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Autore: xDelilah_Morgan    10/06/2014    2 recensioni
Raccolta di Flashfic su quindici coppie slash ispirate da quindici foto e canzoni.
One - Give me Love
Two - Here comes the Sun
Three - Days of Summer
Four - When the World Comes Down
Five - Everybody Talks
Six - Bonfire Heart
Seven - Red
Eight - All My Loving
Nine - Bulletproof Heart
Ten - Beautiful Life
Eleven - Follow Me
Twelve - Brown Eyes
Thirteen - Unpredictable
Fourteen - Of the Night
Fifteen - Just give me a Reason
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Fifteen - Just give me a reason

Roger camminò verso di lui con espressione stanca e si sedette davanti al falò improvvisato.
– Non riesci a dormire?– gli chiese Nolan facendogli posto sul sasso improvvisato a seduta e sotto la coperta. Erano quasi le quattro di mattina e faceva troppo freddo per essere già luglio.
– No... Nemmeno tu, a quanto pare... – mormorò appoggiandosi sulla sua spalla e facendo correre il braccio dell'altro attorno ai propri fianchi.
– No. Sento troppo freddo e quando sento freddo non riesco a dormire.– lo strinse con più vigore, beandosi del contatto. Ormai ci era sceso a patti e si godeva quei momenti senza esporsi troppo. - Mh. Mi piace stare così. Sei comodo...– mugolò sul suo collo, solleticandolo con le labbra. Se li godeva, certo, ma era sempre più vicino a crollare. Roger era, senza volerlo, un diavolo tentatore. Lo stuzzicava senza essere al corrente dell'effetto che provocava in lui.
– Grazie... Sono passato da amico ad appoggino?– disse con finto tono arrabbiato e lo solleticò sul fianco, facendolo sobbalzare.
– Sì, caro.– sbadigliò sonoramente portandosi una mano prima alla bocca e poi la lasciò sul fianco di Nolan.
– Caro? Da quand'è che siamo sposati?– scherzò quest'ultimo, sentendo la pelle formicolare sotto la sua mano. Roger lo guardò negli occhi ed alzò un soppracciglio.
– Ti sei già scordato del nostro giorno più bello? Eppure con quella gonna di tulle tutta balze e gli strass sul top eri davvero bellissimo. Ti risaltava il verde intenso dei tuoi occhioni, amore...– ridacchiò mordendosi il labbro mentre il suo sguardo corse alla bocca dell'altro.

– Chi ti dice che sarei la donna dei due?– Nolan alzò un sopracciglio e sistemò la coperta sulle spalle del suo amico.
– Intuito e la consapevolezza che il tuo bel culo sarebbe sprecato per il ruolo dell'attivo.– biascicò in uno sbadiglio. Si avvicinò ancor di più a Nolan, ormai teso come una corda di violino, e chiuse gli occhi.
– È una dichiarazione questa?– ormai il ragazzo non aveva nulla da perdere quindi aveva trovato il coraggio di chiedergli, seppure in maniera velata, cosa provava Roger nei suoi confronti. Aveva il battito a mille e respirava solo quando ci ripensava mentre attendeva una risposta. Ma l'altro era nel mondo dei sogni. – Perché se lo è, Roger, devi sapere che è così anche per me...– sussurrò al suo orecchio e lo lasciò riposare così.


§§§

– Guarda, stanno arrivando.– Lizbeth gli indicò due ragazzi appena scesi dal bus e Nolan alzò gli occhi dal telefono e sorrise ai gemelli. Leonard abbracciò la ragazza e lasciarono subito i due da soli. Roger gli sorrise di rimando, illuminandosi alla visione di Nolan.
– Ciao, compagno di classe. – esordì strizzandogli l'occhio dietro alla montatura nera degli occhiali.
– Aspettavo questo momento da anni... – lo prese sottobraccio e si avviarono a scuola.
– Lo so... Non ti immagini nemmeno da quant'è che lo aspettavo io, Nolan.– percorsero i corridoi verso la classe. Roger si presentò agli altri compagni, Nolan lo guardava impressionato dalla sua strabiliante abilità di fare amicizia con gli altri con una sola chiacchierata. Sapeva farsi amare da tutti. Soprattutto da lui.

