-Capitolo
2-
Usagi
guardava la scena con maggiore sorpresa e stupore di prima.
Seiya. Seiya era davvero lì, poteva sentire chiaramente il calore del suo corpo
e ancora una volta il suo profumo. Le sue braccia si erano strette attorno al
suo fianco esile, sentiva il battito del suo cuore rispondere alla sorpresa,
all’emozione di quel loro incontro dopo tanto tempo. Non era molto diversa da
lei, ora che l’aveva così vicina, senza l’uniforme delle starlight, poteva
capirlo meglio. Era così emozionata che quasi non riuscì a trattenere alcune
lacrime, sfuggirono moleste al suo controllo e corsero lungo la guancia
bagnando la maglietta rossa di Seiya. Mamoru non disse nulla. Rimase a guardare
la scena sorridendo, contento che la sua ragazza, la sua fidanzata, avesse
ritrovato un’amica preziosa.
Seiya dal canto suo era ancora sorpresa.
Aveva passato diversi minuti a cercare Argenta, la sua “datrice di lavoro” al
momento attuale, ma non pensava che fosse proprio in compagnia di lei.
Quanto aveva faticato per accettare che non avrebbe mai potuto essere al suo
fianco?
I suoi occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa.
« Odango … »
Se desiderava abbracciarla? Naturalmente.
In quel momento sembrava non chiedere altro il suo cuore, ma se l’avesse fatto
non avrebbe più potuto fermarsi. Fu allora che Argenta, fingendo un colpo di
tosse, riportò l’attenzione su di se e grazie a questo intervento sentì il
piccolo corpo di Usagi allontanarsi dal suo.
« Mi dispiace interrompere questo piacevole incontro », disse Argenta con gli
occhi fissi sul vuoto davanti a se « ma … Rivorrei indietro il mio bastone
Seiya, mi auguro che l’abbia tu. »
Per un momento sembrò riprendersi completamente e passò alla donna una specie
di stilo sotto lo sguardo appena perplesso di Usagi e di Mamoru, ora
avvicinatosi per passare un braccio attorno alla vita della sua ragazza mentre
Seiya, mordendosi il labbro inferiore, nascondeva ancora una volta tutti i suoi
sentimenti seppellendoli come aveva già fatto una volta.
Il piccolo stilo si rivelò essere niente di meno di un bastone ripiegabile come
quello che usavano i ciechi, solo che questo, toccato il suolo con la punta
arrotondata, fu avvolto da un leggero fascio di luce che lo percorse sino alla
sommità allungandolo di qualche centimetro disegnando un simbolo: una luna
piena al cui centro si trovava una mezza luna dorata. Il simbolo della casata
reale.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Argenta mentre i tratti del suo
viso sembravano farsi più distesi e gli occhi tornavano luminosi come un cielo
senza nuvole.
Finalmente, da quando li aveva incontrati, poté ammirare la futura Regina e il
principe Endymion con i suoi occhi.
« E’ incredibile. Siete esattamente come mi ricordavo che foste. »
Sebbene mostrasse una certa sorpresa nel tono della voce ad Usagi non poté
sfuggire quella nota di malinconia appena velata mentre pronunciava quelle
parole, un tono leggero e appena percettibile che svaniva dietro quel sorriso
addolcito che accompagnava anche i suoi occhi.
« Ecco … Non ci sto capendo più niente … »
Aveva così tante domande da fare. Tante cose da capire.
Sentì la stretta attorno al suo fianco farsi più salda e il calore del corpo di
Mamoru più vicino a lei. Bastò quel piccolo gesto per farla sentire più a suo
agio.
« So che avete tutti molte domande ma questo non è il posto più adatto per le
risposte. »
« Ma … »
« Usagi Tsukino … » la sua voce fendette il vento e subito la biondina si
ammutolì mentre guardava i tratti del volto di Argenta farsi più seri oscurando
ogni sentimento gradevole persino dagli occhi. Inghiottì un po’ di saliva e
aspettò che finisse quanto aveva da dire. « Due giorni da oggi dovrai convocare
tutte le guerriere Sailor, con tutte intendo TUTTE quante, al tempio Hikawa della principessa di Marte.
