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Autore: hurrem    31/05/2014    3 recensioni
Raccolta di missing moments della famiglia Brief, basandomi su quanto raccontato nelle mie due long-fic "Sweet child o' mine" e "Pride and Prejudice". Nessun ordine cronologico.
Dal primo capitolo: "Poi lei chiude la finestra e torna il silenzio. La sente avvicinarsi in punta di piedi, per quanto glielo consentano quelle scarpe assurdamente alte e scomode che porta; poi le narici gli si riempiono del suo profumo floreale, mentre la percepisce chinarsi alle sue spalle per posargli un bacio sulla guancia ruvida. Il principe non si ritrae a quel gesto sdolcinato e sconveniente. Ormai ha imparato a farlo. Ormai non ha più senso farlo.
“Ciao.”, la saluta.
Lei toglie le mani dalle sue spalle, gira intorno alla sedia e si lascia cadere di traverso sulla soffice poltrona al suo fianco. Quando si decide a guardarla lei gli sta sorridendo e per un attimo, come sempre, gli sembra di soccombere di fronte ai suoi grandi occhi azzurri."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ben ritrovati a tutti! Eccomi qui (della serie: ogni tanto resuscitano!).

Questa one-shot è la prima di una serie (probabilmente ce ne saranno cinque). Come si evince dal titolo, il filo conduttore che le lega sono le sorelle. Non ho sorelle (solo 4 fratelli), ma mi piaceva esplorare come alcuni personaggi di Dragon Ball si rapportino alle loro sorelle e spero che il risultato vi piaccia. Ogni OS avrà personaggi differenti, quindi aspettatevi una Bra-Trunks, ma anche altre coppie di fratello-sorella o sorella-sorella meno scontate.

In questo caso ho iniziato con due personaggi che ho introdotto nel primo capitolo di questa raccolta (le figlie di Trunks). È un capitolo ambientato in un futuro remoto e posso capire che chi non apprezza le deviazioni dalla trama ufficiale di Dragon Ball possa storcere il naso, ma spero che comunque proviate almeno a leggerne due righe prima di chiudere inesorabilmente la pagina! X-D Buona lettura!

 

 

SISTERS – PART 1

 

 

“Te ne vai?”

Vegeta si gira verso di lei, sorpresa di non averla sentita arrivare. Se ne sta lì in piedi, le braccia incrociate, il pigiama a righe e lo sguardo un po’ perso, a scrutare i borsoni pieni e le valigie appoggiate alle pareti.

Se fosse una normale domenica sera, l’aspetto di sua sorella ferma sulla porta sarebbe ben diverso. Può quasi immaginarla: pronta per andare a divertirsi, con indosso una camicetta firmata, perfettamente truccata e con l’aria un po’ snob. L’estate precedente si sono punzecchiate quasi tutte le sere prima di uscire a divertirsi, ognuna con i propri amici, per motivi che adesso sembrano così futili e infantili che riavvolgerebbe volentieri il nastro del tempo fino a quel momento, se solo fosse possibile.

Vegeta appoggia un altro zaino pieno ai piedi del letto, prima di risponderle.

“Sì, dopo cena.”

Bulma prende a tormentarsi una ciocca di boccoli lilla, di solito dalla forma impeccabile, ma in quel momento sfuggiti da una treccia arruffata. Potrebbe prenderla in giro per quella mancanza di charme. Renderle pan per focaccia, per tutte le volte che ha fatto fastidiosi commenti sulla sua pettinatura.

“Quindi dobbiamo prepararci ad un’altra scenata della nonna.”, le dice quasi scocciata.

Tipico di lei, pensa Vegeta. Mostrarsi altezzosa e tradita, invece di ammettere di essere spaventata all’idea di non averla più lì 24 ore su 24. Normalmente le risponderebbe in maniera altrettanto acida ed inizierebbero a litigare, ma l’ultimo anno, e le ultime due settimane in particolare, l’hanno cambiata. D’improvviso le sembra di essere diventata davvero l’adulta che ha sognato di essere fin da bambina e Bulma invece ha fatto il percorso inverso, cercando di restare aggrappata con le unghie e con i denti ad un’infanzia che ormai non esiste più.

“Non mi interessa se la nonna dà di matto, ormai ho deciso.”, dice passandosi una mano nei cortissimi capelli corvini, come da consueta abitudine.

Bulma la fissa in silenzio con i suoi enormi occhi azzurri, segnati dalla stanchezza di troppe notti insonni. Vegeta sa quanto sia combattuta tra l’urlarle addosso il suo disgusto e lo scoppiare a piangere per supplicarla di restare.

