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Autore: _joy    10/06/2014    4 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Devo essere sconvolta per la discussione di ieri sera, di cui non ho fatto parola con Ben, e che cerco di archiviare nella mente bollandola come “farneticazione di una pazza”.
 
Ma devo essere sconvolta davvero, perché quando lui mi chiede perplesso se ieri ho notato qualcosa di strano in Cindy rispondo di no e ascolto Tom parlare di una cristi isterica e di una scenata che ha fatto ieri al locale.
Mi fingo perplessa.
Ben sembra quasi preoccupato, Tom invece no.
«Dai, sai com’è» gli dice «Magari era un po’ fatta»
Io taccio e sfoglio una rivista.
 
Più tardi, però, quando siamo soli gli dico:
«Ieri Cindy mi ha fatto notare che non porto un anello»
Ben sta leggendo un copione.
«Anello?» fa distratto.
«Sì. Un anello che rappresenti un impegno vero tra noi»
Ben alza gli occhi distrattamente.
«Eh?»
Io reprimo un sospiro.
«Lo sai com’è, no? Un anello di fidanzamento»
«Ah. Vuoi un anello?»
 
Arrossisco.
Ecco, ho fatto la figura dell’idiota.
Vaffanculo a Cindy.
E poi perché mi faccio condizionare dai vaneggiamenti di quella gallina?
E perché Ben, comunque, si è rimesso a leggere quel maledetto copione?!
Stiamo parlando di cose serie, insomma.
Mi schiarisco la voce.
«No, Ben, non voglio niente o, per lo meno, niente che io debba costringerti a fare. Lo dicevo perché mi ha fatto riflettere la questione: insomma, mi sembra folle il fatto che, senza un anello di diamanti, per alcune persone non si possa parlare di matrimonio»
«Infatti» dice lui «Non penso che tra noi occorrano simboli»
Gli sorrido, rassicurata.
«Certo che no. Insomma, il matrimonio è la cosa importante. Non certo gli anelli o i regali»
«Chi si sposa?» dice Tom, che passa in quel momento con in mano i suoi guantoni da box.
Si allena almeno due volte al giorno, è un po’ fanatico.
«Oh, io e Ben» rispondo, allegra.
Lui si immobilizza, poi si volta lentamente e fissa Ben con occhi allarmati.
«Cosa?» bisbiglia, terrorizzato.
 
Insomma.
Ho preso atto delle sue relazioni instabili, ma non è che in questo salotto c’è un pazzo rivestito di tritolo.
Solo due persone che vogliono sposarsi, santo cielo!
Ben ridacchia.
«Ma sì, Tom, stai calmo. Mica ci sposiamo oggi!»
Tom ansima comunque, come se avesse corso una maratona stabilendo il record mondiale.
«Ma…ma…perché?» chiede, basito «Perché, Ben?»
Scappa da ridere anche a me, vedendo la sua faccia.
«Perché vogliamo stare insieme?» suggerisco, garbata.
Lui mi fissa come se avessi annunciato che sto per scalare a mani nude l’Everest, poi fissa di nuovo Ben, il quale annuisce.
«Ma per stare insieme non serve mica sposarsi!» esclama Tom.
«Dipende da come intendi lo stare insieme» obietto io.
Tom mi ignora, ma dice:
«Barnes, tu sei uscito di testa!»
«Perché?»
«Ma la tua carriera!» esplode l’altro «Insomma, non credevo mica che intendessi seriamente portare avanti questa cosa!»
 
Questa cosa?
Sarei io, la cosa?
 
Sto per lanciare una scarpa in testa a Tom, quando Ben – sempre concentrato sul copione – dice:
«Ma smettila. Perché, tu pensi di non sposarti mai?»
«Ma cosa c’entra? Di certo non ora!»
«Appunto. Nemmeno io mi sposo ora. Nessun problema, come vedi»
 
Cosa?
Cosa ha detto?
Ok, non abbiamo fissato una data, ma non stiamo nemmeno pensando di sposarci “prima o poi”.
Giusto?
Non me lo sono sognato io, vero?
 
