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Autore: _joy    04/06/2014    4 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Ho capito cos’è che mi stona.
 
Sono stesa a letto e guardo il soffitto.
È qualche giorno che non riesco a dormire bene.
Ben, accanto a me, riposa agitato.
Mi stavo oziosamente chiedendo per quale motivo non riesco a rilassarmi e l’ho capito improvvisamente.
 
Sono troppo rilassata.
 
Cioè: qui non si fa niente.
In questa città non si lavora.
O meglio, il concetto di lavorare qui è diverso.
Si lavora andando ai party, uscendo, andando nei locali giusti.
Si fanno audizioni e servizi fotografici.
Ma le giornate sono fatte solo di quello.
Come fanno?
Dove trovano stimoli e curiosità?
Sembra una vacanza infinita… e dopo un po’ secondo me annoia.
Non si può passare la vita andando alle feste.
La vita è fatta di lavoro, studio, incontri…. C’è altro, oltre al divertimento.
Anche perché, quando fai solo quello, alla fine non ti diverti più.
È sempre un cercare di bere di più, trovare una festa ancora più esclusiva, fare ancora più tardi.
È la chiave di questa città: di più. Di più. Di più.
 
Io sono stanca.
Me ne rendo conto all’improvviso.
Sono annoiata.
Questa vita non fa per me.
Mi volto sul fianco e osservo Ben mormorare qualcosa nel sonno.
Sono convinta che non faccia bene neppure a lui: non l’ho mai visto così stressato e irrequieto.
Eppure, sembra trovarsi benissimo.
Quando è sveglio è sempre sorridente, sempre allegro… Ma, forse perché io lo conosco bene, noto quanto sia in tensione.
Quanto sia sopra le righe.
È innaturale.
 
Gliene parlo a colazione, con l’irruenza che mi contraddistingue.
So che di solito tendo a dire quello che penso con naturalezza, ma Ben mi conosce.
Sa che sono fatta così e lo ha sempre apprezzato.
E uno dei motivi per cui stiamo così bene insieme è il fatto che tra noi c’è dialogo.
Per cui resto stupita quando lo vedo mettersi sulla difensiva.
«In che senso sono nervoso? Non è vero! Non è per il provino, davvero. Sto bene»
«Non parlavo del provino, Ben. Mi sembra che tu sia parecchio stressato e secondo me non è il lavoro: è la vita che fai qui»
Lui ride.
«Oh, dai, Gin! Come fa a stressare la vita di qui? È praticamente una vacanza continua!»
«Appunto!» dico, trionfante «È proprio questo che è stancante! Non ci sono stimoli…»
«Io qui ci lavoro» risponde lui.
E, di nuovo, mi sembra sulla difensiva.
Gli prendo la mano.
«Amore, non sto dicendo che non lavori. Sto dicendo che mi sembra una realtà che mette molta pressione. E che dopo un po’ anche le più belle vacanze stancano»
«A me Los Angeles piace!»
«Davvero?» mormoro «Perché ti vedo…diverso. Non vai a teatro, leggi poco… Non è da te, tu ami queste cose!»
«Ma sì, mi piacciono sempre! Ma, ascolta: questa non è Londra. È una città diversa, c’è sempre il sole… è bello poter andare in giro!»
Mi mordo la lingua prima di dirgli che lui non va “in giro” ma fa comunella con quattro idioti senza prospettive.
Ci riprovo:
«Sono solo un po’ stupita dal fatto che mi sembra un ambiente culturalmente poco stimolante»
Notate la diplomazia: non ho nominato i suoi amici.
Ma Ben non sarebbe Ben se non mi capisse al volo.
Toglie la mano dalla mia e si infila in bocca una cucchiaiata di cereali.
«Un ambiente…. O degli amici?» mi chiede, dopo un po’.
Sospiro.
«Ben, io… Non sono loro, davvero»
 
Certo che sono loro, invece.
 
