(Sì, lo so cosa vi state chiedendo: sì, è il titolo della canzone di qualche anno fa. No, non ha senso. Almeno non più)
E
la Ache ritorna all'attacco! Avevo detto che mi sarei rifatta viva
prestissimo e infatti.... (tutto mi si può dire tranne che
io
non sia puntuale)
A quanto pare questa storia è fatta per
essere legata ai compleanni (e chi ha da intendere intenda) infatti
oggi
cos’è? *rullo di tamburi* Tantissimi auguri Yugi!!
Spero festeggerai alla
grande col tuo altro te stesso *oh, quanto mi piacerebbe presenziare
ma, ahem,
sorvoliamo...*. Ordunque, questa storia è dedicata al nostro
simpatico
nanerottolo, ma conoscendomi sapevate che ci avrei ficcato anche il
faraone. E
con questo sancisco il mio ritorno al genere humor, ho riempito la
sezione di
angst ultimamente, meglio variare ^^
E dal momento che mi sono accorta che le
mie OS superlunghe non riscuotono molto successo (in effetti mi rendo
conto che
può essere scoraggiante aprire un link e ritrovarsi una
storia praticamente infinita
davanti) ho deciso, anche se questa non è fra le
più lunghe che ho scritto (vedi
rettile), di dividerla in tre shot: una a settimana a partire da oggi. Grazie come sempre a La_Fe10 per il suo aiuto
Buonissima lettura, buonissimo compleanno a Yugi e buonissimo giugno a
tutti!
“Ok,
spiegami ancora perché siamo qui”
“E
dai, non è la fine del mondo no?”
“No!
Ma tutto questo è semplicemente ridicolo: perché
dobbiamo stare qui a parlare
dei fatti nostri con un perfetto estraneo
che-“
“Ahem”
tossicchiò la donna seduta con le gambe elegantemente
accavallate sulla
poltrona in similpelle. Strinse contrariata la presa sul taccuino che
teneva in
mano.
“Oh,
mi scusi” fece Atem abbassando lievemente il capo.
“Dicevo, aibo, con una perfetta estranea
che li
scribacchia su foglietti volanti per poi farne chissà che
cosa. Sai quante
altre belle cose potremmo stare facendo in questo momento?”
aggiunse con tono allusivo.
Yugi
arrossì lievemente. “Ricorda per chi lo stiamo
facendo, dai”.
“Ah
ecco: e ti spiacerebbe anche spiegarmi ancora per chi
lo stiamo facendo? Perché se è per noi due,
allora c’è qualcosa
che non va, dal momento che io passerei volentieri oltre a questa
simpatica
seduta dallo ps-, psec-, pisi-“
“Psicologa” intervenne acida la
donna.
“Ah
sì
giusto, grazie signorina” sorrise il faraone per poi tornare
a rivolgersi al
proprio aibo come se l’altra fosse trasparente. “Se
è per te allora
è un’altra cosa, sai che farei di tutto per
renderti
felice. Ma-“ Atem si interruppe udendo lo ‘scrib,
scrib’ di una penna nera sul
taccuino. Si girò di scatto, accigliato.
“Scusi
lei, cosa sta facendo?”
“Il
mio lavoro no?” rispose stizzita la dottoressa.
“E
sarebbe?” fece lui scettico e sospettoso “Che fa:
mette per iscritto le cose
che dico al mio aibo? Ma non sa che è roba privata?
Cos’è lei: una specie di
poliziotta che fa il verbale? Beh, io ho la coscienza a posto ormai:
salvando
il mondo due volte e sopportando Kaiba da anni ho sicuramente fatto
ammenda per
tutte le persone mandate all’altro mo-“
“-Momento!”
lo interruppe brusco Yugi piazzandogli una mano sulla bocca.
“Un momento mou
hitori no boku, calma. La signorina vuole solo aiutarci”.
“Che?”
fece l’antico faraone.
“Gli
psicologi fanno questo: ascoltano i problemi della gente, prendono
appunti per
capire la soluzione di questi problemi e aiutano le persone a
superarli”.
“Cioè
in pratica si fanno i fatti di tutti e vengono pure pagati”.
Yugi
facepalmò.
La
psicologa decise che ne aveva abbastanza di quel siparietto. Si
alzò e si andò
a piantare davanti al faraone con le mani sui fianchi, alla Perpetua, e
lo
sguardo torvo.
