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Autore: _keys_    10/06/2014    3 recensioni
-Perché sei venuta qui?-.
-Volevo evadere da quella città e da quelle brutte situazioni e provare a volare-.
-Provare a volare?!- mi chiese in maniere retorica.
-Si provare a volare. Come le farfalle.-.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sigarette.


La stanchezza cominciava a farsi sentire. I miei occhi a malapena riuscivano a rimanere aperti. Ero stanca sia fisicamente che mentalmente, avevo fatto il triplo turno alla caffetteria e avevo dormito più o meno tre ore la sera prima. Mancavano ancora tre ore prima della chiusura del locale e non ce la facevo più a controllare il sonno. Erano le nove di sera ed era l’ora più fastidiosa dato che cominciavano ad arrivare tantissimi clienti. Faceva un caldo assurdo, non solo perché correvo avanti e dietro, ma perché era arrivato giugno e con esso il caldo. A Londra non si era mai assistito prima di allora a quel caldo torrido. Entrò un gruppetto di ragazzi, tutti miei conoscenti che non mi stavano molto simpatici dato che ogni volta che ordinavano dovevano fare qualche battutina su di me. Sperai che a servirli sarebbe stata Stive, ma come sempre toccò a me. Presi il taccuino e mi avvicinai al tavolo dove si erano accomodati i sei ragazzi e le tre ragazze. Mi preparai psicologicamente a quello che mi sarebbe aspettato. Mi passai la mano sulla fronte che gocciolava quasi dal sudore. Arrivai al tavolo e cercai di sorridere, nonostante avrei voluto volentieri sputare a tutti quanti, ma erano dei clienti e non mi era concesso.
-Buonasera- dissi cercando di sembrare più amichevole possibile-Cosa ordinate?-.
-Te arrosto- disse una delle ragazze provocando le risate di tutti i suoi amici e delle sue amiche che io chiamavo piuttosto ‘troie’.
-Sono spiacente Abby, ma è finito poco fa- risposi abituata a sentirmi dire sempre le stesse cose.
-Che peccato. Allora prenderò la solita insalata, mi raccomando con poco sale, poco olio e poco aceto- disse.
-Se vuoi te la porto direttamente senza condimento-.
fece una smorfia.
-Voi altri cosa prendete?- chiesi appena finii di scrivere ciò che aveva ordinato Abby.
-Per noi due la stessa cosa di Abby- disse Angela facendosi portavoce anche di Stella.
Scrissi tutto quanto.
-Voi?-.
-Tre hamburger con tante salse e tre hot dog, uno solo con ketchup e gli altri due con tutto-.
Annotai.
-Da bere?-.
-Sei birre grandi per noi- disse uno tra i ragazzi.
-E per noi ragazze semplicemente acqua naturale-.
Scrissi ancora.
-Perfetto- dissi dileguandomi con un finto sorriso.
mi avvicinai alla cucina e lasciai l’ordine. Poi mi avvicinai a Stive.
-Che cosa hanno detto questa volta?- mi domandò.
-Oh, si sono anche regolati. Solo Abby mi ha detto che voleva me arrosto-.
-Lasciali perdere, un giorno quando diventerai qualcuno di importante e loro finiranno al circo non avranno più il coraggi di insultarti-.
-Capirai, non mi importa niente dei loro insulti, mi scivolano addosso- dissi facendo l’occhiolino per poi avvicinarmi al bancone per preparare le sei birre. Le posai sopra ad un vassoio, su cui misi anche l’acqua e portai tutto al tavolo.
-Serve altro ragazzi?- chiesi da prassi.
-No. Desideravamo te arrosto ma dato che non c’è più ci accontentiamo di questo-.
-Se ripassate domani forse trovate ciò che desiderate- dissi sarcastica.
-Allora ripassiamo domani- disse Abby provocando la risata dei suoi amici.
io me ne tornai da Stive totalmente indifferente.
Stive aveva trent’anni. Era sposata da cinque e aveva due gemelline deliziose. Le adoravo. Suo marito era sempre in giro per lavoro. La conoscevo da quando avevo cominciato a lavorare lì, cioè da due anni. Avevo bisogno di mettere qualche soldo da parte dato che finita la scuola mi sarei trasferita in America, in California, con la mia migliore amica Margaret, per passare l’estate lì. Io avevo diciannove anni, ero più grande di lei di un anno, ma frequentavamo entrambe il penultimo anno di liceo dato che per svariati problemi ero stata rimandata. Mancava solamente una settimana e quell’inferno sarebbe finito. Non avrei dovuto sopportare più tutti quei clienti scomodi alla caffetteria, che nonostante tutto ero dispiaciuta a lasciare. Portai i piatti a diversi tavoli, incluso quello dei ragazzi e poi attesi mezzanotte, ovvero l’orario di chiusura. Era sabato e come sempre Margaret arrivò alla caffetteria qualche minuto prima della chiusura per salutare tutti e andare via insieme a me. Ormai conosceva tutti quanti i dipendenti della caffetteria, dato che passava molto del suo tempo lì dentro per me. Mi tolsi la divisa e mi rivestii dei miei panni, presi la mia giacca di pelle e uscii con Maggie (Margaret).