§§§

- Questa lezione è di una noia tremenda!
- Suvvia, Nolan, sopporta...
- Ma io odio storia! E questo prof è una palla.
- Mancano solo dieci minuti di lezione e poi usciamo. Parla(o scrivi) con me almeno ti distrai.
- Voglio andarmene di qui.
- Eddai... dieci minuti non sono tantissimi! Hai la tolleranza di un gerbillo morto.
- Non intendevo da scuola. Ma proprio da qui-qui. Voglio partire.
- E per dove, di grazia?
- Per il Connecticut o per l'Alabama.
- Non sarà un po' troppo lontano da qui?
- Non abbastanza...
- E se poi ti penti di esserti lasciato alle spalle tutte le persone che hai qui?
- Non credo lo farei. Non sono importante per nessuno.
- Per me lo sei. E anche parecchio, depressone.
- Tu eri nei piani, stronzone. Ti porterei con me se mai dovessi partire.
- Sentimentale.
- Vuoi dire che ti dispiacerebbe non partire con me?
- Non ho detto questo.
– Carter, Ward, quando avete finito di scrivervi dolci lettere d'amore mi potete ripetere quali lavori forzati facevano gli schiavi nell'antica Roma? –


§§§

– Nolan! Nolaaaan!– urlò Lizbeth dal piano inferiore. – Faremo tardi! Muovi quel culo!– aggiunse affacciandosi alle scale.

