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Autore: Rouge e Minori    30/05/2014    2 recensioni
Spesso i figli si domandano com'erano i loro genitori prima di essere le persone che sono abituati a vedere. Questa è una di quelle storie, una storia di uomini e donne che prima erano ragazzi, la cui vita odora di semplicità e prima odorava di scuola, di risate, di sesso, di adolescenti... Una storia come mille altre, eppure mille altre storie non fanno questa. O meglio, tre storie che si intrecciano fino a diventare una sola.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo I

«Mamma! Mamma! Tristan mi ha tirato le uova sui vestiti, ora sono tutta sporca!» gridò  piangendo una ragazzina, entrò nella veranda come una furia. «Guarda che mi ha fatto!» mostrò la maglietta appiccicosa e sporca, i capelli erano tutti imbrattati di albume e farina.
 «Avanti Sadie è solo uno scherzo, tu e la roba potete essere lavati» disse sua madre.
   «Sì ma non è giusto! Visto che sono l’unica femmina mi rendono la vita impossibile»
    «Oh Sadie, racconta tutto a zia Dora, che ti ha fatto quello scemo di mio figl o?» disse l’altra donna tendendole le braccia.
  «Tristan e Simon mi hanno tirato addosso uova e farina»
    «Ora ci pensa la zia…. TRISTAN! VIENI SUBITO QUI!!» gridò furiosa, in meno di un minuto un ragazzino, tutto sporco di terra dalla testa ai piedi, arrivò in veranda tutto sorridente.
       «Sì mamma?»
  «Cos’hai da dire a tua discolpa?»
  «Che Sadie è una spia?»
 «E?»
  «Che Simon è colpevole quanto me?»
«A Simon pensa Dee, tu cos’hai ancora da dire?»
  «Nulla»
«Sicuro?» il ragazzo guardò un po’ la bambina, sporca e con il broncio sul muso.
 «Al 100%» sorrise.
 Sadie si divincolò dall’abbraccio di Dora e si accanì su Tristan e cominciò ad inseguirlo per il cortile, urlando: «Io prima o poi ti uccido, ti resuscito e ti ammazzo di nuovo solo per poter fotografare la faccia da ebete che hai mentre muori e resusciti! IO TI ODIO!»
 «BASTA!» gridò Shannon « Avete quattordici anni, tra poco andrete al liceo e dovete imparare, almeno, a non menarvi!»
 «Scusa zia Shannon» disse il ragazzo pentito.
  «Scusa mamma se ti abbiamo fatta arrabbiare. Come sta il fratellino?»
«Sta bene e non sono arrabbiata, anzi voi mi ricordate molto…. Vebbè, lasciamo stare» si rimise a sedere.
 «Ti ricordiamo chi mamma? Perché non ce lo racconti?»
  «Dai Shannon potrebbe essere una bella storia per loro e poi sono grandi ormai, potrebbe aiutarli a crescere»  la intimò Caridee.
 «Zia Shan, zia Dee ha ragione, potremmo crescere»
   «Non credo che accadrebbe ora, non ci sono riuscita io e dubito ci riusciate voi»
«Mamma, ma cosa ti costa?» domandò Sadie.
 «Fiato»
«Sadie non vuole raccontarci la storia perché si vergogna, magari ci sono particolari che non vuole dirci e ha il timore che lo zio possa rincasare da un momento all’altro» disse furbamente Tristan.
 «Non è vero! » esclamò Shannon risentita.
  «’Abbè Shannon, un po’ è vero» commentò Caridee.
«Volete Ballare? Okay va bene balliamo! Tristan vai a chiamare Simon, mentre noi diamo una ripulita a Sadie»
«Subito zia!»
Dopo che Sadie fu pulita e i due piccoli demoni erano riuniti Shannon sospirò : «non credevo sarei mai arrivata a questo punto, ma credo che Caridee abbia ragione, potrebbe farvi vedere le cose da una diversa prospettiva»
 «Che storia è mamma, tu lo sai?» domando Simon.