Lì, risponderò a tutte le domande che vorrete farmi. Fino ad allora dovrai
pazientare. »
Dopo quella spiegazione sintetica ma precisa le volse le spalle e cominciò ad
incamminarsi sulla passeggiata del lago verso l’uscita, nel farlo i suoi abiti
furono avvolti dallo stesso strato di luce e cambiarono per diventare più
confortevoli e, soprattutto, più ordinari e adeguati alla vita moderna della
città; Pantaloncini di jeans corti e una maglietta color crema.
Seiya si era fermata un secondo di più per rivolgere un sorriso dolce a Usagi,
un cenno del capo e corse in direzione di Argenta.
Una volta raggiunta la trovò con un sorriso sornione stampato sulle labbra, un
occhiolino e una risata accompagnarono l’attimo d’imbarazzo che la giovane
sailor starlight provava.
« Allora? L’incontro è stato come te lo aspettavi? » domandò Argenta senza
cercare di nascondere il suo divertimento.
« Era tutto vostro piano per farmi capire che non scherzavate? »
« Assolutamente no! Non mi aspettavo di trovarla qui … Se non avessi tutti gli
anni che ho direi che è una sorprendente coincidenza, ma sono troppo vecchia
per credere a questo genere di stupidaggini. »
Il silenzio tornò a regnare tra le due mentre proseguivano per la loro strada
verso una meta sconosciuta.
******
Lunghi
capelli scuri sciolti ricadevano delicati lungo le sue spalle avvolte da un
abito tradizionale da miko, sacerdotessa: abito bianco abbinato a pantaloni
rossi.
In mano reggeva una scopa di fascine e si stava adoperando per ripulire il
viale di ingresso al tempio Hikawa quando un vento gelido si alzò da terra.
“Che strano … “
Pensò la giovane sacerdotessa stringendosi un po’ nelle spalle per ripararsi da
quello strano vento.
Un’altra folata che accarezzò con maggiore forza le guance scostando anche
qualche ciocca di capelli, condensa sfuggiva dalle sue labbra mentre il gelo
sembrava aumentare di secondo in secondo.
Lasciò cadere la scopa a terra per stringersi meglio nelle spalle e cercare
calore. Quando questa toccò terra si trovò avvolta da uno strano di ghiaccio,
la ragazza fece un passo indietro ma il ghiaccio si stava propagando sempre più
velocemente e raggiunse le sue gambe.
Sentiva il suo cuore battere sempre più forte in preda al terrore mentre
cercava di liberarsi ma era del tutto inutile; il ghiaccio continuava a
risalire verso di lei. Non poteva nemmeno trasformarsi.
Chiuse gli occhi emettendo un grido di aiuto.
« Rei! »
Una mano rugosa e salda si abbatté sulla sua spalla facendola sobbalzare.
Quando piegò il capo incontrò gli occhi preoccupati di suo nonno, il sacerdote
del tempio Hikawa, ritrasse la mano senza abbandonare quell’espressione
ansiosa.
« Nipote mia, che ti è successo? »
L’aveva vista con lo sguardo vacuo e poi quell’urlo spaventato l’avevano messo
in allarme.
Rei si portò una mano alla fronte madida di sudore, scostò qualche ciocca e
riguardava il suo corpo mentre sentiva ancora quella sensazione di gelo dentro
le ossa tanto da farla tremare sul posto.
« Sì … Stavo … »
Sognando?
No, non era un sogno quello. Era una visione. Una visione di un pericolo
imminente e che non sapeva esprimere con chiarezza.
« Scusami nonno, vado un attimo a meditare. »
Era da tempo che non aveva una visione simile e aveva bisogno di schiarirsi le
idee. Dopo Galaxia, pensava, non sarebbero dovuti esserci altri nemici davanti
a loro.
Evidentemente si era sbagliata.
******
L’appuntamento
con il suo adorato Mamoru era continuato ma nessuno dei due sapeva togliersi
dalla mente quanto era accaduto.
