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Autore: Ribryus    08/06/2014    1 recensioni
Cosa accade in una scuola vecchia abbandonata da anni? Molti credono che tutto ciò che accade sia legato a fenomeni paranormali. E se invece non fosse così? Se ci fosse solamente qualcuno che si vuole divertire?
10 ragazzi entreranno in una di queste scuole per un concorso scolastico. Chi incontreranno? Sarà davvero come se l'aspettavano?
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La scuola era circondata da un grosso e lungo recinto di mura in cui sopra s'alzavano al cielo lunghe ringhiere in ferro arrugginito le cui punte erano appuntite. Queste erano collegate tra di loro da due sbarre sempre in ferro orizzontali: una verso le punte e l'altra verso la base; al centro c'erano altri due cordoni in ferro che s'intrecciavano, come rami, tra di loro da cui spuntavano piccoli fiori e piccole foglie sempre in ferro arrugginito. I ragazzi aprirono il grande cancello, ci misero un paio di minuti prima di entrare poiché il ferro arrugginito non era semplice da far muovere e dovettero aiutare Paolo -che era cicciottello- ad entrare in quella piccola apertura che riuscirono a creare.  Alla fine furono dentro. Il sentiero che conduceva all'entrata della scuola e al cortile posteriore era pieno zeppo di erbacce e foglie morte e secche da non so quanto tempo e al centro della stradina vi era una grande, elegante e vecchia fontana non funzionate; i giardini e le aiuole avevano perso forma a causa dell'erbacce che s'allungavano o crescevano da ogni parte; albero secchi, senza vita, a parte quei pochi pini che vi erano. La scuola era enorme: era in pietra e, probabilmente, quando la pietra non era ancora vecchia era ricoperta da qualche sfumatura d'avorio o del marroncino chiaro. All'entrata della scuole s'alzava una torretta di modeste dimensioni con al centro un vecchio e grande orologio. Le finestre erano per la maggior parte rotte e piante aeree avvolgevano metà della scuola. Ai tempi doveva essere un bel luogo, una scuola per gente di alto livello sociale. Il gruppo di amici infine entrò nella scuola. Era tutto scuro, se non fosse stato per la luce che entrava dalle finestre sarebbero rimasti nel nulla. Al centro della grande sala d'entrata c'era una larga scalinata in legno. Dovevano esserci almeno 5 piani e le assi in legno che sorreggevano il soffitto erano talmente rovinate che davano l'impressione che sarebbe crollato tutto da un momento all'altro; il pavimento invece aveva qualche buco qua e là. "L'edificio sembra essere molto grande. Dovremmo dividerci in gruppi se lo vogliamo esplorare come si deve." disse Andrea. "Oh mamma...E' così tetro..." disse Paolo tremando e cominciando a produrre qualche goccia di sudore dalla paura. "Fino a prova contraria è stata tua l'idea di venire qua." ribatté Alessia in modo sprezzante. "In quanti gruppi dovremmo dividerci?" domandò Miriam. "Ci divideremo in 5 gruppi da 2: io rimarrò con Anna-"
"Oh Dio! Non ci credo. Che gran novità!" disse scherzosamente Marco. "Finiscila se non vuoi morire." disse Anna con sguardo minaccioso. "Aaah...Comunque, Marco andrai con Sara. Mike andrà con Miriam. Daniel con Deborah e Alessia con Paolo." ordinò Andrea. "Hey hey! Aspetta. Perché io dovrei stare col grassone? Non potevi mettermi con Daniel?" domandò innervosita Alessia. "Se non ti sta bene Paolo puoi anche rimanere da sola." rispose Andrea facendo rimanere in silenzio. Lui era l'unico che riusciva a fronteggiare Alessia. "Bene. Ci rincontreremo alle 19:00 qui. Cercate di essere puntuali. Non si sa mai cosa può accadere più tardi..." disse con un sorrisetto inquietante Andrea avviandosi con Anna. Sicuramente voleva fargliela fare addosso ai ragazzi ed ebbe anche successo. Così, ogni gruppo si avviò e l'esplorazione ebbe inizio.
 Qualcosa però turbava Anna. Si fermò e fissò intensamente l'entrata. "Hm? Qualcosa non va?" chiese Andrea. "No...Andiamo." rispose Anna ritornando lucida. Prese per mano il ragazzo e ripartirono.
Dietro la porta d'entrata c'era un'ombra.
Un'ombra che li fissava.
 