  «Certo che sì tesoro, l’ho vissuta»
«Come sarebbe a dire?» domandò Sadie.
  «Varrebbe a dire che questa è la nostra storia ragazzi… tranquilli non è noiosa, anzi è piuttosto divertente» rispose Shannon.
«Si come quella volta al centro commerciale che ci abbiamo messo una vita per scegliere un paio di occhiali» ricordò Nymphadora ridendo.
  «Se non sbaglio è stata colpa tua» ricordò Caridee «TU ci hai bloccate lì per più di due ore!»
«Non credo di aver capito» commentò Tristan.
  «Non è una novità!» lo punzecchiò Sadie.
«Basta ragazzi e ascoltate la storia, in silenzio… alzate la mano se avete domande»
“Allora….Era una normalissima giornata di Settembre, la scuola era alle porte e quel giorno faceva più caldo del solito, scesi in cucina per fare colazione e tutto era stranamente calmo. Mia madre, Marianne, stava cucinando (e lai non cucina mai), il mio patrigno, Phil, leggeva silenziosamente il giornale sorseggiando il suo caffè, d’un tratto la quiete si ruppe quando suonarono al campanello. Hazel, la mia sorellina, scese a capofitto giù dalle scale e andò ad aprire, alla porta il suo amico Tyler.
 «Allora sei pronta? Hai i limoni?» chiese il biondino con un tono da terzo grado.
  «No, ma non ci vorrà molto, inizia a montare la baracca poi ti raggiungo a casa tua»
«Okay, a dopo Hazel»
Hazel chiuse la porta e si mise a sedere con noi, pronta per fare colazione.
 «Che cosa combinate questa volta?» domandò nostra madre esasperata.
«Io e Tyler vogliamo comprarci i cannoni ad acqua per la prossima estate, ma non abbiamo i soldi e quindi apriamo un chiostro della limonata per racimolare qualche soldino» rispose orgogliosa. Hazel ha dieci anni, è nata dal matrimonio di mia madre e Phil, ormai lo considero come un padre visto che sono più di dieci anni che sono sposati e Hazel non si è fatta certo attendere. È una bambina con sempre mille novità, sempre piena di lividi e di nuovi guai da fare insieme a Tyler.
 «Non combinate danni, non fate finire chessò… del sale nelle limonate al posto dello zucchero, non provate a darla agli scoiattoli, non sempre la bevono e poi lasciano ricordini ovunque»
 «Non essere ridicola mamma, non darei mai della limonata agli scoiattoli, lo sanno tutti che la loro bevanda estiva è il succo di ghiande, ma soprattutto se volessi fare uno scherzo ti assicuro che sarebbero ben peggiori! Il sale nella limonata è da dilettanti, per chi mi hai presa? Per l’allieva? No madre, io so o la maestra degli scherzi» spiegò offesa.
  «Va bene come vuoi, ma ti prego non mettere il mio numero sul bancone del chiostro e se mi chiamasse qualcuno sappi che io non sono tua madre e non porto nessuno all’ospedale, okay?»
«Okay mammina» le diede un bacetto e uscì di casa saltellando.
  «Tranquilla mamma, è solo innocua limonata» la rassicurai io.
«Nulla è innocuo con tua sorella vicino, sarebbe in grado di produrre limonata esplosiva se solo volesse»
 «Che farai oggi Shan?» domandò Phil.
  «Andrò al centro commerciale con Caridee e Dora, nulla di speciale»
«Divertiti comunque»
 «Ma non manca qualcuno? Dov’è J?» chiesi a Phil.
   «Ti sono mancato Shannon?» la sua era la voce più irritante  del mondo l’avrei riconosciuta ovunque.
