARE!»

Fulminai Pucey con lo sguardo, trattenendomi a stento da lanciargli contro una Cruciatus.

    «Nessuno, mai, vi ha dato il compito, tanto meno il permesso, DI PRENDERVI Ciò CHE è MIO!»
    «Mio Signore… I Lestrange... sono loro che... sono stati loro a... »
    «E TU ERI CON LORO! Ho dato a tutti e tre pari responsabilità nel controllare il mio prigioniero... »
    «Mio Signore... siete voi che mi avete mandato... »

Lo afferrai per un braccio, spazientito e violento, lo trascinai accanto a Sherton, lo gettai a terra e gli imposi di guardarlo.

    «È stato torturato per ore! TU SAPEVI E NON SEI INTERVENUTO! Ora... Prega che quest'uomo non muoia prima che io gli abbia parlato, Pucey, altrimenti tu, al pari degli altri, ne pagherai… DOLOROSAMENTE… le conseguenze! E ora… SPARISCI DALLA MIA VISTA!»

Non mi curai oltre di Pucey, un lurido ratto che aveva riguadagnato l'uscita a tutta velocità, incespicando sui propri piedi, pallido come un morto; mi voltai verso Malfoy, sperando di ricevere buone notizie: il Mago negò con la testa.

    «Mio Signore, non ho ancora finito di verificare ma... ho già visto una brutta lesione alla nuca... ho esperienza di ferite simili e... spesso provocano danni irreversibili al cervello... »
    «Maledizione!»
    «Mio Signore... se posso esprimermi… dovreste provvedere in qualche modo... Lestrange... è... è... solo un animale!»
    «Basta così, Abraxas... Lestrange è stato... ampiamente... provocato... »
    «Mente, mio Signore... Sherton non ha mai... »
    «Basta così, ho detto! Penserò dopo... ai Lestrange… Ora… fai tutto ciò che puoi per… migliorare le sue condizioni… »

Abraxas annuì, poco convinto, io Materializzai un tavolaccio su cui feci levitare il prigioniero, perché Malfoy lavorasse più comodamente. Accesi dei falò, sperando che il calore migliorasse la situazione. Mi avvicinai alle fiamme e le ammirai, turbato. Vagai con il pensiero, mentre aspettavo.

    Lestrange è stato ampiamente provocato...

Mi aveva incuriosito l'atteggiamento di Rodolphus, quando avevo convocato lui e sua moglie per spedirli da Orion Black: c'era il solito entusiasmo in lei e una strana, cupa ritrosia in lui, ora potevo spiegarla anche con la paura per la mia vendetta, quando avessi scoperto cosa avevano appena fatto a Sherton ma... Lestrange si comportava in modo strano fin dal suo ritorno da Essex Street: era stato l'ultimo a rientrare da Londra, perciò, prima di lasciarlo andare, gli avevo voluto parlare in privato, per avere il resoconto delle sue ultime mosse e ricostruire insieme alcuni dettagli della fuga di Deidra Sherton che ancora non comprendevo. Rodolphus mi aveva raccontato di come la casa fosse esplosa e di come lui avesse lanciato il mio segno sui cieli della città. Era turbato. Profondamente turbato. Serrava i pugni nelle tasche, gli chiesi di mostrarmi che cosa tenesse con tanta disperazione. Mi aveva fissato addosso occhi vuoti, annunciandomi la morte di suo padre: mi aveva mostrato la bacchetta del nostro prigioniero e aveva detto che Roland era stato ucciso con quella, che era stato Sherton a farlo. Il suo sguardo era cambiato quando mi aveva consegnato il legno, spiegandomi in che modo intendesse sfruttare la situazione, favorendo i miei progetti e traendo un beneficio per il suo casato, quando l'avesse usato per ricattare il Mago del Nord: avrebbe costretto Sherton a dargli la figlia in sposa, per suo fratello. Avevo annuito. L'avevo rassicurato e consolato. L'avevo elogiato. Gli avevo promesso che Sherton avrebbe pagato per quanto aveva sottratto a lui e a Rabastan. In cuor mio, però, non avevo alcuna intenzione di fare quanto mi suggeriva Lestrange. Avevo ben altri programmi su Alshain Sherton e, soprattutto, sui suoi figli. Con un sorriso incoraggiante, carico di promesse, l'avevo lasciato andare. Avevo già capito tutto: era stato il figlio a uccidere suo padre.

    Ha osato mentirmi, guardandomi dritto negli occhi...
    Rodolphus Lestrange ha ucciso suo padre... poi ha cercato… di ingannare... ME...

***

Alshain Sherton
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

Non ero ancora del tutto cosciente, anzi, non ero neppure certo di essere ancora vivo, iniziai ad averne il sospetto solo perché percepivo di nuovo la testa, soprattutto il dolore concentrato lì, e il senso di vertigine e nausea che mi tormentava. Galleggiavo inerte nel mio mare fatto solo di sofferenza e confusione, e da lì, da quel nulla liquido, ci misi un po' a sentire le voci: non le riconobbi subito, ovattate e distorte com'erano, tanto meno riuscii a comprendere il significato delle parole. Probabilmente erano solo l’indizio che stessi per svenire di nuovo e forse, stavolta, mi sarei perso per sempre in quel mare gelatinoso da cui avevo già rischiato di non riemergere più. All'improvviso, però, tornai consapevole anche del mio corpo, per un dolore intenso al costato; addirittura, pur privo di forze, tentai di reagire, quando una mano molle e gelida iniziò a tastarmi la testa e la faccia, scese sul torace e il ventre e parve voler proseguire… fin “troppo”, per i miei gusti. Fu quel contatto sgradevole a riportarmi alla vita e alla consapevolezza.

    Malfoy…

Le labbra non avevano la capacità di modulare quel nome, ma riecheggiò improvviso, a lungo, nella mia testa. Non lo vedevo, ancora, ma lo riconoscevo… ci riuscivo da sempre, distinguevo quell’individuo tra mille: esisteva, infatti, in tutto il Mondo Magico, un solo fottuto coglione vanesio capace di tuffarsi in una vasca piena di profumo pregiato prima di andare ad ammazzare gente.

    E quel fottuto coglione… sei tu, mio “amato”, viscido, cugino…

Afferrai un lembo di toga che mi sfiorava la gamba sinistra e tentai, con dolore, di sollevarmi; la mano di Abraxas mi costrinse a ridistendermi su una superficie rigida, forse un tavolaccio di legno, su cui era stato sistemato un tessuto ruvido ma asciutto. Sospirai a fondo per recuperare il fiato, reso corto da quel piccolo movimento, che mi causava dolori terribili al petto. A poco a poco recuperai coscienza di molti altri dettagli: mi avevano spogliato dei pochi cenci fradici che mi erano rimasti, avevo sentito più o meno distintamente tre voci che ora si erano ridotte a due e subivo il fastidio intollerabile di quella mano morta che mi tastava ovunque. Riprovai a sollevarmi, senza riuscirci.

    «A quanto pare, Malfoy, non ci siamo liberati di lui, neanche stavolta… Sherton si sta dimostrando il solito infingardo mentitore... »

    Riddle? Anche lui è qui? Lui... in carne e ossa... qui? Il maledetto… è vivo… e si è già ripreso...

    «Evidentemente, nonostante tutto, le Rune sono state abbastanza potenti da evitargli il peggio... non ho mai visto uno scempio simile... Ha cinque costole rotte, le mani martoriate... e quella lesione alla testa che non so come non abbia... Un trattamento... babbano, mio Signore... possiamo concludere che il figlio è pazzo quanto il padre… »

    Denigri davanti al tuo Signore il figlio del tuo storico compagno di scorribande?
    Salazar... non perdi occasione per essere il solito dannato ipocrita manipolatore, Malfoy…

    «Puoi forse biasimarlo? Non avrà voluto sprecare la propria Magia con questo... che cosa sei Sherton? Un lurido Babbanofilo? O un semplice mentecatto? Nonostante tutto, vorrei che lo curassi, Abraxas: non deve morire prima di avermi detto tutto ciò che sa; inoltre... è da tanto che vorrei dargli di persona una bella lezione... ma... non così... con un miserabile invalido che non riesce neanche a reagire... come potrei divertirmi?»

Stavo per rispondergli con una sonora insolenza, ricordandogli come io, l'amico dei Babbani, l'invalido, il mentecatto, avessi messo in difficoltà lui, il grande Lord Oscuro, davanti ai suoi scagnozzi, a Essex Street, ma i bambini erano ancora in mano a Malfoy, quindi ebbi il buon senso di tacere e non commettere nuove imprudenze. Soprattutto in quel momento, in cui, forse per l’esagerato sforzo sostenuto a Londra, proprio contro Riddle, la Magia delle Rune non voleva saperne di agire come desideravo.
Dal poco che intravvedevo attraverso le palpebre peste, Abraxas annuì, serio, mentre il Lord si avvicinò curioso alle sue spalle, per controllare il suo lavorio rapido e preciso.

    Se solo avessi conservato un po’ di forze! Se solo la mia Magia fosse la stessa di sempre… Avrei potuto colpire... ora che nessuno dei due se l'aspetta... dannazione!

Sospirai. Avevo sprecato troppo di me per resistere ai Lestrange, dovevo stare calmo, recuperare le forze e la concentrazione, altrimenti non sarei mai riuscito a creare qualcosa di decente per combatterli… o almeno per resistere alle diavolerie che Riddle aveva di certo ideato per me. Malfoy, ignaro dei miei propositi, puntò la bacchetta su vari punti del mio costato, provocandomi un dolore intenso, seguito da un calore bruciante, poi usò un unguento viscido e odoroso, freddo sulla pelle, lo spalmò e di nuovo un calore penetrante sì irradiò là dove prima c'era solo tormento. Poco alla volta il dolore al torace si spense, ma la testa rimase intorpidita e vuota. Le Rune silenziose.

    Forse devo solo attendere... forse, ora che il dolore si è placato, sarò di nuovo capace di…sentirle...

    «Riesci a curare facilmente queste ferite “babbane”… ma se ti chiedessi... di sistemare le lesioni in un modo... a noi più... propizio?»
    «Mio Signore... non fraintendetemi… si può fare tutto… ma temo non servirebbe a molto: secondo mio padre, i Maghi del Nord sono capaci di resistere al dolore fisico fino a morirne, senza dare prima segni di cedimento... se... come dire... “accettano” di provarlo... »
    «Abraxas, per favore... Sono stanco delle favolette sui portentosi Maghi del Nord! Io li ho visti, sono fatti di carne e sangue, come tutti! Anzi... Quella vecchia cariatide del Decano mi è addirittura morto davanti... “guaendo”... sì, direi proprio guaendo… come un bastardo qualsiasi!»

Strinsi i pugni, sentendo parlare in quel modo di Reginald McFiggs, il venerabile Decano della Confraternita, uomo cui ero legato da lontani vincoli di parentela e, soprattutto, da profonda stima e affetto. Il Lord dovette notare il mio ennesimo vano tentativo di reazione, si chinò su di me, ghignando, mi fissò e sembrò leggermi dentro.

    «Dovevi esserci, Sherton... come mi pregava, il maiale... com’era pronto a venderti a me, pur di salvarsi la vita... »
    «Menzogne! Tu non sei... degno di... baciare nean... che la terra su... cui camminano... uomini... simili!»
    «I tuoi uomini, già... tutti così fedeli... come il tuo amico Emerson... o così morti… come il tuo vecchio Decano... E tu? Tu cosa sei, Sherton? Un morto che cammina o un verme che supplica e striscia? Mi pregherai anche tu di smetterla? Ti vedrei bene, sai... a pregare… a strisciare… a venderti… tu, da sempre così pieno di ottusa ostinazione e stupido orgoglio... Avanti, sveliamo l'arcano... vediamo chi abbiamo di fronte… Abraxas, dammi prova delle tue nobili arti… “curative”… ahahahahah... Ti prometto una “rossa” distrazione, come ricompensa, se lo farai gemere e frignare come una femmina!»

Riuscii a sputargli addosso un’inutile maledizione e a scalciarlo, suscitando le sue risate, poi le mie ossa iniziarono a scricchiolarmi dentro il petto e mi pervase un dolore allucinante: Malfoy, apparentemente immune e sordo agli sproloqui e alle promesse del suo padrone, stava di nuovo applicando la bacchetta nel punto in cui Lestrange si era accanito con i colpi più violenti, ma stavolta non lo faceva per curare la frattura, no, la stava rendendo più dolorosa, spingeva l’osso a premermi contro la carne, dall'interno, lo piegava dentro il mio torace per farlo esplodere fuori, per lacerare, dilaniare, macellare. Strinsi i denti così forte, per resistere a quel tormento, che temetti di spezzarmeli tutti.

    Non devi emettere un gemito, Alshain.
    Non di fronte a lui... mai di fronte a lui... mai di fronte al mezzosangue!
    Salazar, rendimi piena la mia forza! Fammi resistere… Deidra tra poco arriverà e ci salverà...

Il dito del Lord si abbassò sulla mia pelle, senza premere, né toccare, l'altra mano scivolò leggera sulla mia faccia, ripulendomi con un incantesimo del sangue rappreso e scansandomi i capelli bagnati e sudati dagli occhi, così che lo vedessi bene in viso, che ammirassi il suo sguardo beffardo. Gli avrei volentieri sputato in faccia, di nuovo, ma ormai boccheggiavo, senza fiato.

    «Grida, Sherton! Avanti! Fallo per me! Fai qualcosa per me ed io... io concederò a te e ai tuoi figli un'altra ora di vita… in mia compagnia! Voglio essere buono... con te... »
    «Va... i... al... l'in... ferno... Mezz... o... san... gue... »
    «Solo “Mezzosangue”? So che puoi fare di meglio, Sherton! E anche tu, Malfoy... mettici più impegno, vediamo chi... cede per primo… tra voi due... »

La tortura di Malfoy, sempre preso e silenzioso, si fece più intensa, sentii le ossa piegarsi ancora, deformarsi ancora, la pressione sul polmone si sommò al dolore infernale, il respiro divenne più difficoltoso. Richiamai le poche forze che mi restavano, stringendo i denti per non urlare. Sicuro che stavolta sarei impazzito.