– Arrivo, non fare l'isterica!– le rispose scendendo a pettinarsi. – Abbiamo ancora mezz'ora... Calmati.– sbuffò alzando i capelli con il gel preferito di Roger; diceva che l'odore d'arancia si sposava perfettamente con quello della sua pelle. Non aveva mai capito che odore avesse la sua pelle e quando lo chiedeva a Roger, questo gli rispondeva che "sapeva d'aria". E lui non sapeva nemmeno di cosa sapesse l'aria ma sorrideva e basta. Perché se lo diceva lui era di sicuro così.
– Sei pronto?– sbuffò Beth entrando al bagno. Nolan annuì e, una volta presa la giacca, raggiunse l'amica all'auto e partirono per la festa a casa di Georgia. Una volta entrati, non fecero in tempo nemmeno a salutare che già li avevano invitati a partecipare alla gara di shortini di vodka alla pesca. Beth si unì con entusiasmo, reggeva qualsiasi cosa perché "le ragazze grasse hanno più spazio per l'alcool di quelle magre". Nolan annuiva perché se lo diceva lei, aveva ragione: glielo ricordava fin troppo spesso. Roger lo salutò con voce strascicata, in balía dei fumi dell'alcool, e lui gli sorrise. Scolò la sua birra ma si fermò presto, Beth era già ubriaca dopo un'ora e poco più quindi toccava a lui portarla a casa sana e salva. Ma alla fine lei se ne andò con Lindy e lui rimase lì con Roger che stava nel suo piccolo mondo incantato, trascinatovi da tutta la birra che aveva ingerito. Gli si era aggrappato addosso, incapace di reggersi sulle sue gambe, Nolan gli aveva passato un braccio attorno alla vita e lo stava guidando verso casa sua. Non abitava lontanissimo per sua fortuna dato che erano senza macchina. Roger era in condizioni pessime, cantava cori da stadio del Chelsea e camminava a zigzag; Nolan tentava di non farlo cadere e ciò gli risultava abbastanza difficile a causa di quello che sentiva ogni volta accanto a lui. Brividi lungo il collo, palmi sudati e fiato bloccato in gola. – Nolan, ti prego... sediamoci.– mugolò correndo verso una panchina. Lui si riscosse dai suoi pensieri e lo rincorse, riportandolo sul marciapiede principale.
– Siamo a due passi da casa, ci sediamo lì, okay?– bisbigliò rimanendo a fissare il sorriso che gli rivolse per troppo tempo. Avvicinò impercettibilmente il viso a quello dell'altro che sorrise ancor di più.
– Sai che sei davvero bello, Nolan?– disse Roger con voce impastata e a lui esplose qualcosa nello stomaco. Forse farfalle, forse cacciabombardieri.
– Sei ubriaco fradicio... – rispose staccandosi di colpo da lui come scottato da quelle parole. Roger gli appoggiò la testa sulla spalla e ripresero il cammino. Davanti alla porta, Nolan aprì con mano incerta. Roger viveva con sua nonna e, a quell'ora, dormiva profondamente. Tentò comunque di fare meno rumore possibile e lo aiutò a salire in camera.
– Sei davvero carino, Nolan. E non carino nel senso di gentile, anche se con me lo sei sempre, ma carino in senso di bello. – mormorò steso sul letto. Nolan si bloccò a sedere sul bordo del materasso, la schiena rigida e il respiro mozzato.
– Ti sbagli, Roger. E ora dormi così ti passa la sbronza.– provò a ribattere ed alzarsi ma l'altro lo fermò, afferandogli un braccio e tirandoselo vicino. Nolan si stese accanto a lui perché era la cosa che lo faceva sentire più felice; non credeva che i suoi sentimenti fossero così profondi nei confronti del suo amico ma ogni volta le sue convinzioni crollavano un po', come la sabbia chiusa nel pugno della mano: all'inizio è solida ma, anche se la stringi, inizia subito a sfuggire alla presa. E quei sentimenti stavano iniziando a fuggire al suo controllo. Roger lo strinse ancora un po' e lui si irrigidì maggiormente. I suoi occhi, le sue labbra, il suo respiro... Erano troppo vicini, quasi al punto di non ritorno.
– Nolan, mi piace stare con te... Tanto.– mormorò con un mezzo sorriso appannato dall'alcool.
– Anche a me... Ma ora dormi.– si scostò di poco per poggiargli la mano sul viso. Gli carezzò lievemente la guancia e poi corse tra i suoi capelli spettinati. Li aveva tagliati qualche mese prima ma, fortunatamente, erano ricresciuti. Aveva dei capelli morbidissimi e neri come la pece, poteva passare le ore a districarli con le dita. A Roger piaceva molto, faceva le fusa come un gatto.
– Okay, ma non andartene... Rimani qui. – biascicò appoggiandosi al petto dell'amico e godendosi quei tocchi.
– Va bene... Buonanotte, gattaccio.– ridacchiò e continuò a carezzargli la testa finché il respiro non gli si regolarizzò. Sgusciò fuori dalla sua stretta e gli tolse felpa e le scarpe, attento a non far rumore, poi lo coprì e se ne andò. Rimase per un attimo a guardarlo sul ciglio della porta, la forma del suo corpo sotto le coperte, il viso rilassato e un mezzo sorriso sulle labbra piene e rosse. Uscì velocemente e tornò a casa propria a piedi. Abitava abbastanza vicino e quella passeggiata gli servì per schiarirsi le idee almeno in parte. Roger gli piaceva troppo per continuare a definirlo "solo un caro amico". Però, proprio perché erano amici, questi sentimenti dovevano essere repressi. A meno che lui non ricambiasse, cosa decisamente improbabile; Roger aveva appena rotto con Barb, una ragazza molto più bella di lui, più simpatica, più dolce e, soprattutto, femmina. A Roger piacevano le ragazze. E anche a lui perché non gli piacevano tutti i maschi ma solo il suo migliore amico. Era vicino alla salita di casa sua, mancavano solo cento metri. Si fermò, la passeggiata l'aveva aiutato a capire, ma non ad abolire quei pensieri. Gli rimaneva solo una cosa da fare: scattò in avanti, convergendo tutte le sue energie nelle gambe. Corse anche se i suoi polpacci bruciavano e chiedevano pietà, anche se le caviglie minacciavano di cedere da un momento all'altro. Pensava solo al dolore delle gambe. Ci era riuscito. Mente vuota, energie perse e fiato corto. Era un po' eccessivo quel metodo ma lui sapeva che era l'unico efficace. Sua madre dormiva in soggiorno, l'aveva aspettato sveglia come sempre ma era crollata dopo poco. Spense la tv e corse in camera. Si lanciò sul letto, i muscoli pulsavano ancor di più ma Roger non lo disturbò comparendo nei suoi sogni.


