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Autore: ChiaraBeky    03/06/2014    5 recensioni
Bella accetta il consiglio di Charlie, ovvero quello di tornare a vivere con Renée dopo la separazione con Edward. Dal prologo: "Riapro gli occhi, ma lo spettacolo attorno a me è così raccapricciante che li richiudo immediatamente. Suoni talmente acuti che mi perforano la testa, grida di terrore e disperazione. Sotto di me sento una superficie ruvida e del liquido viscido scorrervi. Sono forse all'inferno? Con un po di sforzo cerco di socchiudere gli occhi e vedo luci rosse alternate a luci blu, e volti, volti distorti dalle emozioni che li pervadono, e parlano ma non riesco a sentirli, e alla fine il vuoto."
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Grazie di cuore a nanerottola e a nihel_10 per aver recensito il prologo della storia, per me è davvero molto importante (me commossa) e spero di non deludervi o annoiarvi.
1.Aria Di Cambiamenti

Sospiro lievemente mentre sento che l'aereo comincia a decollare e dentro di me non posso che chiedermi se sto facendo la cosa giusta. Quando Charlie me l'ha proposto ho accettato immediatamente e anche lui ne è rimasto sorpreso credendo di dover insistere per un intero pomeriggio.

-Tranquillo papà, non ho bisogno di pensarci ancora- spero che non abbia notato il tremolio dell'incertezza della mia voce.
-Non credevo di convincerti così presto- nella sua di voce percepisco turbamento e sospetto. Sa, o almeno spera che questa sia la soluzione migliore, ma allo stesso modo sperava che mi impuntassi a rimanere a Forks, non dev'essere facile per lui allontanarmi, di nuovo.
-Penso che mi farà bene stare un po con la mamma e cambiare aria- questo lo penso davvero, ma il punto è: voglio davvero cambiare aria? Voglio allontanarmi da questo posto carico di ricordi belli e dolorosi? Così feci la valigia alla svelta prima che possa avere dei ripensamenti.

L'hostess mi ridestò dai mie pensieri chiedendomi se avessi bisogno di qualcosa, negai con il capo e la vidi continuare il suo giro. Ok Bella ora non puoi tornare indietro, ci sei dentro e andrai fino in fondo. Cerco di incoraggiarmi pensando anche che un giorno sarò più forte per poter tornare, in fondo lo avevo promesso anche a Charlie prima di salutarci, che sarei tornata per passare un po di tempo con lui. Per smettere di scervellarmi cercai di prendere sonno, e ci riuscii.
Mi ridestai e per un secondo provai un senso di smarrimento, ma non durò molto e mi rilassai sul seggiolino dell'aereo, devo aver dormito un po dato che la spia della cintura di sicurezza si accese, segno che saremmo atterrati di li a poco. 
Ancora scombussolata dal mio sonnellino scesi dall'aereo e mi diressi verso una testa saltellante in mezzo alla folla. Renée non stava più nella pelle e appena mi vide cominciò a saltellare più frenetica sbracciandosi senza aver capito che l'avevo già individuata, come non notarla? -Bella! Bella!- L'eccitazione le si leggeva in faccia e una volta che ci abbracciammo mi sono resa conto di quanto mi sia mancata effettivamente e automaticamente la vocina nella mia testa che mi provocava i dubbi si affievolì.