“Domani iniziano i corsi. Non ha senso fare avanti e indietro tra qui e Satan City e poi l’appartamento è pronto dal giorno del diploma…”

“Balle!”, la interrompe Bulma attraversando la stanza ed andando a sedersi sul letto con rabbia. Il modo in cui incrocia le braccia stringendosi i gomiti suggerisce quasi che voglia darsi coraggio, anziché dimostrare il suo sdegno. Vegeta comincia ad agitarsi: in un contesto diverso sarebbe andata via e basta, ma in quel momento sa di non poterle negare un momento di confronto.

“La verità è che non sei capace di affrontare la cosa e vuoi scappare.”

Vegeta stringe i pugni lungo i fianchi e prova a ricordarsi di respirare profondamente.

Niente sfuriate. Non deve cascarci. Incontra lo sguardo fiammeggiante di sua sorella, ma a giudicare dal calore che sente salire dalla gola i suoi profondi occhi neri non devono esprimere meno irritazione.

“Io non la sto affrontando?! Io?! Guardati, Bulma! Guardatevi tutti!”, si ritrova ad urlare, senza avere la capacità di controllarsi.

Bulma si morde il labbro e continua a squadrarla con aria di sfida, ma Vegeta la vede stringersi in se stessa e arrossire. Forse all’improvviso è conscia di essere ben lontana dalla Bulma Brief sempre perfetta di un tempo, infagottata in quel pigiama e con quell’aria trasandata. Comunque, d’altra parte, anche se Vegeta ha recuperato per prima la capacità di lavarsi la faccia la mattina, ciò non significa che non stia soffrendo tanto quanto la sorella minore.

“Dovrei fare finta di niente?”, le domanda Bulma, stringendo i denti.

“Dovrei alzarmi domani e andare a scuola come se nulla fosse? Vestirmi e sorridere agli sguardi di pietà della gente?”

Vegeta espira lentamente e si calma. Alla vista delle grosse lacrime che Bulma cerca di nascondere fissandosi i piedi, si avvicina al letto e le si siede accanto.

“Lo so che è una magra consolazione, ma noi siamo ancora vive…”, dice, più a se stessa che a lei. Bulma ruota le spalle stizzita e Vegeta deve fare appello ancora una volta ad una pazienza che non le si confà.

“…e la mamma ci ha chiesto di esserlo davvero. ”

Bulma recupera un fazzoletto dalla tasca del pigiama e si soffia il naso rumorosamente. Quando crede di aver ripreso il controllo rivolge uno sguardo amareggiato alla sorella maggiore.

“Facile a dirsi… La mamma era un’egoista, proprio come te.”

Vegeta porta le braccia dietro la testa e si lascia cadere all’indietro sul materasso. Non si è mai sentita così stanca in vita sua. Forse Bulma ha ragione, ma anche se fosse vero, è comunque certa che nulla cambierebbe e che quella sarebbe l’ultima sera passata a fissare il soffitto della sua stanza in cerca di risposte. Dalla finestra aperta entra una frizzante brezza estiva, ma forse i brividi che sente sulla pelle sono solo frutto della sua immaginazione.

Bulma non se ne va. Anzi. Dopo pochi minuti si stende accanto a lei, forse in segno di resa.

Vegeta sa che nessuno in casa ha badato davvero al letto in cui coricarsi, nelle ultime due settimane. Nessuno, a parte lei, se l’è sentita di dormire da solo. Lei ha preferito concedersi poche ore di sonno tormentato di giorno, nascosta in qualche angolo buio della casa, al riparo da occhi indiscreti. Di notte invece ha passato il tempo a girovagare senza meta per la Capsule Corporation, stando ben attenta a non incontrare nessuno. Nelle sue peregrinazioni si è imbattuta in suo padre e lo zio Goten appisolati sul divano; ha sentito i gemelli singhiozzare in camera della nonna e ha persino trovato Bulma addormentata contro la porta della sua camera, rigorosamente chiusa a chiave. In fondo le dispiace di aver respinto ogni tentativo di approccio da parte degli altri, ma stare da sola si era rivelato necessario e vitale quanto respirare.

Ora, però, la presenza di sua sorella accanto a sé non la infastidisce, né la fa sentire più triste di quanto non fosse prima del suo arrivo.

