Giù al corso alle 11
Sono le 10:19, mi alzo per fare colazione, prendo una merendina dal cassetto e la mangio per poi buttare la caarta nel lavandino.
Mamma ha guà preparato le sue valigie e quelle di papà, vedo la mia aperta sul letto, con dei vestiti dentro ed alcuni fuori, probabilmete quelli che doveva mettere dentro.
Decido di infilare di nascosto le magliette di american horror story e la finisco di preparare io così non se ne accorge.
Ora sta prendendo il caffè giù dalle mie zie ed io vado a lavarmi.
Mi faccio una doccia veloce e mi pettino i capelli.
Indosso una maglia nera semplice e un pantaloncino a jeans. Prendo le chiavi della macchina di mio padre e corro giù gridando 'Papà accompagnami già sono in ritardo. Ah e la mia valigia è pronta'
Vado fuori e mi siedo in macchina, poco dopo arriva papà e sale, gli do le chievi e partiamo.
Arriviamo giù al corso e saluto le ragazze e Celeste, 'alle dodici e mezza, qui' scendo chiudendo lo sportello e vado da loro.
Misalutano tutti ed iniziamo a camminare, ci fermiamo in una pizzetteria e Celeste prende in giro delle ragazzine, hanno 13-14 anni e fa credere a loro che gli piacciono, e noi ridiamo.
Dopo viene vicino a me e mette un braccio sulla mia spalla e mi sussurra nell'orecchio 'mi mancherai'
'sono solo tre settimane!'
ridiamo e mi srtringe forte.
Quando è iil momento di andare, ci sediamo sulla fontana spettando i nosti genitori.
Maria è già andata a casa, rimaniamo io Celeste e Lucia.
Vedo il padre di Celeste con la macchina e dietro mio padre, ancora più indietro la macchia della mamma di Lucia.
Quando Celeste sta per attraversare la strada, lo investe un motorino che subito scappa via.
Io e Lucia corriamo da lui con le lacrime agli occhi. Non può morire cazzo, no.
'allontanati, vai via, andate via, non postreste sopportare tutto questo dolore'
dice papà a me e Lucia
'ho visto corpi di morti nelle serie tv, ho subito il dolore dei protagonistidei libri a cui era morto qualche caro,ce la faccio.'
'idem'dice Lucia
Papà chiama l'ambulanza e la polizia che arrivano dopo un po' di tempo.
Quano carcano Celeste sula barella gli do un bacio sulla fronte e salgoin macchina asciugandomi gli occhi.
E' il mio migliore amico, o forse, era.
Quando arrivo a casa mi butto sul letto,non voglio mangiare, non voglio vedere nessuno.
Inizio a piangere.
Sono forte, anche lui lo è, se non muore? Se non è così grave? Se starà solo in coma?
Penso. Lucia mista chiamando, rispondo.
'Bea.. la ruota è passata sulla sua testa, e loha ferito gravemente, è in coma e ci sono poche possibilità che si riprenda, forse rimarrà così per sempre'la sento singhiozzare
'cosa intendi con "così" le chiedo con la voce bassissima, non riesco nemmeno a deglutire
'è paralizzato, per ora le macchine lo fanno respirare, la settimana prossima decidono se staccarle'
'io sarò a NY... No fanculo'
'tu vai a NY, doveva morire, sarebbe comunque successo, è una cosa normale, no?'
'si..'
'tranquilla ci penso io'
Mettp giù e penso alle sue parole
E' una cosa normale.
Doveva morire.
Sarebbe successo.
Ha ragione, non devo abbattermi, quando morirà lui starà meglio di me.
Dovremmo invidiarlo.
Mi addormento scacciando tutti i pensieri brutti quando sono le quattro mia madre misveglia e mi rassicura.
'vuoi mangiare ora?' annuisco
Mette il piatto di èasta sulla tavola, vado in cucina e mangio, mangio poco.
Rivado nella mia camera e inizio a leggere, cerco di distrarmi, ma non ci riesco.
Sono ferma a ore e ore sul letto quando mia mamma dice che dobbiamo andare lavarci perchè dobbiamo patire presto domani mattina.
La prima sono io, mi faccio la doccia velocemente e mi infilo il pigima, vado nel letto e chiamo Lucia, parliamo di cose belle, e non di Celeste.
Sta passando.
Paasa subito, a me.
Metto giù salutandila e mi addormento.
Pian piano e poi tutto insieme.
Domenica, nove Marzo 2014.