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Autore: Princess_Klebitz    01/06/2014    3 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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31.Il pesce piccolo ed il Gatto

 

 

Poco dopo lo show di Londra, uscì il singolo 'Someone in my mind'.

 

Justin riuscì ad avere come regista Anton Corbijn con lo stesso metodo col quale riusciva a far saltare i nervi a Dorian nel cuore della notte o in qualsiasi momento, e lo stesso (o comunque simile) col quale su sua sobillazione il gruppo aveva ottenuto la produzione di Flood per quel miracolo chiamato 'Velvet Wall'.

 

Da cantante si tramutò in uno stalker.

Telefonò all'artworker olandese per una media di venti volte al giorno e mandò mix su mix della canzone, nel caso potesse venire un'idea al Maestro, ascoltando una versione differente.

 

Anton Corbijn, l'artefice dell'immagine di quasi i suoi gruppi preferiti, cedette dopo una settimana in cui persino nel backstage degli altri artisti Justin lo chiamava e non lo lasciava appendere se non dopo venti minuti di chiacchierata.

 

Alla fine si arrese: avrebbe diretto il loro maledetto video, disse 'ma che sia una cosa facile, indolore, che obbedirete a quello che dirò e che Justin dovrà tenere murata quella bocca se non per muovere le labbra a ritmo di playback!'

Aggiunse persino un 'PLEASE' inconfondibile: il verso della vittima incastrata.

 

Justin entusiasta accettò tutto, Shane ed Eddie mugugnarono e l'artworker olandese si trovò a Dublino in un freddissimo pomeriggio di fine febbraio.

Appena sceso dall'aereo si trovò a dover cercare 'un tipico muro irlandese', perchè l'altra campana creativa del gruppo, Dorian, aveva accettato (entusiasticamente, per carità, non avrebbe mai giurato che le prevendite dei biglietti comprassero loro il lavoro di un gigante simile al secondo video) ma solo se 'il Genio', come lo chiamava enfaticamente Justin, non li avesse sbattuti tutti in Marocco, in qualche deserto statunitense, a Parigi con dei megafoni o chissà dove.

 

Anche lui amava il lavoro di Anton, ma aveva paura delle sue idee.

 

Così il primo giorno lo trascorsero a fare foto, ovviamente sempre tutti vestiti di nero con qualche variante grigio fumo di Londra ma nel complesso eterogenei di abbigliamento, davanti ad un 'tipico grigio muro irlandese'.

 

Justin tenne fede al suo patto e tenne il becco chiuso a distanza di Anton; in compenso si agitò, continuò a ridere, non stette mai fermo, fece distrarre i compagni e Shane dovette rincorrerlo ogni due minuti per farlo stare al suo posto prima che il 'Genio' prendesse baracca e burattini (le sue macchine fotografiche) e li piantasse davanti al 'tipico muro irlandese'.

Dorian non fece che lamentarsi tutto il tempo di quanto fosse annoiato, così la sua espressione fu sempre corrucciata: non aveva ancora imparato che in quel modo non faceva un dispetto a nessuno, bensì metteva in serio pericolo le ovaie delle loro fans.

Dorian era sempre Dorian, il bellissimo angioletto dai capelli splendenti, sia da teen idol della boyband che da ragazzo che suonava la chitarra nella rockband.

Shane si mostrò un istrione e un 'attore' col quale sarebbe stato un piacere lavorare... se non avesse dovuto abbandonare puntualmente la posa per andare ad acchiappare Justin ed impedirgli di fare danni.

Eddie fu l'osso più duro, come tutti i batteristi: la 'gratificante' esperienza di mille photosession come membro di boyband non l'aveva mai spezzato, e su cento foto Anton ne salvò due singole e quattro in gruppo.

 

Il giorno dopo ci fu il girato, in una strada periferica di Dublino.

 

In una settimana il video fu pronto e bello impacchettato.

Verso la fine del lavoro Anton li aveva persino trovati simpatici, specialmente Dorian e Shane, che ormai si teneva attaccato al braccio quel rompiscatole adorante ed esagitato del cantante.

 

'Someone in my mind': Justin camminava, si stancava, si sedeva ai piedi di un muro nero di velluto cui restava appiccicato e poi, dolorosamente, si avvicendavano le foto prese il giorno prima dei singoli compagni, di lui stesso, di tutto il gruppo. Il muro scoloriva e diventava grigio e tutti restavano intrappolati in una fotografia.