«No Jordan, mi chiedevo come mai non fossi già in piedi a rompere le scatole» Jordan Wright è il primogenito di Phil, nonché il mio tanto odiato fratellastro. Vive con me e mia madre da quando lei e Phil si sono sposati e da allora sono cominciate le note dolenti. Non lasciatevi incantare dalla sua bellezza e dai suoi lineamenti scolpiti, è tutta scena e quei “doni” sono solo fortuna. Vorrei che quello scocciatore si trasferisse a Timbuctu, così non sarei costretta a vedere la sua faccia da pallone gonfiato tutte le mattine.
 «Ragazzi litigherete dopo» s’intromise mia madre « sta sera io e vostro padre andremo ad una cena di lavoro dove potrebbero offrirmi un aumento, dovrete badare ad Hazel questa sera»
 «Cosa?!» esclamò Jordan «Io e Nicholas volevamo vedere il rugby sono i città e abbiamo già comperato i biglietti! E prima che tu me lo chieda, no, non me li rimborsano!»
«Potrai certamente guardare la partita… sulla tv, in hd, e se vuoi commentarla con Nicholas là c’è il cordless, inoltre Nicholas abita qui davanti potete comunicare con il linguaggio morse dal davanzale»
 «Questa è un ingiustizia!» esclamò arrabbiato.
«Prendi esempio da Shannon e cresci un po’ J, hai sedici anni ormai e devi assumerti le tue responsabilità. Anche tua sorella avrà altri programmi, ma farà comunque da baby-sitter» intervenne Phil.
 «Per Shannon è diverso, lei non ha una vita sociale! E non è mia sorella!»
«Non è vero!» esclamai risentita «come ti permetti? Io ho una vita sociale molto più bella della tua, se stare chiuso in camera a giocare ai  video game è una vita sociale, beh non ho ancora capito perché a scuola tutti ti invidino così tanto!»
 «Perché le ragazze farebbero a gara per avermi»
«Non devono aspettare molto, se non sbaglio gli hai dato il numerino»
 «Sì è vero sono molto comodi quando sei popolare come me»
«Uno squillo come te vorresti dire»
 «BASTA!» gridò Phil esasperato. «Jordan aiuterai Shannon con Hazel e non voglio discutere oltre, sono stato chiaro?»
 «Sì, chiarissimo»
Uscimmo di casa e ci lanciammo un’ultima, letale e silenziosa occhiata, dieci anni di convivenza e ancora non riuscivo a digerirlo. Cosa aveva oltre quel bel faccino, o i suoi addominali? Nulla… beh forse non proprio nulla di nulla se era arrivato a dare i numerini alle ragazze per una sola notte a letto. Jordan era la prova che i cavernicoli infestano ancora queste terre e credo che quando Hazel avrà la mia età, al liceo, sarà nella stessa classe di suo fratello. 
Andai alla pista di atletica, per gli allenamenti del sabato mattina. Il mio coach mi voleva sempre pronta e allenata per le semifinali di stagione e, dato che sarebbero state a breve,  non potevo certo tirarmi indietro. Passai la mattina ad allenarmi, poi, dopo una bella doccia e un panino al volo mi diressi dalle mie amiche al centro commerciale.
«Sei in ritardo!» esclamò Nymphadora, puntigliosa come sempre.
 «Scusa Dora, sono solo cinque minuti!»
  «Appunto, sei in ritardo» conoscevo Dora solo da un paio d’anni, da quando si trasferì qui da Creta con la sua famiglia. Lei è sempre curata, è quasi impossibile vederla con un capello fuori posto, anche se tiene i suoi lunghissimi capelli scuri sempre sciolti. Bisogna ammettere però che Dora, nel suo infinito charme, sia una compratrice compulsiva e nevrastenica.
 «Avanti Dora non essere pignola, Shan ha ragione sono solo cinque minuti dopotutto» ribatté Caridee nella sua immensa saggezza. A differenza di Dora, conoscevo Caridee da molto più tempo ed era sicuramente più stramba di Dora, anche se è difficile a credersi. Un vizio terribile che ha Caridee e di giocare sempre con la sua treccina. Dee ha un carré corto e biondissimo, peccato che sul lato sinistro ha una lunga e sottile treccina con cui gioca continuamente, ci sono volte in cui mi fa girare la testa.