Il viaggio verso casa fu breve e mentre viaggiavamo in auto non ho potuto resistere ad abbassare il finestrino per respirare quell'aria che mi era mancata tanto, l'aria di casa. La mia aria. -Come mai siete tornati a Phoenyx? Credevo che vi eravate trasferiti a Jacksonville permanentemente.- Le chiesi. -Si all'inizio credevo che fosse una lunga permanenza, poi però la vecchia squadra di Phil gli ha fatto un'offerta che non poteva rifiutare, certo i soldi non erano il suo primo pensiero, ma a me mancava la MIA casa e a lui mancavano i suoi ragazzi. Perciò eccoci qui.- disse l'ultima frase con un tono acuto, come per dire “cosa può esserci di meglio?”. Una volta arrivate presi il mio leggero bagaglio, i vestiti pesanti li avevo tutti a Forks, e a quel pensiero mi rallegrai facendomi davanti l'immagine del mio armadio pieno di shorts, canottiere e tutti gli altri indumenti che se mi fossi permessa di indossare nella “città di pioggia” mi sarei ibernata un istante dopo aver messo il naso fuori dalla porta. Andai in camera mia che si trovava al primo piano e una volta entrata mi soffermai un secondo sulla porta, quella stanza non era cambiata di una virgola: le pareti color verde acqua che ricordavano tanto il mare, il mio letto sistemato sotto la finestra che ricopriva quasi interamente una parete, mi ricordo che mi piaceva tanto guardare i tramonti seduta su quel letto con la spalliera in ecopelle bianca, di fianco c'era il comodino anch'esso bianco con sopra appoggiato il mio pupazzo delfino preferito d'infanzia che mi portavo sempre appresso, nell'altra parete c'era invece il mio armadio di un colore che riprendeva quello delle pareti ma leggermente più chiaro, lo aprii per riporvi i pochi indumenti che mi ero portata dietro, poi era ora di risistemare i libri sulle mensole sopra la scrivania, ero sempre stata fissata a metterli nell'ordine di preferenza, ma con gli anni non c'era più spazio per metterne altri, dato che ne compravo in continuazione, così li dovetti mettere uno sopra l'altro. Le ultime cose che dovevo sistemare erano quelle che andavano in bagno, più specificatamente nel mio bagno da cui si accedeva direttamente da camera mia, non è molto grande, ma era più che sufficiente per una persona sola. Una volta finite le sistemazioni mi buttai sul letto e sospirai, ma stavolta era un sospiro di sollievo, e più tempo rimanevo lì più la mia vocina dubbiosa si faceva sentire sempre meno e mi persi a pensare a quello che avrei potuto fare quel giorno, dato che splendeva il sole, come sempre lì. Mentre vagavo con la mente Renée mi chiamò dal piano inferiore per sapere cos'avrei preferito per cena: -Pizza o cibo cinese?-
-Da quando ti piace il cinese?- chiesi dubbiosa.
-Phil me l'ha fatto provare ed è stato amore a primo morso- disse con gli occhi che le brillavano, -vada per il cinese, io non l'ho mai provato- dissi vedendo la sua espressione trasognante. Chissà se aveva quello sguardo anche quando pensava a Phil, mi chiesi divertita. -Stupendo- fu la sua risposta, -Ah Bella ti dispiacerebbe andare al supermercato? In questi giorni non ho avuto molto tempo per pensare alla spesa, e la dispensa è quasi vuota.-
-Ok- dissi sorridendo, persino fare la spesa mi era mancato di quel posto, così presi le chiavi della macchina di Renée e mi diressi verso una vecchia bottega a gestione familiare, da piccola mi piaceva tanto andarci perchè la proprietaria mi regalava sempre un dolcetto quando mi vedeva e giocavo sempre con il figlio di solo un anno più grande di me, Mark, uno dei miei migliori amici di allora, ma con il tempo cominciammo a crescere e il periodo dei giochi era finito. Sostai nel piccolo parcheggio davanti all'entrata per poi prendere un carrello. Fu rilassante abbandonarmi ai ricordi mentre camminavo tra uno scaffale e l'altro, d'estate a me e Mark piaceva correre nel reparto frigo per il fresco, ma ovviamente non potevo certo non farmi niente nella corsa, già ero imbranata da star ferma, figuriamoci a correre, sorrisi al pensiero di tutte le ramanzine di sua madre. Passai svelta la mia spesa sul nastro della cassa quando una voce mi fece quasi sobbalzare: -Bisy!- alzai gli occhi sul ragazzo che mi sorrideva raggiante e con quel sorriso così solare lo riconobbi -Marky!-, ricordandomi dei nomignoli che ci affibiammo da piccoli, solo noi avevamo il permesso di chiamarci in quel modo. Squadrai il ragazzo di fronte a me, vedevo i tratti che lo caratterizzavano da bambino solo più marcati, ha sempre avuto due occhi spettacolari, leggermente più chiari dei miei con delle pagliuzze verdi, ma il dettaglio che mi ha sempre incantato era la loro 'mutazione' come la definivo io, quando si trovava sotto una forte luce si vedeva benissimo che i due occhi erano diversi, non sono mai riuscita a spiegarmelo, ma in uno predominava il nocciola e nell'altro il verde, assolutamente fantastici, i suoi capelli, una volta biondi, tendevano più verso il castano e un sorriso che scaldava il cuore a chiunque gli fosse rivolto.
-E' una vita che non ti vedo e a stento ti ho riconosciuta!-
-Beh direi che vale anche per me!- gli sorrisi piacevolmente sorpresa di quell'incontro.