Il finale non dava adito a capire se tutto il gruppo, che intanto aveva avvicinato Justin, restasse in una fotografia mentale o se tutti restassero imprigionati in una fotografia come parte del muro: Anton li aveva resi grigi come il muro.

 

Non solo loro erano nelle 'fotografie nella mente di Justin', l'artworker aveva fotografato altre cose.

Un sasso.

Una rosa.

Una porta.

Una bomba.

Un angelo senza la faccia.

Una pioggia di vetri e cristalli rotti.

 

Queste erano state le cose che aveva concordato con Justin di inserire.

 

Solo il diavolo sapeva perchè Justin avesse scelto quelle cose, ma alternate alle foto del gruppo o mixate (in una foto Eddie teneva in mano una bomba, in un'altra vi era lo stop motion della pioggia di vetri e Shane vi appariva solo dopo un brevissimo stacco, tagliandosi; Dorian si appoggiava alla porta; tutto il gruppo giochicchiava con delle rose ed alla fine una esplodeva in aria), avevano fatto un grande effetto.

 

Ne uscì un video in bianco e nero, a tratti in stop motion ed a tratti fotografico, pesante per un gruppo così giovane ma perfettamente calzante con la canzone.

D'altronde, fin da quando Anton aveva accettato, tutti inconsciamente sapevano che ne sarebbe uscito un ottimo lavoro.

 

'Someone in my mind' era la canzone di Justin quanto 'Silences' lo era di Dorian; entrambi avevano deciso per il loro video e se Justin aveva ottenuto di più era perchè teneva mortalmente all'aspetto visivo, mentre per Dorian i video di gruppi che suonavano (preferibilmente con la ripresa a binario circolare) erano i migliori.

 

Comunque fosse andata, 'Someone', col suo fare ipnotico ma anche le sciabolate di chitarra new wave distorte, raggiunse presto 'Silences' e, trascinata dal video in heavy rotation, la superò.

 

In attesa di tornare in tour, gli Interferences avevano piazzato un singolo n.1 nelle Uk charts.

*

*

L'uscita di un altro singolo così presto non aveva niente a che fare con i cosiddetti problemi di partenza dell'Over a Velvet Wall tour 2002\2003.

 

Non vi furono problemi, se non di capienza; da problemi furono esaltati ben presto in vittorie.

Le date successive a Londra, che dovevano tenersi a Dublino, furono triplicate: da due a sei, più una serata ad inviti, al Point Depot dove, con delusione di tutti, non si videro gli U2.

 

Due giorni dopo, Mtv aveva trasmesso quasi integralmente il concerto di Londra, lo start up, e le richieste di biglietti si erano letteralmente quintuplicate; il management iniziò a pensare di progettare il palco per gli stadi, ad una seconda leg europea e persino una americana e australiana.

 

L'Irlanda era punteggiata di date, l'Inghilterra anche, la Germania le seguiva a ruota ed i paesi dell'ex blocco Sovietico adoravano quei quattro irlandesi; i capelli biondo ramato di Dorian, i tatuaggi di Shane, l'apparente sobrietà nel vestire contro le sbronze continue di Eddie, la matita nera per gli occhi di Justin diventarono presto argomenti di tutti i forum.

 

Mentre il programma di date si assestava e loro si adattavano, brontolando (erano pur sempre giovani maschi), a fare delle prove in arena in previsione di location più grandi, per non parlare dei festival estivi, Dorian e Justin tentavano di re-incollare i rapporti che spesso avevano portato vicino al collasso in studio durante la lavorazione di 'Velvet Wall'.

 

Inziarono ad uscire tutti assieme e ripresero un andazzo più simile alla loro adolescenza.

Sbronzarsi la sera, lamentarsi il giorno dopo; non in aula, ma in studio.

 

C'erano pomeriggi in cui persino Dorian non sopportava le note più acute di Phoenix e doveva smettere di suonare, prima di vomitare.

Una volta vomitò nel secchio della carta ma Eddie rimase impressionato dal fatto che non perse più di due battute prima di ricominciare a suonare.

 

Se Dorian era il loro punto di forza musicale, Justin era diventato quello comunicativo, sia sul palco che fuori.

Lui e Shane catturavano tutta l'attenzione di un'intervista anche per un'ora e la ampliavano persino, scambiandosi siparietti o cadendo in spiegazioni dettagliate.