«E questo cosa vorrebbe dire?» salto su.
Ben mi guarda, perplesso.
«Niente. Che non abbiamo una data»
Sia lui che Tom mi fissano e io mi agito sul divano, a disagio.
Ok, non devo esagerare.
Ma sento una nota stonata in tutto questo.
«Del resto… che fretta c’è?» prosegue Ben, distogliendo lo sguardo «Siamo giovani, abbiamo tutto il tempo. Non dobbiamo mica fare le corse»
 
Oddio.
Perché non mi guarda?
Perché dice una cosa del genere di fronte a Tom?
Ginevra, stai calma.
Non esplodere.
 
Faccio una cosa che – devo dire – mi rende fiera di me.
Scrollo le spalle come se non fosse importante, afferro Vanity Fair e, prima di aprirlo, dico con noncuranza:
«Certo»
Scende il silenzio.
Tom esita, poi si allontana scrollando il capo.
Ben continua a leggere, sempre senza alzare gli occhi.
Aspetto di sentire la porta di Tom chiudersi, poi salto in piedi e in due passi sono accanto a Ben.
Gli strappo di mano il copione e me lo nascondo dietro la schiena.
«Che c’è, Gin?» fa lui.
Io lo guardo intensamente.
«Cosa volevi dire, prima?»
«Cosa? Quando?»
«Due secondi fa!»
«Ma niente, cosa ho detto?»
 
Ah, fa anche il finto tonto.
Benissimo.
 
Resto in piedi davanti a lui e dico:
«Barnes, io ti conosco come le mie tasche e faresti bene a ricordartelo, prima di dire stupidaggini. Posso interpretare ogni tuo sguardo e anticipare ogni movimento che fai. E se ti chiedo una spiegazione, è perché tu non sei mai elusivo e, soprattutto, non tiri mai fuori argomenti importanti senza guardarmi negli occhi. Se lo fai, allora c’è qualcosa che ti disturba e faresti meglio a dirmi cos’è, visto che il tema della conversazione era il nostro matrimonio»
Lui prende chiaramente tempo.
«Gin, non è niente, davvero. Cosa ho detto? Solo che non c’è fretta! Lo abbiamo sempre detto, entrambi! Anzi, ti ricordo che sei stata tu a dire che dovevamo prenderci tempo»
«No» lo fermo subito «Io ho detto che non dovevamo affrettare le cose, considerando i cambiamenti in corso nelle nostre vite e la lontananza, ma io non ho mai, mai, parlato di “prima o poi lo faremo, forse”»
«Ma è lo stesso! E io non ho detto “forse”!»
«No, per niente!»
Ci fissiamo, in cagnesco.
«Gin, lo sai che devo incontrare quel regista, lo sai che è importante. Non ho testa per una discussione fondata sul niente, ora»
Tende la mano per avere il copione, ma io resto immobile.
«Ben, lo sai vero che se tu mi chiedessi in qualsiasi momento di sposarci, a prescindere dai sogni folli di castelli nel verde e lune di miele dall’altra parte del mondo che facciamo da mesi, io ti direi di sì immediatamente, vero? Lo sai? Perché se tu ora ti alzassi e mi dicessi che vuoi andare all’ufficio civile – o dove cavolo si va in America – anche senza le nostre famiglie e senza un minimo di preavviso, io verrei con te senza pensarci due volte!»
Lui batte le palpebre.
«Certo. Lo so» dice, in tono neutro.
 
Ma è il modo di rispondere a una donna che ti sta dicendo che farebbe qualsiasi cosa per te?
 
«Chiedimelo» dico «Chiedimelo adesso»
Giuro che non avrei mai pensato di poter stare così male nel vedere la sua espressione ora.
Confusione?
Paura?
Non lo so, ma ha lo sguardo di qualcuno che vorrebbe essere dovunque ma non qui, davanti a me.
Ma com’è possibile?
Ben, che mi ha chiesto di sposarlo quando io non lo avrei neppure immaginato.
Ben, che mi ha cambiato la vita.
Ben, che si è innamorato di me quando io non avrei neppure mai creduto possibile che un miracolo del genere potesse accadere.
 