    «Sei consapevole di aver meritato tutto questo, Sherton? Hai permesso alla tua arroganza di annebbiarti la ragione... Non hai mantenuto le promesse, amico mio… non sei stato riconoscente… Eppure io ho aiutato te, tuo figlio... »

Parlava e nella mia testa vidi mio figlio, infermo, quando tutti sostenevano che non avrebbe più camminato... ricordai la disperazione di Donovan Kelly, quando gli avevano detto che in pochi giorni Sile sarebbe morta... ricordai me stesso, nella grotta di Herrengton, a pregare perché Mirzam, bambino, riaprisse gli occhi, dopo l'aggressione dei finti Babbani. Lottai contro quelle immagini, erano una via diretta per entrarmi nell'anima. Il Lord ora parlava la lingua dei serpenti e le sue labbra non si muovevano più, la sua voce era solo nella mia testa, mi stava scavando dentro, cercando di abbattere le mie resistenze, di forzare il mio autocontrollo, approfittando del dolore fisico per penetrare nei miei ricordi, com’era già accaduto a Londra, quando il timore per le sorti di Deidra e dei bambini mi aveva fatto abbassare la guardia, avevo perso il contatto con le Rune e gli avevo consentito di dilagare.

    È successo qualcosa alla mia Magia, in quel momento? O si è semplicemente esaurita quando ho tentato di ammazzare questo bastardo?

Dovevo chiudere la mente, sbatterlo fuori dai miei pensieri, ma il dolore provocato da Malfoy e la potenza del Legilimens di Riddle erano un carico difficile da sostenere. Dovevo distrarlo in qualche modo o non avrei opposto resistenza ancora a lungo. E a quel punto tutto sarebbe finito.

    «Fot…t… i… ti… »
    «No... non è molto gentile, questo linguaggio, da parte tua... d'altra parte... Quando ti raccomandi a Salazar, come stai facendo adesso… non stai tradendo solo me, ma vieni meno ai giuramenti che tu e i tuoi antenati avete fatto a lui… Lo sai che tutto questo è la punizione per aver mancato di rispetto a lui prima che a me?»
    «Tu... non... sei... Sal… zar! Sei... so... lo... Rid… le… un mezz... sangue… un... Mago a... me… tà… l’abo…minio... stes… so… agli occhi… di... Salazar... »

Voleva i miei pensieri ed io glieli diedi, gli riversai addosso altri miei ricordi, ricordi che ero certo non gli piacessero: il momento in cui mi aveva puntato la bacchetta addosso, quella mattina, finendo accerchiato dalle fiamme che voleva scatenarmi contro; un ricordo lontano, dei tempi di Hogwarts, che non mi apparteneva, ma che un “amico”, Alphard Black, aveva condiviso con me, il futuro, pomposo, prefetto leccapiedi, ancora privo della sua cerchia di sgherri, deriso da sua sorella, la spocchiosa Walburga Black, e dalle sue amiche, per il suo cognome tutt'altro che magico, indegno dei sotterranei di Salazar. E ancora, il momento in cui aveva indossato il falso anello davanti ai suoi scagnozzi, illuso che fosse quello vero, e non aveva ottenuto alcun risultato. Rividi lo stesso gelo rabbioso nei suoi occhi purpurei, lo stesso con cui mi aveva fissato mentre mi prendeva a schiaffi a casa di Lestrange, pochi mesi prima. Ghignai, soddisfatto, quando lo vidi alzare la mano contro di me.

    Avanti fallo, idiota! Non hai capito che è così che ci ha difeso Salazar l'uno dall'altro? Il legame che esiste a causa sua, tra noi, c’impedisce di creare Magia uno ai danni dell’altro, senza che ci si ritorca contro... Avanti, fallo! È ciò che voglio! Vederti bruciare per mano tua... e magari da questo tuo errore le mie Rune riprenderanno vigore…

    «Mio Signore, no! Non cadete nella provocazione! Salazar, vi supplico… NO! CRUCIO!»

Avevo resistito al dolore e al Legilimens, avevo mantenuto la mente fissa su quei pensieri, fino a far perdere a Riddle la pazienza e la concentrazione necessaria a piegarmi: Malfoy si era intromesso, certo, aveva trasformato la tortura precedente in una Cruciatus, più dolorosa e devastante per il mio corpo ormai martoriato, ma non gridai. Se avessi avuto fiato, gli avrei addirittura riso in faccia. Ero riuscito a distrarre Riddle proprio quando ero ormai giunto al limite, incapace di contenerlo ancora al livello più superficiale dei miei pensieri. Adesso mi sentivo vuoto, senza più la sua mente a frugare nella mia. Puntai i miei occhi nei suoi, avevano perso la fissità ipnotica di qualche istante prima: erano un lago di oscurità, un vuoto fatto di odio e desiderio di vendetta.

    «Cos’è? Ti fai… parare... il culo… da questo… bellimbusto... Mezz… san... gue? Dov’è… la tua… Ma... gia? Hai paura... di... usarla... su di… me?»
    «Ti credi scaltro, ma ti sono rimaste solo l’arroganza, l’orgoglio e la vanità... non hai nient’altro... Sei prossimo alla tomba, ormai... E non sarai solo in quella tomba… lo vedo nei tuoi occhi... avrei dovuto strapparteli anni fa… ti avrei liberato dal tuo stesso cancro... salvandoti dalla tua rovina!»

Avvicinò la mano, mi dovetti mordere la lingua per non insultarlo ancora. Eppure mi percorse anche un brivido, sentendogli dire, solo nella mia mente, che non mi restava altro e, peggio ancora, quel suo riferirsi al fatto che “non sarei stato solo in una tomba”... non capivo fin dove si sarebbe spinto.

    Non può fare del male alla mia famiglia e illudersi di ottenere poi ciò che più desidera… No, non può toccare i bambini... senza sapere…

Un ghigno trionfante gli si dipinse in faccia, leggendo il mio tacito timore e la mia incertezza, la mano però si ritrasse, appena le sue dita mi sfiorarono le palpebre.

    «Andiamo, Abraxas… Lasciamo questo... sciocco... così... a godersi la sensazione del suo corpo che divora se stesso... lasciamolo solo, al buio, al freddo, con questo dolore persistente, implacabile ma non... mortale. Diamogli il tempo di capire cosa gli fa più paura… chinare la testa... o impazzire... »

***

Lord Voldemort
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972


    “Accettare il dolore, per resistergli”
    Buffonate! Stai solo cercando di prendere tempo per tua moglie, pensi che lei possa trovarvi, tirarvi fuori di qui...
    ILLUSO!
    Io… ho solo iniziato con te… resistimi quanto vuoi, sarò felice di farti sempre più male… sempre di più...
    Voglio piegarti, sì… voglio... spezzarti…
    Ti priverò di lei, della speranza... e di loro, del tuo futuro... Vediamo poi, senza più i tuoi cari a motivarti… quanto senso avrà ancora, per te… resistere!

Nella foresteria, in piedi davanti al falò, riflettevo su quanto era accaduto: stando alle confessioni di Emerson, nel luogo in cui ci trovavamo, Sherton poteva ricorrere alla Magia delle Rune solo per difendersi e contenere i danni, non poteva in alcun modo servirsene per nuocerci... per questo, nonostante le sue condizioni, non era morto né era rimasto troppo “danneggiato” dai colpi di Lestrange, anzi, era persino riuscito a opporsi al mio Legilimens.

    Ma non puoi usare in eterno i tuoi dannati trucchi contro di me... resisti pure... sarà solo l’estremo rantolo di un uomo ormai finito...

In quelle lunghe giornate, dalla battaglia di Herrengton all'assalto di Essex Street, avevo pensato di abbandonare la questione della Confraternita, andando avanti per la mia strada: era sempre stata mia intenzione tenere in vita Sherton solo finché non avessi preso Habarcat, le Terre e le conoscenze di Salazar Slytherin, abbracciando quel destino che mille anni prima il mio antenato aveva tracciato per tutti noi. Nelle ultime settimane, però, esasperato dai continui contrattempi, mi ero chiesto quanto fosse realmente necessaria l'investitura dell'antico fondatore, per i miei progetti. Non avevo motivi logici per continuare, potevo liberarmi dell'ossessione per Habarcat, per le Terre, per gli Sherton, e proseguire sulla strada già intrapresa, quella degli Horcrux e della conquista del Ministero; caduta Hogwarts, poi, ed eliminato anche Dumbledore, avrei riaperto la Camera dei Segreti, svelando a tutti le mie vere origini, se proprio avessi desiderato un riconoscimento pubblico del mio legame con Salazar.
Ora, però, non ero più convinto che la questione avesse un valore solo formale, per me, tanto meno che non me ne importasse più niente o che volessi fare a meno dei benefici che Habarcat avrebbe apportato al mio Sangue, eliminando ogni traccia degli errori commessi da mia madre. Nel momento in cui avevo rischiato di perderla, avevo rivalutato la mia eredità: desideravo appropriarmi di quei dannati segreti che Sherton si ostinava a celarmi, di quelle antiche, sfuggenti, polverose conoscenze. Perché era qualcosa di mio, solo mio, destinato a me, l'eredità della mia famiglia, la mia identità, quella vera, quella legata al mio passato glorioso, quella che attendeva me fin dalla notte dei tempi. No, non intendevo rinunciarci, lasciarmela sfuggire, perché mollare sarebbe stato concedere almeno una vittoria a Sherton.

    Sono l'unico erede di Salazar, l’unico degno della sua Magia… non questo… inutile... cialtrone arrogante... i segreti di Salazar appartengono solo a me!

    «Puoi riportare indietro il pensatoio, Abraxas... ti ringrazio... »

Piegare Sherton si era rivelato a lungo un problema e purtroppo continuava a esserlo: persino in quel luogo particolare mi chiedevo se potessi colpirlo con un Imperius e assoggettarlo, senza correre rischi, com’era avvenuto a Londra… perché, dopo aver visto la mia Magia reagire contro di me, quella mattina, e in altre occasioni passate, come mi aveva ricordato il Pensatoio, avevo degli scrupoli a puntare ancora la bacchetta su di lui. Anche Sherton se ne era accorto o lo sapeva già... e per questo aveva iniziato a provocarmi. Anche Malfoy aveva compreso qualcosa, se non altro il mio turbamento, ed era intervenuto con la Cruciatus prima che perdessi la pazienza, ma io non potevo certo lasciare che fosse lui a Imperiare Sherton per me. Nessuno degli altri, inoltre, doveva sospettare che tra noi ci fosse un legame di cui, ancora, non capivo del tutto la natura. Tanto meno dovevano intuire che ero preoccupato da questo mistero. Avrebbe minato la mia autorità e il timore che nutrivano per me. Dovevo riprendere in mano la situazione.

    Per cautela... non userò la Magia per costringere Sherton all'obbedienza… ma tutti dovranno pensare che la mia scelta miri invece a umiliarlo, a impartirgli la giusta punizione per la sua arroganza, per il suo insano entusiasmo verso il mondo babbano.

Dovevo trovare il modo di non usare l'Imperius, di imporgli la mia volontà “a freddo”, costringendolo a diventare una marionetta nelle mie mani, facendolo restare cosciente delle proprie azioni e della propria rovina. Nella sua vita, sarebbe valso il suo motto, “la morte non è il peggiore dei mali” inoltre, nulla più di uno schiaffo al suo spropositato orgoglio sarebbe stata un'enorme soddisfazione per il mio ego.

    «Un uomo ferito cui son stati rapiti i figli non si oppone, mio Signore, ma si prostra e supplica! Io temo abbia ancora... »
    «Sherton si piegherà, Abraxas... con le buone o con le cattive... e questo avverrà a breve, prima che gli altri tornino: ha osato sfidarmi, dinanzi a tutti! Non gli permetterò certo di... »
    «Mio Signore, siate prudente... Sherton conta sul fatto che la moglie sia viva, pronta a denunciarci a Crouch; sulla Traccia, che consentirebbe al Ministero di ritrovare i mocciosi... e sul fatto che i figli siano tanto preziosi per noi... Lui non sa dove siamo, per questo si ostina a farci perdere tempo, crede che basti resistere, perché prima o poi il Ministero lo salverà… ma nessuno verrà e lui è ormai oltre le sue capacità… c'è il rischio reale che possa morire: non sarebbe un problema, per me, certo, ma… siete voi che avete detto che, per il momento… vi serve ancora vivo… »

Mi voltai a guardarlo, Malfoy abbassò subito gli occhi. Era stato un autentico colpo di fortuna trovare quel sito in tempo: il luogo in cui, per secoli, era stata custodita la Fiamma di Habarcat era ancora talmente pregno di Magia Antica, che molti sciocchi incantesimi del Ministero, compresa la tracciatura dei minorenni, lì non funzionavano. E costituiva anche uno scudo verso se stessa, memoria dei tempi antichi in cui tribù diverse e tra loro ostili, capaci di annientarsi l’una con l’altra, si radunavano lì, a onorare gli stessi dei e celebrare gli stessi riti: per favorire la pace, si erano imposti incantesimi radicali che impedivano loro di far ricorso al potere delle Rune per nuocersi l’un l’altro. Emerson mi aveva confidato che Sherton, dai tempi di Nobby Leach e della crisi tra Confraternita e Ministero, era alla ricerca di questi luoghi carichi di Magia, in tutta la Gran Bretagna, per creare una rete di nascondigli per i Maghi del Nord e i loro manufatti, più o meno Oscuri. Era stato sufficiente ripercorrere i suoi ultimi spostamenti e, soprattutto, pazientare…

    Un'altra antica conoscenza che sfrutterò meglio di loro. E, oggi, ho addirittura l’opportunità unica di verificare su Sherton le mie teorie...

    «Hai paura di lui, Abraxas? O non ti fidi più di me? Ti vedo molto turbato... »
    «Mio Signore, non ho timore per me... ma Sherton è già riuscito a ferirvi, oggi, e sono successe cose... inaspettate... sono sconcertato dai trucchi che conosce e che, nonostante la collaborazione con Emerson, mi erano finora ignoti... solo per questo vi esorto a procedere con… cautela: mio cugino sa essere irritante ed io temo possa... provocarvi, spingendovi a commettere imprudenze... come poco fa... »
    «I suoi trucchi saranno presto i nostri, Abraxas, non temere... Ti consiglio di prepararti... tu sai già che cosa devi fare... segui alla lettera il nostro piano!»

Malfoy annuì, ma non si mosse, restò lì a fissarmi pensieroso. Alshain Sherton era un manipolatore, già in passato aveva usato il figlio come un cavallo di Troia contro di me, e pur amando mostrarsi onesto e santo, era arrivato a Imperiarlo per i suoi scopi. Un uomo simile poteva aver ingannato anche la moglie, facendole dimenticare tutto, per questo, pur fidandomi di Abraxas, intendevo valutare di persona i ricordi della Strega. Deidra Llywellyn mi serviva.

    Sì… Quella dannata irlandese... può essermi ancora utile in molti... moltissimi modi...