Eddie era ben felice di dover chiudere la bocca; da buon batterista non amava parlare troppo in pubblico: era già abbastanza spaesato su un palco grande come quello che calcavano e, si diceva, sarebbe stato presto più grande.

 

Eddie spaesato sul palco non era un problema: non sapeva dove fosse Justin, non vedeva Dorian, ma li sentiva, mentre Eddie spaesato in intervista era uno spasso, con la bocca aperta mentre il cervello cigolava in cerca di una risposta, di solito colto di sorpresa nel suo mondo di fantasia e nei suoi progetti bizzarri.

 

Vi fu un'altra volta che Eddie si sentì spaesato ma vi rimediò a suo modo.

E si perse una scena che gli fu ripetuta per secoli.

 

Per la prima volta in vita sua maledisse l'alcool.

*

*

Earl's court, Londra.

 

Afterparty dei BriT Awards 2002

*

*

Alla cerimonia dei British Awards 2002, cui tutto il gruppo aveva partecipato, più che altro curioso di accedere alla mitica location di Earl's court, era andato tutto bene.

Dorian si lamentò infinite volte che gli doleva il sedere, Justin gli aveva sibilato di smetterla di farselo aprire tutte le notti, Shane li minacciò con un pugno e se ne andò alla fine della premiazione, così in compenso, all'afterparty, Eddie era totalmente spaesato, una cosa che gli accadeva spesso nel periodo della boy-band, ma che credeva di essersi lasciato alle spalle.

 

L’avevano letteralmente ri-trascinato in Inghilterra, ed ora si trovava a quel party post- premiazione non sapendo cosa diavolo dovesse fare : se chiacchierare, darsela a gambe, andare a farsi una striscia di cocaina nei bagni o congratularsi con i vincitori.

Nonostante fosse con i suoi amici, si sentiva sballottato come un piccolo battello in una burrasca, con la costante sensazione di essere diventato, da pesce grande in un piccolo stagno come quando suonava a Dublino, un pesce piccolo in un oceano; vedeva costantemente pesci più grandi lui, veri e propri squali o docili, enorme balene (il fatto che la balena fosse un mammifero non gli interessava più di tanto, nel suo stato confusionale).

A fronte di questi pensieri così profondi, decise di fare quello che gli veniva meglio.

 

Bere come non ci fosse un domani.

Una megasbronza ad un megaparty! Poteva permetterselo, erano ancora una band in via di promozione, non grandi nomi, nessuno avrebbe fatto caso a lui.

 

Lui?

Lui era solo il batterista di una band in ascesa.

Ok, in forte ascesa.

Con un singolo al primo posto nella brit charts.

Fortissima ascesa!

Ma sempre ascesa si trattava, no, per Dio?!

 

E fu così che, autoinfliggendosi un k.o tecnico ed un ulteriore danno al fegato, collassando educatamente su un divano attorno alle 02.00, non vide una scena che sarebbe rimasta negli annali degli Interferences e nelle loro biografie ufficiali o meno.

 

Pesci piccoli con un pesce DAVVERO grosso.

 

**

 

Anche Justin non si sentiva del tutto a suo agio, mentre volti che pensava di vedere solo uscire dal tubo catodico o dal monitor del portatile si avvicendavano davanti a lui, scambiandosi battute amichevoli o meno, ridendo, bevendo ed in generale respirando come comuni esseri umani.

 

Se ne stava attaccato a Dorian quasi ne andasse della sua vita; il suo tubo respiratore, oh sì.

Il suo depuratore di reni.

La sua salvezza e la sua condanna.

Dacci oggi il nostro Dorian quotidiano, si ripeteva mentre si avvinghiava al braccio dell'amico, contrastando così i continui artriti che avevano in sala prove, standogli tanto vicino che sembrava dovesse prenderlo per manina con aria disperata da un momento all'altro.

 

Il Justin passione rockstar era sparito come il contenuto dell’intera bomboletta di lacca che si era spruzzato sui capelli, come ai vecchi tempi; lì vi era solo Justin versione fans intimidito.

Il Justin a 18 anni che guardava il Devotional dei Depeche Mode e lo Zootv tour degli U2, incapace di decidere quale fosse il migliore ed il Justin che a 24 non lo sapeva ancora ed aveva deciso che le cose si decidevano in scala di grigi, non in bianco e nero.

