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Autore: Ornyl    10/06/2014    1 recensioni
Per il giovane Martin Stevens è ormai giunto il tempo di sistemarsi,e la grande casa in campagna dei Prynne sembra un ottimo posto per farlo. La villa si trova tra la città e la campagna,perfetta per la vita mondana e per un ritiro intellettuale,e il piccolo paradiso viene venduto ad un prezzo decisamente basso. Stevens coglie l'occasione e si innamora di quella casa,con ottimo personale e stanze ricche,ma ciò che lo colpisce già da subito è il ritratto della giovane e defunta primogenita Prynne,Ophelia,un quadro talmente ben fatto da sembrare quasi vivo,quasi piangere. Ecco,nemmeno la tela ne è esente: i morti sanno tutto e,chi muore triste e nel dolore,si fa sentire anche dopo tanto tempo,anche dopo tanto sangue,e al sangue si mescolano le lacrime.
Forse Villa Prynne non è un paradiso di tranquillità come vuole mostrarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la visita alle stanze signorili del piano di sopra,quali la sala di musica,la piccola biblioteca,le varie camere da letto e ciò che dovette esser stata la stanza dei giochi delle sorelle Prynne,Farrah ordinò che si servisse il pranzo.
 Erano circa le due e mezza del pomeriggio quando ci accomodammo nella sala da pranzo della casa,grande e risplendente di bianco e mogano,confinante con il salone di ingresso sulla parte sinistra della casa. La grande stanza rettangolare,illuminata da alte finestre dalla cornice di mogano che davano sul giardino,ospitava un lungo tavolo che avrebbe contenuto circa diciotto persone,due persone a capotavola e le altre dodici divise in due gruppi da sei sui lati lunghi,con le sedie dai cuscini di velluto rosso e blu. Al centro della tavola vi era un magnifico candelabro d'argento ed era stato apparecchiato per una persona a capotavola: si scelse una scodella di porcellana con bordi dorati e un sottopiatto dello stesso tipo,un bicchiere di cristallo molto simile ad una coppa e un portatovaglioli di mogano intarsiato.
-Accomodatevi,mr Stevens. A breve verrà servito il suo pranzo-
Il pranzo venne portato circa dieci minuti dopo: mi servirono una zuppa di verdure e del vino rosso.
-La zuppa è ottima,Farrah. Questa casa è decisamente un paradiso-
-Il vino è della cantina Prynne,signore-proseguì lei -I signori lo apprezzavano molto quando venivano a pranzo alla villa-
-Cantina?-alzai i miei occhi dal piatto-C'è una cantina?-
Annuì.-Vi si accede dal retro della casa,signore-
-Ottimo. Appena ho finito,vorrei vedere anche lì-
Finii di pranzare alle tre e mezza. Io mi spostai in salone e lasciai che Farrah e un'altra donnina sparecchiassero la tavola.
A quell'ora,forse per la giornata particolarmente nuvolosa,pareva fosse quasi il crepuscolo. La luce che mi aveva accompagnato durante il mio breve pranzo sembrava essersi dissolta,facendo sprofondare le stanze in una lugubre penombra invernale. Io mi trascinavo a piccoli passi in salone,ammirando con occhio più critico e attento ogni singolo ninnolo di quella stanza,soffermandomi su qualsiasi dettaglio che lo rendeva amabile alla mia persona e disprezzando quella strana oscurità che era calata sulla magnifica stanza,nella quale ogni singolo oggetto sembrava impoverito. Un solo oggetto,o meglio soggetto,risaltava in quell'atmosfera,posto sul suo altare personale: lady Prynne la dama bianca,ritta nella sua malinconia,i cui occhi sembravano ancor di più vivere in quel singolo istante.
Ebbi per l'ennesima volta la tentazione di avvicinarmi all'altare per ammirare quella madonnina terrena e  triste impressa sulla tela e iniziai a proseguire sulle scale,mentre l'oscurità calava ad ogni gradino che salivo. Mi fermai dunque davanti alla tela,sospirando,osservato dagli occhi vivi di quel quadro di donna defunta, quando ecco che sentii di nuovo il fiato gelido sul mio collo,lo stesso che sentii quando Farrah era accanto a me.
-E' necessario controllare gli spifferi,amica mia Farrah-sussurrai all'oscurità,quasi volessi richiamare la mia autorevole cicerone o tranquillizzarmi in mezzo a quell'atmosfera spettrale.
Ovviamente nessuno rispose e la mia voce rimbalzò sul pianerottolo.
così come le porte e i loro cardini e le loro serrature
Scossi la testa e scesi di corsa le scale. Le mie orecchie avevano sentito qualcosa sussurrare e le mie gambe avevano risposto conducendomi di nuovo alla scalinata.
-Siete salito di nuovo,signore-
Il mio urlo risuonò nuovamente,alta fino al lampadario tremante. Non m'ero accorto di Farrah,che mi sorprese a metà della scalinata. La sua espressione bonaria sembrava essere sparita e le rivolsi un'occhiata preoccupata,alla quale però lei rispose con un sorriso.