    «Mio Signore... quindi riguardo alla moglie e ai figli... »
    «Intendo togliere al nostro ospite tutte le certezze su cui poggia la sua tracotante arroganza... vedere il terrore nei suoi occhi, quando capirà che questo luogo, che è stato lui, involontariamente, a indicarci, nasconde la Traccia di quei mocciosi su cui fa tanto affidamento. E soprattutto... »

Lo fissai, ghignando, consapevole che solo questo, alla fine, più del dolore fisico e dell'umiliazione, più della perdita delle sue Rune e il timore per i figli, poteva scardinare tutte le sicurezze di Alshain Donovan Sherton.

    «… voglio instillargli il timore che la sua adorata mogliettina in questo momento sia… come dire… “preda di guerra”… di... Roland Lestrange!»

***

Alshain Sherton
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

Il dolore e la difficoltà a respirare mi portavano quasi a rimpiangere i jmomenti passati con i Lestrange. Il mio corpo bruciava, mi stava risalendo la febbre, con uno sforzo sovrumano sollevai una mano, le mie dita erano ancora più deformate, a causa del gonfiore. Quando udii i passi in lontananza e percepii un leggero chiarore rossastro invadere l'estremità del mio campo visivo, la mia forza di volontà, per la prima volta, vacillò, insieme al mio coraggio: ero sfinito, se non fosse stato per il pensiero dei bambini, ancora nascosti da Malfoy da qualche parte, avrei mandato al diavolo la mia ostinazione e avrei cercato il modo di farla finita da solo… o li avrei provocati, fino a costringerli a uccidermi.

    Perché Deidra non ha ancora mandato Moody da me?
    Salazar, ti prego, fa che non sia rimasta ferita tanto gravemente, a casa, da essere…
    No, ti prego… non voglio pensarci… NO!

Il Lumos mi fu puntato sugli occhi, impedendomi di vedere, una mano gelida mi arpionò il mento.

    «Te lo ricordi Hernie Duncan, vero Sherton?»

Reagii appena udii quel nome: muovendomi di scatto, il dolore al fianco fu terribile, sconvolgente.

    «A quanto pare sì... Bene! Abraxas, ordina al tuo Elfo di portare qui i mocciosi!»
    «Mio Signore... »
    «Basta con le inutili discussioni, Malfoy! Ne abbiamo parlato a sufficienza, ho deciso!»
    «Non osare... non osare... toccare nep... pure con un dito... i miei... figli... non… »

Con le poche forze che avevo, mi ero sollevato e aggrappato alla sua toga, Riddle, nonostante uno strattone violento, non era riuscito a liberarsi di me, con le mani massacrate ero risalito verso il suo collo, deciso a fare qualcosa, qualsiasi cosa. Abraxas non aveva perso altro tempo, mi aveva messo una mano proprio sotto la Runa del collo, facendo pressione e stringendo sempre di più: il mio fiato si fece ancora più corto, i miei sensi s'intorpidirono, in breve mi rese inoffensivo; la devastazione di una sua Cruciatus, poi, rapida e intensa, mi colpì là dove aveva giocato con le mie costole, mettendo fine al mio inutile tentativo di assalto. Il dolore e la paura provata per i bambini mi privarono dell'autocontrollo: nonostante la mia determinazione a non cedere, non riuscii a trattenermi oltre e urlai.
Riddle ghignò, all’inizio, poi rise spudoratamente e infine applaudì, schernendomi, trionfante.

    «Finalmente! Quanta inutile sofferenza hai patito, Sherton, per finire esattamente dove volevo io? Te l’ho detto: io ottengo sempre ciò che voglio. Ti ho promesso un’ora di vita per un gemito, ma questo è stato solo un gridolino appena decente, perciò posso mantenere solo in parte la mia promessa: scegli… vuoi che Abraxas ti curi quella costola o preferisci che… allunghi di un'altra ora solo la vita dei tuoi figli? Puoi anche decidere di essere ragionevole e iniziare a parlare di Mirzam... il vero motivo per cui siamo qui… poi la maggior parte di noi potrà tornare a casa propria per l’ora di cena… Ti consiglio di riflettere bene... sulla mia generosità… sull’eventuale prezzo della tua salute... e su quello della tua ostinazione… »
    «Alshain... ascoltalo... digli ciò che vuole sapere e alla tua famiglia non accadrà quanto è toccato al figlio di Hernie Duncan… »
    «Io non… accetto nulla… da te… da voi… non… faccio… patti... con te… Tu... saresti... il più grande… Mago Oscuro… dei nostri tempi? Sei solo... una lurida… carogna… un bastardo vigl… iacco... un impo… tente che com… pensa la sua medi… ocrità prendendose… la… con i bambi... ni!»
    «Ohhhh… dovrei sentirmi offeso, vero? Da te? Dal santo… dall’innocente… dall’eroico Alshain Sherton? Sei sempre stato bravo a cambiare la realtà delle cose… ma non avevo idea che fossi tanto… stupido… stupido oltre che arrogante… e ipocrita… Se solo i tuoi cari aprissero gli occhi su di te… se ti conoscessero come ti conosco io… che terribile delusione saresti per loro! Ma questi non sono affari miei… Bene, se hai deciso per te stesso e per i tuoi figli che vivere non è importante… procediamo… »
    «Mio Signore, aspettate! »
    «No, Malfoy… basta aspettare… è questo ciò che lui vuole… »
    «Mio Signore... per favore… ho visto le ferite, credo non sia capace di… rendersi realmente conto… mi offro di garantire io per lui... mio cugino è testardo certo, ma... non parlerebbe in modo così avventato se fosse in sé… non quando in gioco c’è la vita dei suoi figli... »
    «Sono anni che lo difendi, Abraxas, e hai preso solo insulti da lui! Non sei ancora stanco di quest’ingrato?»
    «Mio Signore, non sto chiedendo nulla per me... ma… ha il mio stesso Sangue… e… sareste voi a ricavarne beneficio… concedetemi tempo per… farlo... ragionare!»

Li fissai in silenzio, incapace di capire che cosa complottassero, che intenzioni avessero: ero certo che il Lord stesse bluffando, i miei figli avrebbero potuto svolgere un ruolo importante nei suoi piani per la conquista delle Terre, quindi era impossibile che corressero un rischio reale... eppure... non potevo escludere che il Lord fosse più pazzo di quanto immaginassi. Tra l’altro, dopo tutte quelle ore di sofferenze fisiche e torture psicologiche, non ero certo di riuscire a riconoscere la presenza di una trappola, neanche se Riddle si fosse mostrato mentre me la tendeva proprio davanti agli occhi.

    «Antiche e nobili famiglie… dannati voi e le vostre decadenti tradizioni! Mezzora, Malfoy, non un minuto di più... poi inizierò a gettarli in pasto ai pesci! Approfittane per rimetterlo in sesto, voglio che abbia occhi per vedere bene… e mente lucida per ricordare questa notte… per sempre… »

Il Lord uscì dal mio campo visivo e ci lasciò soli. Accanto a me Abraxas dapprima sbuffò poi si voltò e, senza una parola, a sorpresa, colpì con violenza entrambi i pugni sul tavolaccio su cui ero disteso.

*

    «Potrebbe finire subito: se fossi ragionevole, saresti presto a casa con i tuoi figli, davanti al caminetto grande di Herrengton… se invece continuassi su questa strada… sarebbe la tua intera vita a diventare un inferno, fatto d’incubi e rimorsi terribili… Io… io al tuo posto non vorrei rischiare… un epilogo simile... »

Erano state quelle le uniche parole di Abraxas, dopo aver preso a pugni il tavolo: aveva perso l'autocontrollo per pochi istanti, a sorpresa, non l'aveva mai fatto e non sapevo come interpretare quell'episodio, forse era una recita, una trappola, forse aveva realmente paura. Tutto poi era tornato alla normalità, Malfoy aveva recuperato il solito distacco e aveva ripreso a sistemarmi qualche ferita, lavorando al costato, alle mie mani e alla mia testa. Io non avevo parlato, né l'avevo guardato, anche quando il dolore alla testa era diminuito, avevo preferito lasciare gli occhi chiusi: eravamo alla resa dei conti, dovevo raccogliere ogni energia, senza farmi confondere dalle sue contraddizioni. Con delicatezza, a un certo punto, aveva posato la mia mano destra sul mio torace: molti dei tormenti fisici impostimi dai Lestrange e dal Signore Oscuro erano stati sanati.

    Per ricompensarti delle “gradite” attenzioni che mi hai rivolto, oggi, cugino, vorrei tanto Cruciarti… darti un anticipo di quello che meriti e che prima o poi ti farò… ma la mia Magia continua a essere debole, offuscata da qualcosa che, a quanto pare, è esterno a me… non dipende solo dalla mia sofferenza…

    «Guardami!»

Aprii gli occhi, mi trovai a fissare lo stesso sguardo di luna che mi era tanto caro, sul volto del mio Mirzam. Strinsi i pugni.

    A volte il destino sa essere un dannato bastardo…

    «Vale la pena comportarsi da pazzo? Ti rendi conto di aver messo in pericolo la tua famiglia? Per che cosa? È così terribile per te chinare la testa? Sei un fottuto bastardo arrogante, Alshain, lo so… ma non sei uno stupido! Non puoi ricacciarti in gola il tuo stramaledetto orgoglio, almeno per questa volta, e fare un passo indietro? Vuoi veramente far fare una fine orribile ai tuoi bambini solo per non piegarti? Salazar… fossi solamente tu… la tua scelta si riflettesse solo su di te… potrei capirti… ma quelli sono i tuoi figli! Le persone che dici di amare!»

Non gli risposi, conoscevo i suoi monologhi, li aveva ripetuti tante volte, inutilmente, ormai non si aspettava più neanche una risposta da parte mia. Non sapevo se cercasse di sfogarsi, di giustificarsi, o fosse un altro tentativo di farmi abbassare la guardia, io non gli avrei dato soddisfazione.
Quando però, all'improvviso, iniziò a parlarmi di cose che solo in parte conoscevo già, di come fosse stato raggirato Hernie Duncan, mesi prima, di come suo figlio fosse caduto preda di uno strano male incurabile, di come, giorno dopo giorno, fosse deperito fino a morire nel sonno, la mia volontà riprese a vacillare, sferzata da dubbi atroci. Con fatica riuscii a trattenere le lacrime: Hernie era stato uno dei miei più cari amici d'infanzia, un giovane Pozionista pieno di vita, un uomo forte e coraggioso. Era una pena indicibile ripensare a come si fosse ridotto per la malattia del suo unico figlio e ricordare lo strazio della moglie quando l'aveva trovato impiccato, travolto dal senso di colpa. Hernie era stato un uomo fin troppo orgoglioso di se stesso e delle proprie idee… come me… e aveva pagato con la vita di suo figlio e, in seguito, con la propria, la colpa di non avere soddisfatto le richieste di Lord Voldemort.

    Sei pronto a vivere un’esperienza simile Alshain? Vuoi davvero far conto solo sull’ambizione sfrenata di Riddle, per la salvezza dei tuoi figli?
    E se ragionasse in modo diverso da come ti aspetti? Se arrivasse a rinunciare a Habarcat, solo per togliersi la soddisfazione di farti del male?

Respirai a fondo e strinsi i pugni. Non potevo vacillare. Non ora.

    «Al tuo posto, Malfoy, io non penserei alla mia sorte ma alla tua... Sono ore che state cercando Deidra, invano... a ogni ora che passa, in te aumenta la paura… Non t’invidio: il mestiere dell’equilibrista è difficile, non sai quando, non sai da che parte, ma sai per certo che, prima o poi, cadrai... E tu non sei un uomo che ama il rischio… lo sai che stavolta ci sono ottime probabilità che tu cada dalla parte sbagliata… Deidra ti ha visto in faccia, ora probabilmente è da Dumbledore o da Moody o da Crouch e sta facendo nomi e cognomi di chi ci ha aggredito... di chi ci ha portato via i bambini... Hanno la Traccia, i miei figli… non quella del Ministero, che magari sapete come confondere... hanno la nostra, anzi, la MIA... come funziona quella, lo so soltanto io: quando devo proteggere chi amo, non vado a raccontare i miei segreti al primo Emerson che passa... Se il Signore Oscuro non prenderà il potere in tempi brevi... e visto quanto tempo sta perdendo qui con me non credo che l’evento si realizzerà entro domani… il Ministero verrà a stanarti a casa, Malfoy, e a quel punto il tuo prezioso nome e la tua vita e la fortuna tua e di tuo figlio finiranno calpestati nella polvere... Ora, cugino... dimmelo tu… ne vale davvero la pena?»

Mi fissò a lungo, silenzioso e immobile, si fece portare dal suo Elfo una caraffa d’acqua, preparò un bicchiere per me, che non accettai, e bevve, sia il mio sia il suo. Poi tornò vicino a me, sempre guardandomi fisso, con la solita espressione impenetrabile.

    «Ti compatisco, sai? Si vede che credi realmente alle cavolate che dici… ti sei chiesto perché tutto questo non è ancora successo? Che cosa c’è che non va? Perché non riesci a reagire con la tua Magia? Eppure ne hai di rabbia in corpo! E perché non trovano la Traccia dei tuoi figli? Perché il Ministero non ti sta cercando? Non hanno ascoltato Deidra? No, non l’hanno ascoltata e non la cercano, perché la considerano morta… proprio come considerano morto te e morti i tuoi figli… nessuno ha più speranze per voi, dopo che hai fatto esplodere la tua casa a Londra. Tua moglie, cugino, mi è sempre piaciuta ed è per lei, solo per lei... che… mi dispiace che sia finita così… ma per quanto mi riguarda, ormai, non può più farmi un bel niente!»
    «Non la cercano, d’accordo, ma quando lei si presenterà da loro… lo vedranno che non è morta! Sapranno che non siamo morti!»
    «E perché non l’ha ancora fatto? Una donna che lotta per i propri figli… non perde tutto questo tempo… »

Mi guardava come fossi un pazzo visionario: tutta quella sicurezza era un bluff, lo sapevo, eppure sentii il mio cuore stringersi, mi chiesi se sapesse qualcosa di cui ero all’oscuro, mi chiesi ancora una volta se le ferite inferte da Emerson a Deidra non fossero troppo gravi... se lei non fosse... o se... qualcuno l'avesse trovata e…

    No, non è possibile... non c'è modo di entrare nel capanno di...

Interruppi quella linea di pensiero, guardingo, non dovevo in alcun modo pensare a quel luogo.

