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Autore: la luna nera    06/06/2014    4 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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C’era tensione nell’aria. Edward non rispondeva.
“Allora?” Mel era ben determinata a venire a capo del mistero. Daisy era visibilmente scossa da quanto accaduto e con gli occhi pieni di paura fissava il ragazzo in attesa di una sua risposta che poteva significare molto per lei.
“Io… Credo sia meglio che ve ne andiate da qui.”
“Questo ce l’hai già detto.” La sensitiva non mollava. “Chi sei tu in realtà? Hai a che fare con gli Harringhton?”
In quel momento la poltrona davanti al camino si ribaltò e strani rumori provenivano dal soffitto. Qualche pezzo di intonaco si staccò, mancando  di poco la testa delle ragazze.
“Datemi retta, andate via di qui e non metteteci più piede.” Il volto del ragazzo si fece minaccioso, serio e imperturbabile.
“Tu non me la racconti giusta, Edward.” Mel si alzò da terra tenendo lo sguardo fisso su di lui, non si fidava, troppe erano le cose che non quadravano. “Ho seri dubbi sulla tua vera identità ed ora sto iniziando ad avere alcune conferme.”
Il ragazzo non disse nulla, sul suo volto iniziarono a comparire piccole gocce di sudore.
“Tu hai a che fare con gli Harringhton e forse pure con la scomparsa di quel giovane.” Indicò il ritratto nascosto con il mento. “Porti pure lo stesso nome, è una coincidenza?”
Esitò. “No.” Finalmente aveva rivelato qualcosa. “Ma non ti dirò altro. Lo farò se e quando sarà possibile.”
Daisy aveva ascoltato tutto: lui sapeva! E non voleva parlare! Sentì un nodo in gola, non provocato da qualcosa di soprannaturale ma da ben altro.
“Quindi avevo visto giusto.” Nei suoi occhi c’era aria di sfida. “Stronzo.”
Aiutò l’amica a mettersi in piedi ed uscirono da Swanlake Palace. Salirono in macchina e presero la strada per l’aeroporto di Heathrow.
 
Edward restò immobile in mezzo alla stanza. Non poteva dire nulla davvero.  Mel si stava lentamente avvicinando alla verità, era una ragazza determinata oltre che dotata di un sesto senso fortissimo. E Daisy? Come avrebbe reagito?
Non sapeva davvero cosa fare: se parlava rischiava di perdere l’amore della ragazza e di dover tornare nella sua epoca. Ma tacere e raccontare solo un mare di balle a cosa lo avrebbe portato? Ad un vortice di sporche menzogne dal quale non poter uscire più?
 
 
A pochi metri da lui sentiva la presenza dello spirito del nonno, il quale ancora una volta lo aveva tirato fuori dai guai. Fortunatamente l’altro spirito, quello di sir Millstone, se n’era andato. Pochi istanti dopo davanti agli occhi del ragazzo comparve anche la nonna, la Duchessa Mary Henriette, la quale si avvicinò al nipote massaggiandogli i capelli come quando era bambino.
“Sei proprio innamorato di quella ragazza, vero Edward?”
Il giovane si voltò verso di lei e come per incanto gli tornarono alla mente tanti cari ricordi della sua infanzia, quando con le sue due sorelle minori passeggiava spensierato lungo il laghetto del loro palazzo nel Somerset proprio  in compagnia della nonna e si divertivano a lanciare piccoli pezzi di pane alle anatre e ai cigni. Già, allora era solo un bambino, adesso era diventato un uomo. Sorrise con un velo di tristezza. “Si, cara nonna. Sono disposto a tutto per evitare che Millstone possa farle del male.”
La nonna voleva stringerlo a sé, proprio come era solita fare un tempo, ma la sua condizione spiritica non glielo consentiva. Il suo adorato nipote era cresciuto e si stava trovando in una situazione maledettamente delicata. Avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per aiutarlo e non abbandonarlo al suo destino.
“Ascolta Edward, lei sta andando via dall’Inghilterra per sfuggire da quell’uomo pericoloso. Non so se rischia più con lui o con sir Jacob, ma tu devi impedirle di prendere quel marchingegno che vola. E’ lì che tenterà di colpirla, facendo perire non solo lei, ma anche tutte quelle persone che vi saliranno a bordo per sfrecciare sopra le nuvole.”
“Vuole far precipitare l’aereo?!” Vigliacco maledetto!
“Vai, nipote mio adorato! Vai e fermala!”
Edward non se lo fece ripetere due volte, si precipitò fuori in direzione dell’aeroporto in lotta contro il tempo.
 