§§§

– Ho mal di testa...– si lagnò Roger per la sesta volta nel giro di dieci minuti. Nolan sbuffò appoggiando la testa al palmo della mano e roteò gli occhi.
– L'hai già detto. E ogni volta ti ho risposto che se bevi come una spugna non puoi prenìtendere di non avere postumi. Ora bevi.– con la mano libera gli avvicinò un bicchiere con dello strano liquido rosso dentro e un gambo di sedano.
– Solo se prima mi spieghi che razza di intruglio è questo...– borbottò il moro annusando il drink con un sopracciglio alzato.
– È un Bloody Mary, ignorante. Metà succo di pomodoro, metà vodka liscia, tabasco, pepe e sale e un po' di limone. Un vero toccasana per il post sbronza.– spiegò lanciando un altro cubetto di ghiaccio nel bicchiere e rigirandolo con il sedano. Sorrise meschino mentre Roger avvicinava le labbra al bordo del bicchiere.
– Questo coso puzza di capra bagnata. Spero per te che faccia effetto.– sospirò e ne prese un sorso. Nolan non riuscì a non scoppiare a ridere rumorosamente alla vista della faccia schifata del suo migliore amico che continuava ad ingurgiutare con molta fatica il Bloody Mary. Alla fine riuscì a finirlo e quasi lanciò il bicchiere vuoto in testa all'altro.
– Ma cosa ti ridi? Ma l'hai assaggiato quel coso? Altro che capra bagnata, sa di acqua dello Stige!– esclamò mentre si versava dell'acqua. Normalissima acqua liscia che era un rimedio molto più efficace per i postumi di un Bloody Mary, pensò Nolan, ma come poteva rinunciare a quella visione? Roger arrabbiato e con gli occhi lucidi per via del tabasco era una delle cose più belle esistenti dopo Roger addormentato e Roger ogni secondo per lui. – Comunque cos'ho combinato ieri sera? Qualcosa di cui dovermi vergognare a vita o solo tranquillo abbiocco da ubriaco triste?– l'incantesimo si spezzò dopo quelle parole, Nolan smise di fissarlo ed abbozzò un sorriso tranquillo.
– A parte l'esserti appeso al mio collo e l'esserti fatto trascinare a casa da me, sei stato abbastanza bravo.– decise di nascondergli momentaneamente l'accaduto e sperò di non risultare troppo rigido. Per lui non era imbarazzante aver ricevuto quei complimenti dall'amico ma, forse, scoprire di aver detto quelle cose avrebbe messo a disagio Roger quindi lasciò spazio ai commenti dell'altro, mangiucchiando una patatina con aria assente.
– Quello me lo ricordo. E ricordo anche che ti avevo chisto di restare e tu mi hai abbandonato. Voglio il divorzio... – alzò il mento con un finto broncio e trattenne a malapena una risata. Nolan era diviso tra l'ansia per le conseguenze e l'essere sollevato perché se lui se lo ricordava e quindi non doveva più nasconderglielo e non l'opprimeva più il peso di un segreto. Gli bastava già la sua “molto-più-che-cotta” a dargli sensi di colpa. Odiava nascondere le cose a Roger: loro due si dicevano tutto da quando erano piccoli.
– Tesoro, ho bisogno dei miei spazi; non diventare asfissiante o lo chiederò io il divorzio.– decise di adottare la sua tecnica e di puntare sul sarcasmo. Ma gli sarebbe davvero piaciuto passare la vita con lui al suo fianco non come un semplice migliore amico.
– Okay, per questa volta sei perdonato. E quel coso disgustoso sta facendo effetto... sei un marito perfetto.– Nolan sorrise e nascose il rossore che gli stava affiorando sulle guance alzandosi per prendere altre patatine. Roger iniziò a fare zapping come se niente fosse. E Nolan bruciava come ogni volta, come dopo ogni sorriso od ogni discorso del genere. E soffriva perché, nonostante sperasse con tutto il cuore di diventare davvero “suo marito”, la leggerezza con cui diceva quelle cose non faceva che alimentare la consapevolezza che non si sarebbero mai e poi mai avverate se non nei suoi più ricorrenti sogni.