  «Per colpa sua abbiamo sprecato cinque minuti del mio preziosissimo shopping di stoffe!» si lamentò lei facendola sembrare una questione di vita o di morte.
«Dora sono le tre del pomeriggio, abbiamo tutto il tempo del mondo e poi siamo qui per Caridee»
  «Va bene, avete ragione, comunque sono le tre e cinque del pomeriggio» precisò.
«Nymphadora!» esclamammo io e Dee in coro.
  «Okay ho capito! Prima tappa: oculista per Dee»
Caridee aveva da poco scoperto di avere un leggero accenno di astigmatismo, quindi a scuola avrebbe dovuto portare gli occhiali.
  «Che ne dite di questo paio?» disse mostrando un occhiale dalla montatura mimetica.
Dora scosse la testa esasperata: «Dee pronto? Il mimetico è passato già da due stagioni e lo stile “Marine dell’ultima ora” non ti si addice»
 Caridee mi guardò come per dire: “dille che sono fantastici e che la sua fissa sta diventando incontrollabile”.
  «Non guardarmi in quel modo, scusa ma per una volta sono d’accordo con Dora, ti stanno davvero male»
 «Traditrice…» bisbigliò.
«Visto? Hai bisogno di un modello di occhiale che risalti i tuoi bellissimi occhi azzurri di modo che, anche con gli occhiali, dicano: “guardaci siamo bellissimi” e non “beh, che hai da guardare?”» Dora si alzò e frugò fra le varie montature, fino a trovarne  una azzurra marmorizzata. «Provali» la incitò.
  «Sì, carini» mugugnò.
«Carini? Solo carini? Dico ma scherzi?!» gridò Dora.
 «Calmati!» dissi io.
«No Shan non mi posso calmare, Caridee è un abominio per la  moda e le sacre leggi di Coco Chanel! Questi occhiali non sono carini, sono una bomba da soli e uno schianto su di lei!»
  «Va bene li compro, basta che la pianti di gridare come un’aquila per un benedetto paio di occhiali!»
Uscite, Dora era molto soddisfatta e dee molto affranta.
«Mi hai fatto spendere una fucilata, contenta ora?»
 «Sì, eccome! Almeno per strada non sembrerai una barbona dalla testa in su» sorrise gioviale.
«Che? No, hai frainteso, a me questi occhiali servono solo per leggere, mica ci vado in giro»
 «Come scusa?»
«Io questi occhiali li userò solo per leggere e per vedere meglio alla lavagna, tutto qui» sentenziò.
  «Allora potevi comprarti gli occhiali mimetici!»
«Dora ho un profondo istinto assassino che viene dai meandri del mio povero portafoglio vuoto, non hai idea della rabbia che mi sta salendo per le vene»
 «Guarda il lato positivo, leggerai con stile»
«Io ti ammazzo! Mi hai fatto spendere 250£ solo di montatura!»
  «Oh avanti non prendiamola sul personale, vedrai che i soldi con un po’ di sudore tornano nel portafoglio»
«Ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, prima che ci finisca il tuo collo»
  «Avanti Dee, ti offro un frappè»
«È il minimo che tu possa fare »
Dopo il frappè Caridee sembrava più calma e così ci toccò accompagnare Dora in giro per negozi di stoffe, era tutta immersa nella sua ricerca della stoffa perfetta che, senza  rendermene conto lì per lì, un tipo mi aveva rubato il portafoglio. Quel grandioso genio di ladro era stato così furbo da mettersi a correre come un matto, invece che mimetizzarsi tra la grande folla del centro commerciale. Iniziai subito a rincorrerlo ed  ero, ovviamente, più veloce di lui.
 «Fermati subito e ridammi il portafoglio!» gridai
   «No! Giammai!»