    «E poi… fammi capire… io come dovrei entrarci, per il Ministero, in questa storia? Non sarai così stolto da credere di trovarti a casa mia, nel Wiltshire, vero? O nella mia villa estiva nel Cornwall… Non sono un idiota, cugino, non ho portato i tuoi figli da me, con tutte le protezioni che, note o sconosciute, tu avrai di certo piazzato loro addosso! Ti dai arie da saccente… ma non hai idea di dove ti trovi adesso, vero? Non hai proprio idea di quanto sia più avanti di te il Signore Oscuro! Di questo, però, ti parlerà lui… più tardi… aspetta questo momento da tanto… se ha sprecato il suo tempo a curarti, è solo per vedere la tua faccia, quando saprai… ritornando a tua moglie... »

Fece una pausa... una lunga pausa, magistrale, che nonostante tutti i miei sforzi per restare razionale, riuscì a farmi sollevare i peli della schiena.

    « ... il tuo Elfo è stato intercettato, cugino… Doimòs è morto… Deidra è stata prelevata dal vostro nascondiglio, prima che ci arrivassimo anche noi… Cuor di Coniglio non è molto bravo a tenere i segreti, sotto pressione… sapevamo dove cercarla… ma lei non c’era più… Uno dei nostri... nascosto in casa tua… si deve essere Smaterializzato con loro nel pieno della confusione… e se proprio vuoi saperlo… di tutti noi... l'unico che non si è presentato qui, alla fine della missione… è... »

Di nuovo una pausa a effetto: volevo saltargli alla gola e costringerlo a dirmi la verità. Al tempo stesso volevo ucciderlo all’istante per impedire a quella voce di andare avanti, perché sentire quel nome, quelle parole, avrebbe reso tutto più vero... ed io sapevo già di chi stava parlando.

    Lestrange… è l’unico che non si trovi qui… è l’unico che non si sia ancora “servito al banchetto” che il Signore Oscuro ha allestito con le mie membra…

    «È... Roland... Lestrange... Io non so nulla, per certo, su cosa è capitato a Deidra, ma posso fare delle supposizioni dalle informazioni che ho... e se quello che temo fosse vero... lo puoi immaginare anche tu… che cosa le starebbe facendo quel maiale in questo momento… Te la senti di continuare a perdere tempo qui, con Milord e con me, in stupide guerre verbali in nome di un'antipatia scoppiata tra noi da ragazzi? Ne vale la pena Alshain? Al tuo posto farei quello che va fatto per uscire da qui al più presto e correre da lei! Forse non è ancora troppo tardi!»
    «Tu stai mentendo! Se fosse questa la verità, avreste giocato subito questa carta, per farmi parlare… Tu... stai cercando in tutti i modi di pararti il culo, come tuo solito, Malfoy!»
    «Sì, è vero... vorrei potermi parare il culo, stavolta più di tutte le altre! Lo vorrei con tutte le mie forze... perché… anch’io sono stato ingannato... quando sono uscito da casa, stamani, non era per rapire bambini, violentare donne o massacrare cugini stupidi… c’erano solo ricordi da prelevare, mettere in una boccetta e consegnare... ma ora la realtà, schifosa, ripugnante quanto vuoi, è diventata questa… L’hai fatto incazzare come una belva, con quello scherzo a Londra, Alshain! E ora vuol fartela pagare, è questa la verità… se io ti parlo di Deidra, ora che forse c’è ancora una possibilità di salvarla, sto andando contro il suo volere… lui non intendeva far del male alla tua famiglia, per questo ha mandato me, da voi… ma a un certo punto… Lestrange è sfuggito al controllo di tutti… fin dall'inizio mirava a lei, solo per colpire te... ormai è successo e neanche Milord può tornare indietro… e… temo che fartela trovare morta sia la punizione che intende infliggerti per la tua arroganza, Alshain… indipendentemente dalle decisioni che prenderai da questo momento in avanti… »

Sapevo che non era vero, Lestrange non poteva aver fatto nulla alla mia Deidra, lei era nascosta a...

    E se invece...
    Potrebbero aver agganciato Doimòs...
    O aver minacciato Orion... o semplicemente... averlo seguito... mentre ci cercava nei boschi...

    «Io, è vero, se andasse male… potrei finire ad Azkaban, per tutto questo… ma una volta preso il bacio del Dissennatore, non ricorderei più nulla, sarei come morto… e sarei mille volte più fortunato di te… oppure potrei trovare un bravo Magislegale che riuscirebbe a dimostrare che mi hanno Imperiato… e me la caverei… i soldi sai… possono fare tutto… e chissà… muovendo le leve giuste… potrebbe salvarsi persino Roland… mentre tu… chi ti salverebbe da te stesso? Chi pagheresti per far tacere i tuoi pensieri? Tu passeresti il resto della tua vita a rimpiangere questo momento e a maledirti... a scongiurare i tuoi figli di perdonarti... a pensare solo a quanto è durato il martirio du Deidra, a quanto l’ha fatta soffrire quel porco prima di ammazzartela, a quand’è che lei ha capito che non avresti fatto in tempo a salvarla, che non avrebbe più rivisto te e i bambini, e che… la causa ultima di tutto il suo dolore sei sempre stato tu, soltanto tu… »
    «Basta! Smettila! »

    Deidra non può essere con Roland... no... Deidra... è... è...

Non lo volevo più ascoltare, ma non riuscivo a non ascoltarlo... non riuscivo a non ascoltare tutta la verità che usciva da quella fogna di bocca… il tarlo che Deidra fosse nelle mani di Lestrange si era ormai fissato nella mia mente. E mi sconvolgeva e dilaniava e massacrava più di tutte le Cruciatus, i pugni, le torture subite in quella giornata.

    «Non augurerei una morte simile nemmeno a un nemico, figurarsi alla donna che amo, Alshain... tu ricordi cosa mi è successo dopo che Yvonne… So di cosa sto parlando… e per te sarebbe mille volte peggio… Non comportarti da folle, non mettere il tuo orgoglio dinanzi a lei... Chiedi perdono a Milord... aiutalo e tutto sarà dimenticato... persino le colpe di tuo figlio... Lui sarà magnanimo con Mirzam... il ragazzo è ancora giovane... ingenuo... è normale commettere degli errori… inoltre… posso aiutarti a fargli credere che è stato malconsigliato da quel vecchio pazzo… da Fear… incolpiamo a lui, Alshain… neanche tuo padre si fidava del vecchio… ha ucciso tua madre, in fondo… è una storia credibile… Milord è disposto alla più grande generosità e al più orrendo dei delitti, pur di avere te, Alshain... Pensaci… Quale altra scelta hai? Ormai da qui non puoi uscire vivo senza avergli prima detto di sì... lui ti avrà comunque, che tu lo voglia o meno… non puoi sfuggirgli... Sta a te scegliere come: distrutto nel corpo e nell’anima, facendo soffrire ogni pena alla tua famiglia? O a testa alta, al suo fianco, con i tuoi cari al sicuro, godendo di tutti i privilegi che ti spettano e, forse, dico forse, solo con un po’ di orgoglio ammaccato?»
    «Basta così, Malfoy… basta così… ho capito… ho capito… »

Vidi la luce del sollievo accendergli lo sguardo. Cercai di reprimere e schiacciare il sospetto, la paura, il dolore, sempre più in profondità, Malfoy non poteva sapere nulla, mi stava solo riempiendo di paure e sospetti e menzogne, per tendermi una trappola… Forse anche il Lord era lì, con noi, fuori dal mio campo visivo, nascosto nell'oscurità, pronto a penetrare di nuovo nei miei pensieri, appena avessi ceduto al terrore o alle lusinghe, appena avesse percepito un varco da sfruttare per piegarmi.

    Forse… se cercassi un diversivo…

    «… ho capito, sì… E ora… devi capire qualcosa anche tu… Qualsiasi cosa tu volessi fare, cugino, oggi… è andata male… »
    «Che cosa? Allora avevo ragione io... I colpi di Lestrange ti hanno danneggiato il cervello, è evidente… »
    «No, sono sanissimo e proprio per questo non posso credere a una sola delle tue parole... ma… riconosco che… sei stato “generoso” a “curarmi”, oggi… e in nome del Sangue che ci accomuna… permettimi ora di darti un consiglio e farti una proposta… rendimi i miei figli e permetti loro di tornare a casa... sai che non mi umilierei mai a chiederti aiuto... ma... sono costretto a farlo… mi rendo conto della situazione… da solo non ci riuscirei mai… una volta a Herrengton convincerò Deidra a non correre da Crouch a denunciarti… o a ritrattare tutto, se l’avesse già fatto… Se... temi per la tua vita e per quella di tuo figlio, per avermi aiutato… garantirò a entrambi un passaggio verso un luogo sicuro, a tua scelta, attraverso le Terre... in attesa che il Ministero fermi quell’impostore! Garantirò per te anche se... Crouch dovesse avere prove delle tue attività, al servizio di Riddle... hai la mia parola, Abraxas... Ne uscirai pulito e integro… oppure... riporta tu i miei figli a Deidra… io resterò in mano tua, come ostaggio, se questo può aiutarti a fidarti di me… Questa è la mia unica e ultima proposta… mi conosci... sarei morto pur di non arrivare a questo… ma i miei figli… non hanno colpe… proprio come il tuo Lucius… »

Lo fissai a lungo, cercando di capire le reali reazioni a quelle mie parole ma la sua faccia era la solita maschera impenetrabile e il suo sguardo freddo, morto.

    «Salazar... tu sei pazzo... completamente e irrimediabilmente pazzo! Tu e i tuoi figli non avrete altre possibilità, lo capisci? Lui è troppo forte per te, per tutti noi, per chiunque!»
    «Troppo forte… per NOI, cugino? Ora siamo diventati “NOI”? Per quanto mi riguarda, tutti VOI vi vendete e vi piegate… mentre IO... io sono stato a tanto così, oggi, da uccidere lui e tutti voi... Valeva la pena tentare, mi chiedi? Certo! E lo rifarei… mille e mille volte lo rifarei... tenterei ancora… e morirei, se necessario, portandovi con me... tutti... pur di non vedere il Mondo Magico prostrato ai piedi di quell’impostore! TU… certo tu, inutile pagliaccio vigliacco, oggi ti saresti salvato… i Malfoy cadono sempre in piedi... ma senza più il TUO Signore a pararti il culo, cugino, avresti subito liberato i MIEI figli appena Deidra avesse minacciato di denunciarti!»

Ci fissammo. Da sempre,
Abraxas era bravo a recitare ma, in quel momento, il suo terrore e il suo turbamento erano sinceri. Gli avevo già visto quello sguardo solo una volta, il giorno in cui l'avevo messo spalle al muro dicendo che sapevo tutto sulla morte di mio fratello. Non sapevo niente, in realtà, anzi ero certo che a uccidere Ronald e sua moglie Elladora fosse stato Roland Lestrange, tutte le prove che avevo trovato portavano a lui... Eppure... eppure era bastato uno strano sguardo colpevole e terrorizzato di Abraxas per farmi sospettare una verità diversa, così l'avevo sbattuto contro una parete, il coltello alla gola, per approfondire quella storia… finché Deidra, in lacrime, temendo che potessi finire ad Azkaban, mi aveva strappato da lui ed io... io non ero stato più in grado di dissipare i miei sospetti.

    «Che cos’hai di malato, Sherton? Non sei un babbanofilo, sei solo un eccentrico dai gusti strani... Sei uno Slytherin, c'è sangue di Salazar nelle tue vene, c'è persino sangue Malfoy nelle tue vene! Ragioni e ti comporti come tale, ti conosco… E allora? Vorresti il potere per te stesso? No… non sei neanche ambizioso… sei solo così... presuntuoso da considerarti al di sopra di tutti noi, da credere che il tuo giudizio debba essere legge per tutti quanti gli altri… Salazar! Abbassa la testa, una buona volta! Accetta il tuo destino e accogli l'erede di Salazar, come la tua famiglia si è impegnata a fare da secoli! Herrengton non sarà mai tua per sempre, puoi rallentare gli eventi, ma a che scopo? Vuoi forse avere anche le Terre contro di te e la tua famiglia? Non ti bastano i nemici che già hai? Quelli che consideri i tuoi uomini hanno giurato fedeltà a Salazar, non a te, ricordalo! Che segreto avrà mai la Confraternita da rischiare il tuo stesso Sangue per difenderlo? Smettila di fare lo sbruffone e ragiona: hai ancora una… sola… esigua… possibilità di uscire vivo da questa situazione e salvare anche tua moglie e i tuoi figli! Non fare il coglione! Stringi la mano a Milord! Sa che siete i prediletti di Salazar, sa che gli puoi essere di grande aiuto... non gettare via i tuoi diritti e i tuoi privilegi solo per orgoglio!»
    «Il tuo ragionamento non fa una grinza, Malfoy…»

Lo guardai. Sorrisi. E alla fine annuii. Stavolta, però, l'occhiata che mi rivolse Malfoy era guardinga, ansiosa... e soprattutto sospettosa.

    «… Tutto semplice e lineare, per te… Tutto bianco o nero… Io, però, non sono te, il mio sangue è Malfoy solo in minima parte, e quella minima parte, quando Artemis ha sposato mio nonno, è stata purificata grazie ad Habarcat di tutte le blasfeme contaminazioni con Babbani e Sanguesporco che avete portato avanti per secoli… Chi era quel gran “campione”, tra i tuoi avi, che era disposto a sposarsi pure quella Babbana della regina d’Inghilterra? Salazar… Io non intendo mettermi a pecora come fai tu, come fate tutti voi, per un osso o una poltrona… a quelli come te riesce molto bene, da sempre, lo so… persino di fronte a Babbani e Mezzosangue vi siete piegati… ma la mia famiglia… ed io… non lo faremo mai! A volte… davvero… mi chiedo come facciate voi Malfoy a vivere con voi stessi!»

Vidi nei suoi occhi balenare il furore, mentre la sua faccia restava pietrificata, inespressiva, morta, come sempre. Ghignai. Sapevo quanto facesse male sentirsi sbattere in faccia la verità, agli ipocriti come lui. Mi prese per i capelli, strinse, mi piegò la testa all'indietro, facendomi un male cane, quando tirò tanto da strapparmene una folta ciocca, fissando i suoi occhi gelidi nei miei.

    «Come facciamo noi Malfoy a vivere con noi stessi? Di sicuro meglio e più a lungo degli idioti come te, Sherton... io ho fatto quello che potevo, per te, ma contro tanta stupidità, non conosco rimedio... l'hai voluto tu... e ora… salutami l’inferno!»

