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Autore: myidollawrence    05/06/2014    2 recensioni
Anche io, come tutti voi del resto, sono rimasta disorientata dal finale di Mockingjay. E se la Collins lo avesse fatto appositamente, per lasciare a noi il piacere di continuare questa incredibile storia? Comunque, questa è la mia interpretazione di quello che sarebbe potuto accadere tra il ''You love me. Real or not real?'', e il racconto dei pargoletti di casa Mellark. Questo è il racconto di come la storia dei nostri innamorati sventurati potrebbe essersi evoluta, dopo la fine del libro. Perché questa è, effettivamente, la domanda che un po' tutti noi ci poniamo. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: PWP, Spoiler!
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Tutto il mondo mi crolla improvvisamente addosso. No, non può essere vero, non può accadere. Dopo tanti mesi di sofferenze, incubi, urli strazianti, il mio Peeta era tornato da me. Lentamente, quasi impercettibilmente, avevamo sconfitto il diavolo che lo possedeva. E no, non può essere. Posso accettare che quotidianamente, anche se sempre meno di frequente, abbia degli attacchi provocati dal veleno degli stramaledetti aghi inseguitori, e che durante questi momenti d’ira voglia uccidermi. Io… io lo accetto. Quando vedo i suoi occhi diventare neri come la pece, so che il Peeta che mi vuole eliminare è accanto a me, e corro a nascondermi. Questo è quello che succede quando le sue pupille si dilatano, quando tutto perde il suo senso, e quei pozzi neri mi fissano con odio.
Tuttavia, so che passerà, il mio ragazzo del pane tornerà da me, sempre, come ci eravamo promessi l’un l’altro. Tutte le volte, dopo un attacco, mi fissa con i suoi grandi occhioni azzurri, lucidi a causa di troppi pianti non versati. È come se volesse chiedermi scusa, e devo dire che riesce nel suo intento. Mi fa troppo male vederlo in quelle condizioni, e vorrei poterlo aiutare, come lui fa sempre con me. Lui costituisce l’unico sottile filo che mi impedisce di cadere nel precipizio. Se non ci fosse lui, a trattenermi, a proteggermi, già da molto tempo avrei raggiunto Rue, Prim, Finnick, mio padre… nel luogo in cui riposano. Oh Prim, mi manchi così tanto… io…
Improvvisamente, mentre fisso le iridi cristalline di Peeta che pare essersi immobilizzato, incantato a fissare le mie, mi appare davanti agli occhi l’immagine di un hovercraft. Adesso, io mi trovo al suo interno, stesa su un morbido letto di lana bianca. Una personcina minuta e tremante entra nella stanza: è vestita con un camice bianco, lungo fino alle ginocchia, e i suoi capelli biondi sono raccolti in due treccioline, sembra quasi la mia… Prim! Mi alzo di scatto, per abbracciarla, ma proprio quando la sto per raggiungere un uomo alto, dalla corporatura muscolosa e lo sguardo assente entra nella stanza, sganciandole una bomba addosso. Resto ipnotizzata a guardarlo, mentre un fumo denso e nero mi avvolge, facendomi soffocare nel mio stesso dolore. Ma… quei lineamenti… Gale!
Mi sveglio di soprassalto, urlando a squarciagola. È notte fonda. I miei respiri affannati rendono il mio urlare ancora più forte, più soffocante. Mi metto seduta, piegata sulle ginocchia, mentre immagini di Prim si affollano nella mia mente, rendendomi difficile distinguere realtà da finzione, verità da incubi. Gale subentra nei miei pensieri, uccidendola, compiendo qualsiasi specie di razzia sulla mia paperella. La mia vista si offusca, mentre urla di terrore continuano a farsi abilmente strada nella mia gola. Mi accovaccio sulle gambe, proprio come avevo visto fare Peeta nel mio sogno, e mi copro le orecchie con le mani, come feci nell’Edizione della Memoria, quando le ghiandaie imitavano le grida di Prim, e io non sapevo come liberarmene. A un certo punto, avverto un caldo immenso sulla mia schiena, e una persona mi abbraccia i fianchi, da dietro. Il calore che emana Peeta è consolante, e mi da un briciolo di tranquillità. Ma non è sufficiente, perché immagini storpiate continuano ad appannarmi la vista, rendendomi impossibile scandire i pensieri.