 

Per Dorian, invece, quella festa era meglio di un negozio di caramelle: se ne andava in giro con gli occhi quasi a cuoricino, stringendo mani a caso, trascinando avanti Justin quasi di peso quando questi si impuntava, sordo alle sue proteste sibilate sottovoce che davano fiato al suo timore reverenziale.

“Dorian, non puoi andare a parlare con Damon Albarn così come foss.. No, senti, adesso non comportarti da ragazzina maniaca!Smettila di ammiccare a quella!!! Hai mandato un bacino a Kilye Minogue?! Non andare da quella, parte, ci tocca passare davanti a… a….”

“Dorian questo, Dorian quello, vuoi farmi respirare!? Smettila di tirarmi per la manica della camicia, si sforma!”

“E' già sformata, è una delle tue camicie wannabe punk!,oh Cristo ti prego non puoi voler andare veramente a parlare con Damon Alb...”

 

E all’ennesima invocazione di pietà di Justin, anche Dorian si fermò, all’improvviso, mentre il compare si chiedeva, quasi sbattendogli addosso, come apparivano.

Come due babbei, ubriachi dell’apparenza di uno star system a cui non appartenevano.

-Non ancora… E’ solo questione di tempo…-

Ma quel pensiero non riusciva neanche a lasciare segno sul suo cervello troppo carico della sua prima abbuffata, nella sua vita, di star vecchie e nuove.

E poi anche i suoi occhi si posarono sulla ‘preda’ di Dorian, e non riuscì più a pensare a niente.

 

“Oh… mio…”, tentò di esalare Justin, ad un passo dallo svenimento.

Dorian finì per lui, anch’egli senza fiato, ma già con un sorrisone luminoso, come una locomotiva diesel che iniziava a scaldarsi.

“...mio Gesù personale.”, finì, scrollando la testa, sempre con quel sorriso ebete ma incantevole, che sembrava puntare direttamente verso Dave Gahan dei Depeche Mode, girato per tre quarti di schiena, ignaro degli occhi di Dorian che splendevano come un faro.

Come a volergli recapitare un ‘Ti ho trovato’.

 

“Coraggio, Justin… Non vuoi conoscere il tuo idolo?”,e prese a tirare letteralmente avanti Justin, che allargava tanto d’occhi come uova alla coque e puntava i piedi, mentre abbandonava il suo tono sottovoce per aumentare via via di volume, supplicante.

“No, no…No, Dorian, ho detto no!!Non so cosa dirgli, non farmi fare queste figure, Doriaaan!!!!

 

Inutile; scansate un paio di meteore pop (che Shane avrebbe classificato ‘buone per una scopata ed un caffè’…e meno male che se ne fosse andato, visto non si sarebbe limitato a collassare su un divano come Eddie!) ed un vecchio chitarrista contrario all’antidoping, Justin si ritrovò quasi scaraventato davanti all’immagine di ciò che sognava essere da ragazzino.

 

O almeno, uno dei tanti cui sognava di prendere il posto.

 

David Gahan, vocalist dei Depeche Mode, si sentì precipitare addosso un 60 chili di Justin Swanson degli Interferences balbettante e senza equilibrio, e con lui la sua birra chiara, lanciato direttamente da Dorian Patrick Kierdiing, che aveva capito che l’amico non si sarebbe mai mosso senza il suo aiuto.

E che aiuto!

 

Dopo lo spintone di imponente entità il biondino se ne andò fischiettando felice a cercare qualche altro mito da abbordare, mentre lasciava Justin a scusarsi, imbarazzato fino alla punta delle scarpe, del danno inflitto alla giacca chiara elegante di Dave dalla sua birra.

 

Quando vide che l’altro minimizzava e stava offrendo la sua mano all’amico, che stava rimanendo a bocca aperta come un perfetto boccalone invece di stringerla, Dorian, prendendo un’altra lager, decise di andare a caccia dell’altra preda che aveva intravisto, prima.

Ma prima si girò a fare il segno di vittoria a Justin, che lo fulminò con gli occhi, mormorando, con un labiale esagerato per farsi vedere dall’altro:”Strike UNO!”

 

**

 

“I-io...Dorian…lui mi ha…”, -spinto- , ma la conclusione rimase bloccata tra i polmoni e la laringe di Justin, che si decideva finalmente a prendere la mano che Dave Gahan gli offriva, aggrappandoglisi quasi come un’ancora di salvataggio.