***

Lord Voldemort
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

    «Allora? È servito a qualcosa fare ricorso ai fantasmi di Duncan e di Lestrange?»
    «No, mio Signore… Sherton è rimasto… quasi del tutto… inamovibile… »

Mi voltai a guardarlo, continuando a giocare distratto con la bacchetta di Alshain Sherton che Rodolphus Lestrange mi aveva consegnato poco più di un’ora prima. Malfoy era stranamente turbato, il cugino doveva essere riuscito a superare il ghiaccio che gli serrava cuore e mente e a farlo incazzare. Fin da quando eravamo ragazzini, Sherton era l’unico che ci riuscisse. Per questo avevo deciso di usare Abraxas con lui: mi divertiva sempre portare al limite le persone e veder crollare miseramente le certezze dietro cui si barricavano e guardavano il mondo con supponenza. Ghignai.

    «Sei riuscito almeno a carpirgli, nel momento di… maggiore vulnerabilità... un indizio su dove possa trovarsi la Strega?»
    «Neanche. Dubito sappia che Roland è morto ma non mi ha comunque creduto, neppure per un istante… »
    «Per mettere le mani sulla Strega, a questo punto, dovrò aspettare il ritorno dei Lestrange da Black Manor, sperando che pressare “Cuor di Coniglio” non sia un altro buco nell’acqua… credevo che Sherton fosse più sensibile a proposito dei familiari… Forse non gli interessa poi tanto di sua moglie e dei suoi figli… è lecito desumerlo, visto il suo comportamento irresponsabile… »
    «Al contrario, mio Signore… Mio cugino… è molto… sensibile… sotto quest’aspetto… e le pressioni e le minacce hanno avuto più successo delle due ore di tortura inflittagli dai Lestrange… come ho detto prima… è rimasto… “quasi del tutto”… inamovibile… Ha tentato di… corrompermi... Mi ha fatto capire che… ha bisogno di aiuto... perché da solo non riuscirebbe a portare se stesso e i figli via da qui… lo conosco... è spaccone, arrogante… e mi odia... se non temesse per le sorti della sua famiglia, non si sarebbe umiliato a provarci… »
    «Ha davvero tentato di corrompere… te? Salazar! Te la meriti davvero quella... “rossa ricompensa”, Abraxas... molto bene... dunque, opportunamente sollecitato, è anche capace di… scendere a compromessi… questa sì che è una sorpresa… »
    «Senza un ulteriore… stimolo… però... potrebbero servire ore o giorni di trattative… mio Signore… ha senso perdere tutto questo tempo con un uomo, solo per umiliarlo? La soluzione più semplice e sbrigativa per risolvere la questione Sherton è l’Imperius… ci direbbe subito cosa vogliamo sapere e farebbe per noi tutto ciò che ci serve… Che senso ha aspettare ancora? Ogni secondo che passa la vostra posizione rischia d’indeb... di apparire incerta... anche agli occhi dei vostri seguaci… »

Trattenni un impeto d’ira, a stento. Abraxas mirava a Imperiare suo cugino da quando lo conoscevo, ma a me continuava a sembrare troppo poco, troppo semplice… e al tempo stesso troppo difficile… E soprattutto, dopo quello che era successo tra noi quel giorno, Sherton meritava una lezione esemplare.

    Gliela impartirò, anche se ciò vorrà dire andare incontro a non pochi rischi.
Sei così arrogante e orgoglioso, Sherton… voglio spiazzarti, mostrandoti quanto per me la vita di tutti voi sia priva di ogni valore…

    «Hai ragione, Abraxas… nessuno può prendersi gioco di me e pensare di cavarsela… d’altra parte, è inutile perdere tanto tempo con un uomo solo... perciò la finiremo qui, con l'opzione… drastica… portalo fino agli speroni di roccia, e prendi anche i figli... io vi raggiungerò tra poco… »
    «Mio Signore, non… intenderete… davvero… ?»
    «Mi stai annoiando, Abraxas, sono stanco di ripeterti l’ovvio… Sì, intendo farlo! Sherton ha sempre fatto conto sul mio interesse per la Confraternita, io gli dimostrerò che ha solo commesso errori su errori nella sua patetica esistenza… Ho studiato i ricordi dei nostri lontani giorni a Hogwarts, al Pensatoio… ho rivisto quello strano incidente a scuola, nei bagni… quando c'era anche Black… è successo qualcosa di simile a quanto accaduto oggi, ma a parti invertite… ma soprattutto… il vecchio Sherton non ha potuto fargli visita per giorni, benché il moccioso fosse in gravi condizioni... e questo perché in quel momento si stava riprendendo da un infarto… al che mi chiedo... E se… il nuovo erede si “svelasse” quando il precedente è in punto di morte? Lestrange oggi, come hai detto tu, l’ha quasi ammazzato… ora dimmi, Abraxas… ti pare che a uno dei due marmocchi sia successo qualcosa di rilevante? No… Nessuno dei due, quindi, neanche il maschio, non solo la bambina, mi è di qualche utilità per i miei progetti su Herrengton… Ho mandato i Lestrange da Black, non solo per capire dove si trovi la Strega ma anche per sapere se uno dei due mocciosi a Hogwarts oggi è stato poco bene… Se anche lì fosse tutto tranquillo, Abraxas, significherebbe che l’uomo da cercare, ancora una volta, è Mirzam… potrei prendermi la soddisfazione di ammazzargli i poppanti sotto gli occhi, a quel bastardo! Altro che Imperius… »
    «Mio Signore… ma… sono… hanno… sangue puro… e… avete detto… la nostra causa… »
    «Hai finito di balbettare? Sei ridicolo! Facciamo fuori babbanofili purosangue tutti i giorni, Malfoy... ci sono alcuni... che abbiamo ammazzato per molto meno... non vorrai farmi credere che tieni così tanto a tuo cugino da opporti a me?»
    «Mio Signore… MAI… ma... se… se… l’ipotesi di partenza fosse errata? Rischiate di perdere le Terre… con questo… azzardo… Noi non abbiamo idea di dove si trovi Mirzam… e se neppure la Strega lo sapesse… o se fosse stata ferita troppo gravemente per… come faremmo a … »

Ghignai, lascivo, non ascoltavo più il blaterare patetico di Malfoy, tutto preso com’ero dal pensiero di una nuova sottile tortura da infliggere a Sherton, che si materializzava a poco a poco nella mia immaginazione.

    «Te la stai facendo sotto a tal punto che sei diventato sordo, Malfoy... Ti ricordo che noi abbiamo l'attuale erede di Hifrig, quindi persino Mirzam, tolta la confessione su dove ha nascosto la Fiamma, non mi serve pressoché a niente... Lo lascerò a Lestrange, è persino più interessato di me a prendersi cura di quel traditore… Il mio impegno sarà tenere in vita Alshain Sherton, Abraxas… e ti assicuro che sarà particolarmente divertente per me farlo... costringerlo ad assistere allo scempio che farò della sua famiglia… oh, sì... rimpiangerà amaramente tutto il tempo che mi ha fatto perdere in questi anni con la sua presunzione... gli passerà la voglia di fare il gradasso... Seguimi… comincerò con la lezione numero uno: l'erede di Salazar non sa che farsene dei pagliacci del Nord!»

***

Alshain Sherton
Morvah, Cornwall - sab. 15 Gennaio 1972

Tutto attorno a me, il baratro mi chiamava, avvolto nell’oscurità del tardo pomeriggio invernale, squarciata a tratti dai fulmini della tempesta ormai prossima e rischiarata dalle fiaccole, accese tra gli scogli dall’Elfo di mio cugino. Ero in piedi, a metà altezza dell’irta scogliera, su una sottile lingua di terra, uno sperone di roccia che si protendeva verso l’oceano su tre lati. Il mare s’incuneava tra gli scogli e turbinava sotto di me, furioso. Immobile, ero in attesa che il Lord eseguisse la sua condanna. Stava dritto di fronte a me, a bloccare l’unica direzione che mi avrebbe consentito la fuga, teneva la mia bacchetta tra le mani, ci giocava, in silenzio, e non mi degnava neanche di uno sguardo.
Sospirai. Avevo mandato al diavolo Abraxas e il suo padrone, non sarei mai sceso a patti con nessuno di loro, mai... mi ero già pentito persino di quel patetico tentativo di corrompere mio cugino, non sapevo proprio che cosa mi fosse preso.

    Hai solo tentato di… fare ciò che ti pareva ragionevole, per salvare i tuoi figli… solo questo, Alshain… esattamente come ogni volta che hai mandato informazioni su Riddle e sui suoi Mannari a Dumbledore, di nascosto… o quando hai voluto tentare un approccio con Longbottom per fermare questo bastardo…
    E allora, se ti sei avvicinato già a Mezzosangue e Babbanofili… perché non… perché non scendere a compromessi anche con Riddle?

La mia risata esplose alta e limpida nella mia testa. Anche le mie labbra, nonostante tutto, si arricciarono lievemente alle estremità.

    Con Riddle… Mai! Con Riddle… meglio la morte!
    Hai visto il teatrino che ha messo in piedi? Ti crede uno stupido? Come avresti potuto fidarti di chi ti ha fatto irruzione in casa e ha quasi ucciso tua moglie? E come avrebbero potuto fidarsi loro di te, della lealtà di un uomo che aveva appena tentato di sterminarli, che li disprezza e li odia da anni? Quella recita serviva solo a dargli la soddisfazione di vederti gettare alle ortiche la tua dignità… perché... anche se gli avessi dato ciò che vuole… lui sarebbe andato fino in fondo…

Strinsi i pugni. Non avevo commesso errori a rifiutare le “presunte offerte di pace” di Malfoy, pur tuttavia, c’erano troppe cose che avrei lasciato in sospeso, morendo, troppe cose che sarebbero sfuggite al mio controllo. Troppi margini di rischio, soprattutto, per le persone cui volevo bene.

    Sei folle a pensare che si accontenti della tua vita, Alshain…
    È finita… stai per morire… e devi pregare che tutto vada bene… che Deidra giunga qua in tempo con Moody…
    Salazar… Deidra… spero che un giorno capirai che... io non li ho abbandonati… non ti ho abbandonato… te lo giuro…
    Perdonami, amore mio… perdonami…

Digrignai i denti… Non riuscivo a non pensare alla storia raccontata da Abraxas, su Deidra e Lestrange: ero sicuro che fosse priva di fondamento, che servisse solo a costringermi a cedere. Sospirai ancora, riempiendomi i polmoni risanati dell'aria salmastra dell'oceano, così da scacciare i timori che mi stringevano il petto. Mi percorrevano brividi, avevo paura, ma non per me.

    Forse avrei dovuto evitare di tirare la corda e mettermi da solo in un vicolo cieco, ma…
    Riddle è sempre stato ambizioso e le sue origini sono sempre state una vulnerabilità, un motivo di vergogna e una fonte d’insicurezza per lui. Habarcat da secoli, ripulisce il Sangue magico di ogni imperfezione, oltre a essere legata a Salazar e quindi al suo passato… per lui è la strada per sanare la sola mancanza che vede nella propria esistenza grandiosa e perfetta. La Fiamma è di primaria importanza per lui, per questo non può permettersi di fare del male a nessuno dei ragazzi, non sa chi di loro potrà servirgli, alla mia morte… i miei figli saranno l’unica possibilità che gli resterà per mettere le mani su Habarcat e sulle Terre, quando io non ci sarò più...
    Tutto questo, però, non proteggerà Adhara dalla sua follia... Emerson gli ha detto che non ha ancora le sue Rune...

Sentivo freddo, ero scosso dai brividi, eppure sudavo… era la tensione, la paura, nonostante tutti i discorsi e pensieri logici che facevo tra me e me, non ero mai stato tanto terrorizzato in vita mia come in quel momento.

    No, non temere... Deidra riavrà Wezen e Adhara al più presto, troppo alto per Malfoy e per gli altri è il rischio che vada a testimoniare…
    Mirzam è lontano, la Fiamma è nascosta, l'anello è diviso e introvabile, Fear è al suo posto, e due nuovi custodi stanno crescendo, per aiutare le Terre e la mia famiglia… Meissa e Rigel sono al sicuro, sotto la custodia di Dumbledore.
    E Orion sarà sempre un aiuto prezioso per Deidra e i ragazzi.
    Quanto a Regulus e Sirius… Salazar… non ho finito con loro… mi volevano bene, ma sarà un motivo sufficiente perché non si compia per loro quel destino di Oscurità, che ho letto nelle Pietre Veggenti e che mi ha spinto a invitarli a Herrengton?
    Sì, basterà… quando sapranno che il loro padrino è stato ucciso dal Signore Oscuro, nessuno dei due dedicherà mai la propria vita al fine sbagliato. Ne sono certo…

Potevo sentirmi sicuro, dovevo sentirmi sicuro… potevo morire sereno, avevo comunque vinto. Anche se mi lasciavo indietro una marea di rimpianti.

    Sarebbe stato bello continuare a vivere e veder crescere i ragazzi… riabbracciare ancora una volta Deidra, tenerla tra le mie braccia…
    O vedere questo giorno finire in modo diverso, con la morte del Lord...
    O almeno vivere abbastanza da assistere comunque alla sua caduta, per mano di qualcun altro.
    Non ci sono riuscito, ma sono in pace con me stesso, perché ci ho provato e ho il conforto di lasciare dietro di me amici e figli capaci di portare avanti ciò che Longbottom ed io abbiamo appena iniziato...

    «Allora, Sherton? Morire è quello che desideri oltre ogni altra cosa, giusto?»

    Sì... posso morire lieto…

    «Se la tua idea è annegarmi, Riddle… mi spiace deluderti, ma ho sempre nuotato molto bene... »
    «Ne sono felice per te… non credo si possa, però, dire lo stesso dei tuoi figli... Pucey, renditi utile, una volta nella tua vita... »

Dall'imboccatura della grotta da cui eravamo emersi, vidi un uomo incappucciato che teneva in braccio due fagotti, appena sentii piangere Adhara, compresi e, all'istante, il cuore iniziò a pulsare velocemente, pericolosamente.

    È solo un bluff, Alshain, non temere… è l’ultimo bluff del Signore Oscuro per piegarti… Resisti!

Pucey, dopo aver messo i due fagotti in due ceste identiche, ne cedette una ad Abraxas e scese tra gli scogli fino a raggiungere un altro sperone alla mia sinistra, dall'altro lato del precipizio; mio cugino, con l’altra cesta, salì su una propaggine alla mia destra, a pari distanza da me. Appena intuii le loro intenzioni e mi resi conto dell'aria seria e preoccupata di mio cugino, entrai nel panico. Non sapevo che cosa potessi fare per uscirne, neanche ascoltavo più gli sproloqui che mi riversava addosso Riddle a proposito delle mie colpe e dei miei tradimenti, ero concentrato a valutare la situazione: anche se fossi stato capace di abbattere il Signore Oscuro e di correre su quei massi scivolosi, senza finire in acqua, forse sarei riuscito a raggiungere solo uno dei bambini... solo uno dei due… l’altro nel frattempo sarebbe stato buttato nel baratro.

