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Autore: Frenchie    31/05/2014    1 recensioni
Sono passati 14 anni dalla sconfitta di Voldemort e una sera di agosto Harry mostra a Teddy vari ricordi della vita di Remus attraverso un pensatoio. Il ragazzo scopre ciò che ha sempre voluto sapere sul padre, dagli anni ad Hogwarts con i Malandrini, all'anno come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure; dall'incontro con Tonks, alla battaglia finale.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2 ~

Erano di nuovo nel presente e Teddy, dopo aver guardato nel vuoto per qualche istante, si spettinò i capelli azzurri con aria pensosa.
“Aspetta un attimo, Harry” Anche se questa questa richiesta era alquanto inutile: l'uomo non si era mosso di un centimetro. “Credo di essermi perso qualcosa.”
“Chiedi pure.” rispose Harry con un sorriso disponibile.
“Perché mio papà aveva paura che i suoi amici lo abbandonassero? Perché avrebbero dovuto discriminarlo solo perché era un lupo mannaro?”
“Ok, è un domanda che necessita una spiegazione piuttosto lunga... Vedrò di fare una sintesi, se no facciamo notte — anzi, mattina. Vieni qua a sederti che ti racconto.” Così l'uomo e il ragazzo di sistemarono di nuovo sul prato, uno accanto all'altro. Harry si schiarì la gola e iniziò a parlare.
“Sai Teddy, dopo la battaglia di Hogwarts sono cambiate molte cose. Il mondo di oggi è molto diverso da quello che ha conosciuto tuo padre o anche da quello in cui sono cresciuto io.”
Era veramente cambiato tutto, pensò Harry con un sospiro: da quando Kingsley era diventato Ministro della Magia, per il mondo magico era iniziata una nuova epoca. Le discriminazioni, specialmente quelle legate allo stato di sangue, erano state abolite; i Mangiamorte ancora vivi erano tutti al sicuro ad Azkaban; la convivenza con i Babbani era diventata perlopiù pacifica e amichevole. Hermione aveva dato il meglio di sé. Lavorava al dipartimento di legge magica solo da pochi anni e già aveva varato più riforme di tutti i suoi predecessori negli ultimi 50 anni. Il suo contributo riguardava soprattutto la regolamentazione delle creature magiche: portando avanti il C.R.E.P.A. aveva fatto riconoscere dei diritti agli elfi domestici, poi si era dedicata ai lupi mannari ed ora si stava occupando dei centauri.
E questi erano solo alcuni dei molti cambiamenti avvenuti in seguito alla caduta di Voldemort... dopotutto Remus e Tonks non erano morti invano, avevano dato a loro figlio quel mondo felice che tanto avevano desiderato e per cui avevano lottato. Anche se, Harry ne rimaneva convinto, questo mondo felice non avrebbe mai compensato completamente quel vuoto che la mancanza dei genitori aveva creato nel cuore di Teddy.
Quando si accorse che stava vagando nei propri pensieri, si riscosse, lanciò un'occhiata a Teddy che lo guardava senza capire perché si fosse fermato, e riprese a parlare: “Uno di questi cambiamenti riguarda proprio i lupi mannari. Fino a 15 anni fa erano visti molto male dalla società, si pensava che fossero bestie assetate di sangue e per questo a coloro che erano stati morsi da bambini non è mai stata data la possibilità di frequentare Hogwarts.
“Silente, brillante e critico com'era, ovviamente aveva capito che la violenza e la crudeltà non erano nella natura dei lupi mannari, ma erano una protesta e una ribellione contro i maghi che li discriminavano. Per questo ha aperto a tuo padre le porte di Hogwarts. Facendo ciò gli ha offerto la possibilità di vivere una vita quanto più normale possibile, di avere degli amici e di mostrare quanto valesse. Ad Hogwarts era un bambino come tutti che temeva il lupo mannaro che c'era in lui almeno quanto coloro che lo circondavano. Sfortunatamente i licantropi non venivano visti così dalla comunità magica: a causa di alcuni che andavano in giro a mordere bambini per divertimento, ci si dimenticava di tutti quelli che avevano come più grande paura quella di trasmettere la propria condizione.
“I lupi mannari devono molto a tuo papà: lottando nella battaglia di Hogwarts per la libertà di quelle stesse persone che lo discriminavano ha dimostrato il coraggio di un grande Grifondoro e ha evidenziato l'ipocrisia di una società piena di luoghi comuni e pregiudizi.”
Quando ebbe concluso, Harry si aspettava che Teddy gli ponesse altre domande, che volesse saperne di più. Invece il ragazzo, fissandolo con quegli occhi vivaci e al tempo stesso troppo maturi per la sua età, diede una risposta totalmente diversa.
“Grazie.”
“Per cosa?”
“Per esserti sacrificato per dare agli altri un mondo migliore.”
Harry gli sorrise, ma era uno di quei sorrisi tristi e malinconici che spesso gli adulti gli rivolgevano quando diceva chi erano i suoi genitori. Gli parve strano vedere così il padrino: lui non lo aveva mai trattato come un povero bambino da compiangere, da sempre gli aveva insegnato che la vita va vissuta senza il peso dei fantasmi del passato.
Passandosi una mano tra i capelli neri, come faceva sempre quando era in imbarazzo, Harry rispose.
“Non devi ringraziare me. Devi ringraziare tutti quelli che hanno lottato sia apertamente, sia nel loro piccolo. Devi ringraziare chi ha deciso che fosse ora di prendere in mano questo paese e renderlo migliore.”
Anche dopo tutti quegli anni odiava ancora essere considerato il grande eroe, il salvatore del mondo. Lui non aveva mai voluto tutto quello, ne avrebbe fatto volentieri a meno; voleva solo essere una persona normale.
Adesso sì che lo riconosceva! Troppo modesto e riservato per accettare l'aura di fama che lo circondava, giustamente, da sempre. Però adesso voleva continuare a ripercorrere la vita di suo padre.
“Dai! Alzati che scegliamo un altro ricordo!”
“Uff! Hai proprio deciso di non farmi dormire questa notte, vero?”
“Esatto.”
“E non ti è passato per la mente che io inizi a essere troppo vecchio per fare queste nottate in bianco?”
“Tutte scuse. Non mi sembra che ti desse tanto fastidio mandarmi a letto presto per stare solo con Ginny.”
Teddy scoppiò a ridere: adorava prendere in giro Harry, perché stava sempre al gioco. E poi gli piaceva pensare che, se i loro padri li potessero vedere, sarebbero stati fieri dei loro piccoli Malandrini.
“Fatti un po' gli affari tuoi! Io non ti faccio tutte queste storie quando ci provi con Victoire. Sei perfino peggio di tua mamma. E questo è tutto dire.”
Intanto però, con una finta smorfia di stizza, si era alzato per raggiungere Teddy che lo aspettava già accanto al pensatoio con un ricordo in mano.