“Non c’è problema, è solo un po’ di birra… Sapessi quanta me ne sono versata addosso, negli anni passati.”, lo giustificò il cantante, con l’ombra di un sorriso amichevole.

 

A Justin, sì, a quel Justin, stavano cedendo letteralmente le ginocchia, mentre si imponeva di non afferrare il suo idolo anche con l’altra mano, trascinarlo avanti e baciarlo!

“Oh-ok…Sì, anche io me ne ri-ribalto tanta ad-ddosso, Mr. Ga…”

“Non ti pare il caso di chiamarmi Dave?”

 

Ancora una volta il tono asciutto ma amichevole del famoso vocalist fece mancare il fiato e quasi riempire di lacrime di felicità gli occhi di Justin; nel suo cervello si accavallarono le immagini di Mtv di quando era stato dato per morto per tre minuti, le sue continue overdose, la sua lenta ripresa, e quelle interviste torrenziali, nelle quali sembrava non misurare le parole, sempre tra l’allegria e l’esaltazione.

Eppure, quella stessa persona, si stava dimostrando cordialmente amichevole, senza sbilanciarsi troppo, almeno con lui.

E Justin sparò così la prima stronzata che gli scese dal cervello, noto per perdere spesso il filtro con la bocca, anche se non sempre come Dorian.

“Io…mi spiace avervi fregato Flood.”

 

Dave Gahan piegò educatamente un sopracciglio, interrogativo, e Justin cadde nel panico più totale.

“Cioè…preso a prestito!Insomma, averlo sottratto al vostro album, che è comunque un album dei… Depeche Mode! Non il primo album degli Interference ma col suo aiuto almeno abbiamo chiarito le idee, anche se io e Dorian…Dorian è il chitarrista… continuiamo a scazzarci, ma neanche troppo, ora scazziamo in studio ma poi torniamo amici, usciamo la sera, e tutto grazie a Flood, che ci ha…a-aiutato a focalizzare un’idea comune, anche se un giorno ha ribaltato la coca cola vicino alla custodia della chitarra di Dorian e quasi è finito fulminato, insomma è noto che non sia proprio un… un gatto, come agilità!”

“Un gatto?”, sorrise Dave, sorseggiando il suo cocktail, con un’espressione sorniona adatta al caso.

 

-Gesù, Justin, fermati!-, si impose l’irlandese, mentre l’altro emisfero del cervello pensava, gioiosamente senza freni –Machissenefrega! E' il tuo Personal Jesus! Sbrodolagli addosso amore fino a finire i tuoi giorni come una balbettante macchina di felicità in via d’esplosione!!-

“Un… un… Ho capito, no, cioè, mi scuso, non dovevo tirare fuori la storia de ‘Il Gatto’!,comunque, ecco, scusate se vi abbiamo sottratto…Flood.”,finì, borbottando, a testa bassa.

 

Dave Gahan stette in silenzio, rigirando l’ombrellino del cocktail, osservandolo attentamente, mentre le guance di Justin prendevano fuoco.

‘Gatto’ era stato il soprannome di Dave Gahan all’epoca di un’overdose al mese, tentati suicidi, rehab e incidenti vari.

‘Gatto’ era colui che quasi aveva distrutto una band, agli occhi dei più.

Ovviamente, non a quelli di Justin, si vedeva.

 

Dave inclinò la testa e poggiò il bicchiere, sospirando.

“Hai consumato una bomboletta di lacca, ragazzo?”

“…sì! Come fa a saperlo?!”, si stupì Justin, riaffiorando dal suo pozzo di vergogna.

Dave sventolò una mano.

“Dimentichi che veniamo dai mitici anni '80. Era la norma.” e sorrise, quasi malinconico. “Poi ci sono stati i '90. Ma tu questo lo sai, vero? E nei '90 io ero il Gatto. Perchè non esaurivo mai le mie vite. Un paramedico di L.A, riportandomi in vita, mi urlò 'brutto cazzone, ancora tu!'. Ero conosciuto tra il personale delle ambulanze.”, ridacchiò.

“I-io... non mi sarei mai permesso di...”

“No, tu non ti saresti mai permesso di urlarmelo, vero?”, lo riprese distrattamente il vocalist, quasi annoiato, per poi puntargli addosso gli occhi di quello strano castano screziato di verde.