Se fossero delle persone “normali” non penso ci troveremmo a fare questo discorso.
Ma gente che vive in ville con piste da bowling e campi da tennis privati, piscine megagalattiche e dieci stanze per gli ospiti, non è gente normale.
Non sa cosa succede nel mondo normale, santo cielo!
Ti credo che si preoccupano solo di divertirsi e dare feste esclusive: vivono fuori dal mondo.
Va detto che per loro è normale: questo ambiente è normale.
I loro genitori sono persone che hanno fatto le stesse, identiche cose.
Ma – scusate tanto – la vita vera non è così.
 
Cerco un modo per dirlo gentilmente, ma Ben mi anticipa:
«Gin, pensi che sia cieco? Lo vedo, che li tratti con sufficienza»
«Cosa?» resto scioccata.
Ieri sera siamo andati a una festa e io sono stata puntualmente ignorata dalla comitiva: i miei vestiti non vanno bene, il mio fisico non va bene, i miei capelli non vanno bene.
Non c’è una cazzo di cosa che va bene in me, secondo loro, e Ben osa darmi la colpa?
Passi Destiny, visto che anche secondo lei io faccio la superiore… Ma Ben!
Stavolta mi incazzo seriamente.
 
«Ben, ti prego, dimmi che stai scherzando» dico, gelida «Oppure sei cieco e non vedi come mi trattano in tuoi sedicenti amici?»
Lui posa la tazza e si volta a guardarmi.
«Cosa stai dicendo? Come ti trattano, scusa?»
Io batto le palpebre.
Seriamente?
«Ben, è… Sono… Insomma, non lo so, non abbiamo molto in comune» dico, nervosa «Ma questo non li autorizza a trattarmi come se fossi invisibile! Se mi parlano, lo fanno per prendermi in giro»
«Ma… di chi parli?»
«Di quella Cindy! E comunque, in generale…»
«Oh» Ben fa una faccia strana «Non preoccuparti di Cindy, non è che sia… Comunque. Non credo che gli altri si comportino come lei»
Io drizzo le antenne.
Cosa vorrebbe dire?
«Cosa vuol dire “non preoccuparti di Cindy”?»
Ben sospira e io lo guardo in cagnesco.
«Oh, ok, va bene» risponde «Non volevo dirtelo perché è una sciocchezza, ma lei… Ha mostrato un certo interesse per me, lo scorso inverno. Ma non è successo assolutamente niente, le ho spiegato che siamo solo amici e quindi non c’è di che preoccuparsi, davvero»
 
Sono scioccata.
 
Quella mosca fastidiosa di Cindy ci ha provato con Ben?
Con il mio Ben?
Ma come osa?!
Come osa lanciarglisi addosso ogni volta che la vediamo, spogliarsi davanti a lui alle feste in piscina e cercare di toccarlo con ogni scusa?
Ben mi posa una mano sulla gamba.
«Gin, non c’è mai, mai stato niente tra me e lei» dice, serio «Non volevo dirtelo perché pensavo che saresti stata gelosa, ma non ce n’è motivo»
 
Ok, va bene.
Calma, Gin.
Calma.
 
Lo so che sono irrazionale e non devo.
«Va bene» dico, a denti stretti «Lo so che sono gelosa e che esagero, lo so… Ma tu non dovresti tacermi le cose. Non sono stupida»
Ben fa una faccia stupita.
«Amore, ma io non penso che tu sia stupida!» mi accarezza la guancia «Solo che vivevamo lontani e so che è una cosa che può dare fastidio, è legittimo. Ma tu non devi preoccuparti. Di nessuna donna»
Chiudo gli occhi e gli afferro la mano, per trattenerla a contatto con il mio viso.
«Ok. Però scusa se te lo dico… Ma non mi va bene che si spogli davanti a te come se niente fosse…»
«Non lo fa…»
«Invece sì» apro gli occhi e gli rifilo un’occhiataccia «E lo sai! L’altro giorno, in piscina!»
«Va bene, va bene… Hai ragione e lo so. È una ragazza…» fa una pausa «Più disinvolta, ecco. Ma io non vedo nessuna, eccetto te»
Questo mi pacifica con il mondo, lo ammetto.
Se già Cindy mi stava antipatica, ora la detesto proprio.
Ma è facile non pensare a lei quando Ben mi prende tra le braccia.
È facile non pensare a niente.
 
