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Autore: Scheherazade_Reim    02/06/2014    2 recensioni
“Impediremo alla Regina di ascendere al suo trono. Non potete fermarci … Preparatevi a soffrire”.
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« Sono venuta da voi, ora, per informarvi che presto accadrà qualcosa di terribile. L’oscurità sopraggiungerà sulla terra e tutto il mondo sarà coperto dai ghiacci eterni. »
Rei ebbe un sussulto a quelle parole e gli occhi di Argenta, comprensivi ma allo stesso tempo seri e imperscrutabili, si posarono sulla guerriera del fuoco e annuì con un cenno del capo.
« Principessa di Marte, immagino tu abbia già avuto un presagio di quanto accadrà … »
Un cenno di assenso da parte della mora e tutta l’attenzione fu rivolta a lei.
« Non era chiaro … » si affrettò a spiegare sotto gli occhi attenti delle sue compagne. « era più come una promozione sfocata. Un avvertimento dal futuro … »
[...]
« Quello che hai visto era solo un assaggio di ciò che accadrà tra un anno … »
« Un anno … ? »
[...]
« Sì, tra un anno … Per scongiurare questo cataclisma tu, principessa Serenity, lascerai alle spalle il nome di Sailor Moon e diventerai Regina. Neo Queen Serenity! »
Genere: Fantasy, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Dopo la fine
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-Capitolo 2-

Usagi guardava la scena con maggiore sorpresa e stupore di prima.
Seiya. Seiya era davvero lì, poteva sentire chiaramente il calore del suo corpo e ancora una volta il suo profumo. Le sue braccia si erano strette attorno al suo fianco esile, sentiva il battito del suo cuore rispondere alla sorpresa, all’emozione di quel loro incontro dopo tanto tempo. Non era molto diversa da lei, ora che l’aveva così vicina, senza l’uniforme delle starlight, poteva capirlo meglio. Era così emozionata che quasi non riuscì a trattenere alcune lacrime, sfuggirono moleste al suo controllo e corsero lungo la guancia bagnando la maglietta rossa di Seiya. Mamoru non disse nulla. Rimase a guardare la scena sorridendo, contento che la sua ragazza, la sua fidanzata, avesse ritrovato un’amica preziosa.
Seiya dal canto suo era ancora sorpresa.
Aveva passato diversi minuti a cercare Argenta, la sua “datrice di lavoro” al momento attuale, ma non pensava che fosse proprio in compagnia di lei.
Quanto aveva faticato per accettare che non avrebbe mai potuto essere al suo fianco?
I suoi occhi erano ancora spalancati dalla sorpresa.
« Odango … »
Se desiderava abbracciarla? Naturalmente.
In quel momento sembrava non chiedere altro il suo cuore, ma se l’avesse fatto non avrebbe più potuto fermarsi. Fu allora che Argenta, fingendo un colpo di tosse, riportò l’attenzione su di se e grazie a questo intervento sentì il piccolo corpo di Usagi allontanarsi dal suo.
« Mi dispiace interrompere questo piacevole incontro », disse Argenta con gli occhi fissi sul vuoto davanti a se « ma … Rivorrei indietro il mio bastone Seiya, mi auguro che l’abbia tu. »
Per un momento sembrò riprendersi completamente e passò alla donna una specie di stilo sotto lo sguardo appena perplesso di Usagi e di Mamoru, ora avvicinatosi per passare un braccio attorno alla vita della sua ragazza mentre Seiya, mordendosi il labbro inferiore, nascondeva ancora una volta tutti i suoi sentimenti seppellendoli come aveva già fatto una volta.
Il piccolo stilo si rivelò essere niente di meno di un bastone ripiegabile come quello che usavano i ciechi, solo che questo, toccato il suolo con la punta arrotondata, fu avvolto da un leggero fascio di luce che lo percorse sino alla sommità allungandolo di qualche centimetro disegnando un simbolo: una luna piena al cui centro si trovava una mezza luna dorata. Il simbolo della casata reale.
Un sospiro di sollievo uscì dalle labbra di Argenta mentre i tratti del suo viso sembravano farsi più distesi e gli occhi tornavano luminosi come un cielo senza nuvole.
Finalmente, da quando li aveva incontrati, poté ammirare la futura Regina e il principe Endymion con i suoi occhi.
« E’ incredibile. Siete esattamente come mi ricordavo che foste. »
Sebbene mostrasse una certa sorpresa nel tono della voce ad Usagi non poté sfuggire quella nota di malinconia appena velata mentre pronunciava quelle parole, un tono leggero e appena percettibile che svaniva dietro quel sorriso addolcito che accompagnava anche i suoi occhi.
« Ecco … Non ci sto capendo più niente … »
Aveva così tante domande da fare. Tante cose da capire.
Sentì la stretta attorno al suo fianco farsi più salda e il calore del corpo di Mamoru più vicino a lei. Bastò quel piccolo gesto per farla sentire più a suo agio.
« So che avete tutti molte domande ma questo non è il posto più adatto per le risposte. »
« Ma … »
« Usagi Tsukino … » la sua voce fendette il vento e subito la biondina si ammutolì mentre guardava i tratti del volto di Argenta farsi più seri oscurando ogni sentimento gradevole persino dagli occhi. Inghiottì un po’ di saliva e aspettò che finisse quanto aveva da dire. « Due giorni da oggi dovrai convocare tutte le guerriere Sailor, con tutte intendo TUTTE quante,  al tempio Hikawa della principessa di Marte. Lì, risponderò a tutte le domande che vorrete farmi. Fino ad allora dovrai pazientare. »
Dopo quella spiegazione sintetica ma precisa le volse le spalle e cominciò ad incamminarsi sulla passeggiata del lago verso l’uscita, nel farlo i suoi abiti furono avvolti dallo stesso strato di luce e cambiarono per diventare più confortevoli e, soprattutto, più ordinari e adeguati alla vita moderna della città; Pantaloncini di jeans corti e una maglietta color crema.
Seiya si era fermata un secondo di più per rivolgere un sorriso dolce a Usagi, un cenno del capo e corse in direzione di Argenta.
Una volta raggiunta la trovò con un sorriso sornione stampato sulle labbra, un occhiolino e una risata accompagnarono l’attimo d’imbarazzo che la giovane sailor starlight provava.
« Allora? L’incontro è stato come te lo aspettavi? » domandò Argenta senza cercare di nascondere il suo divertimento.
« Era tutto vostro piano per farmi capire che non scherzavate? »
« Assolutamente no! Non mi aspettavo di trovarla qui … Se non avessi tutti gli anni che ho direi che è una sorprendente coincidenza, ma sono troppo vecchia per credere a questo genere di stupidaggini. »
Il silenzio tornò a regnare tra le due mentre proseguivano per la loro strada verso una meta sconosciuta.