Occhi profondi, avrebbe sentenziato Eddie, se solo non fosse stato sbronzo marcio su un divano.

“E così sarei morto. Perchè tu rispetti quello che sono stato, giusto?”

“N-non l'avrei mai... lasciata morire, signor Gahan!”, protestò allibitò Justin, la birra dimenticata che ormai quasi versava sulle sue Adidas.

“Dave.”, lo corresse l'altro, senza pensare. “Ora chiedimi perché la penso così?”

“I-io.. perché…?”

“Perchè hai l'aria di rispettare chi ha avuto una vita da 'gatto'. E a rispettare e magari sognare, a volte ci si finisce dentro, come ho fatto io, per osmosi ed imitazione.”, lo sguardo di Dave Gahan ora era adamantino. “E quello che perdi non torna, ragazzo.”

“Justin, sign…Dave. Justin Swans…”

“So chi sei. Ma con i tuoi continui ‘mister’ e ‘signore’ mi fai sentire un vecchio sergente perciò ti chiamo 'ragazzo' finchè mi pare.”,e sospirò.”E mi fai sentire malconcio, sofferente di tutti i pezzi che ho perso, nonostante gli strati di palestra e beletto.”

“Ma non è vero!”, si stupì Justin, sentendo parlare di un ipotetico ‘Viale del Tramonto’ da uno dei suoi miti di un tempo, ora, per sempre e amen.

Dave sorrise, stavolta malinconico, attorno al bicchiere.

“Sono stato fortunato, te lo concedo. Ma ascoltami bene…”,e gli posò una mano sulla spalla, cosa che fece rischiare l’infarto a tuffo libero del collega più giovane.

“Ho 39 anni. Ho perso pezzi e ne ho acquisiti altri. Ma i pezzi acquisiti sono… pezzi acquisiti, capisci? Quello che se n’è andato non torna. Specie gli amici.”, gli soffiò, stringendo come a fargli capire.

“Io… capisco.”, disse Justin, e si girò a cercare Dorian, prima con affetto quando riconobbe la chioma bionda, poi con orrore quando vide con chi stava parlando. –Oh no,no,no!,passeremo alla storia come gli stalker dei Depeche Mode, altrochè come rocker!!-,bestemmiò, tra sé.

Dave lo riportò alla realtà privandolo del beato contatto, creando un ponte tra i loro occhi, all’identica altezza.

“Flood parla ancora con noi, sai? Quando ha mixato 'Freelove' aveva già quasi tutto il vostro lavoro quasi mixato sul pc.”

“Vedo che non ha perso la solita parlantina sciolta.”, Justin rispose, accennando il primo, timido sorriso.

“In entrambi i sensi, visto ho sentito il vostro lavoro fatto finora e specialmente ho sentito cosa dice Flood di voi…”, accennò Dave, ridacchiando e sorpassandolo, andando verso Dorian ed il suo bandmate Martin Lee Gore che parlavano ridacchiando, probabilmente di chitarre alquanto strambe o, ancora più probabilmente, entrambi sbronzi.

“D-di noi?…”, e il sorriso di Justin si smorzò, tornando ad essere una mina vagante di panico.

“E’ un ottimo lavoro e voi siete dei piantagrane. Forse il lavoro è migliore del nostro. Exciter…”,e assaporò il nome sulla punta della lingua, per poi girarsi a guardarlo.

“Forse per quello ti senti in colpa, pensi che con Flood avremmo potuto fare meglio, ma non illuderti…”,e lo prese per una manica della giacca, trascinandolo avanti.

“Ha giurato non lavorerà più con voi, ma ricordati che l'aveva detto anche a noi, dopo 'Songs of faith and devotion'. Si sbagliava ed è tornato. E tornerà ancora.”, e fece una pausa, sornione. “Ed è affascinato da voi, anche se vi descrive, specialmente voi due -e indicò Dorian con il bicchiere- come due infernali casinisti. Così, quando tornerà da tutti noi, potremo confrontarci.”e lo fissò direttamente negli occhi azzurri. “Justin.”

“Io…”,e Justin si decise a mandare al diavolo le sue riserve. “Volentieri. Dave.”, e si lasciò trascinare avanti, vicino alla sensazione di galleggiare in un confortevole liquido amniotico.