 
Più tardi usciamo e facciamo un giro in macchina, perché fa davvero troppo caldo.
Ben adora guidare e a me rilassa da morire stare in auto, con la radio in sottofondo e lui accanto.
Socchiudo gli occhi e mi godo il sole.
Parliamo poco, ma il silenzio tra noi non è pesante.
Fermo a un semaforo, Ben sposta la mano sul mio ginocchio.
Ci guardiamo e ci sorridiamo, poi sussultiamo entrambi quando sentiamo dei colpi contro un vetro.
 
Ti pareva.
Quando si dice parlare del diavolo…
 
È Cindy.
Apre la portiera con disinvoltura e si catapulta in macchina, senza che nessuno la abbia invitata.
«Ciaooooo!» miagola «Che caldo, per fortuna stavi passando, Ben! Ho riconosciuto la macchina e ho pensato: che bello, è venuto a salvarmi!»
Io fisso stoicamente il panorama, in silenzio.
Non stava passando, per prima cosa: semmai stavamo passando.
E poi non è venuto a salvare te, ma è fuori con me.
Ma Cindy si comporta sempre così: non mi parla e, se lo fa, è per dire qualcosa di sgarbato, che poi finge di smentire con una risatina ipocrita.
Benissimo.
Io resto zitta e guardo fuori dal finestrino.
È ora che Ben si rende conto di come vanno le cose tra me e i suoi amici, quando lui non mi sta accanto.
E Cindy non ha l’intelligenza di indovinare che non dovrebbe parlare solo a lui, come se io non esistessi.
Continua a rivolgergli battute spiritose e, dal sedile posteriore, allunga continuamente la mano per sfiorargli le braccia, i capelli.
Ben parla poco, io resto zitta.
Cindy nemmeno se ne accorge.
All’improvviso chiede:
«Ben, ci vieni al barbecue di domani, vero?»                    
Ben fissa la strada.
«Non so» risponde «Amore, ci andiamo al barbecue di domani? O vuoi fare qualcos’altro? Vuoi che ti porto fuori, magari?»
La sua mano si stacca dal volante e accarezza il mio ginocchio.
Anche io fisso la strada, divertendomi a immaginare che espressione potrà mai avere Cindy ora.
Peccato non vederla.
«Veramente preferirei andare via per un paio di giorni, che ne pensi?» rispondo, girandomi a guardare Ben «Mi avevi parlato di Palm Springs…»
Ben annuisce.
«Certo. Va benissimo. Quello che vuoi, piccola»
Ignoriamo Cindy, esattamente come lei ha fatto prima con me, mentre ci sorridiamo.
Ma lei si sporge in avanti e fa una risatina falsa.
«Palm Springs?» chioccia «Oh, dai, Ben, ma ci andiamo tutti insieme fra due settimane! È il compleanno di Luke, lo sai!»
«Sì, ma ultimamente sono stato parecchio impegnato con i provini e ho trascurato Gin… Preferisco prendermi qualche giorno e stare un po’ con lei»
Cindy è talmente incredula che ci mette un po’ a elaborare.
«Cioè… Non vuoi venire? Ma perché? Porta anche lei, piuttosto!»
Io serro i denti, ma stavolta vedo che Ben reagisce allo stesso modo.
«Cindy, io non la porto da nessuna parte. Andiamo insieme dove ci va di andare»
«Ah…sì…certo, certo!» lei tenta di recuperare «Ma sono sicura che Ginny ha voglia di venire, dico bene?»
Mi volto, sorridendo.
«Senza offesa, ma preferisco Ben. Sceglierei comunque e sempre Ben»
Lui ride e si protende a darmi un bacio sulla guancia.
«Grazie» mi dice.
Cindy sembra attonita.
«Oh, Ben, mi fai scendere qui? Vado a fare shopping per la festa di stasera… Voi venite, vero? Dovete! Dai Ginny ti prego, vieni!»
 