******

Lunghi capelli scuri sciolti ricadevano delicati lungo le sue spalle avvolte da un abito tradizionale da miko, sacerdotessa: abito bianco abbinato a pantaloni rossi.
In mano reggeva una scopa di fascine e si stava adoperando per ripulire il viale di ingresso al tempio Hikawa quando un vento gelido si alzò da terra.
“Che strano … “
Pensò la giovane sacerdotessa stringendosi un po’ nelle spalle per ripararsi da quello strano vento.
Un’altra folata che accarezzò con maggiore forza le guance scostando anche qualche ciocca di capelli, condensa sfuggiva dalle sue labbra mentre il gelo sembrava aumentare di secondo in secondo.
Lasciò cadere la scopa a terra per stringersi meglio nelle spalle e cercare calore. Quando questa toccò terra si trovò avvolta da uno strano di ghiaccio, la ragazza fece un passo indietro ma il ghiaccio si stava propagando sempre più velocemente e raggiunse le sue gambe.
Sentiva il suo cuore battere sempre più forte in preda al terrore mentre cercava di liberarsi ma era del tutto inutile; il ghiaccio continuava a risalire verso di lei. Non poteva nemmeno trasformarsi.
Chiuse gli occhi emettendo un grido di aiuto.
« Rei! »
Una mano rugosa e salda si abbatté sulla sua spalla facendola sobbalzare.
Quando piegò il capo incontrò gli occhi preoccupati di suo nonno, il sacerdote del tempio Hikawa, ritrasse la mano senza abbandonare quell’espressione ansiosa.
« Nipote mia, che ti è successo? »
L’aveva vista con lo sguardo vacuo e poi quell’urlo spaventato l’avevano messo in allarme.
Rei si portò una mano alla fronte madida di sudore, scostò qualche ciocca e riguardava il suo corpo mentre sentiva ancora quella sensazione di gelo dentro le ossa tanto da farla tremare sul posto.
« Sì … Stavo … »
Sognando?
No, non era un sogno quello. Era una visione. Una visione di un pericolo imminente e che non sapeva esprimere con chiarezza.
« Scusami nonno, vado un attimo a meditare. »
Era da tempo che non aveva una visione simile e aveva bisogno di schiarirsi le idee. Dopo Galaxia, pensava, non sarebbero dovuti esserci altri nemici davanti a loro.
Evidentemente si era sbagliata.