 
Mel e Daisy erano reduci dalla stazione di polizia: Garrett era stato denunciato. La ragazza  temeva ritorsioni ed era sicura che la violenza insita nell’animo di quello che finalmente non era più il suo fidanzato non si sarebbe placata di fronte ad una denuncia o condanna penale. Gli agenti le avevano dato tutte le garanzie possibili vista la sua diffidenza, ma non le bastavano, non si fidava completamente. Motivo in più per dare ascolto alle parole della sua amica e allontanarsi per un po’ dalla vecchia Inghilterra. Dopo Garrett ora c’era anche Edward a farle perdere il sonno, compresi i mille misteri di Swanlake Palace che sapeva e non voleva rivelare. Si, la cosa migliore da fare era partire e lasciarsi tutti quei casini alle spalle almeno per un po’.
Giunsero nell’ampia area dello scalo londinese con i loro trolley i quali contenevano ciò che erano riuscite a mettere assieme nel poco tempo a disposizione. Armate di carta di credito, si avvicinarono alla zona biglietterie.
“Mel, aspetta.” Daisy afferrò l’amica per un braccio.
“Che c’è? Mica ci avrai ripensato?”
“No, è solo che…. Dove andiamo?”
“Oh…” Nella fretta di partire, non avevano pensato minimamente alla destinazione della loro fuga. “Già, dove andiamo?... Diamo un’occhiata al tabellone delle partenze.”
Davanti ai loro occhi scorrevano i nomi delle città di mezzo mondo. “Credi che due posti disponibili ci siano in uno di quei voli?”
“Quelli per gli Stati Uniti?”
“Mhm… New York, Washington, Los Angeles, Chicago… Non saranno troppo distanti?”
“Allora vediamo i voli continentali… Parigi, Firenze, Praga, Copenaghen…”
 “Si! Copenaghen mi piace!” Daisy trovava la capitale danese deliziosa.
“Ci sei stata?”
“No, ma da quanto ho visto in alcune riviste ho la sensazione che sia una città interessante.”
“E da quando hai certe sensazioni? Mica vorrai fregarmi il lavoro?” Le spettinò la chioma corvina con le mani strappandole un sorriso. Ultimamente le labbra della sua amica si erano sempre piegate verso il basso. “Va bene, vada per Copenaghen. Forza, alla biglietteria!”
“Speriamo solo che ci siano due posti.”
E si avviarono sorridendo e scherzando come due studentesse in partenza per la tanto sognata gita scolastica.
 