‘’Non è reale, Katniss, non è reale’’, mi sussurra all’orecchio.
‘’Non è reale, calma, è stato solo un incubo. Solo un incubo’, continua a bisbigliarmi.
Inesorabilmente piano, riprendo coscienza, le grida nella mia mente si attutiscono, i miei pensieri si schiariscono.
Quando, con un movimento leggero e controllato, alzo la testa, mi accorgo di avere la vista offuscata, e gli occhi umidi a causa delle lacrime. Fisso gli occhi trasparenti di Peeta, azzurri come il cielo, segno che lui è qua, vicino a me, e che tutto è stato solo un incubo. Solo un incubo, continuo a ripetermi. Eppure, perché avverto una dolorante fitta al cuore? Poi, improvvisamente, me ne rendo conto. Quello che ho appena avuto non è altro che una versione modificata degli attacchi di Peeta. E lui, invece di scappare, di lasciarmi affogare nel mio dolore, come io faccio con lui, mi è stato vicino, mi ha aiutata a superarlo. Mi sento un mostro… sono un mostro. Peeta ha ragione, sono solo uno schifosissimo ibrido. Ho sempre pensato solo a me stessa, come se fossi il centro del mondo, come se tutto dipendesse da me. A Peeta nessuno ha mai pensato, nessuno si è mai preso cura di lui, mai, io nemmeno.
‘’P-Peeta, scusami’’, riesco a balbettare. Lui mi osserva attentamente, il volto un po’ stranito dalla mia affermazione, come se non capisse a cosa mi riferisco. Infatti mi guarda con aria interrogativa, senza smettere di abbracciarmi.
‘’Devi perdonarmi’’, ripeto, ‘’io… io sono stata un’ egoista. Ho pensato solo a me stessa fino a ora, alla mia incolumità personale. Io non-‘’
‘’Shh’’ mi zittisce Peeta, stringendomi forte a sé.
‘’Non ti devi giustificare, non devi. Mi hai sentito?’’ mi sussurra alle orecchie, forte il giusto da permettermi di afferrare le sue parole.
‘’S-sì’’ balbetto, le lacrime scendendomi per le guance. Lui se ne accorge, e le asciuga con una mano, accarezzandomi. Era da tanto tempo che non stavamo così vicini, così uniti.
‘’Allora, mi vuoi dire cosa hai sognato?’’ mi chiede, la voce dolce e delicata.
Panico. Non posso raccontargli di lui, del fatto che ho sognato che potrebbe avere una ricaduta e non ritornare più da me, penserebbe che non mi fido di lui. E non è così, io mi fido di Peeta. Ma, d’altra parte, non posso nemmeno dirgli che ho sognato Gale, e che le mie urla erano dovute a lui. Così, prendo coraggio, e glielo dico.
‘’Peeta, ho sognato che avevi uno dei tuoi attacchi, e che mi volevi uccidere. Mi attaccavi al letto e mi stringevi i polsi, minacciandomi. Poi, i tuoi occhi tornavano azzurri e mi lasciavi. Io non ti volevo lasciare da solo, non in quel momento, non in quelle condizioni. Volevo aiutarti, e quindi mi sono avvicinata. Ma quando hai alzato lo sguardo e mi hai guardata, le tue iridi erano… azzurre’’ gli sussurro tutto d’un fiato. Non ricevendo risposta alcuna, mi volto verso di lui, e noto la sua espressione.
Non avrei dovuto dirglielo.
No, non avrei dovuto. 

Allora gentee,
come vedere ho aggiornato subito. Grazie alle persone che hanno recensito, a quelle che hanno aggiunto la storia ai preferiti o alle seguite. Ne sono onorata *.* Ora vi rispondo a tutti.
Per quanto riguarda il capitolo... scusate, dovevo dare molto spazio ai pensieri di Katniss, e per questo la conversazione è molto breve. Dai prossimi capitoli sarà maggiore, promesso. 
Grazie mille a tutti e un bacio <3
 
  
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