******

L’appuntamento con il suo adorato Mamoru era continuato ma nessuno dei due sapeva togliersi dalla mente quanto era accaduto.
Avevano provato a fare delle ipotesi per immaginare chi potesse essere. La più probabile, alla quale erano arrivati entrambi, era che si trattava di qualcuno proveniente dal futuro – forse molto più lontano del XXX secolo. –
Ma era tutto quello che avevano. Una manciata di pensieri e nessuna prova concreta.
Alla fine l’unico accordo che avevano preso era quello di dividersi i compiti: lei avrebbe contattato le sue amiche, le guerriere del sistema solare interno, mentre Mamoru si sarebbe occupato di Haruka, Michiru, Setsuna e Hotaru.
Un sospiro lungo e stanco uscì dalle sue labbra mentre apriva la porta e annunciava il suo ritorno a casa.
Delusa dagli eventi del pomeriggio si consolava con il pensiero che Seiya era tornata, sebbene non le fosse chiaro, purtroppo, il motivo per cui si trovasse con quella donna misteriosa che si faceva chiamare Argenta.
Lei aveva detto “guardia del corpo”. Un altro sospiro e scosse il capo lasciando ondeggiare le ciocche bionde dei suoi capelli.
« Usagi … è successa una cosa terribile! »
Una voce infantile la riportò alla realtà e i suoi occhi celesti incontrarono lo sguardo preoccupato di Luna, la sua gatta e guardiana, si prese un momento per guardarla con una punta di sconcerto che faticava a nascondere.
Dalla cucina emerse sua madre, sorridente e andava incontro alla figlia con una borsa della spesa.
« Bentornata tesoro! Devo andare a fare la spesa per preparare una cena speciale in onore di tua cugina che è appena arrivata in città, adesso è in cucina e ti consiglio di andare a salutarla. »
Cugina?
La cosa scatenò immediatamente un dejà – vu nella sua memoria e senza nemmeno ascoltare Luna, quando sua madre fu uscita chiudendosi la porta dietro di se, corse nella cucina e trovò proprio Argenta e Seiya sedute a tavola con una tazza di thé vede fumante davanti a loro e qualche dolcetto.
Si appoggiò allo stipite della porta premendo la mano contro la faccia emettendo un sospiro e una semplice affermazione: “lo sapevo … “.
In poco tempo fu raggiunta da Luna più guardinga del solito fissando rabbiosamente Argenta. Rispetto a quando l’aveva vista poche ore fa sembrava diversa, più a suo agio e i lunghi capelli argentei come la luna prima sciolti ora erano perfettamente intrecciati tra di loro a formare una lunga treccia che terminava con un nastrino dorato a pochi passi dal pavimento.
« Perché sei venuta qui Argenta? »
Domandò a quel punto Usagi prendendo in mano le redini della conversazione.
« Mi dispiace, Odango. » esordì invece Seiya.
La sua voce era un poco bassa ma più femminile rispetto a quella appena più roca che usava quando si fingeva un ragazzo.
« Le ho detto che non era una buona idea, ma … »
« Ma avevo già deciso dove volevo stare durante e non cambio i miei programmi. »
Intervenne Argenta piegandosi indietro con la schiena accennando un sorriso ironico mentre fissava da sotto sopra Usagi.
Il bastone, ora di nuovo un semplice bastone guida, era poggiato contro la sua spalla e in questo modo le era possibile vedere più chiaramente l’espressione sorpresa stampata sul suo viso.
I suoi occhi poi si spostarono su Luna che ancora la guardava con rabbia, al solo vederla sembrava addolcirsi e ritornò seduta composta sulla sedia.
« Luna … E’ davvero passato tanto tempo … »
L’espressività della gatta sembrò tradire la sua curiosità tipica dei felini, a quelle sue parole, sebbene non lo desiderasse, cominciò ad abbassare la guardia e a studiare invece i suoi lineamenti e i tratti del volto.
L’aveva già incontrata da qualche parte? Una sensazione familiare si propagò dentro la sua mente ma non riusciva a capire a cosa fosse dovuto.
Scosse il muso per cercare di cacciare quella sensazione. Per quanto ne sapeva poteva essere una sua magia anche quella.
« Sentite … Qui non c’è nessun santo che beva qualcosa di più forte? »

 

  
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