«Ti spezzo gambe e braccia se non ti fermi!» con un balzo io riuscì ad afferrarlo e riprendermi il portafoglio.
  «Sei matta ragazzina? Mi hai fatto male!» mugugnò lui con le lacrime agli occhi. «Perché non ti sei attenuta al copione? Dovevi chiamare la sicurezza! Voglio il rimborso!»
«Eh? Ma di che diavolo parli»
Sentii degli applausi e capii ancora meno di prima finché una guardia non aiutò me e il ladruncolo piagnucolone ad alzarci.
 «Signor Hill mi aveva assicurato che non mi avrebbero fatto male! Mi ha mentito! La ragazza scelta a caso non ha chiamato la sicurezza!»
«Scusa Jimmy ci sono due tipi di reazioni: la terrorizzata, o la carica… ritenta, la prossima volta sarai più fortunato»
 «Mi licenzio!»
«Scusi, ma… che mi sono persa?»
  «Oh mia cara io sono il signor Hill e mi occupo della sicurezza nel centro commerciale, questa era una prova della sicurezza per dimostrare quanto svolgiamo bene il nostro lavoro»
«Sì, sì, lo fate talmente bene che il ladro l’ho atterrato io»
  «Lei non ha chiamato la sicurezza»
«Perché vedere una donna che rincorre un uomo minacciandolo non è un campanello d’allarme? »
 «Era una recita, tutto programmato mia cara, comunque ti do il compenso di Timmy per aver preso parte alla diretta»
  «Timmy? Non si chiamava Jimmy? E diretta? Quale diretta?»
«Jimmy, Timmy è uguale la cosa importante è che tutti nel centro commerciale hanno visto in diretta il tuo atto di coraggio nei confronti dello scippatore» mi strinse la mano e andò dai suoi colleghi pronto per cercare un povero mal capitato che prenda il posto di Jimmy… o Timmy.
«Sei stata grandiosa!» esclamò Caridee.
  «Davvero, non ho parole»
«Grazie Dora!»
  «Come posso descrivere la bellezza di questa stoffa orientale? Per le tue gesta ho un altro vocabolo: eroiche»
«Eroiche, sai com’è il portafoglio era il mio»
 «Appunto, sei un’eroina per il tuo portafoglio» sospirò «ti dedicherò il mio prossimo vestito, così quando sarò una stilista famosa potrai raccontare la storia del mio meraviglioso vestito»
  «Okay va bene lo farò mani di filo, purché quel capolavoro diventi mio»
«Andata Green»
Io e le altre ci salutammo, una volta tornata a casa  i miei genitori erano nel pieno dei preparativi. In camera dei miei c’era una tale baraonda che non riuscivo neppure ad entrare nella camera:  montagne di vestiti per terra, la toilette di mia madre era tutta in disordine e i suoi gioielli erano sparsi sul letto, Phil era intento a cercare i suoi gemelli d’oro e nel contempo farsi il nodo alla cravatta. Tornai immediatamente in salotto e mi sedetti comoda sul divano, in quel momento Hazel e Tyler rientrarono da un’intera giornata di lavoro passata a vendere limonate.
 «20£ a te, 20£ a me» divise Hazel.
«Hazel!» gridò la mamma «Dov’eri? Ti avevo raccomandato di tornare alle 4 e 30, sono le cinque passate!»
 «Dovevamo servire l’ultimo cliente» si giustificarono i bambini.
«E quanto avete fatto?»
 «40£ in tutto» rispose Tyler tutto sorridente «e senza i limoni rub… volevo dire, presi in prestito dalla signora Marano non avremmo fatto tutti questi soldi!»