Bulma è stata la sua migliore amica e la sua peggior nemica fin da quando è nata. Può rivedere con chiarezza assoluta la bambina paffuta che pendeva dalle sue labbra e la seguiva ovunque adorante; così come altrettanto facilmente ricorda i suoi occhi azzurri riempirsi di odio e la sua bocca carnosa sputare veleno in risposta a qualche provocazione. Eppure deve ammettere (e sicuramente anche Bulma lo sa) che non ha mai avuto un rapporto tanto stretto quanto quello. La differenza d’età irrisoria tra di loro ha fatto in modo che Bulma abbia sempre fatto parte della sua vita. La confidenza, la rivalità, la gelosia e l’interdipendenza che sentono sono nate con loro e con loro sono cresciute, portandole a quel momento… a quel letto sul quale restano sdraiate a fissare il soffitto.

“Ieri pomeriggio ho dormito nel suo guardaroba…”, dice Vegeta d’un tratto.

Bulma sussulta inorridita. Sicuramente sta pensando che lei non avrebbe mai il coraggio di farlo, che solo una sadica come Vegeta può avere avuto un’idea del genere.

“C’era il suo profumo dappertutto e continuavo a pensare a quando si preparava la mattina per andare in ufficio… Sempre in ritardo, sempre tesa come una corda di violino. Anche adesso la rivedo seduta sul letto a infilarsi i collant, mentre cerca di sistemarsi i capelli e di parlare al telefono contemporaneamente.”

Bulma sorride appena.

“Non è strano pensare a delle cose così banali?”, continua la giovane, sorridendo a sua volta.

Bulma si rigira su un fianco, portando le ginocchia vicino al corpo, raggomitolandosi come uno dei gatti di casa.

“Mi aveva fatto una promessa…”, dice in un soffio la più giovane.

Vegeta le rivolge uno sguardo d’incoraggiamento. Sa che nell’esporsi sua sorella è molto più simile di lei all’uomo cui ha rubato il nome.

“Mi aveva giurato che quando mi fossi diplomata, avrebbe preso una settimana vacanza e ce ne saremmo andate, io e lei. Da sole.”, dice cercando di non far tremare la voce.

Vegeta chiude gli occhi. Si sente la testa troppo pesante e le ossa praticamente distrutte, nonostante quel giorno non si sia nemmeno avvicinata alla Gravity Room.

“Quando…”, continua, tentennando solo un momento di fronte alla scelta delle parole, “l’ho salutata, mi ha detto che le dispiaceva di non poter mantenere la parola… e che sarei dovuta andare a fare il nostro viaggio con un bel ragazzo.”

Vegeta scoppia a ridere, tra le lacrime che si sono improvvisamente affacciate sulle sue palpebre.

“Che razza di persona morente direbbe una cosa del genere?”, si ritrova a sorridere Bulma, con il volto altrettanto bagnato.

Vegeta non lo sa. Ma sua madre non era una persona comune, pur essendo soltanto una terrestre.

Si rimette a pensare per l’ennesima volta alle ultime parole che ha riservato a lei. Non sa perché, ma non le confesserà a Bulma per ora; forse non lo farà mai. Per una persona che non ha mai avuto peli sulla lingua, avere dei segreti può sembrare strano. Forse la ragione per cui non vuole parlarne è che ha la sensazione che il segreto non sia tanto suo, quanto piuttosto che le sia stato affidato da sua madre…

Quel consiglio in cui sua madre, caricandola di responsabilità per cui Bulma non è ancora pronta, ha racchiuso i rimpianti di una vita finita troppo presto.

Se tiene gli occhi chiusi può ancora sentirla…

Se ami qualcuno non passare nemmeno un minuto facendo finta che non sia vero. Ama. Ama e basta.

Vegeta non sa cosa il tempo cambierà di questo ricordo, né se risanerà mai la voragine che si è aperta nel suo petto. Ma di una cosa è stata certa da subito. Dal momento stesso in cui sua madre ha pronunciato quelle parole.

Amerà. Vivrà anche per lei. Non rimanderà la sua vita nemmeno di un giorno.

“Ci verrò io, in viaggio con te.”

Bulma spalanca gli occhi incredula. Forse anche un po’ commossa, ma dopo un secondo di esitazione qualcosa della vecchia sé riaffiora all’improvviso.

“Ma non scherzare. Finiremmo per sbranarci, ancora prima di partire.”

Già. Perché tra un anno, quando Bulma si diplomerà, la casa sarà di nuovo inondata dal sole e i fantasmi saranno solo un ricordo agrodolce che aleggia nell’aria. E quando Vegeta verrà in visita alla Capsule Corporation, niente impedirà alla sua sorellina di essere la solita stronzetta viziata di sempre.