* * * * *

“Benissimo. Ora che siamo tutti di nuovo riuniti, come ai bei vecchi tempi —”
“James, non vorrei sembrare irrispettoso interrompendo il tuo filosofico discorso, ma esattamente quali sarebbero questi 'bei vecchi tempi'?”
“Uffa Lunastorta, cerca di comprendere la serietà del mio discorso! Comunque, stavo dicendo, ora che —”
“Eh no! Qua ci andava un bel colpetto di tosse per dare solennità alla cosa!”
“Avete finito o pensate di non lasciarmi parlare? Dunque, stavo dicendo - EHM EHM - ora che siamo tutti di nuovo riuniti, come ai bei vecchi tempi, sono lieto di annunciarvi che la nostra soluzione... Funziona alla perfezione!”
Mentre Sirius e Peter applaudivano l'oratore per l'elaborato discorso, Remus aveva per l'ennesima volta l'impressione di essersi perso qualcosa.
“Si può sapere di cosa parlate?”
“Allora” iniziò a raccontare Peter “i nostri brillanti cervelli hanno lavorato tutta l'estate ad un importante dilemma, che grazie alla loro incommensurabile capacità logico-deduttiva, è stato risolto: diventeremo Animagi.”
“Allo scopo di...?”
“Rem, a volte mi chiedo come tu possa essere più bravo di noi, avendo le capacità di comprensione di un troll di montagna. Va be', analizzeremo più tardi la questione. Lo facciamo perché è l'unico modo sicuro per accompagnarti durante le trasformazioni, ovviamente!”
“State scherzando, vero?”
“Certo che no! Saremo anche dei Malandrini, ma su queste cose siamo seri.”
“Avete presente che cosa implica il diventare Animagi? Prima cosa non vi sarebbe permesso trasformarvi entro la scuola, ancor meno se è per accompagnarmi nelle trasformazioni!”
“Ci ha mai preoccupato l'infrangere le regole?”
“È una magia difficilissima, non si è sicuri di riuscire neanche con anni di tentativi e —”
“Abbiamo tutta la vita davanti.”
“E come spieghereste al ministero il fatto che tre ragazzi siamo Animagi?”
“Pensi davvero che ci dichiareremmo?”
“Ora che ci penso, anche se diventaste Animagi vi attaccherei durante la luna piena, no?”
“È questo il punto! Non ci attaccheresti, perché quando sei un lupo attacchi gli umani, ma non gli animali né gli uomini sotto forma animale. Così potremmo tenerti compagnia e magari potremmo anche uscire da quella casa in rovina e andare in giro se fossimo animali abbastanza grossi da trattenerti.”
“Correreste tutti questi rischi per me?”
“Siamo i Malandrini, no? E l'abbiamo promesso, 'uno per tutti, tutti per uno'.”
“È davvero sicura come cosa?”
“Sì.”
Silenzio. Remus sapeva che non avrebbe dovuto accettare che i suoi amici lo facessero, ma era bello sentirsi parte di un gruppo, avere degli amici. E quelli non erano amici qualunque, erano Amici con la 'A' maiuscola. Alla fine cedette, era pur sempre un Malandrino e il rischio aveva il suo gusto.
“Allora ci sto.”
“Perfetto, domani ceniamo presto e poi andiamo alla Stamberga Strillante.”