«HAZEL! I limoni della signora Marano? Se lo scopre mi…» squillò il telefono e mia madre rispose. «Sera signora Marano. Limoni?» Hazel le porse i soldi «Non so di che cosa sta parlando signora, Hazel è stata in casa con Shannon tutto il giorno»
 «Ci vediamo domani socia»
«A domani compare!» Hazel si sdraiò sul divano e iniziò a contare i suoi guadagni. «Diventerò una donna d’affari, ne sono certa»
  «Ah! Ma dov’è Jordan?» disse Phil esasperato. «Shan noi andiamo occupati di Hazel finché non arriva J, noi torneremo sul tardi, mettete a letto la piccola per le dieci» i genitori uscirono e ci lasciarono sole.
 Guardai Hazel e dissi: «Tu scegli il film io prendo i popcorn»
«Sei grande sorellona»
Andai in cucina per prendere popcorn e patatine, ma quando mi affacciai dalla finestra, notai che il fratello modello stava giocando alla lavatrice con un’amica.
 «Ehi Hazel vieni qui» la piccola corse come un fulmine, l’alzai di modo che potesse vedere dalla finestra.
  «Merita una lezione, non credi?»
«Uniamo i nostri cervelli sorella»
  «Che hai in mente?» mi fece cenno di avvicinarmi e mi spiegò il suo piano «È a dir poco geniale! Ma perché me lo hai sussurrato se ci siamo solo noi in casa?»
«Il nemico è sempre in agguato Shan, forza avanti ai posti»
Presi il grembiule sporco di mamma e mi spettinai i capelli che, essendo mossi, erano già  arruffati. Il mio fratellastro era in compagnia di Abby Fisher, la più stupida dell’intero complesso scolastico: aveva rifatto tre volte la prima liceo, una volta la prima media e non sapeva che differenza c’era tra una zucca e una zucchina. La sue voce era gracchiante e fastidiosa, in confronto a lei le cornacchie gracchiavano con estrema grazia; era magra, con i capelli neri corti ed unti, gli occhi piccoli e porcini truccati male, la faccia piena di brufoli, la bocca sottile e scabra ricoperta di rossetto rosso fuoco. Stupida e pure cessa! Ero convinta che l’unico motivo per cui Jordan uscisse ancora con quella fosse la sua quarta di seno lasciata scoperta ai quattro venti. Hazel uscì dalla porta e corse verso Jordan, gli tirò la camicia.
 «Papà cosa ci fai qui con un’altra donna?» domandò Hazel sfoggiando i suoi occhioni da cucciolo.
«Papà? Hazel hai bevuto troppa limonata?»
  «Jordan» gridai «Dov’eri ti ho chiesto di andare a prender la bambina e invece sei con… un goblin»
«Shannon? Ma che state dicendo?»
  «Sei padre?» domandò la Fisher, era talmente stupida e di memoria corta che neanche sapeva della mia esistenza nella sua scuola.
«No!» esclamò .
 «Certo che è padre!» ribattei io «Non la vedi la somiglianza con questa bambina?»
«Ma hai detto di avere la mia età!» disse disgustata.
 «Infatti ho la tua età!»
«Allora perché hai una figlia?»
  «Si è rotto il preservativo» sorrisi io «mia figlia mi ha cambiato la vita, è il mio ragazzo che me la sta rovinando! Stai attenta, magari ti mette incinta»
«Non crederle sta mentendo, io non sono padre e lei non è la mia ragazza è la vicina di casa!»
  «Papà sei davvero bugiardo»
«Stammi lontano, mostro!» Abby diede uno schiaffone a Jordan e se ne andò via piangendo come una fontana, io ed Hazel scoppiammo a ridere.
 «Dovevi vedere la tua faccia fratellone!»
«Sì ragazze, davvero divertenti»
  «O avanti J non mi dirai che quello è il meglio che riesci a trovare! Piuttosto scadente, e poi sono sicura  che domani ne avrai già un’altra»
«Dici bene, ora entriamo quella scema mi ha lasciato il segno»
Mentre io ed Hazel guardavamo il nostro film, sonarono alla porta e sul ciglio c’era il migliore amico di Jordan, Nicholas. Lui era  la sua totale antitesi: bello, intelligente, capace di fare qualsiasi cosa.  Inutile dire che ero follemente innamorata di lui da quando J lo aveva portato in questa casa per la prima volta,  i suoi bellissimi e penetranti occhi grigi, quei capelli corvini risalvano i suoi lineamenti e quella bocca… vabbè, mi sto dilungando ed è meglio non andare più in giù.