-Come è andata questa giornata lavorativa?- mi chiese cingendo il mio collo con il suo braccio.
-Come tutti quanti gli altri direi- risposi sorridendo.
-Cosa vuoi fare ora?- mi domandò.
-Direi dormire- dissi sbadigliando.
-Sei una vecchiaccia. Tutti i ragazzi escono a quest’ora e tu vuoi andare a dormire? Sei pessima ragazza mia-.
-Scusa se mi spacco la schiena di lavoro e a sera sono stanca- dissi sarcastica.
rise.
-Dai scherzavo. Almeno siediti con me giusto per il tempo di una sigaretta-.
-Avevi detto di aver smesso-.
-Si ma una ogni tanto non fa niente- disse prendendo una sigaretta dal pacchetto per poi rivolgerlo a me offrendomene una. Io l’accettai avevo bisogno di fumare un po’ e svagarmi.
-Allora tutto pronto per il viaggio?- mi chiese dopo aver mandato fuori il fumo.
-Si mancano poche cose. I biglietti aerei ce l’hai tu no?-.
-Si tranquilla!-.
-Ma dove alloggeremo?-.
-Te l’ho detto. Mio zio ha una casa lì e ce l’ha data per tutta l’estate. Ha detto che c’è da fare qualche lavoretto ma niente di che-.
-Ci sarà anche tuo cugino Harry?- chiesi.
-No, mi ha detto zio che è andato sulla costa con i suoi amici. Ha cominciato a fare il bagnino-.
-Wow, un bagnino davvero affidabile!- esclamai retorica.
-Lo conosci poco per dire così. È bravo quando vuole-.
-Chi sono i suoi amici?-.
-Non lo so non li conosco. Se vuoi rimorchiare gli dico di venire da noi qualche volta almeno ti presenta qualcuno-.
-Non sono alla ricerca di ragazzi per quest’estate-.
-Certo certo, ne riparleremo quando ti troverò a letto con qualcuno-.
-Maggie- dissi rivolgendole un’occhiataccia.
-E dai, scherzavo- disse ridendo.
buttai a terra la sigaretta che era finita. Ci guardammo e ci capimmo al volo: ne prendemmo un’altra entrambe.
-Che poi scusa, ora che ci penso non dovevamo andare al mare in California?- chiesi io.
-Si infatti la casa è sul mare-.
-E allora se tuo cugino non sta con noi, ma sta ugualmente sulla costa, dove diavolo alloggia. Quante case ha tuo zio?-.
-Bella domanda. Probabilmente uno dei suoi amici ha un’altra casa. E poi scusa non esiste solo il pezzo di costa dove alloggiamo noi-.
-Giusto- concordai.
La guardai e le spettinai i capelli.
-Per quale motivo mi hai spettinata ora?-.
-Mi andava di farlo- dissi sorridendole mentre si rimetteva a posto i capelli.
Poi guardai le punte dei suoi capelli tinte di rosso.
-Che poi come ti è venuta in mente l’idea di tingerti i capelli di rosso eh?- dissi.
-Sono belli vero? La prossima volta li faccio celesti-.
-Non ti azzardare a farlo-.
-Dovresti colorarli anche tu-.
-No grazie, mi tengo i miei capelli castani così come sono-.
-Dovresti vivacizzare di più la mia vita-.
-Più vivace di quello che è-.
Lei mi sorrise e mi accarezzò la testa.
-Che ore sono?- chiesi poi.
-Cazzo è passata un’ora e mezza da quanto la caffetteria ha chiuso-.
-Vuoi dire che è l’una e mezza?-.
-Brava sai fare i conti allora!- disse scherzando.
-È tardi io mi ritiro a casa- dissi alzandomi dalla panchina.
-Vuoi un passaggio?- mi chiese Maggie dato che anche se avevo una patente non potevo permettermi una macchina.
-No tranquilla, me la faccio a piedi-.
-Qualunque cosa chiama, tanto non mi addormenterò prima di tre ore- disse allontanandosi e sorridendomi.
-Va bene, sta’ tranquilla mora!- esclamai mandandole un bacio con la mano.
-Notte!-.
-Buonanotte!-.
Mi incamminai su quella strada buia e desolata verso casa mia, consapevole di quello che avrei trovato a casa. Camminai per una decina di minuti, varcai il piccolo vialetto e cercai le chiavi nella borsa. Non le trovavo. La svuotai per cercarle, ma probabilmente le avevo dimenticate in caffetteria. Solo dopo notai il post-it celeste sulla porta su cui c’era scritto ‘C’è James a casa, va’ da Maggie. Charlie è da Dotty. Buonanotte. –mamma-‘.
-Fantastico!- dissi.
Presi il telefono e chiamai Maggie. Non mi rispose.
-Menomale che non ti addormentavi prima di tre ore-.
Mi incamminai verso il tabaccaio. Comprai un pacchetto di sigarette e mi sedetti sulla prima panchina che trovai libera fumai un’altra sigaretta. Mi appisolai sulla panchina come la sera precedente e come tante altre sere prima, sperando che nessun cane randagio mi avrebbe pisciato addosso.


Spazio autrice.
Heila belle gente!
Dopo parecchio tempo di assenza sono tornata a scrivere. Avevo nostalgia di scrivere storie e di questo sito. Sto progettando una nuova storia diverse da quella che ho già scritto. Il primo capitolo non rivela un gran che, ma spero vi piaccia. Che dire, recensite se volete! Un bacio!
  
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