 
Nel frattempo Edward era giunto a destinazione, mischiandosi alla folla che quotidianamente si riversa nell’aeroporto, cercando disperatamente le ragazze. I voli in partenza erano tantissimi e individuarle fra la moltitudine di persone presenti non era facile neanche per uno come lui che poteva contare su certi aiuti. Girovagò come un pazzo dribblando con agilità passeggeri e bagagli finché non giunse nei pressi delle biglietterie. Controllò fra le file davanti agli sportelli senza successo.
E se si fossero già imbarcate?
Rifletté un istante: c’era un solo modo per scoprire dove fossero Daisy e Mel. Era forse scorretto, ma la posta in gioco era troppo alta.
Nascosto dietro alcuni cartelloni pubblicitari, Edward poggiò la mano sulla parete e nel giro di pochi secondi i computer delle biglietterie si bloccarono. Ben presto fu dato l’allarme black out, di lì a poco sarebbero intervenuti i tecnici per il ripristino totale e scongiurare la mancanza di elettricità nel resto dell’aeroporto. Il ragazzo, grazie ai suoi lievissimi poteri paranormali di cui poteva disporre durante il giorno, riuscì ad infiltrarsi nella banca dati dei terminali e individuò ciò che cercava: Daisy e Mel stavano per imbarcarsi dal terminal 5 sul volo Scandinavian Airlines SA7856 diretto a Copenaghen.
Approfittando della confusione dovuta al guasto, Edward si precipitò come una furia verso il terminal: quando raggiunse la meta era troppo tardi. Tutti i passeggeri erano già transitati ed il check-in chiuso. Si avvicinò alla vetrata che dava sulle piste e vi appoggiò la mano destra come a voler cercare un ultimo contatto.
Vide le ragazze salire sulla scaletta dell’aereo assieme a decine di persone innocenti che a loro insaputa stavano per andare incontro ad un crudele destino. Il tramonto era lontano e niente poteva fare per evitare il disastro.
Fino a quel momento lui era un essere umano come tanti. La sua parte paranormale era troppo flebile e inefficace per contrastare Millstone.
 
Ma qualcosa doveva pur fare.
 
 
*      *      *      *      *
 
 
“Fatta!” Mel era visibilmente soddisfatta di aver portato via l’amica dalle grinfie di quel pazzo maniaco. Si sedette accanto a Daisy che aveva incollato gli occhi al finestrino. “Tutto bene tesoro?”
“Come?” La ragazza si voltò.
“Dai, ti prego! Dimentica il tuo bello per qualche giorno. Stiamo per andare a spassarcela in Danimarca e non ho assolutamente voglia di vederti con l’aria triste.”
“Non te lo garantisco, ma ci proverò.” Si guardò attorno: quasi tutti i passeggeri erano seduti ai loro posti e le hostess stavano iniziando a controllare che ognuno avesse allacciato correttamente le cinture di sicurezza. C’erano famiglie con bimbi piccoli, studenti, uomini d’affari e, poco distanti da loro, due anziani coniugi danesi che rientravano a casa dopo aver fatto il viaggio di nozze che non erano riusciti a permettersi cinquant’anni prima. La loro vista la rattristò: per lei ed Edward non c’era futuro.
“Senti, capisco benissimo che la tua situazione non è delle più semplici, ma vedremo di trovare una soluzione. E se sarà necessario metterò alle strette Edward perché spifferi tutto quello che sa.”
“Pensi di riuscirci?”
“Non lo so, ma voglio tentare il tutto e per tutto.” Si ricordò poi di un particolare. “Ora che ci penso… Quel ritratto nel salone del caminetto durante la notte era diverso, giusto?”
“Si.”
“E se non sbaglio somigliava ad Edward.”
“E’ vero!”
“Che sia lui?”
“Chi?!”
“Harringhton!”
Daisy non rispose. Qualche minuscolo sospetto in realtà ce l’aveva, ma le sembrava troppo assurdo.
“Dai, sto scherzando. Comunque ora basta parlare di lui, concentriamoci sulla nostra vacanza, potremmo pure incontrare qualche bel Danese.” Le strizzò l’occhio. “Quando arriviamo a Copenaghen voglio andare a visitare il Castello di Rosemborg, hai visto mai che scovi qualche spettro!”
“Amleto?”
“Perché no?”
La tensione era visibilmente calata. L’aereo iniziò a muoversi per andare verso la pista di decollo.
E verso il suo destino.
 
Edward restò incollato al vetro dell’aeroporto, guardando impotente il suo unico vero amore avviarsi verso un’atroce fine.
 
 
 



 
Ed ora che succederà?
 
In questo capitolo forse inizia a delinearsi la vera identità di Edward: in sintesi lui e Harringhton sono la stessa persona. Qualcuno lo aveva intuito? Come tutto sia possibile lo scopriremo più avanti, altrimenti se vi dico tutto adesso nessuno leggerebbe ancora la storia!
 
Grazie a chiunque voglia lasciare un commento, anche minuscolo!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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