Ah, adesso sono interpellata?
 
Sorrido di nuovo.
«Vedremo»
Ben accosta e lei scende.
Ci saluta con un cenno vago e se ne va sculettando.
Mi astengo da qualsiasi commento, perché non voglio essere malvagia.
Ben tace per un po’ e poi mi chiede:
«Perché non me lo hai detto? Non sono cattivi… Ma capisco che qui sia diverso. L’ho sperimentato anche io»
Io giocherello con le dita della sua mano destra e ci rifletto su.
È una situazione che migliorerà?
Diventeranno anche miei amici, alla fine?
Mi ripeto che io ho scelto Ben e non loro, comunque.
Quando non mi trovo circondata da gente estranea recupero la prospettiva: sono solo colleghi di Ben.
Sono solo amici di Ben.
Perché dovrebbero influenzare la mia vita?
Perché dovrei correre da lui a lamentarmi come una vecchia isterica e noiosa?
Appunto.
Ce la faccio da sola.
Non è mica la fine del mondo.
 
 
Ma, alla festa di quella sera, scopro che Cindy desidera chiaramente compiacere Ben, perché appena mi vede corre ad abbracciarmi.
E io, che normalmente abbraccio chiunque, mi ritraggo impacciata perché è strano.
Non è sincero.
Ma lei mi afferra per mano e mi trascina nel gruppo delle ragazze.
Faccio in tempo a lanciare un’occhiata rassegnata a Ben; lui ride e mi manda un bacio.
Vengo abbracciata smancerosamente da varie tizie e poi coinvolta in una conversazione di cui non capisco nulla, che riguarda un casting per modelle.
Dopo dieci minuti inizio a scalpitare.
Queste non fanno altro che berciare tra loro di gente a me sconosciuta e intervallare le chiacchiere a selfie di gruppo fatti con i cellulari, per i quali si mettono tutte in posa come nemmeno a una sfilata.
Terrorizzata, mi propongo come fotografa.
Per carità, che io faccio schifo in foto, ci manca solo di lasciarne testimonianza.
Cento scatti dopo, le ragazze si lanciano addosso ai ragazzi, li abbracciano, si mettono in posa con loro.
E il teatrino ricomincia.
Vado a sedermi su un divano e li osservo da lontano.
Non credo di essermi mai sentita meno parte di qualcosa in vita mia.
 
E poi, all’improvviso, eccolo.
Il mio porto sicuro.
Ben emerge dal gruppetto chiassoso e mi cerca con lo sguardo.
Mi vede e viene verso di me sorridendo.
Mi si siede accanto e intreccia le dita alle mie, mentre mi racconta di quello che gli ha detto Tom: un nuovo casting per il quale potrà incontrare il regista nei prossimi giorni, perché sarà a Santa Barbara per dei meeting.
«Vuoi vedere Santa Barbara?» mormora, le labbra sulle mie.
Io sorrido e penso che farei qualunque cosa per vederlo felice.
 
Veniamo interrotti dal ritorno delle ragazze, che sciamano sul divano in massa.
Ben mi resta accanto e io mi rilasso, per la prima volta nella serata.
Mi versa dello champagne, ma io arriccio il naso e, dopo un sorso, gli passo il bicchiere.
Lui sorseggia e scambiamo due parole con Destiny, che è un pesce fuor d’acqua quanto me, ma se non altro ha i vestiti giusti e il fisico americano.
E li sfoggia senza problemi, visto che è mezza nuda.
Mi chiede se voglio fare shopping con lei, ma io rifiuto garbatamente.
Se crede di potermi influenzare o manipolare si sbaglia di grosso.
Sarò fuori posto, qui, ma non sono scema.
 