“Forza. Andiamo a recuperare quei due angioletti ubriaconi, collega.”

“Con piacere…collega.”

*

*

Stettero due ore a chiacchierare e ad ogni picco di risate, Justin pensava di aver raggiunto il paradiso; poi scendeva e riusciva a parlare un po', sempre stando ad un passo dal voler baciare Dave Gahan, e una battuta di Martin su un certo giro di chitarra lo rimandava in paradiso.

Fu solo quando Dorian prese la scena e si mise a fare air guitar con un ubriachissimo Martin Gore, per sommo divertimento di Dave, che Justin iniziò ad avvertire un principio di mal di testa.

Dapprima accennato, poi sempre sempre via via più insistente, fino a diventare delle fitte allucinanti sopra l'occhio sinistro.

 

Pensò di tenere tutto sotto controllo e di allontanarsi alla chetichella, ma quando Dave gli posò una mano sulla spalla per chiedergli cos'aveva, un po' preoccupato del suo costante mutismo, che si rese conto che non riusciva più a starli a sentire.

Stava letteralmente uscendo di testa per il dolore e interruppe il contatto, così a lungo cercato, per filarsela, sotto gli occhi sorpresi del cantante inglese.

Quel dolore.

Lo avrebbe perseguitato per giorni e ancora non lo sapeva.

*

Fece per dirigersi verso i bagni e risciacquarsi la faccia (e magari rimettersi tutta quella matita che gli si era sciolta, dandogli un aspetto di un Ville Valo con i capelli corti e sparati in alto), anche con l'intento di tentare di dare una scrollata ad Eddie, che era letteralmente addormentato su un divanetto.

Almeno quel cretino aveva avuto il buongusto di mettersi il più in disparte possibile.

 

Il dolore era lancinante, una fitta alla tempia sinistra che gli faceva lacrimare l'occhio in stranissime macchie nere e massaggiarsela non contribuiva, ma ne era spontaneo.

Strizzava l'occhio e lacrimava, scansando la gente con una mano tesa come fosse..

Beh, lo era.

Mezzo cieco.

 

Dalla filodiffusione partì 'Someone in my mind' e qualcuno levò il bicchiere al suo passaggio; le fitte si fecero più acute, sotto la dannata chitarra di Dorian.

Dorian e le sue note dannatamente acute e cristalline.

Dorian, che l'aveva trascinato in quel casino.

Dorian l'aveva trascinato in innumerevoli casini ed ora si stava pappando il suo personal Jesus; il mal di testa ora era talmente feroce da non fargli solo malema anche farlo incazzare di brutto, mentre quel muro di celebrities si frapponeva tra lui ed il bagno.

 

Con la coda dell'occhio avvertì un brusco movimento di qualcuno più basso di lui vestito di pelle, qualcuno che si era frapposto; l'aveva urtato? Gli era solo passato troppo vicino e questi si era spostato?

Perso in quegli strani pensieri di curiosità quasi vorace, non si accorse che l'occhio aveva smesso di lacrimare, poiché gran parte del dolore era passato; quando se ne avvide, era ormai ai bagni ed entrò senza troppo pensarci, giusto per sciacquarsi la faccia e sedersi a massaggiarsi via il dolore residuo.

 

Non aveva scritto una cosa simile?

Per quanto lavi il dolore non passa mai?

O era una pubblicità sullo sporco insistente?

 

Le sciabolate di chitarra di Dorian.

Quelle note, prima, erano state lancinanti per la sua testa che minacciava di esplodere tutta a sinistra, e la sua voce filtrata dagli echi e riverbero pure, specie mentre sibilava 'I cannot stand with someone in my mind'.

La sua voce danneggiava sé stesso.

 

Se era così avere qualcuno nella propria testa, non l'avrebbe certo mai scritta, pensò, confuso.

Col cavolo. E' il tuo pezzo e la tua verità. Dì piuttosto che non vuoi qualcuno nella tua testa, ma guardati dentro: l'avresti scritta eccome.

 

Anche i suoi pensieri se ne andavano alla deriva, mentre, invece di chiudersi in un bagno e sedersi, afferrava una cannuccia che gli veniva porta, sempre senza pensare.

Perchè anche dopo tutti quegli anni, era un gesto automatico.

 

Si chinò e sniffò, desideroso solo che anche gli ultimi residui di quelle fitte passassero; mentre sniffava, un paio di lacrime nere caddero nella polverina bianca della seconda striscia.