-V'attendevo,signore. Non dovevamo andare alla cantina? Vi ho cercato!-
-Già .. Già .. Farrah,sì,perdonatemi-
Sorrise amaramente e ciò mi fece tremare più di quel gelido soffio.
-Siete andato a vedere di nuovo Ophelia,non mi sorprende affatto. Ophelia era amabile già al primo sguardo-si voltò  verso il quadro e si fece il segno della croce-E l'artista che la dipinse in quel quadro ne colse appieno la natura,che Dio l'abbia il gloria,povera anima mia-
Mi feci totalmente guidare dai suoi piedi grassi,che mi condussero fuori dalla casa,e dalla sua voce rauca che parlava di mademoiselle Prynne.
-Io la crebbi.. Ancora pare ieri .. Povera figlia!-
Farrah mi conduceva dietro la casa,dopo un patio bianco con delle panche di marmo. Ci inoltravamo nel verde,accarezzati da una brezza violenta e profumata di terra bagnata.
Mi schiarii la voce e le diedi una pacca amichevole sulla spalla.
-Ve la sentite di dirmi che le accadde?-
Farrah non rispose e mi accorsi che ci avvicinavamo sempre di più ad una porticina di legno,accessibile grazie ad una piccola scala che scendeva sotto le fondamenta. Ci inoltrammo in quel piccolo nascondiglio,Farrah tirò fuori dalla tasca una chiave sottile e la infilò nella toppa,dunque la girò.
-Ecco la cantina,signore-
Si aprì una stanza buia,illuminata solo in lontananza da una finestrella rettangolare simile ad una feritoia. La mia compagna tirò fuori un acciarino e,quando vide brillare la fiammella,si avvicino ad un vecchio candelabro di metallo sulla parete e illuminò la stanza. Finalmente riuscii a vedere la cantina,una semplice stanza tutta in pietra con circa quattordici botti,divise in due gruppi da sette,e poco lontano un tino di legno e un piccolo lavabo.
-Che ve ne pare?-
Diedi un'occhiata veloce e annuii.
-Va bene,ottimo posto. Ordinato e pulito,davvero .. La vigna è possibile vederla?-
Farrah mi fece cenno di uscire,spense la candela e ci chiudemmo la porta alle spalle.
-La vigna è possibile vederla dalle camere da letto,ma ormai .. Beh,da quando i signori non si occupano più di questa casa anche la vigna è andata a farsi benedire ..-
La parola benedizione mi fece tornare in mente la domanda che le avevo posto qualche minuto prima.
-Farrah ..-
-Ditemi,signore-disse sorridendo mentre ritornavamo verso la casa.
-Non avete ancora risposto alla mia domanda..-
-Cioè?-
-Cosa accadde ad Ophelia Prynne?-
Non sapevo da quale curiosità fossi mosso,e soprattutto perchè chiedessi notizie e aneddoti su quella povera morta. Gli uomini molto spesso provano curiosità,alcuni sanno cosa sia,pochissimi sanno perchè nasca,ed io appartenevo soprattutto all'ultima categoria e mi interrogavo interrogando la mia compagna: forse era il cielo biancastro a ricordarmi l'abito,forse erano i nuvoloni all'orizzonte a ricordarmi lo sfondo spettrale sul quale era stata ritratta,forse era l'atmosfera di quella giornata che mi aveva richiamato alla mente il freddo alito che mi toccò mentre attendevo Farrah in salone ..
La vecchia si rabbuiò e si guardò intorno,finchè un tuono fece tremare il silenzio. Farrah mi prese per un polso con la sua stretta vigorosa e mi esortò a correre dentro.
-Venite,venite con me dentro!-
Corsi insieme a lei finchè non entrammo in casa e vedemmo abbattersi sulla casa una violenta e rumorosa pioggia. Appena dentro,tirò fuori di nuovo l'acciarino e accese le candele del salone.
-Farrah! Rispondetemi!-
Sbuffò e rimise in tasca l'accendino con foga. I suoi occhi piccoli e irati erano appena umidi.
-Cosa dovrei dirvi,insomma?! Ophelia è morta,morta e sepolta,il parto se l'è portata via! Certo che voi signoroni siete strani,buon Dio: perchè dovete insistere con domande scomode del genere? Nessun acquirente ha mai chiesto informazioni riguardo ai morti di una casa .. O perlomeno,sono radi!-
La sua voce tremava e una mano le coprì gli occhi.
-Nessuno ha mai chiesto di quella povera morta,se non la sua famiglia .. Se non il padre,e la madre e la sorellina ancora fanciulla all'epoca dell'accaduto ..E voi,sconosciuto,domandate di lei?-
Farrah fece cenno di allontanarsi sbuffando. Le rivolsi uno sguardo dispiaciuto che la fece ammorbidire.
L'orologio segnava le quattro e mezza e l'oscurità,in quella casa,s'era già fatta spettrale.
-Avete le chiavi delle stanze,signore? Il padrone ve ne ha già data una copia?-
-Sì,Farrah. Ho intenzione di pernottare qui stanotte
La vidi annuire lentamente,poi sospirare,poi allontanarsi sullo scalone.
   
 
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