Ora i quattro ragazzi, dopo aver cenato, stavano uscendo dalla Sala Grande.
“Jamie, hai preso il mantello?” Chiese Sirius.
“Oh no! L'ho dimenticato nel dormitorio! Aspettatemi qua, vado e torno.”
“Meglio se veniamo con te, così ci facciamo vedere in Sala Comune e non destiamo sospetti.” Si intromise Remus.
“Uff come dire che qualcuno noterebbe la nostra assenza!”
“James, fidati. Si noterebbe eccome: vediamo un po'... Ieri ti sei fatto affatturare dalla Evans, e Sirius dal ridere ha quasi dato fuoco alla Sala Comune. Siamo qua da 24 ore e già avete fatto più danni di tutti gli studenti dell'ultimo secolo messi insieme!”

Ben nascosti sotto il mantello stavano andando verso il parco, litigando sottovoce.
“Lunastorta! Si può sapere perché ti sei portato dietro la borsa? Sul serio, non penserai di fare i compiti là!” Disse la vocina di Peter.
“Ho portato dietro solo lo stretto indispensabile! E Sirius, vedi di smettere di darmi gomitate, controlla i tuoi movimenti, per Merlino!”
Sirius aveva già aperto la bocca per replicare, ma la brusca frenata di James lo fece inciampare e dovette preoccuparsi di non cadere. In effetti al momento avevano un problema un po' più urgente da risolvere: Gazza era sbucato dal fondo del corridoio e si dirigeva verso di loro. Attenti a non fare rumore si accostarono al muro e aspettarono trattenendo il respiro che passasse. L'uomo si guardò un po' in giro, convinto di aver sentito parlare qualcuno, ma alla fine continuò la sua strada, pensando che fosse stato un fantasma.
James si tolse un attimo il mantello: in quattro lì sotto faceva davvero caldo. Se ne pentì qualche secondo dopo, quando Pix sbucò dall'aula lì a fianco, lo vide e si mise a canticchiare come suo solito. Peccato che nell'ala del castello regnasse il silenzio e che Gazza fosse nelle vicinanze.
“Potty, Potty cosa complotti tutte le notti? Fuori dal letto con tutto il quartetto!”
Ormai il danno era fatto.
Sentendo arrivare il bidello i quattro ragazzi se la diedero a gambe, dimentichi in quel momento di avere un mantello dell'invisibilità. Ci pensò Remus a ricordarlo agli altri: vi scivolò sopra e finì dritto addosso ad una tappezzeria. Eppure non si sentì nessun colpo e il ragazzo non si schiantò contro il muro; era finito in quello che aveva tutta l'aria di essere un corridoio ben nascosto. Gli altri tre, appena intuirono cos'era successo, si lanciarono dietro a Remus giusto in tempo per non essere beccati da Gazza.
“Wow! Stupendo questo posto!” Fu la prima reazione di Peter.
“Insomma, hai proprio un ottimo fiuto Lunastorta.”
Remus lanciò un'occhiata truce a Sirius e poi tirò fuori dalla borsa un pezzo di pergamena, su cui disegnò uno schizzo di quell'ala del castello, “In modo da ricordarci dov'è questo corridoio. Dove pensate che porti?”
“Già che ci siamo direi di andare a vedere.” propose James.
Si incamminarono in silenzio, con le bacchette accese puntate in avanti per evitare di inciampare (di nuovo). Dopo aver sceso un bel po' di scale sbucarono dietro una statua, in un corridoio in cui non erano mai stati. Siccome c'erano delle voci che si avvicinavano rimasero nascosti; dopo poco passò davanti a loro Narcissa, accompagnata da una sua amica. Quando li ebbero superati, le due ragazze si fermarono davanti ad un muro, perché in effetti quello sembrava essere un corridoio cieco.
“Morsmordre.” disse la cugina di Sirius. Sulla parete apparì una porta e le due entrarono.
“Complimenti ragazzi, abbiamo appena trovato il dormitorio di Serpeverde.” Commentò James orgoglioso.
“Wow, a quando il primo scherzetto a Mocciosus?” Aggiunse Sirius con uno sguardo non troppo rassicurante.
“Non per distrarvi, ma in origine non stavamo andando alla Stamberga Strillante?” Intervenne Remus.
“È vero! Con tutto questo trambusto me ne ero dimenticato.”