§§§

– Leonard, mi presti i soldi per la benzina? Sono a secco e mamma non mi ha finanziato stamattina.– Roger aveva lasciato il posto accanto a lui per andare a convincere il suo gemello a farsi concedere un prestito.
– No, Roger. Io me li sono guadagnati! Ho rifatto il tuo letto per una settimana mentre tu uscivi con Nolan a divertirti. Non avrai mai i miei soldi.– il ragazzo incrociò le braccia al petto ed ignorò la faccia da cucciolo bastonato che aveva messo su l'altro. Solo il bruno non ci riuscì, era devstante anche a due file di banchi di distanza quell'espressione.
– Eddai, ti preeeego. Farò tutto quello che mi chiedi, giuro.– si lagnò scuotendo il braccio del fratello finché questo non si voltò irritato.
– Okay, se la metti così... i dieci dollari sono tuoi se baci Nolan. Sulle labbra. Per cinque secondi. Fallo e potrai uscire a divertirti quanto ti pare.– Leonard aveva un sorriso meschino dipinto in volto e lo stava rivolgendo al ragazzo praticamente paralizzato sulla sedia. Nolan stava tremando ma cercava di non darlo a vedere. Doveva protestare? O doveva aspettare una qualche reazione da parte di Roger rimanendo in disparte? Cosa sapeva Leonard? Aveva forse scoperto cosa provava per suo fratello? O l'aveva detto tanto per mettere in imbarazzo entrambi? Milioni di domande sfrecciavano nella sua testa e solo quando il moro gli si avvicinò stringendosi nelle spalle e mormorando un “Va bene...” tutto quel casino mentale si fermò. E rimase bloccato anche quando le labbra screpolate di Roger si posarono dolcemente sulle sue, invitandole a schiudersi per un maggiore contatto. Glielo concesse e contò mentalmente... milleuno: la mano di Roger corse sulla sua spalla. Milledue: strinse delicatamente. Milletre: il suo respiro gli solleticò i lati della bocca. Millequattro: inclinò leggermente la testa di lato per dargli maggiore accesso e lo sentì spingersi verso di lui. Millecinque: Roger sorrise e gli carezzò il collo. Millesei: Nolan si torturò le mani, si stava prolungando più del previsto. Millesette: con uno schiocchio si separarono e Roger gli rivolse un sorriso smagliante mentre lui cercava di metabolizzare l'accaduto sbattendo le palpebre rimaste serrate e memorizzare il suo sapore pregando per sentirlo di nuovo.
– Bene, fratellino. Paga e zitto.– il moro si voltò per riscuotere i soldi dal fratello ammutolito, con la bocca spalancata dalla sorpresa e gli occhi sgranati. – E chiudi la bocca o ci entreranno le mosche.– si infilò i soldi in tasca e tornò a sedersi come se nulla fosse accaduto. Nolan invece scattò in piedi e corse in bagno. Stava per morire dalla felicità e invece per l'altro era solo una scommessa. Un gioco senza senso nato e morto in quei sette secondi. Voleva urlare, scacciare finché non avesse esaurito l'aria ogni grammo di quel macigno che sentiva sullo stomaco e nella gola. Quella voragine che si stava allargando sempre di più. Voleva riempirla di rumore e chiuderla per sempre. Ma non poteva e questa continuava ad ingrandirsi dopo ogni battuta, ogni falsa dimostrazione d'amore, ogni contatto casuale, ogni sorriso ed ogni sguardo. E Nolan non sapeva più cosa inventarsi per smettere di soffrire. Aveva provato a farsene una ragione ma, si sa, il cuore prevale sempre sul cervello e torna a chiedergli scusa ogni volta che si spezza. Come stava facendo ora mentre dai suoi occhi verde chiaro iniziavano a cadere copiose lacrime di rabbia.
– Nolan, sei lì dentro?– lo chiamò Lizbeth bussando alla porta del bagno.
– Sì ma voglio stare solo. Va' via, ti prego... non voglio che tu veda in che stato mi sono ridotto.– ma la ragazza era testarda quanto un mulo così aprì la porta e s'infilò nel bagno con lui. Prese dalla tasca della felpa un pacchetto di sigarette e gliene porse una poi aprì la finestra e accese la sua.
– E invece io voglio vederti. E non ti chiederò nemmeno niente.. sappi solo che finita la sigaretta dobbiamo rientrare. Sta per finire l'ora di buco e sai che poi abbiamo scienze e quella rompe se arriviamo tardi.– Beth riuscì a strappargli un debole sorriso, l'effetto che aveva quella ragazza su di lui era come un balsamo sulle ferite. Accese la sua Camel blu e si asciugò le lacrime... cosa poteva aspettarsi da Roger? Lui non era gay. A lui piacevano le ragazze. A lui piaceva ancora Barb, nonostante avesse deciso lui di troncare. A Roger non poteva piacere un ragazzo come lui. Lanciò il mozzicone e prese un bel respiro, l'amica gli porse la mano e tornarono in classe così. Gliela lasciò solo quando arrivarono davanti alla porta e gli sorrise.
– Forza e coraggio, prima o poi arriverà anche per te l'amore.– lui annuì ma non credette ad una singola sillaba perché il suo amore era e sarebbe rimasto sempre il ragazzo che lo aspettava nel posto accanto al suo. E non voleva nessun'altro.