“Senta
un po’ lei, sottospecie di punk abbronzato: io ho ben altro
da fare che stare
qui tutto il giorno a sentire le sue lamentele! Per grazia del cielo ho
abbastanza di che vivere da non dovermi andare a cercare i clienti in
giro per
la strada, quindi se lei è qui adesso ci è venuto
di sua spontanea volontà e
non l’ha costretta nessuno. Perciò ora mi faccia
il santissimo piacere di
piantarla una buona volta con le sue lagne su una povera libera
professionista
e si comporti da paziente! Altrimenti quella è la
porta!” sbraitò indicando la
suddetta con un gesto plateale della mano.
Atem,
nella sua faraonica e regale compostezza, non si mosse di un
centimetro. Solo
gli occhi si ridussero a fessure: in testa stava già
cercando di ricordare
qualche antica formula in ieratico per tramutare gli psicologi
petulanti in
girini, o meglio ancora per incenerirli all’istante.
Sì: lui adorava i falò!
Yugi,
come avesse presagito quanto stava per accadere, si affrettò
a fare da paciere.
“Nonononono,
per carità! Va tutto benissimo, il mio ragazzo è
solo un po’ scettico, tutto
qua ahahah” ridacchiò nervoso. Poi si rivolse ad
Atem e sussurrò a denti
stretti. “Piantala.subito”. Lui gli rispose con uno
sguardo eloquente come a
dire ‘piantala cosa, aibo?’. Il più
piccolo gli lanciò una stilettata e mimò
con la bocca ‘no mind crush’. L’altro
sbuffò: Yugi gli toglieva sempre tutto il
divertimento.
“Allora”
continuò il ragazzino dai capelli a stella. “Credo
che siamo partiti col piede
sbagliato. Perché non cominciamo con le presentazioni
eh?”.
“Lasci
fare a me il mio
lavoro” fu la glaciale risposta della psicologa. Yugi
ammutolì.
“O-ok, certo, mi scusi. Faccia pure”.
“Dunque”
fece quella sfogliando la sua agenda, poggiata sulla scrivania alle sue
spalle.
“Qui leggo che siete venuti per una consulenza di coppia:
cos’è, la vostra vita
sentimentale non funziona?”
“La
nostra vita sentimentale non funziona??” gridò
Atem tutto allarmato rivolto
verso di Yugi, afferrandolo per le spalle. “Dimmi cosa
sbaglio aibo, dimmelo:
cambierò, te lo giuro, ma tu non lasciarmi ti
prego!”.
“A-Atem,
è tutto a posto, davvero. È stato solo un
consiglio della mamma, ricordi?”. Pausa.
“O forse non te ne ho parlato?” aggiunse pensoso.
“Vuoi
dire che non piaccio a tua madre?”
“Non
mi sorprenderebbe” fu il commento della psicologa. Atem per
il momento la
ignorò.
“No,
aspetta: ho capito. È come in quei telefilm, quando una
madre non si rassegna
al fatto che il figlio sia gay e allora tenta di riportarlo sulla retta
via-“
“Un
classico” commentò di nuovo quella guardandosi le
unghie con aria annoiata.
Atem questa volta le lanciò un’ occhiataccia.
“Ma
tu non tornerai
sulla retta via, vero
aibo? Non mi abbandoni, vero?”.
“Beh”
fece Yugi levandosi le mani del ragazzo dalle spalle e spolverandosi la
maglietta. “Tanto per cominciare io non sono gay ma
bisessuale, e poi mamma non
ha nessun problema con te, ti adorano tutti a quanto pare-“
La
psicologa si schiarì la voce.
“Ahem,
quasi tutti. Beh, comunque era solo preoccupata perché ci
vedeva sempre
insieme, incollati, e dice che questo non è un rapporto
sano, così ci ha
consigliato di parlare un po’ di noi a uno psicologo per
vedere se dobbiamo
cambiare qualcosa nella nostra relazione”.
“A
me
piace così com’è” disse
l’altro mettendo il broncio.
“Può essere, ma si può sempre migliorare no? E poi mamma lo ha detto per il nostro bene, almeno facciamola contenta” aggiunse con un sorriso dei suoi, di quelli a cui Atem non aveva mai imparato a resistere. Niente da fare allora: avrebbe dovuto affrontare quella benedetta seduta dallo ops- dalla psicologa, raccontarle tutti i loro fatti privati per poi andarsene da lì con le idee più confuse di prima. Sigh. Tanto valeva cominciare.
End of part one! Come vi sembra? spero vi abbia incuriosito almeno un po', ci vediamo (o meglio 'leggiamo') mercoledì prossimo con la seconda parte!