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Autore: Fragolina84    08/06/2014    1 recensioni
Sequel di "I belong to you" e "The tomorrow key" pubblicate nella sezione Film/Iron Man
"E così è qui che finisce la vita di Tony Stark. Certo, l’ultima cosa che avrei pensato era che sarebbe stato per tramite della donna che amo. Ma, a ben pensarci, poteva andarmi peggio: meglio morire guardando il suo viso che per mano di qualsiasi cosa Loki abbia intenzione di scatenarci contro"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I love Avengers'
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Siamo sull'Helicarrier dello S.H.I.E.L.D.
Barton ha appena attaccato l'immensa aeronave e
ha fatto fuggire Loki.
Tony è nel luogo dove l'agente Coulson è stato ucciso
ed è qui che comincia ad intuire il pianto di Loki.
Ad essere minacciata sarà la sua famiglia, sua moglie Victoria in particolare,
e Tony dovrà combattere con tutta la sua forza ed il suo ingegno
per salvarla.
Buona lettura!

 

Tony osservava la piattaforma attraverso cui era stata espulsa la capsula con Thor al suo interno. Sentì dei passi, ma non voltò la testa: sapeva chi era.
«Era sposato?» chiese Steve, riferendosi a Coulson che proprio in quella stanza era morto.
«No, frequentava… una violoncellista, credo» rispose, ricordando le parole che Victoria aveva pronunciato poche ore prima, anche se sembravano passate settimane intere.
«Mi dispiace. Sembrava una brava persona» replicò e Tony si girò a guardarlo.
«Un idiota».
«Perché? Perché credeva?»
«Per aver affrontato Loki» esclamò Tony, girandosi e percorrendo la stretta passerella. Alla sua sinistra c’era l’enorme foro attraverso cui Coulson aveva scagliato Loki, grazie ad una speciale arma dello S.H.I.E.L.D.
«Stava facendo il suo lavoro» disse Steve e Tony non poté trattenere una smorfia.
«Era una cosa più grande di lui. Doveva aspettare. Avrebbe…» disse Tony senza riuscire a terminare.
Rogers si mosse per avvicinarsi. «A volte non c’è una via d’uscita» disse, e Tony lo trovò quantomeno irritante.
«Certo! Già sentito» sbottò, e fece per andarsene.
«È la prima volta che perdi un soldato?» chiese quando gli passò vicino, e Tony si voltò di scatto.
«Noi non siamo soldati» esplose. «Non marcio al suono del piffero di Fury».
«Nemmeno io. Si è sporcato le mani di sangue, così come Loki. Ma dobbiamo guardare avanti e portare a termine la missione».
Tony girò la testa: sulla paratia di metallo c’era una striscia di sangue, lasciata da Coulson.
«A Loki occorre una fonte di energia, se riusciamo a…» ma Tony non lo lasciò finire.
«Il livello è personale» disse, fissando la macchia di sangue.
«Non è questo il punto».
«È questo il punto. È ciò che Loki vuole. Ci ha colpiti tutti proprio qui: perché?» si chiese Tony.
«Per dividerci» concluse Rogers.
«Divide et impera, sì. Certo. Ma sa che deve eliminarci per vincere, giusto? È questo che lui vuole. Vuole sconfiggerci e vuole essere visto mentre lo fa. Vuole un pubblico» rilevò Tony, muovendosi per tornare sui propri passi.
«Esatto» confermò Captain America. «Così come ha fatto a Stoccarda».
«Sì. Era la prova generale. E questa… questa è la prima. E Loki è una diva a tutti gli effetti. Vuole fiori, vuole parate. Vuole un monumento costruito in cielo col suo nome sopra» disse Tony e in un lampo capì che cosa voleva fare Loki.
«Figlio di puttana!» sbottò.
Steve lo guardò mentre gli passava accanto, chiedendosi – come del resto gli capitava spesso – cosa gli si agitasse in testa. Mentre percorrevano i corridoi di quell’immenso hovercraft, Tony estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni, digitando in fretta un numero.
«Vicky, dove sei?»
«Alla Tower». Victoria capì subito dal suo tono di voce che c’era qualcosa sotto. «Va tutto bene, Tony?» domandò.
«No. Tesoro, non ho tempo di spiegarti quello che sta succedendo ma c’è un losco personaggio che vuole attaccare New York e ha pensato di farlo dalla mia torre».
«Ancora? Ma che diavolo ha questa città?» esclamò Victoria. Oltre al terribile atto terroristico dell’Undici Settembre, qualche anno prima proprio Ironman aveva sventato un secondo attentato rischiando la propria vita per disattivare una serie di ordigni che alcuni terroristi avevano piazzato in città.
«Purtroppo sì. Victoria, ascoltami bene: te ne devi andare subito di lì. Non prendere il jet, non so se sia sicuro volare. Dì a Brian di portarti via in macchina. Il più lontano possibile, il più in fretta possibile. Però non fare come l’ultima volta».
Si riferiva a quando, disobbedendo ai suoi ordini, Victoria si era rifiutata di allontanarsi da Central Park, dove stava facendo la presentazione del suo primo libro di fronte ad un pubblico di adolescenti e dove era stata piazzata una delle bombe che lui stava cercando di disinnescare.
«Va bene, Tony». La preoccupazione era talmente evidente nel suo tono di voce che la donna non contestò. «Immagino che tu starai esattamente al centro dell’inferno, giusto?»
«È probabile» replicò. «Ma ho la pellaccia dura, tranquilla».
«Fa’ attenzione» mormorò.
Tony la salutò e chiuse la comunicazione, rimettendo via il cellulare. Poi si rivolse a Rogers: «Il punto zero è New York, di nuovo».
Gli spiegò in fretta la sua teoria: se Loki voleva dare una prova di forza, sconfiggendo i Vendicatori in maniera plateale, non c’era palcoscenico migliore della Grande Mela. Per quello aveva colpito Barton e Selvig e aveva ucciso Coulson: voleva spingere i Vendicatori ad agire accecati dalla voglia di vendetta, per difendere ciò che stava loro a cuore.
«Ma non è tutto: per aprire il portale, Selvig ha bisogno di un’immensa fonte di energia. La Stark Tower è il posto più logico. È alimentata da un reattore Arc, ce n’è a sufficienza per qualsiasi cosa stiano architettando».
«Dobbiamo avvisare Fury» rilevò Steve, ma l’altro scosse la testa.
«Non mi fido di lui: ci ha nascosto troppe cose».
«Da soli non abbiamo alcuna possibilità. Abbiamo perso Thor e il dottor Banner. La tua armatura è stata pesantemente danneggiata dalla turbina e non ho idea delle condizioni di Burton» elencò Steve. «Credi davvero che ce la faremo?»
Tony sogghignò. «Tendi sempre a dimenticare che io sono un genio, Rogers».
  
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