§§§

 

Ormai non si parlavano da tre giorni. Nolan sperava con tutto il cuore che la voragine si richiudesse con l'assenza dell'altro ma non faceva che ingrandirsi. Gli mozzava il fiato ogni volta che pensava a lui, quel dolore sordo tornava ogni volta a rimarcare il suo nome nei suoi pensieri. Quella sera era arrivato addirittura a sentire la sua voce... si alzò di scatto dal letto accorgendosi che era davvero la sua voce. Era davanti alla finestra e stava lanciando dei sassolini raccolti tra gli ultimi steli d'erba rimasti sul prato di casa sua.
– Nolan, Cristo santo incoronato!– urlò di nuovo togliendosi una scarpa e lanciandola sul davanzale. Nolan la prese al volo e la guardò con un lieve sorriso. Quale pazzo poteva lanciare una scarpa verso una finestra con due gradi sotto lo zero di temperatura solo per attirare la sua attenzione?
– Vuoi stare zitto? Sveglierai mia madre e mio padre!– gli restituì la Converse blu e lo guardò rinfilarsela con un paio di saltelli.
– Ah, finalmente mi degni del suono della tua voce! Che cazzo t'è preso, Nolan?– sbuffò puntellandosi le mani sui fianchi.
– Cos'è preso a te, piuttosto! Sei tu quello che mi ha baciato in classe. Davanti a tutti!– esclamò gesticolando nevroticamente e cercando di mantenere un tono di voce basso.
– Non mi parli da tre giorni per questo? Nolan è stato solo un bacio!– il bruno aveva una voglia tremenda di prenderlo a schiaffi in quel momento. Come poteva definirlo “solo un bacio”? Lui aveva visto le stelle, i fuochi d'artificio e il grande incendio di Londra insieme e lui lo definiva “solo un bacio”.
– Io... tu... Tu sei un emerito imbecille. Vaffanculo, Roger.– fece per chiudere la finestra ma la voce dell'altro lo bloccò.
– No, Nolan, non te ne vai così. E io non me ne vado da nessuna parte. Rimango qui finché non ti decidi a rinsavire e scendere per chiarire la situazione.– urlò e si sedette a terra, incrociando le braccia al petto e fissando la finestra ormai vuota. Nolan corse da lui senza pensarci due volte. Voleva chiarire? Forse. Voleva prenderlo a schiaffi? Sicuramente. Voleva baciarlo fino a fargli sanguinare le labbra? Certo.
– Bene, sono qui. Anche se non c'è nulla da chiarire: tu sei un coglione e io sono ancora più coglione di te perché sono qui invece che a letto.– andò a sedersi accanto a lui ma evitò il suo sguardo.
– Stai facendo una tragedia per una cosa semplicissima. Ti ho baciato, fine della questione. Arrivederci e grazie.– alzò le braccia al cielo e lo guardò fisso ma Nolan non cedette. – Potevi sempre staccarti, non ti tenevo mica!– aggiunse costringendolo a voltarsi tirandogli il mento verso di lui. Non voleva ammetterlo ma gli occhi marrone scuro di Roger gli erano mancati da morire.
– Ero paralizzato! Se io ora ti baciassi di scatto reagiresti allo stesso modo!– scostò la mano dell'altro e tornò a guardare davanti a se.
– È vero, lo farei. Ma non per il motivo che pensi tu...– sussurrò a voce bassissima e Nolan era troppo arrabbiato per arrivare da solo al vero significato di quell'affermazione.
– Ah sì? E sentiamo: per quale motivo lo faresti?– si voltò di nuovo in tempo per vedere il sorriso sghembo di Roger fiorirgli sulle labbra.
– Prova ad indovinare. O prova a farlo.– ecco, quel diavolo tentatore ora glielo stava facendo apposta, lo stava sfidando per una ragione a lui ancora sconosciuta. Ma non avrebbe ceduto così facilmente. Una mezza idea iniziò a formarglisi nella testa ma prima di darsi false speranze, voleva sentirlo dalle sue maledette labbra.
– Dammi un buon motivo per farlo. Uno solo, non ti chiedo tanto.– Roger ridacchiò alzandosi in piedi e porgendogli una mano per aiutarlo ma lui la rifiutò, ancora arrabbiato con lui.
– Sei proprio di marmo tu, eh? Mi piaci, cretino. Tu. Mi. Piaci. Più di quanto dovrebbe piacermi un ragazzo. Più di quanto dovrebbe piacermi il mio migliore amico. E Leo lo sapeva, per questo quel cretino mi ha chiesto di fare quel che ho fatto... e come potevo rifiutare l'unica occasione che avevo di baciarti senza che tu t'arrabbiassi a morte con me? Ma alla fine l'hai fatto lo stesso. E mi dovrei pentire perché rischio di perdere la persona più importante della mia vita da un momento all'altro ma proprio non ci riesco. Non ho rimorsi ma scusami lo stesso.– prese fiato e gli si avvicinò, prendendogli la mano. – Possiamo tornare quelli di una volta?– chiese con voce incrinata fissando le loro dita intrecciate.
– No.– disse lapidario Nolan e Roger fece per andarsene ma la stretta del bruno non dimuì, ma tutt'altro. Se lo tirò vicino e quasi lo fece sbattere contro il muro per l'urgenza di bloccarlo ed impedirgli ogni via di fuga. E lo baciò. Ma non era un bacio come quello in classe, improvviso ma lento. Era un bacio impetuoso, pieno d'urgenza. Una disperata dimostrazione di quanto Nolan avesse bisogno di lui. Di loro. Il bisogno d'ossigeno passò in secondo piano. Tutto quanto passò in secondo piano per lui. C'era solo Roger in quel momento e la sua goffa dichiarazione. Roger e le sue labbra screpolate. Roger e il suo sapore di felicità e Sprite. Roger e Nolan.
– Lo prenderò come un “Piaci anche a me”... – mormorò il moro una volta staccatosi da lui, boccheggiante e rosso in viso. L'altro annuì e gli sorrise.
– Ora possiamo dichiarare questa “pausa di riflessione” terminata, marito. Mi sei mancato...– sussurrò avvicinando la testa alla sua spalla e strofinandogli il naso sul collo.
– Anche tu, caro consorte...– l'altro gli posò un bacio tra i corti capelli scuri e lo attirò in uno dei loro abbracci spacca-ossa. Perché loro due erano così: i discorsi troppo seri non erano nel loro stile e dovevano sempre stemperare la tensione con la loro adorata ironia. E non era “nel loro stile” nemmeno separarsi e non sentirsi per più di una notte quindi con quell'abbraccio si dimostrarono a vicenda tutta la paura che avevano di perdersi e si scambiarono la muta promessa di rimanere così, “RogerENolan” senza spazi a dividerli, per sempre.