 «Allora, pronto per la partita?» chiese.
  «Non posso Nick i miei mi hanno costretto a fare da balia»
«Senza di te non posso guardarla»
  «Mi spiace, ma mia sorella e l’inquilina indesiderata hanno il possesso della tv… entra avanti»
«Non dovresti parlare così a Shan è tua sorella da dieci anni infondo»
  «Noi non siamo fratelli, né amici» disse aspro. Balzai dal divano e andai a salutare quell’angelo di Nicholas.
«Ciao Nick» salutai
  «Ciao Shan, come stai?»
«Bene grazie, tu?»
  «Mai stato meglio. Oh grandiosa la performance al centro commerciale! Come hai steso lo scippatore per restituire il portafoglio alla vecchietta, fenomenale!»
Pensai che sarebbe stato meglio non dirgli che il portafoglio erta il mio, i poliziotti avevano sicuramente modificato la storia.
«Si beh, non potevo certo stare a guardare mentre derubavano una povera signora»
  «Hai ragione, sei stata fantastica!»
-Crede che io sia fantastica, la vicenda dello scippatore non è stata del tutto inutile!- pensai. «Grazie sei troppo gentile»
 «Shannon, non interessano a nessuno le tue eroiche gesta» si intromise l’idiota.
«A me sì!» esclamò Nick «Tua sorella è un’eroina!»
 «Per la milionesima volta Nick, LEI NON È MIA SORELLA E NON LO SARÁ MAI!»
«Rilassati J, prenditi una camomilla e vai a dormire, il nervosissimo non aiuta la pressione» disse Nicholas. «Non posso restare oltre Jordan, ci vediamo a scuola…» si voltò  verso di me mi baciò la guancia «Vuoi venire ai miei allenamenti di hockey domani? Nulla di speciale, però mi farebbe piacere vederti»
 «Cercherò di esserci» mi sentivo una stupida! “Cercherò di esserci”, dovevo dire” Ovvio che ci sarò!”, “volentieri” o, “anche a me farebbe piacere”. Salutò e uscì.
«Hai la faccia da pesce bollito» disse Jordan.
  «Beh tu ce l’hai da ebete, ma non è una novità» feci spallucce e mi sistemai di nuovo sul divano con Hazel, che però era crollata dal sonno. «Portala su» sentenziai.
 «Perché io?»
«È tua figlia, tu sei il padre fai qualcosa di utile nella tua vita e nella nostra vita di coppia»
  «Ti odio strega»
«Hai ragione, come potevo pensare che uno gnomo come te potesse riuscire  a portare a letto una bambina, ci penso io»
  «La gnoma sarai tu, io sono un metro e ottantacinque e sono sei volte più forte di te, guarda ora te lo dimostro» prese in braccio Hazel e la portò in camera. «Visto?»
  «Hai ragione, come ho potuto dubitare? Grazie per aver portato su Hazel»
«Prego, ma non ci casco una seconda volta»
  «J lo dici da dieci anni ormai e continui a cascarci»
 «Ridi finché puoi, avrò vendetta»
  «Sì, nei tuoi sogni»

Rouge e Minori: E rieccoci qui, dopo mesi e mesi e mesi di sparizione, eccoci qua, con una nuova storia. Non c'è molto da dire, in fondo è solo il primo capitolo, ma ci auguriamo che la storia possa piacere a chi la legga, che gli strappi un sorriso e... perchè no, magari farlo anche emozionare, ma non allarghiamoci troppo. Speriamo di leggere delle recensioni, ci farà piacere sapere cosa pensa di questo nuovo inizio chi passa di qua.

 
  
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