Avevano provato a fare delle ipotesi per immaginare chi potesse essere. La più
probabile, alla quale erano arrivati entrambi, era che si trattava di qualcuno
proveniente dal futuro – forse molto più lontano del XXX secolo. –
Ma era tutto quello che avevano. Una manciata di pensieri e nessuna prova
concreta.
Alla fine l’unico accordo che avevano preso era quello di dividersi i compiti: lei
avrebbe contattato le sue amiche, le guerriere del sistema solare interno,
mentre Mamoru si sarebbe occupato di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru.
Un sospiro lungo e stanco uscì dalle sue labbra mentre apriva la porta e
annunciava il suo ritorno a casa.
Delusa dagli eventi del pomeriggio si consolava con il pensiero che Seiya era
tornata, sebbene non le fosse chiaro, purtroppo, il motivo per cui si trovasse
con quella donna misteriosa che si faceva chiamare Argenta.
Lei aveva detto “guardia del corpo”. Un altro sospiro e scosse il capo
lasciando ondeggiare le ciocche bionde dei suoi capelli.
« Usagi … è successa una cosa terribile! »
Una voce infantile la riportò alla realtà e i suoi occhi celesti incontrarono
lo sguardo preoccupato di Luna, la sua gatta e guardiana, si prese un momento
per guardarla con una punta di sconcerto che faticava a nascondere.
Dalla cucina emerse sua madre, sorridente e andava incontro alla figlia con una
borsa della spesa.
« Bentornata tesoro! Devo andare a fare la spesa per preparare una cena
speciale in onore di tua cugina che è appena arrivata in città, adesso è in
cucina e ti consiglio di andare a salutarla. »
Cugina?
La cosa scatenò immediatamente un dejà – vu nella sua memoria e senza nemmeno
ascoltare Luna, quando sua madre fu uscita chiudendosi la porta dietro di se,
corse nella cucina e trovò proprio Argenta e Seiya sedute a tavola con una
tazza di thé vede fumante davanti a loro e qualche dolcetto.
Si appoggiò allo stipite della porta premendo la mano contro la faccia
emettendo un sospiro e una semplice affermazione: “lo sapevo … “.
In poco tempo fu raggiunta da Luna più guardinga del solito fissando
rabbiosamente Argenta. Rispetto a quando l’aveva vista poche ore fa sembrava
diversa, più a suo agio e i lunghi capelli argentei come la luna prima sciolti
ora erano perfettamente intrecciati tra di loro a formare una lunga treccia che
terminava con un nastrino dorato a pochi passi dal pavimento.
« Perché sei venuta qui Argenta? »
Domandò a quel punto Usagi prendendo in mano le redini della conversazione.
« Mi dispiace, Odango. » esordì invece Seiya.
La sua voce era un poco bassa ma più femminile rispetto a quella appena più
roca che usava quando si fingeva un ragazzo.
« Le ho detto che non era una buona idea, ma … »
« Ma avevo già deciso dove volevo stare durante e non cambio i miei programmi.
»
Intervenne Argenta piegandosi indietro con la schiena accennando un sorriso
ironico mentre fissava da sotto sopra Usagi.
Il bastone, ora di nuovo un semplice bastone guida, era poggiato contro la sua
spalla e in questo modo le era possibile vedere più chiaramente l’espressione
sorpresa stampata sul suo viso.
I suoi occhi poi si spostarono su Luna che ancora la guardava con rabbia, al
solo vederla sembrava addolcirsi e ritornò seduta composta sulla sedia.
« Luna … E’ davvero passato tanto tempo … »
L’espressività della gatta sembrò tradire la sua curiosità tipica dei felini, a
quelle sue parole, sebbene non lo desiderasse, cominciò ad abbassare la guardia
e a studiare invece i suoi lineamenti e i tratti del volto.
L’aveva già incontrata da qualche parte? Una sensazione familiare si propagò
dentro la sua mente ma non riusciva a capire a cosa fosse dovuto.
Scosse il muso per cercare di cacciare quella sensazione. Per quanto ne sapeva
poteva essere una sua magia anche quella.
« Sentite … Qui non c’è nessun santo che beva qualcosa di più forte? »