    Come potresti sacrificare un figlio per il bene dell'altro? Come faresti a scegliere chi salvare?
    Salazar… sono preparato a tutto… ma non questo!


    «Cosa dici sempre, Sherton? “La morte non è il peggiore dei mali”? Credo tu abbia ragione: sono arrivato alla conclusione che ammazzarti sia poco, umiliarti sia poco… Far fuori i tuoi figli, uno dopo l’altro, invece... vederti soffrire… è questo il prezzo più equo per il tuo tradimento… Tu hai osato tentare di privarmi della mia eredità, Sherton… Ora io ti priverò dei tuoi eredi!»

Sudavo freddo, rabbrividivo, non potevo credere di essermi messo in un casino del genere. Eppure, neanche in quel momento, piegarmi a Riddle era un’opzione che riuscivo a prendere in considerazione.

    «Se solo avessi la Magia delle Rune dalla tua, vero Sherton? Un bell'incantesimo per spazzarmi via... o qualcosa per strappare i tuoi figli dalle loro mani e riportarli a te... invece... persino la gloriosa Magia dei tuoi avi, oggi, ti ha abbandonato: tu magari pensi che io stia bluffando, che ti stia dando un ulteriore incentivo per farti cedere, pensi che non lo farei mai, perché i due marmocchi potrebbero aiutarmi nella scalata al potere… uno dei due, il maschio, potrebbe essere il tuo vero erede... ma non è così… Non è più così: siamo andati oltre, adesso… Delle vostre pagliacciate del Nord non me ne frega più nulla, Sherton… Se questa potente Magia ti è completamente inutile in un momento fondamentale come questo, perché dovrei prendermi il disturbo di apprendere qualcosa di tanto inaffidabile? No, non ci siamo… »

Rimasi ammutolito, il bastardo aveva ragione: mai come in quel momento la Magia del Nord mi sarebbe stata utile per creare un incantesimo tra quelle rocce, che servisse a eliminare chi minacciava i miei bambini, purtroppo, però, dopo quarant’anni sprecati a soddisfare tutte le regole e gli insegnamenti, le mie antiche credenze e conoscenze, le Rune mi avevano abbandonato proprio nel momento del bisogno.

    Ho sacrificato parte della mia vita, ho rinunciato al piacere di vivere in pace a Londra con Deidra e i ragazzi… per niente…

    «Prima di iniziare lo spettacolo, però… vorrei darti un ulteriore motivo per maledire te stesso… Hai capito che cosa ti sta succedendo, Sherton? O borioso come sei, intelligente come sei, non ci sei ancora arrivato? Siamo nel Cornwell, a Morvah… L’hai cercata anche tu, questa grotta, pochi mesi fa… se fosse giorno, guardando a destra, più in alto, vedresti il profilo dei ruderi che hai controllato con Fear, senza trovare nulla… »
    «Salazar... no… l'antico sepolcro di Habarcat... »
    «Esattamente… vedo che hai capito: qui siamo alla pari, le tue conoscenze, le tue Rune, non ti servono a nulla… a parte forse prolungare la tua agonia… di nuovo la sorte è dalla mia parte… trovo sia una bella punizione, che tu sia stato punito dalla tua stessa Magia… è la giusta pena per chi si ostina a non ridarmi ciò che mi spetta di diritto, quel quaderno pieno di formule magiche che Salazar Slytherin, il mio antenato, non il tuo, ha destinato a me, al suo erede… Non ho mai incontrato nessuno più stolto e arrogante di te, Sherton: quando Emerson mi ha parlato di questo posto, non potevo crederci… la vita a volte ha una fantasia perversamente meravigliosa… »

Mi maledissi da solo, per la mia stupidità, per non aver bloccato Emerson in tempo, quando avevo iniziato a sospettare di lui, per non aver cercato meglio questo luogo. E provai persino una timida ammirazione per quel dannato Mezzosangue, pensando alla crudele perfidia e perfezione della sua vendetta: credendomi un Babbanofilo, mi aveva fatto pestare come fanno tra loro i Babbani, e mi avevano portato lì, incapace di difendere
proprio le persone che più amavo con quella Magia di cui mi ero sempre vantato con tutti.

    Ha ragione… ha proprio ragione… Sei solo un coglione, Alshain… un inutile dannato pallone gonfiato, nulla di più…

    «Se vuoi… posso continuare… credo che Abraxas ti abbia già detto della situazione in cui si trova ora tua moglie… Roland si sta divertendo molto ma gli ho fatto promettere di rendermela... quasi... integra… mi serve ancora, lei… al contrario di te… sai come si dice: “quando pensi di aver toccato il fondo…”: ho mandato i Lestrange da Black, per farmi dare dei dettagli utili su di te, ho detto loro di minacciargli i figli, poi ho pensato che in fondo… si tratta pur sempre della famiglia di Bellatrix, non mi sembrava educato… così ho cercato un altro modo per… indurlo a collaborare… ma che cosa? Ricordando gli anni della scuola, mi è passato per la testa di fargli un’offerta bizzarra e non ci crederai mai… ha accettato senza indugi, appena gli ho prospettato la tua rossa vedova inconsolabile nel suo letto! Che cosa ti dicevo anni fa, Sherton, a proposito delle tue capacità di sceglierti gli amici? Il tuo caro Cuor di Coniglio! L’amico di sempre! Ed io che temevo fosse un Mago troppo esoso per le mie tasche! Ahahahahah... »

Non lo ascoltavo più, Riddle ormai sragionava a tal punto che le sue minacce erano diventate grottesche, assurde, totalmente prive di ogni credibilità. Lui non ci conosceva, azzardava e falliva e a me non passava neanche per l'anticamera del cervello che Deidra fosse in mano a Lestrange o che Orion ci avesse fatto una vigliaccata simile, nulla di quel ridicolo blaterare aveva importanza, per me, serviva solo a confondermi, spaventarmi, rendermi incapace di concentrarmi e trovare una via d’uscita…
Esisteva invece un’unica cosa reale, tangibile, importante per me: quel baratro. E lo stratagemma che impedisse ai miei figli, chiusi in quelle ceste di vimini, di caderci dentro.

    «… L’unico, vero esoso sei sempre stato solo tu, Sherton... Per rispettare la volontà di Salazar, ho sprecato mesi a offrirti cariche, potere, ricchezza per averti al mio fianco… non ti ho mai minacciato, ti ho offerto la scuola di Hogwarts, la testa di Dumbledore e di chiunque altro tu volessi, e onori, denaro, proprietà, antichi manufatti… tutto questo, benché tu non avessi alcun merito personale particolare, solo per il nome che porti… E TU, SE BEN RICORDI, HAI ACCETTATO! O non eri forse tu, quella notte, sulla tomba di Peverell?»

    Non c'è modo di raggiungere uno di questi due bastardi prima che faccia cadere la cesta… figurarsi raggiungerli in tempo entrambi…
    Forse, nonostante la debolezza, potrei creare un incantesimo sufficiente a tendere delle reti, tra loro e gli scogli acuminati, sottostanti... ma, quanto sarebbero affidabili queste reti, viste le mie condizioni? Rischierei la loro vita, ancora di più…


    «… AVEVAMO UN ACCORDO, SHERTON! Un accordo che non si sa come, o perché… TU a un certo punto non hai più RISPETTATO… Mi hai invece insultato, mentito, boicottato. Chiunque dotato di logica avrebbe solo pensato a come eliminarti, da quel momento… Io, invece, nel pieno rispetto di Salazar, ti ho offerto ancora l'occasione per redimerti e collaborare… e tu? A queste mie dimostrazioni di buona volontà, hai risposto ancora picche! No, Sherton... basta... non mi piace sprecare Sangue Puro... ma tu… sei stato tu a spingermi a questo... sei tu il mandante, il vero responsabile della sorte dei tuoi figli... tutti i tuoi figli! Ed è giusto che tu viva nel rimorso… »

    … C’è solo una cosa da fare a questo punto… una soltanto… svelare il suo bluff…

    «Hai ragione, Riddle… e non hai bisogno di aggiungere altro… mi hai convinto… la morte davvero… non è… il peggior dei mali… »

Non dissi altro, non sentii altro, non vidi altro, non ragionai su altro, dovevo convincermi che fosse un bluff, e non pensare a quanto stessi rischiando in quel momento, al fatto che potessi solo immaginare, ma non sapere, che cosa avesse in mente Riddle.

    Non c’è via d’uscita... E a questo punto… tanto vale rischiare il tutto per tutto…

Impercettibilmente indietreggiai, quando sentii il bordo del costolone sotto i miei piedi, mi lasciai cadere all'indietro, nel baratro che si apriva alle mie spalle.
Mi abbandonai nel buio, a braccia aperte, mi sentii avvolgere dall’aria, sferzare dal vento, finché non sentii l’impatto violento e gelido del mare sulle mie reni.
Non trovai rocce acuminate a fermarmi, scesi giù, sempre più giù, mi lasciai inghiottire dal mare in tempesta, semi stordito, poi la corrente mi riportò su, nella bolgia, tornai a respirare, a lottare con l’impeto dell’oceano.
Quando le orecchie tornarono a funzionare, esplosero le urla dietro di me, sopra di me... mi cercavano, ma l’oscurità e il caos mi celavano ai loro occhi.
A lungo sentii solo il fragore delle onde e le maledizioni che Riddle e gli altri mi lanciavano dall’alto.
Cercai di combattere contro la violenza del mare, mosso non tanto dalla razionale volontà di resistere, quanto dall’istinto animale di sopravvivere, ma non avevo più forze per combattere… sapevo che non sarei mai riuscito a raggiungere gli scogli e a mettermi in salvo.

    Perdonami, Deidra... perdonam...

Ero ormai pronto a lasciarmi andare al torpore, al gelo dell'acqua, alla violenza degli urti, alla stanchezza e al dolore, quando quella cacofonia fatta dalle onde spezzate sugli scogli, dagli sconquassi profondi dei tuoni, dalle urla dei miei nemici e dalla tetra risacca, fu rotto da un sibilo leggero e sinistro seguito da due lievi tonfi, cupi, prodotti da qualcosa di leggero che precipitava poco lontano da me, in due direzioni opposte.
A quel punto i pianti dei bambini si fusero alle urla dell’oceano. E subito tutte le fiaccole accese sulla scogliera furono spente.

    «NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO… »

L’urlo belluino, che racchiudeva tutti i no della terra, si liberò dal mio petto, quando l'ultimo barlume di consapevolezza mise a fuoco quanto era accaduto.

    Hai sbagliato tutto, Alshain...
    Hai scommesso tutto… e hai perso tutto…


Reso lucido dal terrore e dalla disperazione, annaspai, bevvi acqua e quasi annegai, mi mossi con difficoltà per il dolore, nel buio tentai di percepire qualcosa, mi guardai intorno, cieco, senza vedere nulla in quell'inchiostro denso e profondo.
Nell’oscurità la mia voce rotta, tremante, pregava e gridava, il terrore diventava gelo sulla mia pelle e m’intorpidiva.
Udivo un pianto procedere in lontananza, alto e impetuoso, sulla mia sinistra, l’altro era più vicino, ma appariva flebile e in parte soffocato: m’indirizzai verso quello, sicuro che fosse la piccola Adhara, cercai di raggiungerla, ma dopo alcune, poche, dolorose bracciate persi la forza e il pianto smise di risuonare. Lo sentii dopo alcuni terrificanti minuti, molto più lontano, e stranamente nell’altra direzione, vicino al secondo pianto.
Disperato, confuso, le onde mi ghermirono, mi sollevarono e trascinarono via, rovesciandomi contro le rocce.

    È frutto di un incantesimo… mi hanno confuso i sensi… non so più qual è la verità…
    Devo tornare indietro dai miei figli, ma non capisco dove si trovano.

Ormai vaneggiavo ma mi feci forza e ritentai, l’acqua mi travolse ancora e stavolta mi portò sotto.
Bevvi, tanto… per un istante, folle, vidi il volto di Deidra, in lacrime, squarciare l’oscurità con una soffusa luminescenza dorata.
Balbettando, le chiesi perdono e bevvi ancora acqua, tanta, tantissima acqua. E lacrime.

    Che cosa cazzo hai fatto, Alshain? Che cosa cazzo hai fatto ai miei bambini?

C’era ormai un solo pianto, lontano, flebile. Nella folla di grida delle onde non riuscivo più a capirne la direzione, sembrava venisse da ogni luogo, sembrava che fossi circondato da pianti e da sussurri.
Tentai ancora un paio di bracciate, le onde mi riportarono sotto.
Ero più vicino alla costa, adesso, sentii delle rocce strusciarsi vicino alla mia testa, alzai con difficoltà le braccia, nel tentativo di proteggermi dai colpi più violenti.
Una nuova onda, più alta e forte, mi ghermì e mi risputò fuori, sentii una sferzata violenta centrarmi in mezzo alla schiena, un colpo così feroce da togliermi il respiro e lasciarmi stordito.
Urlai e bevvi.
Poi non ci fu più niente.

***

Deidra Sherton
XX, Wiltshire - dom. 16 gennaio 1972

Quando riaprii gli occhi, non mi trovavo più ad Amesbury. Ero stata adagiata su un divano, le mani giunte sul ventre, avevo addosso la mia camicia da notte e la mia vestaglia, e c’era un plaid non mio a tenermi calda. Alla mia destra, a breve distanza, c'era un tavolo basso, su cui erano stati lasciati tre caraffe ancora fumanti, tazze e piattini appartenenti a un servizio di porcellana finissima, vassoi ricolmi di frutta, biscotti e panini caldi di forno, un paio di tortiere che proteggevano una torta di mele e una Sacher. Mi sollevai, intorno a me, in quel salottino raccolto, tutto era illuminato dalla luce tenue del giorno, che penetrava attraverso due ampie finestre e tende ricamate finemente: pochi mobili di legno chiaro, dalle delicate decorazioni floreali, un enorme tappeto persiano, una consolle molto femminile, ingentilita da due vasi ricolmi di fiori, un lampadario piccolo ma sfarzoso, pieno di cristalli di Venezia. Quando mi alzai per raggiungere le finestre, sapevo già che dal balconcino avrei visto l'ampia distesa di un giardino all’inglese circondato da alti cipressi e sullo sfondo morbide colline innevate: quella in cui mi trovavo, infatti, era uno dei salottini degli appartamenti privati di Yvonne de Bois, la moglie di Abraxas, morta da circa dieci anni nel dare alla luce la loro bambina, nata troppo prematura.
Conoscevo bene Malfoy Manor, nel Wiltshire: quando non vivevamo ancora a Herrengton ma ad Amesbury, Alshain ed io organizzavamo feste quasi ogni fine settimana per amici parenti e conoscenti e partecipavamo ai ricevimenti che suo cugino e sua moglie davano a villa Malfoy, quasi con la stessa frequenza con cui eravamo soliti frequentare i Black a Grimmauld Place. Ripensai alle serate sfarzose di Yvonne, ai discorsi fatti con Elladora, mia cognata, e con Natalie Duprés, la sventurata moglie di Roland Lestrange, proprio in quel salottino.