Almeno, ne sono convinta fino al momento di andare via, quando faccio una corsa in bagno mentre Ben saluta gli amici.
Trovo Cindy davanti allo specchio con alcune delle sue fedelissime (ma come fa ad essere dappertutto?) e io bofonchio un ciao e mi infilo in una toilette libera.
Le sento spettegolare animatamente e poi uscire.
Tiro un sospiro di sollievo ma, quando esco, me la trovo davanti, sola.
«Oh, ciao!» fa, fintamente allegra «Posso?»
Io annuisco, ma lei non entra.
Si appoggia allo stipite e mi osserva mentre mi lavo le mani.
Guardo lo specchio di fronte a me e i nostri occhi si incrociano sulla superficie riflettente.
«Allora» inizia «Come va con Ben?»
«Benissimo!»
«Ah, sì…» risatina «In effetti sembrate felici…»
Sembriamo?
«Perché lo siamo»
«Ah, bè…. Ma non sembra sempre così?» altra risatina «È così per tutti, no?»
Io mi volto e rispondo, pacata:
«Non ne ho idea. A me è successo solo con Ben»
Stavolta ride di gusto.
«Ah, sei così candida! Ma lo capisco, davvero… Lui è l’attore famoso, tu lo conosci per caso, sembra tutto un sogno e bla bla bla, giusto?»
«Veramente no. È tutto molto vero e concreto, con Ben»
Altra risata.
«Ma figurati»
 
La guardo negli occhi, dura.
Lei smette di ridere.
«Non che siano fatti tuoi» dico, a bassa voce «Ma io e Ben ci sposiamo»
Lei si zittisce di botto, come se le avessi dato uno schiaffo.
Poi boccheggia.
«Cosa?»
Incrocio le braccia.
Non le darò la soddisfazione di ripeterlo, perché non sono fatti suoi.
Mannaggia alla mia boccaccia: perché mi faccio provocare?
La soddisfazione di averla messa al tappeto dura qualche minuto, durante il quale lei cerca palesemente di riprendersi.
E, ancora, è capace di sputare veleno:
«Ben non ci ha detto nulla»
Stavolta rido io.
«Non mi stupisce: non sono fatti vostri»
Altro schiaffo metaforico.
«E l’anello?» chiede, dopo un po’.
«L’anello?»
«Sì. Se fosse vero… Avresti un anello»
«Ma scherzi? Ti pare che un anello renda vera una relazione?»
«Certo!» fa lei, come se la pazza fossi io.
Poi ghigna.
«Che stupida sono! È solo una tua fantasia, vero?»
«Cosa?»
«Tu ci speri! Te lo sogni! Ma Ben…»
Scuote il capo e ride.
Io faccio due passi avanti.
«Sai una cosa, Cindy?» dico «Innanzitutto non sono fatti tuoi. Poi, mi stai anche sulle palle, quindi non intendo parlarti dei fatti nostri»
Lei ansima.
«Sei solo una piccola bugiarda… Ma ti pare che Ben Barnes sposerebbe te?»
«Di sicuro non sposerebbe una battona come te»
 
Appena le parole mi escono di bocca arrossisco.
L’ho detto perché lo penso, ma non mi è mai uscito nulla di così cattivo e volgare di bocca.
Mai.
Come ho fatto ad abbassarmi a questo livello?
Non faccio in tempo a pentirmene, che lei sputa fiele:
«Ah sì? Sei solo invidiosa! Tu vorresti essere come me, come noi! Belle e ricche e famose… Che ne sa una poveretta come te? Non hai niente per piacergli!»
Mi impongo di restare immobile e controllare il tono della voce.
«Come te? Nemmeno se fossi sola al mondo vorrei mai essere come te»
 
Mi volto e mi dirigo decisa verso la porta, quando sento un rumore che mi fa saltare il cuore in gola.
Mi volto e vedo che Cindy ha lanciato la borsetta contro lo specchio, rompendolo in mille pezzi.



***
Buongiorno, amati lettori!
Perdonate il ritardo di un giorno nell'aggiornamento, ma lunedì ero via e non avevo il pc con me, quindi sono slittate sia "Le Cronache" che questa storia.
Ma ora siamo in pari! 
Per qualsiasi aggiornamento o informazione, sapete dove trovarmi: 
https://www.facebook.com/Joy10Efp
Buona giornata e buona lettura,
Joy

   
 
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