Sempre senza pensare, Justin sniffò il suo stesso dolore.

Ed il suo stesso dolore iniziò a nutrirsi di sé stesso, iniziando un ciclo che non si sarebbe concluso presto.

 

Justin sniffava dolore per il futuro e dolore del presente.

Come non ne avesse avuto a sufficienza nel passato.

*

*

Una mano sulla spalla, infuriata, fece voltare Dorian dal far ridere di gusto Martin Lee Gore e Dave Gahan dei Depeche Mode; lui stesso aveva le lacrime agli occhi, mentre raccontava di quando Anton li aveva piazzati davanti ad un 'tipico muro irlandese'.

“E...e poi che cos'aveva un muro grigio di cemento di così tipicamente irlandese,mah, me lo sto ancora chiedendo!”

“Ahahaha, ehi Dave, com'era esordito col video di 'Barrel of a gun'?”

“Oh, Martin, non me lo ricordare!”. Le labbra di Dave Gahan fremettero dalla voglia di passare dal suo sorriso divertito ad una risata vera e propria. “Disse:'Dave, ho avuto una visione!' E io mi sono visto di nuovo con quella cazzo di sedia a sdraio!”

“Non offendetevi, ragazzi, ma per me il video migliore era quello di 'Strangelove', mi facevate ridere tantissim...ouch!”, storse la bocca per il dolorino improvviso alla spalla che lo fece girare simultaneamente, mentre i Depeche Mode venivano rapiti da chissà quale altra entità, e si trovò fronte a fronte con Katryn.

 

“Begli amici che siete, tu stai a fare il pavone con i Depeche Mode mentre Justin quasi mi travolge!”, sibilò.

Per scansare Justin mezzo accecato ed in picchiata verso il bagno si era ribaltata un cocktail su un vestito che doveva costare minimo come le prevendite di Wembley, niente da dire fosse incazzata, ma non fu quello che Dorian colse, e neppure Dave, che aveva drizzato le orecchie anche se stava per andarsene.

 

“Sono contento anche io di vederti, cara.”, ironizzò Dorian, ma con una punta di preoccupazione. “E' vero, Justin era qui, dove si è...”

“L'ho visto allontanarsi di fretta, pensavo volesse recuperare il vostro amico.”, si intromise Dave, la cui apparizione fece a Katryn quello che non era riuscito fare a Justin: quasi bagnarsi le mutandine.

“Dove l'hai visto, Kat?”, chiese Dorian, corrugando la fronte.

 

Oh, ma Dorian conosceva un certo angioletto in bianco e nero, specialmente nero, che il giorno successivo si sarebbe svegliato con un occhio davvero chiuso, se fosse andato dove pensava?

 

Dipendeva tutto dalla risposta di Katryn, se si fosse decisa a non guardare Dave con scritto negli occhi 'trombamitrombamitrombami' e si fosse degnata di rispondergli.

“Katryn!!”

“Eeeeeh, ahhm, eh sì!”,e la faccia riprese l'espressione incazzosa di prima. “Mi ha quasi investito e mi ha fatto versare il mio Martini su questo maledetto vestito!”, e alzò la punta del naso, sprezzante come non mai. “Bell'amico. Io vi salvo dai casini e lui? Manco mi caga. Corre al cesso e so io in che modo si corre al cesso, quando si corre in quel modo!”

“Cosa?”, chiese Dorian, evidentemente confuso, mentre Dave, prima di andarsene, annuì mestamente, per poi salutare i due colleghi più giovani.

“Ricordo anche io come si corre al cesso in quel modo.”, e salutò, non lasciando adito a dubbi.

Mentre se ne andava pensò, cupo. “E gliel'avevo appena detto. Gatto cretino.”


Capitolo betato con santa pazienza da Calipso
Capitolo ritrovato miracolosamente da Jo_the Ripper per supplire al crash dei miei hard disk contemporaneamente dove si trova ancora la storia.

Questo capitolo era nato come un divertissement tra me e Jo ma, in mancanza di materiale (vedi crash degli hard disk) ho deciso di riprenderlo.
Vedetelo come un EXTRA o come un GUESS, un puro divertimento che però nasconde qualcosa al suo interno. 

In attesa di riavere il filone narrativo, ormai troppo a lungo perso
Babs

 

   
 
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