“Ma se è una promessa, Vegeta… me ne ricorderò”, aggiunge la ragazza, visibilmente più serena.

L’interfono emette un trillo acuto. Il segnale che chiama tutti a raccolta per la cena sembra quasi appartenere ad un’altra vita, ma Vegeta è felice di averlo sentito un’ultima volta. È quasi un segno: a cominciare dalle piccole cose, i pezzi torneranno pian piano al loro posto.

Bulma si alza. Sta per uscire dalla stanza, ma si ferma e torna a guardarsi indietro.

“Vuoi una mano a portare via le tue cose?”

Vegeta si tira su con uno slancio e si stiracchia.

“Non serve. Metto tutto nelle capsule.”

Dà un’ultima occhiata intorno. Tante cose rimarranno lì: svuotare la camera del tutto le metterebbe troppa tristezza e molti degli oggetti di cui ha fatto l’inventario sono decisamente troppo infantili per seguirla a Satan City.

“Almeno mi inviterai, qualche volta?”, le chiede Bulma, sciogliendo lesta la treccia disfatta e sistemandosi meglio i capelli voluminosi.

“Vedremo.”, sorride lei, vagamente minacciosa.

“Se non lo farai tu, lo farà il tuo ragazzo!”, ribatte Bulma, facendole l’occhiolino.

Vegeta viene colta alla sprovvista, ma cerca di dissimulare la sorpresa.

“Guarda che lo sanno tutti, che viene anche lui. Ho sentito Pan che lo diceva a zia Bra ieri. Fammi solo un favore: non sposatevi, perché non credo che il nonno sopravvivrebbe, al ricevere un invito da parte di Vegeta e Goku per il loro matrimonio”, gongola Bulma.

Vegeta non le dà la soddisfazione di risponderle, ma si rende conto sollevata che alla fine è bastato meno di quanto pensasse per risollevare il morale di Bulma. Per quell’unica occasione, per l’ultima sera passata in quella casa, lascerà che lei la prenda in giro quanto vuole.

“Allora, io scendo…”

“Aspetta Bulma.”

La giovane sayan si ferma sulla porta, così come quando è arrivata, solo molto più serena.

“Pensaci tu a papà, d’accordo?”, le chiede, sperando che il suo sguardo enigmatico per una volta risulti quasi supplichevole.

Gli occhioni di Bulma si stringono appena. A Vegeta sembra quasi che voglia dirle che andrà tutto bene, ma gli occhi di sua sorella sono così belli che a volte le sembra di leggerci sentimenti non supportati da ipotesi plausibili.

“Non preoccuparti, starà bene. Ha fin troppe persone che si occupano di lui.”

“E tu? A te chi ci pensa?”, le chiede avvicinandosi.

Sa che dopo, al momento dei saluti, quando Bulma si sentirà più vulnerabile, non parleranno così apertamente. D’un tratto le sembra un azzardo lasciare la casa. Forse è troppo presto. Forse…

“Lo sai quanto tempo ci vuole per volare da qui al tuo appartamento, Vegeta?”

La giovane aggrotta le sopracciglia, confusa.

“Meno di un quarto d’ora, perché?”

“Appunto.”, dice Bulma abbracciandola e lasciandola di stucco.

“A me ci pensi tu.”

Vegeta lascia che si allontani, troppo sorpresa per ribattere. Cercherà di ricordarsi di quel momento, la prossima volta che avrà voglia di ucciderla.

“Ah, Vegeta.”, si affaccia ancora un’ultima volta alla porta. “Se scopro che ti sei portata via qualche mio vestito, giuro che ti ammazzo.”

Ecco, ora la riconosce.

“Ma chi li vuole i tuoi vestiti, sfigata!”, le urla dietro per il corridoio.

E mentre scende le scale, rincorrendo la sua risata, pensa a due bambine che corrono baciate dal sole, che si azzuffano e ridono. Senza un pensiero al mondo. Senza mai lasciarsi la mano.

 

Spero che vi sia piaciuta. Spero che questi personaggi risultino plausibili; che abbiate trovato in loro dei tratti riconducibili ai nonni ed ai genitori. Spero che vi abbia fatto ridere la battuta sul matrimonio di Vegeta e Goku (che sarebbe il figlio di Pan). Spero che qualcuno si sia un po’ rivisto nel rapporto con sua sorella. So che magari qualcuno avrà delle domande, in tal caso non esitate a farmele. Kiss kiss, alla prossima…

   
 
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