    Alshain deve avermi portato qui per ordine del Signore Oscuro… probabilmente gli Aurors andranno a raccogliere indizi nella nostra casa di Amesbury, dopo l’omicidio di Mackendrick…

La porta si aprì, io per reazione misi mano alla manica della veste, dove di solito celavo la bacchetta, ma la camicia da notte era vuota, non perché mi avessero disarmato, ma perché avevo perso io stessa la mia bacchetta, tentando di fuggire. Quasi svenni dalla paura e dal raccapriccio, quando un uomo coperto dalla testa ai piedi con un mantello nero e una maschera d’argento in faccia, a renderlo irriconoscibile, riempì tutto lo spazio della porta, con la sua altezza. Mi feci forza e cercai di dimostrare una sicurezza che non avevo.

    «Siete sveglia… servitevi e seguitemi, milady... »
    «Pretendo di sapere dove sono i miei figli! E di vederli!»
    «Se non intendete mangiare, vi condurrò subito nell’altra stanza… siete attesa… »
    «Non vi seguirò da nessuna parte se non mi direte prima dove sono i miei figli!»
    «Seguitemi con le buone, milady… o sarò costretto a portarvici… alla mia maniera… abbiamo già perso fin troppo tempo, con tutte queste… inutili… cortesie!»

Rabbrividii e cercai di sottrarmi, quando la mano guantata mi arpionò l’avambraccio senza tante cerimonie e l’uomo mi trascinò fuori quasi di peso. Lo fissai, cercando di capire chi si celasse dietro quella maschera: dall’altezza e dalla corporatura esigua non poteva essere Abraxas, né uno di quei dannati Lestrange, probabilmente era solo uno dei tanti sciocchi ragazzotti che in quel periodo credevano che per diventare uomini bastasse andare in giro a terrorizzare la gente, mascherati in quel mondo. Con un brivido pensai a mio figlio: Mirzam era stato a un passo dal restare coinvolto in storie simili.

    Mirzam… spero tu sia lontano mille miglia da tutto questo...

Percorremmo alcuni saloni, silenziosi e in penombra, trasudanti lusso e ricchezza, come ogni cosa toccata da Abraxas Malfoy.
A un certo punto restai stranita, sospesa tra terrore e speranza quando sentii una musica librarsi in quel silenzio tetro: riconoscevo la melodia di un pianoforte, uno degli strumenti che più amava mio marito. Alshain suonava molto spesso per me… ed io … avevo iniziato a vedere il mondo dei Babbani con i suoi occhi proprio a partire dalla loro musica. Quella però era musica dei Maghi, uno dei notturni più celebri dell’altrettanto celebre Freya Ravenclaw, vissuta nel XIX secolo e intelligente come la sua antenata, Rowena, di cui era discendente diretta: tra le altre cose, Freya aveva inventato un pianoforte capace di replicare e tradurre in linguaggio umano il canto degli usignoli.

    Non immaginavo che un uomo freddo come Abraxas Malfoy perdesse tempo a suonare…

Per un istante la follia mi fece sperare che in fondo a quel corridoio, oltre quella porta, ci fosse mio marito, ad attendermi, poi ricordai cos’era successo l’ultima volta che avevo incrociato i suoi occhi vuoti: mi aveva spaventata a morte, aveva tentato di colpirmi, mi aveva inseguita e fatta cadere a terra, trascinata e infine stordita con alcuni Stupeficium… poi priva di sensi doveva avermi portato e segregato nella villa di suo cugino.

    Non riesco ancora a crederci… non può essere stato lui… eppure… era lui…

L’uomo mascherato bussò e aprì, mi spinse dentro e richiuse la porta dietro di me. Quando blaterò un incantesimo che impediva di aprire dall’interno, il gelo mi scivolò lento lungo la schiena e un senso di profonda angoscia mi piombò addosso come una cappa soffocante. Rapida, la testa andò in confusione, quando, attorno a me, misi a fuoco molti oggetti che conoscevo bene, oggetti che appartenevano alla mia casa: ero nella villa di Malfoy, ma per qualche strano motivo in quella stanza c’erano mobili e suppellettili che fino a poco prima si trovavano ad Amesbury.

    Che cosa significa tutto questo? Che cosa sta succedendo qui?

Il salone era molto grande, una doppia altezza in cui una selva di colonne sosteneva il livello sovrastante: il salone delle feste di Malfoy Manor. Il piano continuava a suonare ma non potevo vederlo, stava dall’altra parte, rispetto a me, vicino alla porta vetrata che dava sul giardino, nascosto dal marmo della scalinata monumentale che portava di sopra. L'ultima nota fu suonata con un colpo deciso sulla tastiera, interrompendo la melodia in maniera disarmonica, quasi il pianista volesse non smettere di suonare, ma mozzare la testa a un condannato. Rabbrividii.

    «Ti sei risvegliata, finalmente!»

Mi sporsi e guardai in quella direzione e a stento cacciai un urlo disperato, preda com’ero del raccapriccio.

    «Salazar… non è possibile… tu! Sei sempre stato tu!»

Abraxas Malfoy era seduto al piano e teneva gli occhi di ghiaccio fissi su di me, gli effetti della Pozione Polisucco stavano svanendo lentamente, così i suoi lineamenti duri e pesanti non erano ancora incorniciati dai suoi lunghissimi capelli, talmente biondi da sembrare bianchi, ma da quelli corvini di Alshain, che gli sfioravano appena le spalle. Istintivamente mi accostai a una delle colonne, come se bastasse un po' di pietra antica a proteggermi dalla Magia e dalla crudeltà di quell'uomo. Ero spaventata, dopo quanto era accaduto nelle ultime ore, non poteva essere altrimenti... Ero terrorizzata, perché a questo punto non riuscivo a capire che cosa ne fosse di mio marito e dei miei figli, eppure ero anche in parte rincuorata nel sapere che nulla di quanto era accaduto quella mattina fosse opera di Alshain, ma dell’essere diabolico che avevo di fronte.
M’imposi di non piangere né supplicare ma, come una brava Llywelyn prima ancora che da brava Sherton, di lottare con le unghie e con i denti per la mia famiglia.

    «Che cosa significa tutto questo? Dove sono mio marito e i miei figli? Perché hai queste cose, le mie cose… in casa tua?»
    «Ho dovuto appiccare un incendio ad Amesbury, per cancellare ogni mia eventuale traccia, mi dispiace… e visto che mi sembrava un peccato distruggere alcune cose così… belle… le ho portate via, insieme a te… »
    «Salazar Santissimo! Ascolti quello che stai dicendo, Abraxas? Come hai potuto fare tutto questo?»

Lo bisbigliai all’inizio, così che mi sentì appena, poi a mano a mano la mia voce si librò più alta e decisa, mossa dalla disperazione e dalla rabbia. Dovevo, volevo sapere, avevo paura, certo, ma dovevo affrontare quell'uomo. Malfoy sorrise e lentamente si alzò, lentamente si avvicinò, mentre io mi accostavo ancora di più a quella stupida colonna, come se potesse fare qualcosa per salvarmi.

    «Davvero avresti preferito che fosse tuo marito a darti la caccia come ho dovuto fare io? Sarebbe stato divertente, certo… ma quando ci sei di mezzo tu, tuo marito è capace di combinare ogni genere di sciocchezza, tipo fuggire da casa… Ed io non avevo tempo per rischiare, non potevo permettermi che la lussuria, che lo spinge continuamente tra le tue cosce, superasse persino gli effetti di una maledizione tanto potente come l’Imperius!»
    «Come osi…»

Gli avrei tirato uno schiaffo o graffiato la faccia, per togliergli quell’espressione repellente e ironica, ma il terrore per la sorte di Alshain a quel punto, superava ogni altra considerazione.

    «Non ti facevo, però, così ingenua… hai davvero creduto che un uomo conciato in quel modo tornasse a casa, riportandoti persino i bambini, senza che ad aiutarlo ci fosse… un amico?»
    «E ora magari dovrei anche credere che tu saresti… un amico!»
    «Mi ferisce questo tuo tono incredulo, Deidra… pensa a cosa è accaduto a casa tua, ieri, con Lestrange: voleva aggredirti e sono stato io a difenderti. Non si comporta così un vero amico? Tuo marito ha sempre fatto l’errore di sottovalutare l’affetto che provo nei vostri confronti e ti ha messo in testa le sue stesse idee balzane… Che cosa può saperne lui dell’amicizia? Lui che ha sempre amato circondarsi solo di… impiastri… come quel Black!»

Ghignò, provocatorio, alludendo al nostro caro Orion, la bile mi salì alla gola, mentre mi dava le spalle e andava a versarsi del Firewhisky, quello che, lo riconoscevo, aveva rubato dalla vetrinetta dei liquori di mio marito: ero scioccata, infuriata e sconvolta dal suo comportamento, sembrava volesse dire che tutto ciò che era di Alshain ora era suo. Vedendo l’espressione torva con cui lo fissavo, mi chiese se ne volessi, io guardai dall'altra parte, risoluta e furente. Tornò ad avvicinarsi, io non mi mossi, si sedette sulla scrivania vicino a me, anch’essa rubata dallo studiolo di Alshain, mostrando una naturalezza che mal si accordava con l'immagine ufficiale di Abraxas Malfoy, uomo sempre iper controllato, che dimostrava almeno venti anni più della sua vera età. Lì, nella sua casa, vestito ancora in maniera assurda per lui, il pigiama che Doimòs aveva dato a mio marito, cioè allo stesso Abrxas, la notte prima, sembrava così a suo agio da riempirmi ancora più d'inquietudine.

    «Tuo marito è diventato… pazzo… non un pazzo normale, un pazzo furioso, scatenato… dubito esista un reparto adatto a contenere i malati come lui persino al San Mungo… »

Rabbrividii, ripensando ai vari casi letti sui giornali, di persone attaccate dai Mangiamorte, ripetutamente sottoposti a ogni genere di maledizione e fattura, che avevano perso il lume della ragione dopo quel genere di torture. Repressi a stento lacrime e singhiozzi, al pensiero che Alshain avesse subito una sorte analoga.

    «Non so che cosa gli sia preso: ha trasformato la vostra casa di Londra non solo in una roccaforte, piena di scappatoie per mettervi in salvo… e questo sarebbe stato normale, per chi vive nella paranoia di essere accerchiato dai nemici… nemici che esistono solo nella sua testa, sia chiaro… No, non gli bastava rendersi ridicolo... doveva diventare pericoloso! Ha reso la vostra dimora di Londra, la casa dei suoi antenati Ravenclaw, una trappola perfetta, per uccidere, per abbattere il Signore Oscuro... »
    «Non starai cercando di dirmi che il Signore Oscuro è... morto?»

    Salazar! Fa che Alshain ci sia riuscito… fa che Abraxas non lo sapesse, quando mi ha aggredito e rapito…
    Fa che tutto questo sia una recita solo per convincermi a non farlo massacrare da mio marito, quando ci troverà… ti prego… ti prego…

    «Morto? Figurati! Come poteva un Mago da strapazzo come Alshain sconfiggere l’unico vero glorioso erede del grande Salazar Slytherin? Tuo marito non ha mai voluto credere alla mia sincerità, alle mie buone intenzioni nei vostri confronti... è sempre stato malevolo, ingeneroso, e questo lo sapevamo tutti… ma Merlino santissimo… stavolta... stavolta quel pazzo furioso ha… esagerato... non credevo fosse un esaltato simile... e sì che lo conosco da quarant’anni!»
    «Smettila con questo ridicolo teatrino, Malfoy! Dimmi che ne è di Alshain e dei miei figli!»
    «Tuo marito ha rifiutato l'aiuto che gli offrivo, ecco cosa gli è successo… Io ho fatto di tutto per farlo ragionare, negli ultimi mesi… Ma no... lui doveva seguire come un mulo quello che gli dettava la sua arroganza, la sua vanità... doveva giocare a fare l'eroe con quel coglione di Black! Talmente pieno di sé, da mettere sul piatto il suo sacrificio, pur di non piegarsi!»
    «Per l'ultima volta... dov'è Alshain?»
    «Deidra... voglio che tu capisca... tuo marito… ha programmato... di morirci... in quell'incendio, portandosi dietro quante più persone possibile... »

    Non è vero… Orion ha detto che non hanno trovato Alshain in quella casa…
    ... e se Abraxas polisuccandosi si è presentato coperto di lividi, significa che qualcuno ha perso tempo a pestarlo, dopo averlo portato via da Essex Street...

I miei occhi, però, nonostante la ragione mi dicesse di sperare ancora, si riempirono di lacrime e la mia sicurezza andò a farsi benedire.

    «… un eroe, per tutto il Mondo Magico... un eroe... certo… ma ci ha pensato a te? Ai vostri figli? No... lui non pensa mai alle conseguenze... vanità, arroganza, il suo nome nella storia … e tu? E i ragazzi? Vi ha lasciati soli ad affrontare il mondo senza di lui... che eroe!»
    «Smettila, Abraxas... smettila! Che cosa vuoi da me? Dimmi dov'è Alshain?»

Abraxas scivolò giù dalla scrivania e si portò davanti a me, fissandomi addosso i suoi occhi vuoti. Io li abbassai, incapace di affrontarlo, spaventata per la verità che stava per dirmi. Si fece più vicino, mi appoggiò la mano sul viso, perché lo sollevassi e lo guardassi: sentii un disagio che non provavo da più di vent'anni.

    «Vedi Deidra… il Signore Oscuro a me… deve moltissimo... e sapendo da sempre della mia debolezza per te... mi ha mandato, con le sembianze di tuo marito, a chiudere questa storia: gli devo solo portare i tuoi ricordi, quelli veri, non quelli che Alshain ti ha di certo alterato… in cambio… il mio premio sei tu... “una rossa ricompensa” ti ha definito il mio Signore… ho già tutto, lo sa, voleva premiarmi con uno sfizio che voglio togliermi da tantissimo tempo… »
    «Neanche morta!»