"IV-C. Hmm...Sicuramente era un liceo classico. Hey Daniel, entriamo qua?" domandò Deborah. "Come vuoi. Io accendo la fotocamera intanto." La ragazza aprì la porta la quale fece un rumore stridulo. La classe era in disordine: banchi spostati di qua e di là o a terra, sedie capovolte o spostate in disordine, un'armadietto a terra, fogli sparsi e pareti rovinate. I due tossirono per la troppa polvere che vi era. "Prova a vedere se s'accende la luce." chiese Daniel. "Non va. Proprio come me l'aspettavo." rispose la ragazza. Cominciarono ad osservare ed indagare in giro per vedere se trovavano qualcosa. Deborah inciampò in un pezzo di legno di qualche trave che si è staccato dietro la cattedra. Si rialzò con l'aiuto del ragazzo e appoggiò la schiena al muro. "Tutto bene?" domandò Daniel. "Si, certo.  Mi sono sporcata di polvere, mer*a." disse staccandosi dal muro. La parte di muro in cui la ragazza si appoggiò si schiarì lasciando far intravedere qualcosa. Daniel lo notò e incominciò pian piano a spolverare fino a quando non ne uscì una lavagna con su scritto qualcosa. "Cavoli Daniel..."
"Quando ti sei spostata ho notato che il muro si è schiarito."
"Guarda sula lavagna. E' una V? Ma con cosa è stata scritta? Non vedo gessetti rossi in giro."
Daniel analizzò meglio la lettera. Quel ragazzo aveva acuta! "Sicura che sia proprio gesso?"


Mike e Miriam erano in girò per il primo piano senza saper da dove iniziare. "Ehm...S-senti Mike, come fai a rimanere così calmo?" domandò tremante la ragazza. "Hai paura?" disse puntando la luce del cellulare sul volto di Miriam. "EH? Ma certo che no! O forse si..." Continuarono a girovagare a caso fino a quando non entrarono in un corridoio. In fondo c'era una porta. Si avvicinarono e tentarono di aprirla, ma era chiusa. "Dove condurrà?" domandò pensieroso Mike. "Forse è un ripostiglio, una classe o  un piano. Sai uno di quei piano situati sotto terra dove spesso c'è la palestra con qualche classe. Ecco, un po' come la nostra scuola." rispose Miriam. "Troviamo in giro qualcosa che possa aprirla." disse Mike. Così si misero in cerca di qualcosa per poterla aprire.


"Dio mio! Non rimanere in dietro, muovi il lardo!" rimproverò Paolo, Alessia. "Ma io- AAAH!" urlò di botto il ragazzo spaventato da un ragno. "Sei assurdo. E' un ragnetto. Un misero ragnetto!" disse la ragazza. "Esistono r-ragni velenosi! P-pensa se questo fosse stato v-velenoso e mi a-avesse m-morso!" disse nel panico Paolo. Nel corridoio in cui camminavano c'erano diversi armadietti -quelli che usano gli insegnanti per posarvi all'interno dei libri, compiti o oggetti personali- molto vicini gli uni agli altri. "Fai una cosa buona. Apri uno di questi e trova qualcosa." ordinò Alessia. "M-ma lo potresti fare anche tu e-"
"Fallo e basta. Non vorrai mica che mi sporcassi le mie preziose mani. Io, al massimo, registro." disse la ragazza in modo arrogante. Paolo obbedì, ma prima di aprirne uno si udirono dei sinistri rumori. Si avvicinarono lentamente e fissarono incuriositi quello che li produceva. Di scatto spuntarono degli esseri che saltarono in faccia ai due.
Panico. Urla. Terrore.
Questi assalirono la calma che prima incombeva nel corridoio. Alessia fece cadere la foto camera e cercò di scacciare da dosso quegli esseri e stessa cosa fece Paolo che cadde a terra esausto. Questi esseri si staccarono subito dai due e finalmente che il terrore si era assopito, la vista dei due ragazzi si fece più chiara: non erano altro che topi. "Se tu avessi aperto subito l'armadietto non sarebbe successo, palla di lardo!" gli urlò in faccia Alessia. Il povero ragazzo si fece scappare qualche lacrime dal terrore e anche a causa delle rimproverate di Alessia. Continuarono il cammino ed arrivarono vicino una porta.  "E' meglio se apro io, pff." disse Alessia. Ma prima che stette per aprire si udirono ancora rumori sinistri provenire da dietro quella porta. "A-altri topi?" domandò Paolo. "Ed io che ne so." rispose nervosa Alessia. I rumori, però, erano troppo strani per essere creati dai topi: sembrava come se qualcosa fosse caduto; qualcosa batteva ogni tanto vicino la porta. Tutto, poi, tacque. La maniglia iniziò a tremare e il silenzio ricadde subito dopo. Paolo si rannicchiò sotto il bordo della finestra in preda al terrore.
Cosa ci può essere lì dentro? Si sa. I fantasmi, i demoni o altre cazzate simili non esistono.
Pensò Alessia. Quindi si avvicinò lentamente, ma la paura non poteva non circondarla. Si fece coraggio e toccò la maniglia. La strinse e aprì.
All'interno trovarono qualcosa che li stravolse, quello che non si sarebbero mai aspettati di trovare.
  
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