Lui non dice nulla e io mi volto e esco di casa.
 
*
 
Non so nemmeno dove sono andata.
 
Ho camminato e camminato e continuavo a rivedere nella mente lo sguardo spaventato di Ben.
Ma di cosa ha paura?
Mi ha chiesto lui di sposarlo!
Cosa, cosa è cambiato?
Quattro settimane fa passeggiavamo lungo questa strada e scherzavamo sul fatto di sposarci in spiaggia!
E ora…
Cerco di dirmi che è stressato, che è nervoso, ma sono scuse che suonano vuote alle mie stesse orecchie.
Stiamo parlando di matrimonio.
Di una vita insieme.
Se un provino basta a fargli considerare con orrore la prospettiva, allora come possiamo affrontare i giorni che verranno?
Se ogni volta che va in ansia – e mi pare di capire che, a causa del suo lavoro, ci vada spesso in ansia – mette in discussione anche me, allora cosa ci resta?
Non avrei mai creduto che sarebbe successa una cosa del genere.
La mia favola meravigliosa.
 
Cammino, cammino e alla fine mi ritrovo sulla porta di casa, con più dubbi di prima.
Di casa sua, penso per la prima volta.
Casa sua e di Tom.
Io non c’entro niente qui.
Quasi non vorrei entrare, ma dove potrei andare?
E poi non posso evitare di confrontarmi con lui su questo problema.
E, pur maledicendomi per la mia debolezza, ammetto che ho bisogno di vederlo.
Di farmi rassicurare da lui.
 
Apro la porta e muovo un paio di passi nella casa buia.
Non c’è nessuno, è chiaro.
Contro ogni buonsenso, giro per le stanze e accendo le luci, sperando di trovare Ben.
Ma non c’è.
Non è nemmeno in camera, che mi aspetta per parlarmi, preoccupato perché sono andata via arrabbiata.
Mi siedo sul letto e, a rallentatore, mi viene in mente.
Questa sera c’è una festa a Las Vegas, con quel maledetto produttore che Ben deve incontrare.
Pensavo che non ci sarebbe andato?
Veramente sì.
Me lo aspettavo, dato che me ne sono andata da sola, arrabbiata.
Mi aspettavo che venisse a cercarmi, o almeno che mi aspettasse a casa.
Io lo avrei fatto, per lui.
Ma, certo, non sono io quella con i dubbi sul nostro futuro, a quanto pare.
Prendo il cellulare e trovo tre messaggi:
 
Dove sei?
 
Gin, c’è la festa, stasera… te lo ricordi, vero?
 
Non sei tornata e io devo andare. Chiamami.
 
E basta.
Non come stai.
Non scusa.
Non parliamo.
 
Niente.
 
*
 
Quando torna io sono a letto, al buio.
Lo sento entrare barcollando e urtare il comò, poi sedersi pesantemente sul letto.
Io resto immobile.
Allunga una mano per cercarmi, a tentoni.
«Gin?» biascica.
Sembra ubriaco.
Resto zitta e lui si spoglia e si sdraia accanto a me.
 
Per la prima volta da quando lo conosco dormiamo dandoci le spalle.
 


***
Buongiorno!
Ditelo, che vi mancavano gli arrovellamenti mentali di Gin! :D
Dunque, l'aggiornamento della prossima settimana potrebbe arrivare con un giorno di ritardo (quindi mercoledì e non martedì), perchè sarò di nuovo via senza il computer...
E, come sapete, lunedì aggiorno "Le Cronache" e martedì Gin e Ben: potrebbe scalare tutto di un giorno, ma come sempre vi avviserò su Facebook, a questo link: 
https://www.facebook.com/Joy10Efp
Buona lettura!
Joy

   
 
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