Scattai indietro, lontano da lui, sottraendomi alla sua presa, andando a sbattere sulla colonna che era alle mie spalle. Tese le braccia per sostenermi. O forse per bloccarmi aspettandosi uno schiaffo che non riuscii a dargli, tanto ero sconvolta dalle sue parole.

    «Calma... prima devo meritarlo, questo premio... Noi crediamo che tu sappia dove si trova Mirzam, per questo Milord tiene così tanto a te e ai tuoi ricordi… te l’ho detto anche ieri… non abbiamo cattive intenzioni... l’unico problema era... che una volta scappata con Doimòs, non sapevamo come trovarti… per questo tuo marito, catturato a Essex Street e portato nel nostro nascondiglio, è stato picchiato per ore dai Lestrange ma, naturalmente, lo conosci, più lo colpivano, meno era disposto a dire dove fossi… io gliel’avevo detto, a Milord, che i Lestrange sono solo animali privi di cervello, però ormai il danno era fatto…
»

    «Quale danno? Come sta ora Alshain?»
    «Oh... quisquilie... nulla che non sia stato in grado di curare... alla fine, il Signore Oscuro, ha deciso di ascoltarmi e mi ha ceduto il prigioniero… L’ho torturato in un modo che i Lestrange nemmeno saprebbero sognarselo, ahahah... »

Allungai la mano per centrarlo in piena faccia con un manrovescio, lui si scostò in tempo e mi bloccò, smise di ridere, ma restò con la stessa espressione ironica in faccia, tipica di chi sa di meritarlo e per questo è ancora più orgoglioso di averlo evitato.

    «Stai buona, Deidra... non ti conviene! Alla fine, dicevo, eccomi qua: al dolore fisico, quella capra di tuo marito fingeva di non reagire, ma... so io dov'è che gli fa male... c'è stato un breve momento, mentre gli parlavo delle brutte cose che ti stava facendo Lestrange, dopo averti rapita, in cui il cuginetto ha perso il controllo, spaventato che tu fossi davvero nei sotterranei del vecchio maiale a patire di tutto… In quel breve istante sono riuscito a scoprire l'esistenza del capanno nel bosco. Non ne ho parlato a nessuno, neanche al Signore Oscuro… sai com'è... dovevo prendere tempo, decidere come agire... per ottenere il massimo per me e la mia famiglia... »

Mi lasciò le mani e si voltò, andò a versarsi altro FireWhisky e me ne offrì, io negai ancora con un cenno del capo.
Da alcuni minuti, mi rendevo conto che aveva smesso con le buffonate e mi stava dicendo la verità. Soprattutto quell’ultima frase, che aveva detto in un fil di voce, quasi incurante, aveva più valore di tutto il resto.

    “Dovevo prendere tempo, decidere come agire per ottenere il massimo per me e la mia famiglia.” ... mi sta forse dicendo che era disposto a valutare chi gli avrebbe offerto di più, tra Milord e mio marito? Mi sta dicendo che ora è qui per trattare con me?

    «Dannazione! Poteva essere un lavoretto pulito e mi sarei pure divertito con te per tutta la notte… certo, tu avresti pensato di essere tra le braccia di tuo marito e questo mi avrebbe tolto buona parte della soddisfazione, ma meglio di niente! E invece chi ho trovato nel capanno con te, al mio arrivo? Quel dannato impiastro di Black, naturalmente! Si può sapere come riesce quell’inutile damerino snob a trovarsi sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato, quando ci sei tu di mezzo? Sono vent’anni che mi chiedo come sia possibile... che me lo trovi sempre tra le palle ... quando sto per metterti le mani addosso?!»

Abbassai gli occhi, sentii nuove lacrime affacciarsi e scivolarmi sulle guance: al pensiero di Orion, mi pervase un senso di calore e gratitudine e fui felice che fosse stato lui, alla fine, l'ultima persona amata che il destino mi aveva concesso di abbracciare.

    «Perché... al contrario di te… al contrario di tutti voi, Orion Black è sempre stato un vero uomo, un gentiluomo e soprattutto… un ottimo amico… »
    «Chi, Cuor di Coniglio? Ahahahah... ma per favore! Io direi piuttosto un vigliacco, un codardo spaventato persino dalla sua ombra… un senza palle incapace di affrontare le conseguenze… Il “gentiluomo”, quando ti guarda o ti abbraccia, come faceva ieri sera, si fa... gli stessi pensieri che per anni ci siamo fatti su di te Roland ed io, fidati!»

Non ne potevo più, non pensai alle conseguenze, rapido mi partì lo schiaffo. E stavolta lo centrai in pieno. Si portò la mano alla faccia e alzò l'altra, come se volesse subito reagire, ma non lo fece, anzi mi sorrise, benché nei suoi occhi non ci fosse più ironia, ma il fuoco dell'ira.

    «Sei sempre veloce di mano, come un tempo, piccolo topo irlandese!»
    «Hai memoria, Malfoy… ma solo per quello che ti fa comodo ricordare: è stato proprio con uno schiaffo dato a te, per le tue insolenze, cui nessuno voleva credere, che è iniziato tutto… perché invece quel... coglione
... quel senza palle, come lo chiami tu... ovvero la persona migliore che io conosca, dopo Alshain... Orion Black, lui, mi ha creduto e se ben ricordo, ti ha anche affrontato e umiliato... e ti ha pure fatto passare dei guai con Dippet… E siccome è tutto fuorché un viscido ipocrita come te, siccome lui sa che cos’è davvero l’amicizia, anche se ne è rimasto dispiaciuto, ha reagito come il gentiluomo che è... quando ha capito che Alshain ed io ci eravamo innamorati… »
    «Se vuoi raccontartela così… io penso non vedesse l'ora di staccarsi di dosso un'arrampicatrice sociale che rischiava di metterlo nei guai con il padre... ma questi non sono affari miei, hai ragione… avrei dovuto sistemare Black anni fa, però, così ieri sera non l'avrei trovato lì a rovinarmi la festa... ma succede sempre qualcosa di strano a chi cerca di mettere le mani addosso ai dannati Toujours Pur... far sparire l'unico figlio maschio di Arcturus Black, persino oggi che la sua stella è parecchio appannata, non è facile come appendere al lucernaio un insulso Medimago di Inverness... »
    «Salazar... dunque sei stato tu?»
    «Potevo lasciar andare in giro persone che avevano visto vivi te, i bambini e Alshain? Non potevo rischiare che gli Aurors ci fossero addosso in piena notte! Sono andato e tornato mentre dormivi... Che profonda tentazione, allungare le mani e… lasciamo perdere... tra l'altro far fuori Mackendrick mi ha dato un po' di tempo... ora gli altri penseranno che l'ho fatto fuori mentre cercavo di sapere dove fossi... ho un vantaggio di circa mezza giornata, ora... senza che in loro possa nascere il sospetto che abbia tenuto informazioni per me stesso… »
    «Tu... Tu stai ingannando persino il Signore Oscuro? Non posso crederci!»
    «Ingannare... che parole grosse... Sono solo realista... e pragmatico... Nel piano originale c'erano diverse piccole pecche, che andavano sanate... tra l'altro un problema dovuto come al solito a Black: gli ho chiesto di non parlare di me, dei mocciosi e di te, ma lo conosci, ti pare che è rimasto zitto? Di sicuro tuo figlio saprà già dell'anello e che tu sei viva... quindi, prima o poi, dovremo farti saltare fuori, e in un modo tale che non si facciano troppe domande... è possibile mettere nel sacco Crouch, ma secondo te, se tuo figlio andasse da Dumbledore a parlargli dell'anello, il vegliardo lo manderebbe via senza farsi delle domande? No... Inoltre... potrei sempre usare l'Oblivion, certo, ma magari ti farebbero delle analisi approfondite e prima o poi il mio nome potrebbe saltare fuori... no, meglio non fidarsi... il bel piano che il Lord aveva progettato era troppo... appariscente e pieno di insidie... lui voleva far fuori tutti i tuoi pargoli per vendetta... ma con Dumbledore che tiene Hogwarts, come avremmo potuto mettere le mani sui due mocciosi che vanno a scuola? E Mirzam? No... troppe incognite… il mio piano, invece, non presenta tutti questi rischi... ed è... dannatamente più redditizio... almeno per me... Certo, magari all'inizio si incazzerà un pochino, ma quando godrà anche lui dei risultati... »
    «Sono stanca dei tuoi sproloqui, Malfoy... dimmi dove sono Alshain e i miei bambini... mi stai dicendo che tutto questo mira a farti ottenere un vantaggio, che non è completamente opera del Signore Oscuro... ma se così fosse, non ci sarebbe un tuo collega Mangiamorte, qui con te!»
    «Chi? Adam? Quello è il mio giardiniere Magonò! Gli ho promesso un extra se si fosse prestato a recitare la parte del duro, con una delle mie... come dire... amichette!»


Ero infuriata, presi il biccheire che aveva posato sulla consolle accanto a me e glielo tirai addosso, poi tentai di nuovo, preda di una crisi di nervi, di colpirlo. Lui non mi fermò, aspettò che la crisi si placasse da sola poi riprese, lentamente.

    «Basta così, Deidra... Hai ragione... è ora di smetterla con le chiacchiere e queste... amenità... il tempo stringe... per il Signore Oscuro tuo marito è... disperso, molto probabilmente morto… e così i tuoi figli... in realtà loro sono vivi e al sicuro... e questo solo grazie a me... e finché lo vorrò io... naturalmente...
»


Si versò ancora del Firewhisky e lo bevve, mi fissò, poi risalì di nuovo con la mano a raccogliere una mia ciocca e se l'arricciò attorno alle dita.

    «... lo vorrò, fintanto che tu sarai disposta a concedermi… il tuo aiuto, Deidra... »

    Salazar, no! Non credevo esistesse un vile più viscido e ripugnante di Roland Lestrange e invece… Salazar... ma come è possibile che un uomo come Malfoy...?

    «So cosa stai pensando... No, Deidra... potevi essere un gradito spasso per una notte, ma... ora come vedi… è di nuovo giorno… ed è da molti anni che non siamo più a Hogwarts, tu ed io… e questo significa che soddisfare dei semplici sfizi non ha più la stessa importanza, quando sul piatto si possono mettere cose più... sostanziali... il Signore Oscuro, stando a contatto con uomini come Roland... certe cose non le capisce... ma tu lo sai... che io non faccio parte di quegli uomini che... volano basso... con le donne...
»


Lo fissai: di nuovo stava parlando una lingua che suonava di verità. Avevo capito cosa intendesse dire. Quel riferimento al volare basso era un'espressione che usava sempre Yvonne, e mirava a sottolineare che stranamente, il suo non era stato un matrimonio di solo interesse. Ricordavo bene il funerale di Yvonne, ricordavo bene i mesi successivi, ricordavo quanto fosse stato faticoso per Abraxas fingere di essere il solito pezzo di ghiaccio. Ricordavo, soprattutto, come era cambiato il suo atteggiamento nei confronti di Lucius: fino a quel momento era rimasto particolarmente distaccato, nei suoi confronti, poi ne aveva fatto il fulcro unico della sua vita.

    «Io voglio ben altro… qualcosa che puoi darmi solo tu… qualcosa che durerà tutta la mia vita e tutta la tua... l’unica cosa che tu ed io abbiamo in comune... »

Si avvicinò alla porta che si apriva dietro di lui e mi fece cenno di seguirlo: Yvonne diceva che quello era il suo angolo privato, qualcosa di più intimo dello studiolo, dove non era concesso neanche a lei entrare.
Abraxas aprì la porta e levò la bacchetta, le pesanti tende di broccato verde si sollevarono lentamente facendo apparire un ambiente piccolo e spoglio, in penombra, in cui riuscivo a distinguere solo due forme rettangolari, una bassa e lunga, forse un divano, e un'altra più simile a un quadrato, tipo il profilo di una grossa scatola. Le tende si sollevarono ancora e, improvviso, un grido mi si levò dal petto quando vidi Alshain disteso sul divano, coperto di lividi e addormentato. Corsi da lui, mi avviciani, lo toccai, ma non ottenni alcuna reazione. Appoggiai l'orecchio sul suo petto e con un sospiro di solievo sentii il suo cuore battere.

    «Mamma... »


Il cuore mi fece un altro tuffo quando una manina sollevò dall'interno un lembo del tessuto che copriva la scatola e vidi Wezen occhieggiare divertito, come se stesse giocando a nascondino. Mi rimisi in piedi e sollevai quella specie di tovaglia, lasciando scoperto un box per i bambini, in cui c'era anche Adhara, distesa sul fianco, a dormire. Presi in braccio Wezen, che mi tendeva le manine desideroso di essere coccolato, poi mi voltai verso Malfoy, cercando in tutti i modi di contenere lo sconvolgimento che provavo in quel momento, per evitare che il bambino si spaventasse.

    «Che cosa stai facendo qui, con loro? Che cosa significa tutto questo?»
    «Tuo marito ha promesso che mi avrebbe
parato il cu... mi avrebbe aiutato a evitare problemi, se ti avessi riportato i bambini... Ed io... beh... li vedi... eccoli qui... Ora... Aiutami a fargli mantenere quella promessa, Deidra... e avrai più dei cinque minuti che ho deciso di concedervi adesso... Al contrario, se, come suo solito, tuo marito farà il coglione, beh... sarò costretto a riprendermeli... e riportarli là dove Milord li ha visti l'ultima volta e... lasciare che il loro destino si compia... poi ritornare da te, prenderti i ricordi e poi... sì... visto che Lui mi chiederà se ne è valsa la pena... mi toccherà prendermi tutte le soddisfazioni che voglio, con te... Non puoi avere idea di cosa sto parlando, lo so... perciò serviti del mio Pensatoio... gli ho prelevato i ricordi, così vedrai che cosa è successo ieri pomeriggio a tuo marito e ai tuoi figli, dal punto di vista di Alshain… Sono sicuro che quando saprai tutto, di questa storia... la prospettiva per te meno raccapricciante sarà... »

Si avvicinò al mio orecchio, abbassò la voce e bisbigliò, con un tono carico di falsa pudicizia.

    «... farti sbattere, notte e giorno, in ogni modo, da me... »


*continua*




NdA:
Ciao a tutti, di nuovo scusate per il ritardo, spero di essermi fatta perdonare con questo ricco capitolo pieno di elementi che fanno luce su momenti del passato e aprono prospettive su vari scenari futuri. Ringrazio tutti per letture, recensioni, seguito, ecc ecc. e approfitto per farvi fin da ora i miei in bocca al lupo per gli imminenti impegni scolastici e universitari.
A presto.
Valeria


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