-La tua carnagione di mozzarella mi ha aiutato a riconoscerti e mi pare di averti vista inciampare tra le ruote del carrello- scosse la testa fintamente indignato -solo tu puoi riuscirci!- poi tornò a sorridermi.
-Se devo essere sincera io ti ho riconosciuto dalla tua solita espressione ebete!- imitai il suo stesso tono. Poi scoppiammo a ridere e cominciò a riempirmi di domande che a un certo punto mi confusero e basta -Potremmo vederci una volta per raccontarci, ora non mi sembra il momento- accennando con lo sguardo a una vecchietta quasi spazientita che aspettava il suo turno per pagare. Rise di nuovo. -Ok Bisy, vorrà dire che ci incontreremo a scuola, siamo in corso insieme, anche se dovrei aver già finito ma ti spiegherò poi il perchè- mi fece l'occhiolino e mi salutò con la mano. -Salutami tua madre- gli dissi appena prima di uscire. Lo vidi rabbuiarsi, ma poi tornò a sorridermi, -Contaci!- mi disse cercando di nascondere l'ombra che poco prima avevo visto attraversare i suoi occhi. Lo salutai anche io e uscii. Spero non sia successo niente. Mi chiesi un po in pensiero, ma poi scossi la testa e mi dissi che non dovevo rimuginarci sopra, appena lui se la sarebbe sentita me ne avrebbe parlato.
Tornai a casa e vi trovai Renée ad apparecchiare la tavola tutta fischiettante, -Oh ciao Bells, tra un po arriva la cena!- mi disse mentre sistemavo la spesa, -Hei sai chi ho rivisto? Mark- le dissi.
-Oh cielo hai visto che bel ragazzo che è diventato? Insomma già da bambino mostrava una predisposizione per la bellezza, ma non credevo che sarebbe diventato così.- mi guardò in faccia e io arrossii, non si poteva intrattenere una qualsiasi conversazione con lei che finisce sempre con il mettere in imbarazzo.
-Beh sì- mi limitai io.
Poco dopo entrò Phil con una grossa busta di plastica contenente probabilmente la cena, contenta di quel diversivo che mi permise di fuggire da altro imbarazzo.
-Hei Bella, ti trovo bene!- mi salutò il compagno di Renée.
-Ciao Phil, grazie, anche tu lo sembri!-
Finiti i saluti ci mettemmo a tavola, ma ovviamente mia madre non poteva demordere.
-Caro indovina, Bella ha incontrato Mark.- esordì.
-Ah sì? Mi ricordo di lui era molto amico con te Bella, mi è dispiaciuto di quando ho saputo di sua madre, Lisa.- 
-Che è successo?- domandai facendo ricrescere in me una punta di nervosismo.
-Ha scoperto di avere il cancro al seno, ma l'ha presa bene, insomma non si è abbattuta, infatti ora il pericolo è scampato dato che non era in uno stadio avanzato, ma Mark era visibilmente in pena-
Rimasi sconvolta di quella dichiarazione, -Oh- riuscii solo a dire, non avrei mai immaginato che la dolce Lisa potesse ammalarsi, ma non mi stupì il fatto che non si era arresa, era sempre stata una donna che amava la vita. Mi dispiaceva molto anche per Mark, ma decisi che non gli avrei fatto sapere che sapevo, aveva sicuramente le sue ragioni per non dirmelo, insomma ci siamo persi di vista per un sacco di tempo e penso che debba prima riprendere un po di confidenza con me.
Finita la cena dovetti ammettere che il cibo cinese era di mio gradimento e dopo aver sparecchiato mi diressi in bagno per farmi una doccia rilassante, ne avevo bisogno dato che l'indomani sarei tornata nella mia vecchia scuola, e mi venne un brivido, ormai mi ero troppo abituata a Forks, con quell'aria di tranquillità e con un velo di mistero, mi ricordo che la odiavo nei primi periodi, ma ora dovetti ammettere che mi mancava sapendo che il liceo qui era ben diverso: cheerleader, fustacchioni con le giacche di squadra, VIP, insomma i classici personaggi delle finte commedie del cinema sul liceo. Mi resi conto che in un ambiente del genere non sarei mai riuscita a ricordarmi di lui, di vederlo seduto a mensa con loro, nel loro solito tavolo in disparte dal resto delle persone. Mentre ero sotto il getto di acqua bollente mi misi a piangere, cercando di ignorare il vuoto che sentivo nel petto.
Ecco qua il primo capitolo. Baci.
  
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