**Angoletto dell'Autrice molto depressa**

Ed eccoci qui con il tremendo capitolo finale... è una OS, come gran finale volevo farvi leggere un po' di più :'3 La canzone è della mia adorata Alecia Beth Moore in arte P!nk con il mio grande amore Nate. Se non l'avete mai sentita andate prima a vergognarvi e poi sul Tubo.
Non sono brava nei discorsi di commiato ma proverò a scriverne uno lo stesso perché ve lo meritate u.u
Voglio ringraziare per prime Marianne e Holls perché non sarei andata oltre il quarto capitolo senza il loro supporto e le loro recensioni quindi meritano anche loro una vostra visita, cari lettori. Aprite i loro profili e leggetevi le stupende ”Time will heal” di Mar e “Sorriso sepolto” di Holls! Questa raccolta è arrivata fin qui grazie a voi e non ci sono parole per descrivervi quanto io vi sia grata. E poi voglio ringraziare kelly_th_, NiallHoranIrishGirl, Princess of Guns, SweetLady98, Runaway_ e Jolly_Side per averla inserita tra le seguite e preferite. Spero di non aver dimenticato nessuno. Scusate per i ritardi e le pubblicazioni ad orari impensabili e per ogni mancanza da autrice che ho avuto.
E poi voglio ringraziare come ogni volta le mie persone speciali: Mimmo, il mio beta e figlio adottivo preferito(dai che forse avrai la tua parte d'eredità...), mia Moglie che dopo due anni di fanta-matrimonio meno un giorno riesce ancora a sopportarmi nonostante tutto e la mia F perché nei pomeriggi di afa al Lago si diverte con un pennello, le tempere e le mie braccia. Vi amo ♥

Al solito, Foto qui e Dede qua e anche qua qua. Scrivetemi pure, giuro che non mordo e non morde nemmeno il box recensioni. E almeno nell'ultimo fatevi sentire anche voi silenziosi :3 ♥
Ci vediamo alla prossima raccolta, spero di ritrovarvi anche lì.
Baci, Dede♥

  
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