“Uffa, è la centesima volta che leggiamo questi dannati libri, non servono a nulla!” Peter era esasperato: per l'ennesima volta avevano sfogliato tutti i manuali esistenti sugli Animagi alla ricerca di trucchi per riuscire a fare quel dannato incantesimo!
“Lasciate perdere, non vale la pena che perdiate tutto questo tempo.” Remus come al solito era disfattista.
“Adesso tu mi stai a sentire.” James si era alzato e sovrastava l'amico, seduto con un libro in grembo. Con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo severo, James gli ricordava sua mamma. “Non è possibile che ogni volta sia sempre la stessa storia. Te lo abbiamo detto un migliaio di volte: noi non ci arrendiamo, anche a costo di farcela all'ultimo anno.”

Ma per fortuna non avevano dovuto aspettare così a lungo.
I quattro amici erano un po' cresciuti rispetto al ricordo precedente, dovevano essere all'incirca al loro quinto anno.
Peter era in piedi in mezzo alla stanza, con la bacchetta in mano e il viso contorto in una smorfia di concertazione. Lentamente aprì un occhio e guardò gli amici in modo supplicante.
“Dite che ha funzionato?”
“Dovresti dircelo tu. Dai, prova.” Lo incitò Sirius.
Un attimo dopo Peter era sparito e al suo posto c'era un topo. Remus, James e Sirius si misero ad urlare dalla gioia, finalmente ce l'avevano fatta tutti.

Quella sera nella loro camera parlarono a lungo, anche dopo essere andati a letto.
“E così abbiamo un cane, un cervo, un topo e un lupo mannaro... Che gruppetto simpatico!” Scherzò James.
“Dobbiamo trovarci anche noi dei nomi in codice ora.”
“Giusta osservazione, Pete.”
“Avete idee?”
“Potremmo chiamarti 'Black' dato che sei un cane nero, ma ovviamente sei il solito inopportuno e quello è già il tuo cognome...” Fece sarcastico James.
“Molto divertente. Cosa ne dite di un nome più fine e raffinato, degno di me insomma? Non so, 'Felpato' per esempio?”
“Non mi sembra vero! Per una volta Sirius ha detto una cosa sensata!”
“Sono felice di sapere che apprezzi il mio charme, Lunastorta.”
“Vada per 'Felpato'. Peter, visto che tu sei un bel topolino tenero io direi 'Codaliscia'.”
“Mmm... Mi piace!” Acconsentì Peter.
“James, per te l'ho trovato io il nome: 'Ramoso'!” Propose Remus.
“Semmai io direi 'Cornuto'.” Commentò Sirius mettendosi a ridere e ricevendo in cambio una cuscinata da parte del migliore amico.
Poco a poco si addormentarono, ancora eccitati per il risultato ottenuto. Per la prima volta da molto tempo, Remus era davvero felice: quel venerdì sera nella Stamberga Strillante non sarebbe stato solo.



Angolo dell'autrice
Mi rendo conto che sono passati mesi da quando ho pubblicato l'ultima volta e che sarei da sopprimere, ma chiedo venia. 
Scrivere mi piace, ma non è la cosa che preferisco in assoluto, quindi lo faccio solo quando mi sento ispirata (ammetto che questo succede raramente)...
In ogni caso sono decisa a portare a termine questa storia in tempi più o meno umani.

Spero che durante le vacanze avrò un po' più di tempo libero,
Julie
  
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